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Autore: LordTargaryen    18/11/2016    1 recensioni
Inghilterra, Alto Medioevo. In un paese governato da un tiranno spietato, quattro giovani maghi tentano di ribellarsi e costruire un luogo sicuro per i perseguitati e gli oppressi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I fondatori, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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​Capitolo 2: SERPENTSTONE

 
​Serpentstone, Norfolk (Inghilterra Orientale), Anno Domini 885
 

Mentre i due ragazzi volavano sulla scopa, Salazar davanti, il più piccolo dietro, che per tenersi cingeva con le braccia la vita del nuovo amico, Godric decise che volare era l'esperienza più bella che avesse mai provato.

Guardava stupefatto il susseguirsi dei campi e delle colline sotto di loro, dimentico per un momento della morte dei suoi genitori e degli avvenimenti di quella sera: riusciva a pensare solo al rumore del vento che gli sferzava il volto e i capelli, agli uccelli che talvolta li accompagnavano in volo, al meraviglioso cielo stellato che si apriva su di loro. Tuttavia ad un certo punto (era da molto tempo che volavano senza sosta) iniziò ad avvertire i primi segni di stanchezza: stare seduto su una scopa in fondo era molto scomodo. Proprio quando il dolore alla schiena divenne insopportabile e stava per chiedere all'amico tra quanto sarebero arrivati, Salazar si voltò verso di lui e disse: "Eccoci, ci siamo quasi!" e iniziò a perdere quota.

La discesa fu molto brusca: Salazar era molto più stanco di quanto non avesse dato a vedere fino a quel momento; al momento di toccare terra, mancò poco che si accasciasse sul prato che si estendeva ai loro piedi. Fu però pronto a rimettersi in piedi e a sfoderare un sorriso sarcastico: "Non proprio un atterraggio tranquillo, ma vedo che non ti sei fatto nulla" disse rivolto a Godric.

"Dove siamo?" chiese quest'ultimo.

"A casa mia" rispose Salazar con un sorriso, e poi aggiunse "beh, non proprio casa mia, non vivo in mezzo al nulla, ma sai com'è, non posso volare su una scopa in mezzo ai Babbani, anche se è notte fonda"

"Babbani?"

"Sì, così noi maghi chiamiamo quelli che non sanno usare la magia". Godric percepì una strana sensazione nel sentir dire al ragazzo "noi maghi" in un tono che rimarcava la sua appartenenza a qulacosa di cui lui fino a poco prima non sapeva l'esistenza. Stava proprio per ribattere quando Salazar parlò di nuovo: "Beh, comunque siamo alle porte di Serpentstone, nel Norfolk. E' un borgo che personalmente trovo meraviglioso, sono certo che ti piacerà. E poi" aggiunse con un guizzo ironico degli occhi "non dovrai preoccuparti di dormire in stanze troppo plebee per uno del tuo rango: sai, mio padre è un Lord; Xenophon Slytherin del Norfolk, Lord di Serpentstone" declamò con aria regale.

"Oh, ti prego, falla finita" replicò Godric con un sorriso tra l'ironico e il divertito. Salazar si finse offeso e disse: "Ah beh, se è così posso decidere di non ospitarti sai? Puoi anche tornartene a ..." si rese conto di aver commesso un grosso errore quando vide il volto dell'amico incupirsi di colpo e il suo sguardo distogliersi per fissare il terreno. "Scusami, davvero, non volevo" si affrettò ad aggiungere quando vide gli occhi dell'altro riempirsi di lacrime "è solo che... stavo scherzando e non..." ma non servivano a nulla le parole, in quel momento Godric non ne aveva bisogno. Salazar lo lasciò solo per un po', poi quando vide che si era asciugato le lacrime ed era pronto per partire disse piano: "Vieni, ti mostro la strada. Lumos!"

Camminarono in silenzio per un po', poi quando furono alle porte di Serpentstone il giovane mago fu costretto a spegnere la luce della bacchetta, perchè sapeva bene che avrebbero incontrato due soldati che facevano la guardia alle porte, e preferì evitare di dover fornire spegazioni sul perchè reggesse in mano un pezzo di legno che emanava luce. Quando giunsero a pochi passi dal pesante portone, le due guardie in cima alle mura li notarono, e una di esse gridò "Fermi!" tendendo l'arco che aveva in mano, pronto a scoccare una freccia. "Sono Salazar Slytherin, figlio di Lord Xenophon Slytherin" replicò il ragazzo contrariato "e tu faresti meglio a lasciarmi passare e farmi scortare a palazzo"

Il soldato scoppiò a ridere: "Sì, se tu sei un Lord allora io sono il Papa!" In effetti, sudati per la fatica del lungo volo e sporchi per la caduta al momento dell'atterraggio, i due ragazzi avevano un aspetto decisamente poco aristocratico. I soldati continuavano a ridere e a scherzare: "Ma certo, volete anche che mi inchini al vostro cospett..." "Triumphus Mortis" sibilò il mago, furente. All'improvviso il volto della guardia si fece pallido e l'atteggiamento nei confronti dei due ragazzi più remissivo: "Oh, perdonatemi, mio Signore, ma non vi avevo riconosciuto... sapete, il buio, il vostro aspetto... vi faccio accompagnare subito." Quindi, scese ad aprire il portone, accompagnato da due uomini che avevano il compito di scortare i piccoli Lord nelle loro stanze.

Camminavano in silenzio, e così uno dei due soldati, nervoso, si azzardò a rivolgersi a Godric, per fare conversazione: "Sua signoria mi perdonerà se non ho mai avuto il piacere di conoscerla, ma mi permette di domandarle cosa la porta nella nostra città a quest'ora?" Ma Salazar replicò, duro: "Non credo che il tuo compito sia quello di fare domande, guardia" e il soldato ammutolì spaventato da una possibile punizione. Godric guardò l'amico accigliato: già con le guardie al portone aveva notato la cattiveria di Salazar nei confronti dei suoi sottoposti, e la cosa lo turbava un po', perchè fino a quel momento si era dimostrato un ragazzo molto socievole e pronto a scherzare; Salazar dovette notare la sua perplessità, perchè ricambiò lo sguardo con un sorriso: "Scusami, ma detesto le persone che non capiscono di essere nate per servire; spero che inconvenienti del genere non accadano più" disse lasciando Godric ancora più confuso, e che perciò decise di sorvolare: "Quella cosa che hai detto alle guardie... Triumphus Mor..." "Ah, sì" lo interrupe "era la parola d'ordine. Non la parola d'ordine standard, ma quella che conosciamo solo io, mio padre, e le due guardie al portone... e tu, ora. Se pronunciata, le guardie hanno l'ordine di chiamare una scorta che accompagni il Lord al suo alloggio. Mi sono sempre chiesto a cosa servisse, l'ho ritenuta una delle stravaganze di mio padre, ma ora ne apprezzo l'utilità. E' sempre meglio avere una scorta, di notte."

Di lì a poco arrivarono al palazzo degli Slytherin, e le guardie li lasciarono. "Beh" commentò Salazar "magari non sarà Gryphon's Rock, ma è sempre un gran..." "E' fantastico" disse Godric, e lo pensava davvero: certo, non era imponente e massiccio come il suo castello natìo, ma con tutte le sue guglie e i suoi merletti aveva un'eleganza e una grazia che non aveva mai visto prima.

I due ragazzi varcarono la soglia, e subito li accolse la servitù, con un coro di "ben tornato, mio Signore!", "come mai di ritorno così presto?", "avete decisamente bisogno di un bagno caldo" e così via. Ma Salazar rifiutò qualsiasi bagno, cibo o vestito gli venisse offerto e volle essere accompagnato nel salone principale, ordinando di lasciarlo solo in compagnia dell'amico in attesa del ritorno del padre.

Iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza riccamente arredata, mentre Godric si sedette vicino al camino lasciandosi pervadere dal calore, mentre fissava le fiamme ardenti.

Dopo quelle che ai ragazzi sembrarono ore, ci fu uno schianto improvviso nella sala, e Godric rimase stupefatto nel notare che nel punto da dove il rumore proveniva si era materializzato un uomo, che il ragazzo dedusse essere il padre di Salazar. Nel materializzarsi aveva però rovesciato il grande tavolo al centro della sala, e così Godric comprese l'origine dello schianto.

Xenophon Slytherin era un uomo non più giovane, con lunghi capelli grigi che gli scendevano abbondantemente sulle spalle, profonde rughe che gli solcavano tutto il volto e la schiena ingobbita che conferiva a tutta la figura un aspetto ancora più fragile di quanto non fosse. Gli occhi però erano vivi, luminosi, addirittura un po' spiritati, dello stesso verde smeraldo di quelli del figlio. Fu proprio Xenophon a rompere il silenzio surreale che aleggiava nella stanza: "Immagino che tu sia Godric, il figlio di Godfrey Gryffindor" disse con uno strano moto di gioia negli occhi

"Papà" intervenne Salazar "credo che sia scortese ricordargli dei suoi..."

"Eppure è proprio di questo che dobbiamo parlare! E' di fondamentale importanza che il ragazzo sappia!" lo interruppe, e poi, rivolto a Godric: "E' una fortuna che mio figlio ti abbia portato qui, ma... ragazzo, tu sai perchè i tuoi genitori sono morti?"

"Sì, certo: Lord Bradford li ha fatti uccidere" Xenophon contrasse il volto in una smorfia stizzita: "Certo, ma quello è il come. Io ti ho chiesto il perchè. Santo cielo, mi avevano detto che eri intelligente!" "No, se è così allora no, non so perchè siano stati uccisi"

Il vecchio trasse un profondo respiro, quindi andò a sedersi su una poltrona, invitando i due ragazzi a fare altrettanto: "Godfrey" iniziò a spiegare "era un mago. Tuttavia, era uno dei pochi che ritenevano che i maghi e i Babbani dovessero convivere in armonia tra di loro; ora" proseguì "nonostante alcune... divergenze tra di noi, nonostante io la vedessi in modo molto diverso dal suo, siamo sempre stati buoni amici. Sapevamo entrambi cosa voleva dire essere maghi e al tempo stesso essere dei Lord: voleva dire che avevamo anche e soprattutto Babbani sotto la nostra responsabilità. Ma soprattutto" fissò intensamente prima Godric, poi Salazar "voleva dire che dovevamo sedere in Consiglio con altri Lord, quasi tutti Babbani, e quasi tutti nemici dei maghi: Lord che nelle loro contee praticano regolarmente roghi di streghe e di maghi, o meglio, di quelli che loro ritengono essere streghe e maghi. Ora" riprese dopo un sospiro "la maggior parte di questi Lord si limitano a praticare i roghi nella loro contea, e noi non possiamo fare nulla per impedirlo. Ma alcuni no. Alcuni vogliono imporre questa legge barbarica e primitiva anche alle altre contee."

"Come Bradford" indovinò Godric

"Esatto, come Bradford" confermò Xenophon: "Lui è uno dei più accaniti persecutori di maghi e streghe. Odiava tuo padre, perchè sapeva che non sarebbe mai riuscito a convincerlo ad instaurare i roghi in Cornovaglia; non sospettava che fosse un mago, per carità: ma sapeva che era irremovibile. Aveva minacciato di scatenare contro di lui una guerra, e l'avrebbe fatto, d'altronde aveva molti Lord dalla sua parte; ma tuo padre cercò una mediazione, tentò la via diplomatica: i festeggiamenti di ieri non erano altro che un pretesto per attirare il maggior numero possibile di Lord a Gryphon's Rock, per convocare, una volta fattasi sera, il Consiglio. Bradford sembrava aver accettato; ma da come si sono svolte le cose, puoi capire che il suo era solo un trucco per potersi avvicinare a Godfrey e ucciderlo." Xenophon tacque. Gli occhi gli si riempirono di lacrime: "Ti ha sempre protetto, sai? Non voleva che tu sapessi di essere un mago, pensava che così saresti stato più al sicuro. Era... era mio amico. Appena ho visto gli uomini fare irruzione nella sala del banchetto, ero pronto ad usare la magia. Ma lui mi ha guardato e ha scosso lievemente la testa. 'Godric' mi ha sussurrato. E allora io sono uscito dalla stanza senza farmi notare, ti ho cercato, ti ho cercato dappertutto, in ogni angolo di Gryphon's Rock... sono tornato qui demoralizzato, convinto di aver fallito... quando ti ho visto quasi non riuscivo a trattenere la gioia" gli rivolse un largo sorriso.

Godric non sapeva cosa dire. Era talmente travolto dalla quantità di cose che aveva scoperto nelle ultime ore che non sapeva come reagire alle parole di Xenophon, perciò si limitò a fissare il vuoto mentre grosse lacrime gli scendevano sulle guance. Solo allora metabolizzò completamente l'intera vicenda: i suoi genitori erano stati uccisi... casa sua era nelle mani di un usurpatore... lui era un mago (provava ancora adesso una strana sensazione, come se fosse qualcosa di totalmente privo di senso)... e i suoi gli avevano nascosto tutto. Sì, decisamente questa era la cosa che faceva pù male: anche se l'avevano fatto per il suo bene, comunque gli avevano mentito, o meglio, non gli avevano detto nulla, da quando lui era nato. E ora non poteva nemmeno confrontarsi con loro, perchè loro non c'erano più. Se ne erano andati per sempre, portandosi nella tomba tutte le risposte alle domande che Godric ora avrebbe voluto fargli. Avrebbe potuto perdonarli? Godric non lo sapeva.

Era talmente immerso nei suoi pensieri che quasi non si accorse di Salazar che gli veniva incontro, ma quando il ragazzo lo abbracciò iniziò a piangere per davvero, mentre l'amico cercava di calmarlo. A quel punto Godric si rese conto di avere davvero bisogno di dormire, e fu così che Xenophon lo accompagnò in quella che, come il ragazzo riuscì a realizzare nella sua semilucidità, da quel momento in poi sarebbe stata la sua stanza. Non aveva vestiti con sè, tranne quelli che avava addosso (a parte quelli l'unica cosa che aveva era la spada, l'ultimo dono del padre, che ora giaceva chissà dove nel palazzo degli Slytherin); perciò gli furono forniti abiti puliti e tutto l'occorrente per passare la notte. Godric temeva di non riuscirsi ad addormentare per l'inquietudine e lo shock, ma appena toccò il letto, senza neanche rendersene conto, si immerse in un sonno senza sogni.

Si svegliò tardi, quando il sole era già alto sopra l'orizzonte; d'altronde quando si era messo a letto mancava poco all'alba. Alzandosi svogliatamente dal letto si accorse che di fianco a lui c'era apparecchiato un tavolino con la colazione: pane, burro, uova, cioccolata e tutto il bendidio necessario per un lauto pasto. Mangiando, Godric si accorse di avere fame: in pochi minuti finì tutto ciò che gli era stato servito. Quindi, uscì dalla stanza, e qui andò in crisi: quando la notte prima era stato portato, era poco lucido, e ora non sapeva con precisione in che parte del palazzo si trovava; davanti a sè vedeva solo un lungo corridoio pieno di quadri e arazzi. Per sua fortuna, camminando titubante per il corridoio, incontrò Salazar che usciva dalla sua stanza

"Ah, anche tu sei sveglio!" gli fece quello con un sorriso "immagino che tu stia cercando le scale... vieni, ti mostro la strada". Detto ciò, lo condusse fino in fondo al corridoio, mentre spiegava "qui ci sono tutte le stanze da letto del palazzo... per la maggior parte del tempo restano vuote, a parte la mia e quella dei mie... di mio padre, ma quando ospitiamo qualche Lord col suo seguito, beh, si riempono in fretta!" disse con un sorriso nervoso. Ma Godric non si lasciò ingannare: "Stavi per dire 'la stanza dei miei genitori', ma poi ti sei corretto..." non sapeva come continuare la frase "tua madre è..."

"Sì" rispose Salazar con un sospiro , mentre scendevano per le scale "lei è morta, se è questo che intendi. Uccisa dai Babbani. Come i tuoi" disse lanciandogli un'occhiata penetrante. Godric notò nello sguardo dell'amico qualcosa che non aveva mai visto prima in quegli occhi di smeraldo: odio. Odio non solo nei confronti di coloro che avevano ucciso la madre o i genitori di Godric, ma un odio profondo ed indiscriminato nel confronti dei Babbani. Godric iniziò a sentirsi a disagio, ma proprio allora Salazar si schiarì la gola e riprese ad illustrare le stanze del palazzo; finalmente arrivarono al salone centrale, dove Xenophon li accolse con un sorriso: "Ciao, Godric" disse rivolgendosi apertamente al più piccolo "penso che noi due dobbiamo parlare". Godric si accigliò, preoccupato: "E' successo qualcosa?"

"No, affatto" rispose il vecchio "è solo che..." fece una smorfia "sarò diretto: come potrai immaginare, dopo i terribili avvenimenti della notte scorsa, io non posso permettermi di ospitare in casa mia Godric Gryffindor"

Le parole di Xenophon colpirono il ragazzo come un pugno in faccia. E così era finita, quindi. Lo aveva accolto per quella notte, per non farlo dormire solo, fuori, al freddo, senza nessuno al mondo, ma ora doveva andare. Non che Godric biasimasse il vecchio, per carità: sapeva benissimo che con ogni probabilità in quel momento tutti i migliori uomini di Bradford gli stavano dando la caccia, e Xenophon non poteva rischiare la vita per proteggerlo. Quindi, tentando di mascherare la disperazione nella voce, disse, in tono molto formale: "Va bene. Capisco che non te la senti di esporti a tal punto, quindi ti posso solo ringraziare per avermi ospitato questa notte; ti prego solo di fornirmi vestiti puliti, approvvigionamenti e tutto il necessario per affontare un viaggio".

A queste parole, Xenophon ebbe una reazione del tutto inaspettata: rise, rise fragorosamente, senza ritegno, il che lasciò il ragazzo scioccato; ma il vecchio Lord si affrettò a spiegare: "No, no, no! Cos'hai capito? Non sto assolutamente dicendo che te ne devi andare, sto solo dicendo che per stare qui devi... cambiare"

"Cambiare?" domandò Godric confuso

"Sì, esatto, cambiare. Non solo, come è ovvio, il tuo nome, ma anche, per quanto possibile a un ragazzino di dieci anni, il tuo aspetto fisico, i tuoi vestiti, il tuo portamento" Godric comprese con sollievo ciò che il vecchio intendeva, ed era eccitato e spaventato allo stesso tempo.

"Allora" iniziò Xenophon: "per abitare qui, dovresti essere uno Slytherin, e perciò sarai uno Slytherin" disse lasciando entrambi i ragazzi a bocca aperta; "Tuttavia" continuò "non posso spacciarti per un cugino di Salazar, perchè non potrai mai passare per uno Slytherin di sangue puro: per carità, sei esile e hai gli occhi chiari, segni tipici della nostra casata, ma non è mai esistito uno Slytherin biondo, siamo sempre stati scuri di capelli. Perciò" concluse "dovrai essere un mio figlio illegittimo, avuto da una mia relazione con una contadina... bada non lo faccio per umiliarti, è solo che nessuno si interessa ai contadini, quindi eviteremo domande scomode."

"Ora, scegli un nome che ti piace . Deve essere breve, comune, insomma, un nome che potrebbe dare una contadina"

"Will"

"Bene, da ora in poi sarai Will Slytherin di Serpentstone. Ma per esserlo, dovrai smettere di essere Godric Gryffindor di Gryphon's Rock. Dovrai renderti irriconoscibile. Sei fortunato: hai dieci anni, nei prossimi anni subirai grandi cambiamenti. Ma per ora, dovremo prendere precauzioni: hai i capelli abbastanza lunghi: li taglierai; vestirai i nostri abiti, imparerai a parlare con il nostro accento, imiterai le nostre movenze. Per ora, questo è tutto ciò che possiamo fare. Ti terrò sotto la mia custodia, ti insegnerò le arti magiche, così come la scherma e la poesia." Lo guardò intensamente e concluse: "Nessuno a parte noi saprà che Godric Gryffindor è ancora vivo. Da ora in poi, sarai uno Slytherin".

​Uh, sì, eccoci qua di nuovo dopo... mesi? Sì, sì, lo so, non iniziate a lanciare pomodori, per favore, siate clementi! Okay, beh allora, che dire? Lo s, è stato un capitolo molto lacrimoso, ma gli sono appena morti i genitori, non siate insensibili! (Che poi le lacrime vere dovranno ancora arrivare...)
Sì, mi sto dilungando troppo, quindi, beh.. bye bye!
-Lord-
 
   
 
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