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Autore: keli    18/05/2009    3 recensioni
Ed erano i suoi angeli, malgrado lo negassero, malgrado lo vedesse. Ma lei era solo una sciocca no? Sorride, stringendosi nella cappa nera, sformando una delle nuvole rosse così finemente ricamate. Ma dopo tutto non le importava...
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Sakura Haruno
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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The Black Thread Of the Destiny



<< Painsama… ha chiamato? >>
Non c’era niente che non avesse già detto, niente che non avesse già fatto. Quella vita sembrava essere stata scritta in un copione dalle mille pagine uguali. Arrivare, chinarsi davanti a leader, sforzarsi di non sentirsi terribilmente vuota quando i suoi occhi chiari si scontravano nei suoi.
Si era chiesta come mai il Capo dell’Akatsuki fosse così… per quanto diversi fra loro, pericolosi, e cattivi, loro tutti, lei compresa, vivevano una vita seminormale, parlando, scherzando. Erano macchine per uccidere, ma anche esseri umani. Pain si credeva un Dio, e si limitava a esistere, come se il resto non gli importasse.
Non riusciva a comprendere questo, lei. Non ci riusciva proprio, il che la rendeva parecchio scontrosa nei confronti dei suoi compagni.
Perché con Sasori… e persino con Itachi, sembrava riuscirci, invece con lui no? Deidara l’aveva rassicurata dicendole che era normale. Nessuno risusciva a capire il Leader. Beh nessuno, tranne…
<< Si ti abbiamo fatta chiamare, Sakura, perché avremmo una richiesta da farti… >>
Konan.
La donna dai capelli blu la fissa, statica, seduta sulla poltrona, trono, di pietra, che sembra avere la stessa consistenza della sua pelle bianca, che risplende come granito alle deboli fiamme che lambiscono i muri, gettando ombre di luce aranciata nella stanza. Gli occhi della munekin dai capelli rosa viaggiano, esperti, sul quel viso che par essere scolpito nella più dura delle pietre.
Sembra essere la solita, fredda, asettica, donna del Leader, eppure qualcosa che si cela nella piega in cui sono increspate le sue labbra rosse, o forse gli occhi neri, che sembrano perdersi un po’, tremare con le fiammelle che li fanno risplendere più in risalto del buio stesso, sembrano suggerirle un cambiamento.
Pain risiede, calmo, immoto, sul bracciolo, e la fissa, senza espressione, con calma, come se se stia aspettando qualcosa di diverso da un’altra domanda. La sua mano nivea, sfiora appena quella della compagna, che trema, leggermente, sotto il suo tocco.
Gli occhi verde bosco della medic ninja si sgranano leggermente, per poi addolcirsi un secondo dopo, come le sue labbra, che si distendono nella pallida ombra di un sorriso.
<< Di quanti mesi siete, Konansama…? >>
Chiede leggera, cercando di levare quell’inflessione assurdamente smielata dal suo tono, che infastidisce se stessa in primis, e che non vuole risuoni nell’aria, come quegli auguri falsi che si fanno ad altrettanti falsi amici, come in costrizione.
Il Leader di Alba chiude gli occhi, annuendo piano, e stringendo appena le dita della mano pallida della donna al suo fianco, cercando di essere più umano di quel che normalmente sia, sforzandosi di esserlo.
Non aveva dubbi che Sakura rispondesse correttamente. Dopo tutto, se era una di loro doveva esserci pure un motivo. E bisognavano entrambi di quella prova, per affidarsi completamente a lei.
Ma d’altronde, quella ragazzina senza ricordi ne passato, conservando i suoi sentimenti, e infondendoli negli altri componenti dell’organizzazione, ne risultava esserne il membro più fedele. Il che era tutto dire.
La kuinochi dai capelli blu trattiene un sospiro fra le labbra, che viaggia, come un alito di vento indesiderato, perdendosi nei meandri della stanza buia, quasi come di un sogno liberato. Alza il viso, incatenando l’onice del suo sguardo a quello menta della giovane china davanti a loro.
<< Quattro, o forse cinque… non ne sono sicura. Per questo ti abbiamo fatto chiamare… >>
<< … vorremmo che ti prendessi cura della gravidanza, Sakura. Come medico e come guardia del corpo. Dovresti seguire Konan nelle missioni fin quando può ancora svolgerle, e assisterla al parto. >>
Conclude, con voce atona, come se non si trattasse della madre di suo figlio, ma di una sconosciuta, il ninja dai capelli color fiamma.
La rosa assottiglia lo sguardo, stringendo fra le sottili dita un lembo della cappa, torturandolo, le labbra contratte. Sa che non può rifiutarsi. Ma sa anche che risulta essere una missione ben lungi diversa da quelle che ha compiuto fino ad adesso, e di sicuro più importante e pericolosa:
Per il bambino, e per se stessa.
Osserva con placidità la figura dei due ninja, che la sovrastano, senza però sembrare minimamente toccati da ciò che gli succede intorno.
Se dovesse accadere qualcosa al bambino… o alla madre, per lei sarebbe finita. Pain non l’avrebbe di certo risparmiata, in fondo, è pur sempre suo figlio. Ma, d’altro canto, se avesse rifiutato, sarebbe stata la medesima cosa.
Sospira, abbassando il capo, e annuendo piano.
Pain scambia una veloce occhiata, che dura solo qualche secondo, con la compagna, prima di rivolgersi di nuovo a lei.
<< Bene… ti chiameremo quando sarà necessario. E mi raccomando, Sakura. Gli altri membri non devono saper nulla… >>
E con queste parole, la kuinochi, sa nuovamente di essere stata congedata.



Il corridoio è buio, le fiaccole che vi sono attaccate sono rare e li li per spegnersi per sempre. Non trova che la cosa possa darle fastidio, anche se decisamente non ama il buio che si sparge, come le trame di una ragnatela, in ogni angolo del covo, avvolgendo anche lei, senza che possa farci nulla.
Inspira, e espira, meccanica, controllata, cercando di non modificare la maschera di compostezza che si è adagiata sul volto, per non far trapelare le sue emozioni. In realtà è confusa, incredibilmente confusa, non ha un idea ben precisa sul daffarsi, e vorrebbe chiedere aiuto a Sasori.
Si blocca, proprio davanti alla porta della loro stanza, trattenendo la mano in aria, in un attimo di stallo.
Sasori
Scrolla il capo, stringendo con forza gli occhi verdi, e imponendosi di calmarsi. Non può farsi scoprire, ne va della sua incolumità.
Quando la porta si richiude alle sue spalle sospira, stancamente, passandosi una mano sul viso, massaggiandosi le palpebre, dirigendosi, anche senza guardare, nel letto che condivide con Deidara da circa… quanto?
Si ferma un attimo a pensare, sorridendo amaramente al calcolo appena effettuato.
Cinque mesi.
Sono cinque mesi di vita regalatole dal marionettista, cinque mesi passati al covo, cinque mesi da quando è diventata ufficialmente un membro di Alba. Non che la cosa la turbasse particolarmente, visto che prima di quei giorni non sapeva nemmeno se la sua esistenza fosse voluta su quella terra, o tuttal più, fosse un tragico sbaglio del destino.
<< Credevo ti avessero rapita… >>
La voce bassa che arriva dall’altro capo della stanza la fa sobbalzare.
Sgrana istintivamente gli occhi, cercando con lo sguardo il proprietario della voce, che, come suo solito, sta seduto compostamente sul bordo della finestra socchiusa, gli occhi così simili ai suoi, puntati nella sua direzione.
Sospira, accarezzando la figura dell’Akasuna con lo sguardo, lasciandosi poi cadere sul materasso morbido del letto, che l’accoglie tra le sue coperte calde e avvolgenti, che odorano ancora dell’argilla che utilizza l’altro suo compagno. E’ un po’ come sentirsi a casa, e la fa stare bene.
<< Come vedi, sono ancora tutta intera Sasorikun… >>
Replica, candida, sforzando un sorriso, lasciandosi sprofondare col viso nel cuscino.
Il munekin la osserva, pacato, corrugando leggermente le sopracciglia, in un espressione confusa, o forse scocciata, sul viso infantile.
<< Non hai risposto alla mia domanda, Sakura >>
La rosa apre di nuovo gli occhi, voltando il viso in modo da essere in grado di seguire i movimenti del suo insistente interlocutore. Cosa strana, perché di solito il rosso è molto restio al parlare.
<< Ah, perché era una domanda? >>
L’altro non risponde, limitandosi al guardarla in silenzio. Da quando è diventata così ironicamente piccata? Stare con lo Yagi non le faceva bene, per nulla.
La giovane scrolla le spalle, tornando al suo riposo, credendo che la cosa sia caduta li.
<< … si … >>
Il monosillabo pronunciato dalla marionetta ha il potere di fare irritare la giovane, che scatta su, stringendo le lenzuola fra le mani, assottigliando lo sguardo di giada, fissandolo accusatrice.
Non ha mai risposto in questo modo alle provocazioni dell’altro, questo è tutto colpa del Leader.
<< Da quando sei così loquace, Sasori? Preferivo quando facevi la bella statuina e mi ignoravi, eri meno pedante… ho detto che non è successo niente, ok? N I E N T E! E ora, col tuo permesso, vorrei riposare, visto che non ho la fortuna di essere di legno… >>
Sbuffa, sprofondando per l’ennesima volta fra le lenzuola, sperando ardentemente che il ninja non risponda. Le fa male trattarlo così, e mentirgli, ma non può rischiare la sua vita soltanto per soddisfare la sua irritante, e inopportuna, curiosità.
Soprattutto adesso che è la prima volta che la manifesta.
I pensieri che si agitano nella mente dell’artista sono contrastanti, confusi, e incolleriti. Come può permettersi quell’insulsa ragazzina di trattarlo in quel modo?! Come può, dopo che le ha salvato la vita, andando contro a tutta l’etica che si è costruito in una vita?!
Senza che nemmeno se ne rende conto, si trova davanti al letto dove è distesa la kuinochi, sopra di lei, una mano forte che stringe con violenza i sottili polsi della ragazza sopra il suo capo.
Può vedere lo sgomento, e il terrore, dipingersi su quel viso da bambola di porcellana.
Inclina il viso, in modo che sia a un soffio dal suo. Null’altro che i suoi occhi nocciola, che brillano, folli, può esprimere la sua espressione, le sue emozioni. Anche se, di emozioni non si può correttamente parlare.
La collera mista alla follia, quella, che cos’è?
<< Sa… sasori, lasciami, mi fai male… >>
Mormora lei, spaventata, gli occhi sgranati, muovendosi alla ricerca della libertà. Ma è come se le forze le venissero meno, come se tutti i precetti ninja si dissolvessero come neve al sole, proprio adesso che ne vorrebbe fare affidamento.
Perché malgrado lo spavento, non può fare a meno di perdere il fiato, quando lui le è così vicino.
<< Non puoi permetterti, Sakura, non puoi farlo… io ti ho dato la vita, io ti ho strappato dalla morte! Dovresti essermi riconoscente… invece… invece ti prendi gioco di me… e ora, ora dimmi… cosa è successo? >>
La voce del ninja suona infinitamente carezzevole, ma dietro quel velo di dolcezza, ci sono mille kunai pronti a ferirla. Si sta divertendo a prenderla in giro, ad umiliarla… come può? Non è questo il Sasori che conosce, non è questo il ragazzo che…
Blocca il flusso dei suoi pensieri, mentre le lacrime iniziano a scorrere copiose sul suo volto, bagnando le labbra del giovane, che ha appoggiato il viso contro il suo.
<< Io… io non posso, ti prego Sasori, ti scongiuro… non chiedermelo! >>
Singhiozza, chiudendo gli occhi.
L’Akasuna si trova suo malgrado, a sgranare i suoi, mentre perde la presa sui polsi della giovane, che sono rossi e gonfi, e le dolgono tremendamente. Ma non è quello a farle più male.
Appoggia una mano sul suo viso, delicatamente, costringendola a guardarlo negli occhi.
E quello che vi vede è tutto il dolore, la sorpresa, il disprezzo, che non vorrebbe mai vedere nel suo sguardo. E capisce.
Lei ha paura. Paura di lui
<< Io... Sakura scusami… >>
Mormora, come ritornato in se stesso. Si lascia cadere, debolmente, su di lei, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, inspirando il suo profumo, e l’odore della sua paura, ascoltando i battiti frenetici del suo cuore impazzito.
<< …scusami, scusami, scusami… >>
Ripete, a mo di cantilena, come un disco rotto, mentre la giovane tiene gli occhi fissi sul soffitto, l’espressione shokkata. Lentamente, fa si che lui si scosti dal suo corpo, scendendo dal letto, e rintanandosi verso la porta. La apre, ancora tremante, voltandosi verso di lui con aria terrorizzata, prima di scuotere il capo e scappare via dalla stanza, correndo, lasciando la porta aperta dietro di se.
Sasori geme, stringendo la stoffa all’altezza della riserva di chakra, dove un tempo c’era il suo cuore. Fa fatica a respirare, e non ne capisce il motivo.
Poi afferra. E’ rimasto solo.
Di nuovo




Angolino di Keli


E dopo un tempo che pareva infinito, ecco il nuovo capitolooooo!!!! >.< Mi scuso infinitamente per il ritardo, ma tra la scuola, gli impegni, la mancanza di ispirazione, non voleva proprio venir fuori! Ringrazio chi mi segue, siete dei santiXD
Un bacio!
  
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