L’arrivo
ad Hogwarts fu tradizionale. Hagrid
radunò gli studenti del primo anno e li accompagnò alle barche su lago nero,
mentre gli altri alunni salirono sulle carrozze trainate dai thestral visibili solo a pochi. Arrivati al castello
entrarono nella Sala Grande, decorata con le bandiere delle quattro case che
coi loro colori sventolavano sopra ai rispettivi tavoli, attorno cui i ragazzi
si sedettero.
Attorno
al tavolo degli insegnanti erano già tutti seduti. Neville e Ginny lanciarono subito una rapida occhiata per controllare
se mancasse qualcuno, l’unica assente era la vecchia professoressa di babbanologia che, però, avevano già saputo sarebbe mancata:
speravano non le fosse successo nulla di male.
Seduto
al centro della tavola, sul seggio del preside, dallo schienale particolarmente
alto e decorato, stava Piton. Il suo volto era tetro
e spento come al solito, non mostrava alcun compiacimento per la posizione
raggiunta, come se quel ruolo non gli interessasse, come se continuasse a
provare disprezzo per tutti quegli studenti che, per la maggior parte, riteneva
inutili e incompetenti.
Vi
era anche un altro uomo che non riuscirono ad identificare.
Non
si vedeva neppure la professoressa McGrannit, ma per
lei erano tranquilli poiché sapevano che era ad accogliere i primini. Infatti, poco dopo, la videro entrare nella Sala
Grande, seguita dai ragazzini del primo anno; erano meno numerosi del solito,
poiché erano stati completamente esclusi i nati babbani.
La
professoressa teneva in mano il vecchio cappello parlante ma non diede inizio
subito alla cerimonia dello smistamento.
Quando
tutti furono presenti, l’uomo sconosciuto si avvicinò al leggio e prese parola.
Si presentò come un uomo del ministero della magia, del dipartimento
istruzione, era stato incaricato di informare gli studenti dei cambiamenti nel
personale della scuola.
“Dopo
la morte di Albus Silente, è stato necessario
scegliere un nuovo preside. Qualcuno che sia già insegnante in questa scuola e
da tempo, affinché ne conosca già i regolamenti e i meccanismi; qualcuno che
non trascuri la disciplina e l’ordine, anzi che sia ferreo nel farli
rispettare. Qualcuno che sia abbastanza giovane, perché serve qualcuno di
energico nell’amministrazione, nel gestire le questioni con gli studenti e gli
insegnanti. Visti i dissidi sorti negli ultimi anni tra il precedente preside e
il ministero, si è ritenuto necessario, per il bene degli studenti, scegliere
qualcuno che non sia ostile al ministro e che, anzi, sia allineato con la
politica ministeriale. Per questo si è decretato che l’uomo ideale per
ricoprire il ruolo di preside di Hogwarts è il
professor Severus Piton.”
Uno
scrosciante applauso si levò dal tavolo di Serpeverde,
si misero anche a cantare l’inno della loro casa per celebrare il loro
direttore che era diventato preside.
Dalle
altre case si sentì qualche applauso, generalmente poco convinto; solo qualche corvonero o tasso rosso aveva apprezzato Piton come professore. Inoltre, dopo che si era saputo che
era stato lui ad uccidere Silente, la stima per lui era svanita in quasi tutti
quelli che ne nutrivano almeno un briciolo.
“Prima
di lasciare la parola al preside Piton, vi annuncio
anche che il corpo docente ha due nuovi acquisti: i fratelli Amycus e
Alecto Carrow.”
Ci
fu un lungo momento di gelo, seguito da un fitto brusio: i Carrow?
Non erano apertamente Mangiamorte? Non erano stati
presenti un paio di mesi prima, quando Silente era stato assassinato?
Beh,
ripensando a chi era il nuovo preside, non c’era da stupirsi se loro erano
diventati insegnanti.
“Silenzio!”
richiamò l’uomo del ministero “Insegneranno Babbanologia
e Difesa Contro le Arti Oscure. Come vedrete, i programmi di queste discipline
sono stati revisionati e adeguati a tempi più moderni, come quelli in cui
viviamo ora. Precedentemente, queste materie erano trattate in maniera
retrograda o limitata; sono certo che apprezzerete e beneficerete dell’ammodernamento
e dell’ampliamento degli orizzonti in questi ambiti. Un’ultima modifica che è
mia competenza segnalare è che saranno periodicamente riferiti al ministero il
vostro rendimento scolastico, per aiutarvi a inserirvi meglio nel mondo del
lavoro dopo gli studi, e soprattutto il vostro comportamento, poiché siamo
fermamente convinti che una buona società abbia le proprie fondamenta
nell’ordine e nella disciplina dei suoi membri. Bene, ho finito. Vi porgo gli
auguri del ministro O’Tusoe per un buon anno
scolastico e vi auguro buona serata.”
L’applauso
che seguì fu ancora una volta poco convinto da parte dei più.
Piton si alzò in
piedi, ringraziò l’ospite del ministero e annunciò che era giunto il momento
dello smistamento, dopo il quale avrebbe tenuto il proprio discorso di inizio
anno.
La
professoressa McGrannit collocò il cappello sullo sgabello
e iniziò a leggere il primo nome dell’elenco.
Andrews Emily … Tassorosso
Calestyn Samael … Serpeverde
E
così via, alunno dopo alunno, fino ad arrivare ad Zyboards
Alan, destinato a Corvonero.
Tutti
i tavoli avevano accolto allegramente i nuovi arrivati: la tensione di quei
giorni non aveva cancellato le buone maniere degli studenti, né aveva fatto
perdere loro il senso di amicizia e fratellanza che accumunava i membri di una
stessa Casa.
Quando
tutti furono seduti, il preside ordinò che si procedesse col canto dell’inno
della scuola e fece apparire nell’aria lettere di fuoco per rammentare il testo
agli studenti. Come erano abituati a fare con Silente, i ragazzi lo cantarono
ognuno con un tono e un ritmo differente: chi lo fece molto rapido per la fame
che aveva e dovette aspettare gli altri, chi cercò di essere solenne, altri
vivaci; molti Grifondoro, ricordando la tradizione
dei gemelli Weasley, lo cantarono a ritmo di marcia
funebre e furono gli ultimi a concludere.
Piton lo considerò
come un affronto alla sua autorità e si irritò nel non poter togliere punti a Grifondoro: non ne erano ancora stati assegnati e il
regolamento non prevedeva che si potesse andare sotto zero; si ripromise di
modificare quella parte del regolamento.
Il
preside prese nuovamente parola: “Questo gracidare scomposto non si addice ad
un inno. A partire già da domani, finite le lezioni, vi riunirete tutti in Sala
Grande e canterete per un’ora, sotto la direzione del professor Vitious, ogni giorno, finché non saprete cantare l’inno a
memoria ed armonicamente.”
Questo
provvedimento non fu ben accolto tra i ragazzi.
“Detto
questo, passiamo alle novità di quest’anno. Sarò intransigente sul vostro
rendimento scolastico. Ogni mese verrò aggiornato sulle vostre medie e, chi non
risulterà sufficiente, ossia chi non avrà almeno il voto di Accettabile, dovrà seguire corsi di
recupero. Tutti gli studenti dovranno partecipare ad un’attività extrascolastica,
non sarà tollerato il bighellonare e la nullafacenza.
Potrete scegliere fra il quidditch, altre attività
sportive, il coro, il club degli scacchi, laboratorio di cucina, corsi di
approfondimento e altre attività che vi verranno comunicate domani, assieme
agli orari.”
Questa
novità fu accolta abbastanza bene: a molti studenti piaceva il fatto che la
scuola proponesse finalmente più attività ricreative, altri erano contrari al
fatto che fosse obbligatorio aderire ad almeno una.
Lo
scopo del preside era, con questa iniziativa, tenere occupati il più possibile
gli studenti ed impedire che il tempo libero facesse loro venire in mente idee
dannose.
Continuò
con l’annunciare che i sette passaggi segreti per uscire dalla scuola erano
stati chiusi, dunque era inutile tentare di sgattaiolare fuori. Elencò le
principali regole della scuola e i divieti e concluse dicendo: “So che negli
scorsi anni si è spesso chiuso un occhio sulle piccole infrazioni, da questo
momento non sarà più così. I professori Carrow
sovrintenderanno alla disciplina e al rispetto delle regole in questa scuola; hanno
parlato con Dolores Umbridge dei vari problemi
riscontrati precedentemente e dei metodi più idonei da applicare. Questo è
quanto. Buon appetito e buon anno scolastico.”
“Buon anno
scolastico …” borbottò Seamus, iniziando a riempirsi il piatto “Non credo che per
me lo sarà … il primo che mi chiama mezzosangue
giuro che lo picchio.”
“Non
credo sia una buona idea attirare l’attenzione dei Carrow.”
lo rimproverò Ginny, lanciandogli un’occhiataccia.
“Beh,
allora potrei accidentalmente sbagliare un incantesimo … lo sanno tutti che
ogni tanto, senza volere, se non sono preciso, faccio esplodere le cose …”
“Dai,
non ti hanno proibito di frequentare Hogwarts, sei
comunque fortunato.” gli ricordò Lavanda, strappandogli di mano il vassoio
delle patate al forno “Dà qua, non puoi mica mangiarle tutte tu!”
“I
Canon sono stati costretti a rimanere a casa” commentò Ginny
“Mi dispiace per loro, non credo sia ballo andare in una scuola babbana, dopo essere stati qui.”
“Colin
mi era pure diventato abbastanza simpatico, da quando aveva smesso di
fotografare ogni cosa.” commentò Calì Patil.
“Qualcuno
sa dove sia Dean?” chiese Neville, dopo aver scrutato l’intero tavolo tre
volte.
Seamus abbassò la voce
e rispose: “Si sta nascondendo.”
“Perché?”
si meravigliò Paciock “Suo padre non era un mago? Non
è nelle tue stesse condizioni?”
“Beh,
la situazione è complicata. Suo padre è morto quando lui aveva pochi mesi, è
cresciuto con la madre e poi un patrigno. La madre non aveva idea che il primo
marito fosse un mago ed è stata stupita, quando a Thomas è arrivata la lettera
per Hogwarts. Lui, poi, dovrebbe aver trovato la
bacchetta del padre e qualche vecchio libro in un baule, ma non è il genere di
prove che sono sufficienti per la Commissione
Magica per i Nati Babbani. Ha preferito
scomparire, prima di essere catturato e portato ad Azkaban.”
“Allora
è vero che li portano lì?” chiese Lavanda, balbettando, sbiancata per la paura,
come se fino a quel momento avesse creduto che fosse solo una diceria.
“Di
certo non si limitano a ritirarti la bacchetta e a mandarti a casa con una
pacca sulle spalle.” commentò sarcasticamente Romilda.
“Dobbiamo
fare qualcosa per Dean.” dichiarò Neville, stringendo i denti.
“E
cosa?” chiese Ginny, come a voler sottolineare che
non avevano possibilità.
“Se
si potesse, lo farei volentieri.” aggiunse Seamus.
“Beh,
se suo padre era un mago e ha frequentato Hogwarts,
dovrebbe essercene traccia negli archivi, tra i risultati degli esami o
qualcosa del genere.”
“Non
so se basterà a convincere la Commissione”
replicò Finnigam “Ma è sempre meglio di niente. Hai
idea di dove si possa controllare?”
“Iniziamo
dalla biblioteca: se non tengono i registri, almeno dovrebbero saperci dire
dove siano conservati. Non dovrebbe essere ancora proibito fare ricerca.”
“Bella
pensata, Neville.” si congratulò Ginny.
“Lo
spero … Controlliamo subito nella bacheca del quidditch.
Se era in squadra, forse troviamo qualcosa già lì.”
Quella
piccola idea, quella debole possibilità di aiutare un amico, era stata
sufficiente per restituire entusiasmo ai Grifondoro. Potevano
fare qualcosa, non molto, ma forse sarebbero riusciti a salvare una vita e
questo li rendeva felici, determinati, dava loro un motivo per non scoraggiarsi
di fronte agli eventi e andare avanti, perché loro avevano qualcosa da fare,
loro avevano un obbiettivo.
Dopo
il banchetto di benvenuto, i ragazzi furono inviati nelle rispettive case. Durante
quello spostamento, Neville, Seamus e Ginny provarono ad avvicinarsi alla bacheca del quidditch per controllarla, ma non era sulla strada per la
torre di Grifondoro e non era prudente gironzolare
fuori orario già dalla prima sera.
Entrarono
nella Sala Comune, la McGrannit era lì. La professoressa
era seduta su una poltrona vicina al camino spento. Si limitava a sorridere
stancamente e a dare il benvenuto agli studenti. Sembrava essere lì unicamente per
accogliere ma, quando i ragazzi si erano sparpagliati, alcuni soli, altri in
piccoli gruppi, alcuni chiassosi, altri tranquilli, la McGrannit
si alzò e andò da coloro che le sembravano più abbattuti. Parlò con loro, cercò
di confortarli e rassicurarli. Era strano vederla preoccupata in quel modo
dolce per i suoi alunni. Solitamente era molto severa e forse lo era ancor di
più con i grifondoro, dai quali si aspettava
moltissimo. Si preoccupava anche prima, sì, ma senza perdere la sua freddezza e
il distacco. In quel momento, invece, cercava il contatto diretto con gli
studenti, si mostrava comprensiva, li invitava a parlarle. Voleva che sapessero
che, in quel momento, potevano fidarsi di lei, potevano rivolgersi a lei per
ogni difficoltà. Chi si fosse confidato con Minerva in quel periodo, non
avrebbe trovato un’insegnante, ma un’amica, una zia che si prende cura dei
nipoti.
Era
consapevole dell’asprezza di quei tempi e lei non voleva risultare come un
ulteriore problema, ma come un aiuto. Silente era sempre stato bravo a
guadagnare la fiducia degli studenti, farli sentire a proprio agio e a rassicurarli.
Minerva non era così. Non era mai stata una sadica insegnante che si divertiva
a tormentare gli studenti, ma neppure l’amica che chiudeva un occhio e anche
due e con cui scherzare, da trattare da pari. Era semplicemente ligia al
proprio ruolo e si era sempre limitata ad insegnare, senza preoccuparsi di
creare un rapporto con gli studenti.
Ora
Silente non c’era più e quei ragazzi avevano bisogno di una figura amica. Qualcuno
che fosse disposto ad ascoltarli e consigliarli. Minerva non sapeva se sarebbe
stata in grado di fare ciò, ma avrebbe fatto ogni sforzo possibile, si sarebbe
adattata. Non poteva più essere solo un’insegnante, doveva essere anche una
madre, perché no, per quei ragazzi.
La
McGrannit, dunque, volle fin dalla prima sera
mostrarsi disponibile e presente. In altre circostanze, tutti sarebbero rimasti
basiti e si sarebbero chiesti se la professoressa fosse impazzita, ma in quei
frangenti non ci pensavano, anzi le erano semplicemente grati. Più di uno le
confidò le brutte giornate vissute da quando Silente era morto.
Ginny notò questo
cambiamento, questo sforzo, e le sembrò di vedere la propria madre, in una
versione senza maglioni di lana e torte come forma di affetto.
Le
ore della sera trascorsero, ormai era mezzanotte, quasi tutti si erano ritirati
nelle camerate. Solo Ginny, Neville e Seamus erano ancora nella Sala Comune. Non avevano
intenzione di tentare una sortita e non stavano facendo nulla, sedevano in
silenzio, gli sguardi persi nel vuoto. Ognuno era assorto nei propri pensieri. Non
avevano voglia di dormire, come se lo stare svegli li tenesse in una situazione
di stasi, di cristallizzazione del tempo, come se si stessero prendendo una
pausa dall’esistenza.
La
ragazza fu la prima a raggiungere il dormitorio. Gli altri due rimasero ancora,
sempre in silenzio. Dopo una mezzora Seamus mormorò: “Andiamo
…?”
Neville
annuì col capo. Si alzarono e salirono la scalinata per arrivare alla camera. Guardarono
i cinque letti. Tre sarebbero rimasti vuoti: niente Harry, niente Ron, niente
Thomas.
Fu
solo allora che si resero conto di essere gli unici grifondoro
maschi del loro anno. Pensarono che anche le ragazze erano rimaste in due. Erano
rimasti la metà rispetto a quando erano arrivati ad Hogwarts
per la prima volta, sette anni prima. Purtroppo non erano state le bocciature a
ridurre il loro numero.
I
loro bauli erano già sistemati ai piedi dei loro letti. Presero le bacchette e
le usarono per sistemare alcune cose e indossare il pigiama. Si augurarono la
buonanotte e si coricarono.
Neville
era sdraiato su un lato, guardava fuori dalla finestra. Sapeva di dover dormire
per essere pronto ad affrontare il primo giorno di scuola, ma non riusciva a
chiudere occhio. Pensava a quello che gli aveva detto sua nonna sul mantenere
alto il nome dei Paciock. Per la prima volta non lo
sentiva come un peso troppo grande da portare sulle spalle, non se ne sentiva
spaventato od oppresso. Pensava anche al fatto di essere uno dei pochi grifondoro del settimo anno. Sentiva la responsabilità di portare
onore alla sua Casa. Sì, sentiva che poteva farcela. Non era più il ragazzino
impacciato dei primi anni, era molto migliorato. Sì, la goffaggine non era
sparita del tutto e, a volte, ancora tentennava nel parlare con gli altri, ma
si sentiva capace. Non vedeva più gli altri eccellere negli incantesimi e se
stesso inabile.
Sapeva
di potersi mostrare come un bravo studente, un mago dotato … beh, forse adesso
stava esagerando, aveva fatto progressi, sì, ma era partito da risultati pessimi
… No, accidenti! Almeno lui doveva avere fiducia in sé e l’avrebbe avuta. Era migliorato
e poteva continuare a migliorare ed era quello che aveva intenzione di fare.
Aveva
avuto buoni voti agli esami del sesto anno, i professori si erano detti stupiti.
Basta vergognarsi! Aveva il diritto di andare in giro a testa alta. Aveva il
dovere di essere un esempio.
Accarezzato
da questi pensieri, Neville scivolò nel mondo dei sogni.
Il
mattino successivo, a colazione, il clima era più tranquillo e svagato rispetto
alla sera precedente. C’era un gran chiacchiericcio e tutti erano concentrati
sull’osservare gli orari delle lezioni e a controllare con chi le avrebbero
seguite. Solo gli studenti del settimo anno sapevano con chi sarebbero stati
compagni di classe, poiché erano gli stessi dell’anno precedente: dopo il
conseguimento del G.U.F.O. e aver deciso in quali
materie proseguire gli studi, le lezioni accoglievano gli studenti di tutte le
Case contemporaneamente e non più affiancate a due a due.
Neville
guardò il foglietto con i propri orari, aveva materie da seguire: Difesa Contro
le Arti Oscure (chissà come sarà un corso
del genere tenuto da un Mangiamorte), Incantesimi
(non ho mai detto alla nonna che so che
lei non aveva passato questo GUFO), Erbologia (ovviamente, non può mancare), Cura delle
Creature Magiche (Hagrid è stato buono, l’anno scorso, ad accettarmi
nel corso anche se avevo preso solo Soddisfacente), Storia della Magia (devo solo studiare, senza il rischio di
combinare disastri con la pratica, non posso certo rinunciare a questa materia …
e poi può sempre tornare utile, dovessi lavorare al Ministero, quando sarà
tornato legittimo, ovvio), Rune Antiche (eh, la nonna si è stupita, quando ha saputo che avevo lasciato
divinazione e avevo recuperato Rune Antiche, ho preso anche un buon GUFO e l’anno
scorso sono riuscito ad ottenere Eccezionale … beh, è stato anche merito di Hermione che mi ha aiutato nello studio) e infine Babbanologia (Babbanologia? Ma io
non l’ho scelta, l’ho seguita dopo il terzo anno ma poi ho lasciato perdere l’anno
scorso. Dev’esserci un errore …)
“Ehi,
Seamus!” esclamò Neville “Hanno aggiunto anche a te Babbanologia?”
“Fammi
controllare …” Finnigam preso il suo foglietto che
aveva lasciato sotto al piatto col bacon, lo guardò e disse: “Sì, strano, io ho
vissuto spesso coi babbani e non ho mai avuto
intenzione di studiarla Babbanologia.” alzò la voce
per farsi sentire dagli altri compagni di Casa: “Ehi, avete tutti Babbanologia nel programma?”
Mentre
si levava un sommesso brusio di sì, Seamus udì la voce della professoressa Alecto
Carrow alle proprie spalle: “10 punti in meno a Grifondoro: non si urla signor Finnigam.”
Seamus sbuffò e stava
per ribattere qualcosa, ma Ginny gli diede un calcio
da sotto al tavolo per farlo tacere.
La
Carrow continuò: “Da quest’anno Babbanologia
è una disciplina obbligatoria: è giusto che siate consapevoli delle crudeltà di
cui sono capaci gli sporchi umani.”
“Gli
umani?” ripeté Neville, non riuscendo a trattenersi “Beh sono d’accordo che la
storia dell’umanità sia piena di cose tremenda, ma non credevo che lei fosse un’aliena.”
“Cosa
stai dicendo, Paciock?!” replicò Alecto,
confusa e irritata.
“Ha
detto sporchi umani come se fossero
una razza a parte rispetto a quella a cui apparteniamo lei o io. Personalmente
mi sono sempre reputato un umano, un umano dotato di poteri magici, ma pur
sempre umano. Lei no?”
Un
lampo d’odio saettò nelle pupille della Mangiamorte,
poi la sua espressione si rilassò e chiese: “Tu, Paciock,
segui Arti Oscure, vero?”
“Sarebbe
Difesa contro le Arti Oscure, per l’esattezza.”
La
donna abbozzò un mezzo sorriso che non prometteva nulla di buono e disse: “Riferirò
a mio fratello e si occuperà lui, durante la lezione, a insegnarti che ci vuole
rispetto per i professori e i superiori in generali.”
Detto
ciò la Carrow voltò le spalle e raggiunse il tavolo
degli insegnanti con la stessa spensieratezza di una bambina in un campo di
margherite.
“Suonava
come una minaccia, vero?” domandò Neville agli amici.
“Decisamente.”
annuì Ginny, ancora basita da ciò che aveva sentito
dire dal ragazzo.
“Comunque
sei stato fantastico!” esclamò Seamus “Chiederle se
si ritenesse aliena è stato geniale. Bravissimo.”
“Già,
complimenti!” aggiunse Calì e anche altri grifondoro che avevano ascoltato si congratularono.
Ginny depose le
posate, si alzò in piedi e disse: “Scusate, ma devo andare: tra un quarto d’ora
inizia la lezione di pozioni di Lumacorno. Ci vediamo
a pranzo.”
Neville
gettò un occhio al suo programma delle lezioni e vide che aveva le prime due
ore libere, per cui le disse: “Aspettami, vengo con te. Voglio chiedere una
cosa al professore.”
I
due amici si alzarono dal tavolo di Grifondoro per
andare alla torre a recuperare il materiale prima di recarsi nei sotterranei
per la lezione.