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Autore: fedefede1995    30/11/2016    3 recensioni
Sirius è stufo di fare quello che gli dicono gli altri. Prendendo in mano la sua vita, cercherà in ogni modo possibile di aiutare il suo caro figlioccio, Harry, al meglio delle sue capacità, imbracciando il suo lato serpeverde. Nuove alleanze e vecchie conoscenze, marcheranno il viaggio dei nostri protagonisti.
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Basilisco, Charlie Weasley, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da V libro alternativo
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Ecco il secondo capitolo. Scusate il ritardo, ma non ho abbastanza tempo per fare tutto quello che devo. Capitolo scritto al volo, spero che vi piaccia. Fatemi sapere.




 

Passò dalla sua camera per cambiarsi d'abito. Optò per un completo meno elegante e più nella norma, per non attirare attenzioni indesiderate verso di lui. Remus avrebbe sentito di sicuro la scia lasciata da Harry, ma contava sul fatto che avrebbe chiesto prima a lui delle spiegazioni. Era sempre stato leale, non voleva pensare di dover prendere posizione contro di lui.

Tutte quelle teste rosse della famiglia Weasley riempivano la cucina, anche Hermione era stata invitata a trascorrere lì le vacanze. La rabbia per l'ingiustizia verso il suo figlioccio gli fece venir voglia di prendere a pugni qualcuno. La cosa veramente ridicola era il fatto che era riuscito ad entrare nella casa dei Dursley senza difficoltà e aveva portato via l'oggetto delle loro guardie smaterializzandosi nel quartier generale senza che nessuno se ne accorgesse. Se questa era l'idea di sicurezza di Albus..

Scansionò con lo sguardo i presenti che non sembravano considerare il fato di essere degli ospiti in quel posto. Molly soprattutto credeva di dover prendere in mano la situazione. Le era certamente grato per i pasti e per il ruolo di riferimento che aveva avuto in passato per il piccolo prongslet, ma non sembrava voler accettare il fatto che il ragazzo non fosse figlio suo e che aveva un padrino. Lo considerava un irresponsabile, solo perché affrontava la vita con più leggerezza, ma lo sottovalutava. Sotto quel suo lato da burlone, si nascondeva tanto altro.

Nessuno sembrava aver notato la sua presenza. Si diresse verso l'armadio dei liquori e si versò due dita di Firewhiskey in un bicchiere. Si lasciò cadere sulla sedia a capo tavola e sorseggiò lentamente il suo drink. Il leggero bruciore in gola coprì l'amaro della delusione e dell'ira. Le ore della notte passavano e il livello della bottiglia diminuiva. L'orologio nel corridoio batté sei rintocchi. Aveva passato la notte in bianco, senza che nessuno si curasse di lui. Si sentiva terribilmente solo.

Remus entrò nella stanza qualche minuto dopo, dirigendosi come prima cosa verso di lui per salutarlo con una pacca sulla spalla. Quanto avrebbe voluto afferrarlo e baciarlo fino a svenire per la mancanza di ossigeno, ma non lo avrebbe di certo obbligato. Aveva visto come il suo amico guardava la figlia di Andromeda e non lo avrebbe di certo messo davanti ad un bivio così doloroso per lui.

Quando gli fu a fianco, sentì la sua mano afferrargli in modo non troppo gentile la spalla e costringerlo ad incontrare lo sguardo color ambra. Prima che potesse spiegare, vide con la coda dell'occhio Kreacher alla porta che lo fissava. Si alzò e andò verso di lui. Sul pianerottolo l'elfo sembrò esitare, ma con una sua rassicurazione iniziò a parlare.

"Padrone ha detto a Kreacher di venire per padroncino. Kreacher viene per dire che padroncino sta urlando nella sua stanza. Ma Kreacher sicuro che nessuno entrato nella camera."

"Sirius, cosa diavolo sta succedendo? Cosa hai fatto?"

"Seguimi."

Salirono in fretta le scale e una volta aperta la porta le urla raggiunsero le loro orecchie. In un secondo furono ai lati del letto, cercando di liberare il corpo dalle coperte. Si trascinava da un lato all'altro, gridando il nome di Cedric e graffiando la fronte nel punto della cicatrice che spiccava rossa e infiammata. Lo tennero fermo per evitare che si facesse male ulteriormente e lo scossero per svegliarlo.

Sbarrò gli occhi e si dimenò, non riuscendo a capire dove si trovasse.

"Tranquillo, Harry. Sei al sicuro. Shh.. tranquillo. Kreacher! Portami una tisana per tre per favore."

Con un inchino si diresse in cucina per portare ciò che gli era stato richiesto, lasciando i tre uomini da soli. Lo teneva ancora stretto tra le sue braccia, posando dei baci leggeri sulla testa, mentre il suo piccolo si avvinghiava a lui, come se avesse paura di perderlo.

"Ti va di parlarne, Harry?"

Scosse la testa e si staccò, sedendosi nel letto con le gambe a penzoloni.

"Professor Lupin.."

"Non sono più un tuo professore, chiamami Remus o Moony se ti va. Volete un momento da soli?"

"No, Remy. Rimani."

Sorseggiarono dalle loro tazze, guardandolo preoccupati, mentre si scambiavano una conversazione silenziosa tra di loro. Come aveva previsto, il suo amico era dalla sua parte. Vedeva il lupo emergere in lui, di solito molto tranquillo, irrequieto. Il colore degli occhi leggermente più intenso.

"Remus è dalla tua parte, non ci tradirà. Nessun altro saprà che sei qui, puoi stare tranquillo. Ora vedo che c'è qualcosa che vorresti dirmi, ma ti stai trattenendo. Sputa il rospo, su."

Lo vide mordicchiarsi il labbro inferiore e abbassare lo sguardo. I piedi sembravano essere diventati molto più interessanti di qualsiasi altra cosa. Gli mise un dito sotto il mento e gli alzò il volto, alzando un sopracciglio in attesa della domanda fatidica.

"Pensavo che ti fossi pentito e che mi avresti mandato indietro da.."

Quindi dubitava ancora di lui. Naturale dopotutto, anche nella sua adolescenza non si era mai affidato alla parola degli altri vista la sua esperienza personale. Solo con i genitori di James aveva avuto la possibilità di vivere in modo spensierato, per quanto un persona possa farlo in periodo di guerra.

"So che non riesci a credere fino in fondo a quello che ti dico, ma te lo ripeto. Non tornerai mai più in quel posto a costo di rapirti di nuovo e fuggire in America. Tornerei volentieri in quella maledetta cella di Azkaban per te, cucciolo. Non dubitarlo mai. Visto che sei sveglio e abbiamo Moony qui come palo, puoi andare al bagno a sciacquarti la faccia e magari rinfrescarti un po'."

Lo guidò fino in fondo al corridoio. Su quel piano c'erano solo la sua camera e quella di Regulus, oltre che ad un bagno, quindi non dovevano preoccuparsi se non di essere visti dalle persone al piano di sotto. A quanto pareva la casa aveva bloccato l'accesso a quel piano a coloro che non erano segnalati attraverso il sangue nelle barriere magiche perchè i gemelli che stavano correndo su per le scale vennero scaraventati all'indietro da una barriera invisibile. Ebbe giusto il tempo di chiudere in bagno il suo figlioccio e andare a controllare che non si fossero rotti nulla. Quei due erano dei combina guai viventi, peggiori dei Malandrini.

Quando si fu accertato che la presenza di Harry era passata inosservata, lo raggiunse. Bussò leggermente e fece sentire la sua voce, in modo che capisse di chi si trattava. Un leggero avanti ed entrò.

Kreacher aveva portato dei vestiti di suo fratello. Le piccole mani del ragazzo accarezzavano quelle stoffe pregiate, come se non avessero mai visto nulla del genere. Era certamente un passo avanti rispetto a quegli stracci che i suoi zii gli avevano fornito, ma capiva che potevano sembrare davvero strani per qualcuno che non apparteneva alla cerchia dei purosangue.

"Con questi sembrerò Malfoy.."

"Come erede della casa dei Potter e Black devi avere un aspetto da riccone con la puzza sotto al naso, altrimenti non puoi recitare al meglio la tua parte nella società. I guanti sono la parte più strana del completo, ma una volta che parteciperai ad un ballo in cui tutti vorranno stringerti la mano ringrazierai il cielo di indossarli. Alcuni tendono a sudare parecchio quando sotto pressione e non è per nulla piacevole avere contatti pelle a pelle.. se capisci quello che voglio dire."

Era riuscito a trappagli un piccolo sorriso, oltre che ad un brivido di disgusto per l'immagine mentale. Lo lasciò da solo a sistemarsi.

 

 

"Sirius, perché lo hai portato via dalla sicurezza della casa dei suoi parenti? Non hai sentito Albus.."

"Remus, non nominarlo nemmeno per la prossima settimana. Sicurezza dici? Appena ha aperto la porta e scoppiato a piangere e quella balena di suo zio aveva la stessa faccia di mio padre quando attaccai quel calendario di ragazze babbane in camera mia. Oh vedo che ora capisci di cosa sto parlando e per rispondere ai tuoi dubbi non lo so. Non so se hanno mai alzato le mani contro di lui, l'unica cosa certa è che gli negavano il cibo e.. credo che abbia vissuto gran parte della sua infanzia nel sottoscala. La sua scia era così forte e c'era un disegno..non so come affrontare il discorso con lui. Per ora ho pensato di lasciargli del tempo per abituarsi alla nuova situazione, poi si vedrà."

Attesero mezz'ora prima che rientrasse in camera. Con un colpo di bacchetta verso gli indumenti, li riadattò alla figura esile di fronte a lui. Avvicinandosi gli allacciò gli ultimi bottoni della camicia e gli sistemò il colletto della giacca verde di velluto. Era davvero perfetto, l'unica pecca quel nido in testa.

"Che ne dici di un cambio di look? Magari una cresta punk rossa oppure qualcosa come me? Credo che con un po' di lunghezza potremmo riuscire a domare i tuoi capelli."

"Non voglio sembrare una ragazza.."

"Oh avanti, un po' di fiducia in questo vecchio. Su questione di stile non devi avere paura, dopotutto sono modestamente fantastico e tra poco lo sarai anche tu."

Anche Remus stava ridendo, un po' meno teso rispetto a prima, ma con una nuova luce negli occhi. Lo fece accomodare su una sedia e, dopo aver allungato magicamente i capelli fino alle spalle, iniziò a tagliarli ed acconciarli. Il risultato finale lo soddisfò molto. Ora, se non fosse stato per quegli occhiali e per la cicatrice non lo avrebbero riconosciuto. Mettendolo davanti allo specchio gli dette il tempo per abituarsi alla sua nuova immagine e per vedere la sua reazione.

"Allora?"

"Wow."

Con una risata e una pacca sulla schiena, si dette sul letto in parte a Moony, trascinandosi Harry con lui e tenendolo sulle sue gambe. Il ragazzo sembrava a suo agio, cosa rara visto che con i suoi amici sembrava sempre voler evitare il contatto fisico. Stettero lì così per qualche minuto, godendosi il momento di pace e tranquillità, senza proferire parola. Non serviva un genio per capire che qualcosa non andava e la situazione era diversa da quello che gli era stato fatto credere.

"Sirius, potresti spiegarmi ora cosa hai intenzione di fare? Hai quello sguardo stampato in faccia come quando hai regalato dei giocattoli per gatti a Minerva il nostro sesto anno a scuola. Sputa il rospo."

"Eddai, Remy. Non rovinare il divertimento a questo povero e innocente uomo. Pensavo solo a come potesse essere divertente scoprire come se la caverebbe in forma di capra il nostro.. caro Albus."

Il suo figlioccio lo fisavva con gli occhi spalancati e una mano sulla bocca per coprire la sua risata. Gliela spostò, lì era libero di fare tutto il caos che desiderava.

"Puoi fare tutto il rumore che vuoi qui, hai capito? La casa ha deciso di nascondere questo piano, quindi solo i presenti possono salire fino a qui e sentire i rumori dai piani inferiori. Ora però sono curioso, cosa ti ha detto il serpente sulla maniglia della porta?"

"Ehm.. mi ha detto che la nobile e antica casata dei Black mi dava il benvenuto e che la mia magia era molto forte, più di quanto avesse mai visto in una persona che aveva varcato le sue porte."

"Interessante. Mai pensato ad un serpente come famiglio? Mi sembra stupido sprecare questo tuo talento."

"Sarebbe bello, ma dopo tornerebbe tutti a guardarmi come durante il mio secondo anno e.. Ron non mi parlerebbe più ed Hermione lo seguirebbe a ruota come durante il Torneo Tre Maghi."

Lui era l'ultimo che poteva parlare, dal momento che aveva tormentato Piton fin dal primo momento che lo aveva visto solo per il suo aspetto e poi soprattutto per la sua appartenenza alla casa Serpeverde, ma quei ragazzini non riusciva proprio a capirli. Harry aveva rischiato la pelle molte volte sia per loro che per i membri della loro famiglia, ma questo non li aveva mai fermati dall'emarginarlo nel momento del bisogno. Passandogli una mano sulla schiena cercava di dargli il suo supporto, implorando con lo sguardo Remus per dire qualcosa. Era sempre stato il migliore in queste cose, il più diplomatico del gruppo.

"Harry, forse dovresti iniziare a fare cose per stare bene tu, senza guardare al giudizio degli altri. Se sono veramente tuoi amici allora prima o poi capiranno, altrimenti vuol dire che il legame che avevate creato era meno forte di quello che pensavi."

Inconsciamente, annuì qualche volta. Il ragazzo non era stupido, sapeva bene queste cose, ma aveva bisogno di rassicurazioni, di qualcuno pronto ad aiutarlo nei momenti difficili.

"Non credo che Remus sarà d'accordo con quello che sto per proporti, ma secondo la mia modesta opinione sei rimasto chiuso in casa per troppo tempo. Una gita in città è in ordine. Potremmo andare nella comunità magica appena fuori Diagon Alley, non credo tu ci sia mai stato. Potremmo indossare degli incantesimi di identità, in modo da non essere riconosciuti e magari mentre siamo lì, potresti prendere una pozione per sbarazzarti di quegli occhiali."

"Esiste una pozione simile?"

"È deciso, si va. Moony, vieni o vuoi startene qui tutto solo a giustificare la mia assenza al resto dei presenti? Non che gliene importi molto, dal momento che ieri sono sparito per ore e nessuno mi ha cercato.. in ogni caso io e Harry stiamo uscendo. Prendi il mantello dell'invisibilità e la bacchetta, per sicurezza. E ricordati i guanti, in quel posto c'è pieno di snob pieni di soldi."

"Non andate da nessuna parte senza di me. Merlino solo sa cosa potresti combinare da solo, Paddy."

Si alzò in piedi e circondò con un braccio il suo amico più alto, che lo strinse attorno al bacino, stupendolo. Appoggiandosi un po' al corpo caldo accanto al suo e stringendo a sé il suo figlioccio si smaterializzarono. Il posto non era troppo affollato e ognuno sembrava badare ai fatti suoi. Con i suoi nuovi capelli biondi legati in una coda bassa da un fiocco, posò un mano sulla spalla del ragazzo e si avviarono verso l'ottico. Rispetto all'ultima volta che era stato lì le cose non sembravano essere cambiate di una virgola. Notò solo una libreria e un negozio di dolci che non c'erano ai suoi tempi, posti in cui di sicuro avrebbero fatto tappa.

La pozione per correggere la vista ebbe un effetto immediato, ma invece che distruggere la sua vecchia montatura il ragazzo se li mise in tasca, probabilmente per ricordo. Ora era veramente irriconoscibile con la frangia a coprirgli la cicatrice. Alcune delle signore li guardavano interessate, soprattutto per il fatto che il suo anello da Lord e il dito della fede nuziale vuoto spiccavano sulla sua mano pallida. Remus sembrava aver fatta sua la missione di tenersi ad un massimo di trenta centimetri di distanza da loro e questo non fece altro che aumentare il suo nervosismo. Quella vicinanza lo faceva impazzire e i segnali che il suo amico gli stava mandando, tra contatti leggeri, sguardi e battutine, lo confusero come non mai. Guardando il sorriso furbo del suo figlioccio si domandò cosa stesse perdendo, ma non ci fece troppo caso. Uscirono dal negozio di dolci con due borse piene di cose di tutti i tipi e nonostante le proteste di Moony, si fece fare una carta regalo da cento galeoni di cioccolato, l'unica cosa che sapeva avrebbe apprezzato a pieno.

Trasfigurando i loro vestiti a favore di qualcosa di più babbano, continuarono la loro spedizione nel centro di Londra. Sapeva bene che il suo figlioccio era a disagio in quel genere di vestiti e di certo non lo avrebbe costretto ad indossarli quando lui stesso da giovane aveva fatto suo lo stile da “traditore del suo sangue” come sua madre lo aveva definito. Le commesse del negozio in cui erano entrati ci provano spudoratamente con lui, soprattutto dopo aver mostrato la carta di credito senza limite di spesa. Tutte quelle attenzioni però non lo facevano stare tranquillo. Dopo essere scappato dalla prigione magica, le folle e le persone insistenti non lo facevano sentire al sicuro. Remus, percependo chiaramente il suo disconforto, gli passò un braccio attorno al bacino e gli posò un bacio sulla guancia. Un sorriso da lunatico gli si dipinse sul volto, mentre Harry rideva sotto i baffi e la commessa si ritirava imbarazzata dietro alla cassa. Il suo cervello aveva deciso di prendersi una vacanza, così come le sue gambe, improvvisamente molli.

“Siri, tutto ok?”

Annuendo vigorosamente si affrettò a pagare e, dopo aver afferrato le buste, si lanciò fuori dal negozio. Decisero di pranzare in un famoso fast-food dove decise di provare un po' tutto quello che il posto proponeva. Con la pancia piena e i piedi distrutti tornarono a casa.

Era stato di certo un pomeriggio interessante, sopratutto nel negozio di vestiti, ma probabilmente era stata solamente una messa in scena per aiutarlo e niente di più. Ninfadora era quello che Remus voleva, non di sicuro lui. Dopo essersi assicurato che il suo figlioccio avesse tutto quello di cui aveva bisogno, e dopo una lunga doccia calda, si recò al piano di sotto. Molly sembrò accorgersi del suo arrivo, perché lo spinse a tavola, riempiendogli il piatto come se fosse un bambino di cinque anni e rimproverandolo per le sue cattive abitudini. Con lo stomaco ancora pieno dalla sua gita, toccò a malapena il cibo cosa che la donna non ci fece passare liscia. Remus si era nel posto alla sua destra accanto alla sua cuginetta. Abbassò lo sguardo leggermente velato da lacrime. Era perfettamente in grado di nascondere il suo stato d'animo, ma a quanto pare con lui non funzionava, perché una mano sotto al tavolo afferrò la sua poggiata sulle ginocchia. I loro occhi si incontrarono, ma di fronte a sé un insolito color giallo intenso lo osservava con preoccupazione. Il contatto con l'uomo lo faceva sentire così sicuro e al completo come mai nessuno lo aveva fatto sentire. Aveva avuto amanti di entrambi i generi, ma nessuno era riuscito mai a conquistare il suo cuore, perché fin dal suo sesto anno si era innamorato del timido, intelligente e meraviglioso uomo di fronte a lui.

Mentre la signora Weasley sparecchiava la tavola e mandava i ragazzi nell'altra stanza per preparare la cucina per l'arrivo degli altri membri dell'ordine, lui e il suo compagno rimasero lì, guardandosi e basta, ignorando il resto dei presenti e studiandosi l'uno con l'altro. Pian piano il color ambrato degli occhi di Moony tornò normale, ma le loro dita rimasero intrecciate, mentre con il pollice gli accarezzava il dorso della mano.

Solo quando tutti si furono accomodati e Silente iniziò a parlare si divisero, lasciandogli una piacevole sensazione di calore. Parlarono di come si sarebbero dovuti muovere per sconfiggere Voldemort, ma nessuno accennò al suo figlioccio, fino a quando Kingsley uscì inciampando dal camino.

“Albus, il ragazzo.. è sparito. Quando sono andato a domandare dove fosse ai suoi parenti mi hanno risposto, testualmente, che non gliene importava nulla di quel maledetto spostato e che per quanto li riguarda sperano che faccia la stessa fine dei suoi genitori.”

“Avevi detto che era al sicuro, mi hai giurato che il mio figlioccio era in luogo dove nessuno lo avrebbe potuto raggiungere o fargli del male, ma a quanto pare non hai considerato il fatto che la vera minaccia fosse all'interno di quelle quattro mura. Una volta ti stimavo Albus, ma sinceramente non so più cosa pensare. Ora vado a scrivere una lettera ad Harry con la speranza che stia bene. Se gli succede qualcosa sappi che sarò contento di tornare ad Azkaban con le mani veramente sporche di sangue questa volta.”

Aveva parlato con la voce leggera, ma con un tono talmente sicuro e letale da fare impallidire quasi tutti i presenti. Sollevandosi dalla sedia, uscì dalla stanza e si diresse al piano di sopra. Non avrebbe più aspettato, doveva sapere esattamente il tipo di trattamento che aveva ricevuto il suo cucciolo, soprattutto dopo la frase che l'auror aveva riportato. Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene al pensiero di come Petunia e quella balena di suo marito avevano insultato la memoria dei suoi amici, ma era sollevato che l'incantesimo di memoria aveva funzionato sui babbani. La cosa più importante in quel momento però era parlare con Harry.

“Tutto bene, Siri? Ho fatto qualcosa che non andava?”

“No, cucciolo. Sono arrabbiato, ma non è assolutamente colpa tua. Uno dei membri dell'Ordine ha riportato la tua assenza, ma i tuoi parenti non si ricordano di me. E puoi stare tranquillo che non sospettano di me, attualmente credono che io stia scrivendo una lettera per rintracciarti.”

“Non voglio tornare la.. farò tutto quello che vuoi, ma ti prego, non permettergli di riportarmi indietro.”

“Non permetterò a nessuno di portarti via da me, ma dobbiamo parlare. Posso solo intuire dalla tua reazione che il loro comportamento nei tuoi confronti non fosse dei migliori, ma vorrei sentire da te lo stato delle cose. Non mentirmi, ti prometto che non farò nulla di stupido e non andrò a cercarli, ma non raccontarmi una favoletta che non esiste. Voglio la verità.”

Quei grandi occhi verdi lo fissavano intensamente. Vedeva la lotta interiore del suo figlioccio, ma non avrebbero rimandato di nuovo quel discorso. Dopo un respiro profondo, abbassò lo sguardo e iniziò quello che si rivelò essere il peggiore dei suoi incubi.

“La mia stanza fino a quando ricevetti la mia prima lettera per Hogwarts era il sottoscala.”

Rovistò nel suo baule fino a quando non trovò quello che cercava. Ricomposta nel migliore dei modi, la lettera di ammissione alla scuola di stregoneria con l'indirizzo: Signor Potter, sottoscala, Privet Drive numero 4.

Si alzò di scatto dal letto e lanciò la lampada del comodino contro al muro, accecato dalla furia.

“SIRIUS”

La voce di Remus lo fece scattare e si accorse che il suo figlioccio non era più al suo posto, ma era premuto sulla parete della stanza più lontana da lui, con gli occhi sbarrati per lo spavento. Quello di cui era certo è che sarebbe stato un lungo pomeriggio, ma una domanda continuava a ripetersi nella sua testa: Cosa diavolo gli avevano fatto quei maledetti parenti?

   
 
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