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Autore: Eternity_Hook    05/12/2016    1 recensioni
Guardava Gabi sorridere affianco a Riccardo, come non aveva mai fatto con lui.
Vedeva come si guardavano.
Notava quando si prendevano per mano, abbozzando espressioni gioiose come poche.
Si costrinse a reprimere l' impulso di correre via, lontano da lķ, lontano da quel fastidio opprimente che gli piegava il cuore.
Lontano e basta.
---
Double-shot
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Svegliati!

Serie: Inazuma Eleven

Ship: Aitor x Gabi

Genere: Yaoi

Tema: Tempesta

Ratings: Verde

Richiesta da: Faghe71

Parole: 1034

~Ω~

C'era sangue.
C'erano lacrime.
Gabi vedeva davanti a sé quel ragazzo, privo di sensi, con una pozza di sangue attorno alla testa.
E il caos, tutto attorno.
C'era chi chiamava l' ambulanza, chi gridava, chi osservava in silenzio la scena, troppo scioccato per fare altro.
Una folla di persone li circondava, avendo assistito all' incidente.
Gabi scrutó disperato l' ammasso di gente, sperando che da qualche parte vi fosse un dottore o qualcuno di simile.
Nessuno si fece avanti, nessuno aiutava.
Guardó Aitor dritto in volto e lanció un occhiata all' uomo in moto.
Non lo vide.
Troppo caos per poterlo individuare davvero .
Strinse il corpo di Aitor tra le braccia, cercando di bloccare il flusso del sangue strappandosi una striscia della maglia da calcio, avvolgendogli la testa con essa.
Non aveva nient'altro per poterlo fare ed era mille volte pił importante lui che qualunque altra cosa.
Non poteva perderlo.
Non voleva che accadesse.
Non avrebbe potuto sopportarlo.
L' ambulanza giunse pochi minuti dopo, che a lui parvero ore, facendo scostare i passanti e arrivare i soccorritori.
Gabi guardó due uomini sulla trentina che lo portavano via dalle sue braccia, lasciandolo seduto sul marciapiede, le braccia sollevate al di sopra delle spalle, le lacrime che scendevano senza tregua.
Il rosa guardó i due mentre appoggiavano rapidamente alla barella e lo trascinavano dentro al mezzo, cambiando la 'fascia' con garze bianche e sterili.
Gabi avrebbe voluto salire su quel maledetto furgoncino di emergenza, ma le portiere furono chiuse immediatamente, portando via il ragazzo dai capelli verde acqua e gli occhi oro, quegli occhi stupendi di cui si era innamorato e che non sapeva per certo se avrebbe mai visto pił.
E decise subito di andare all' ospedale, senza perdere tempo, senza lasciare in qualche modo alle proprie gambe una possibilitą di ribellione, nonostante gli tremassero.
Accompagnato da molti della squadra, raggiunse l' ospedale pił vicino.

Erano passati sei giorni dall' operazione alla testa che i dottori avevano dovuto fare ad Aitor e lui non si era ancora svegliato .
Sei giorni in cui Gabi aveva fatto un andirivieni dall' ospedale a casa.
Sei giorni di coma, in cui Aitor non aveva dato segni di reazione.
Sei giorni in cui il rosa aveva stretto ansiosamente la sua mano con la propria, sentendosi crollare ogni volta che l' orario delle visite si concludeva.
Non voleva giocare, si rifiutava di farlo.
Non voleva fare altro che stare al suo fianco e quando era a casa si gettava sul letto, con la testa affondata nel cuscino, ricominciando a piangere disperatamente, stringendo le coperte con le dita, finendo spesso coll' addormentarsi, sfinito, vuoto, sentendosi ancora peggio, facendo incubi su incubi.
Accarezzó dei ciuffi dei suoi capelli, lasciando scorrere le proprie mani su quella pelle pallida, liscia, tiepida, molto pił tendente al freddo che al calore corporeo.
Lanció un occhiata alla finestra semi-chiusa, tornando subito ad Aitor, fissandolo, addolorato.
Nevicava, forte.
Vi era la tempesta ad infuriare al di fuori di quell'ospedale.
Il paesaggio era completamente bianco attorno a loro, i rumori del vento che soffiava era diminuito dalle pareti massicce.
-Se fossi sveglio, probabilmente brontoleresti contro il tempo- sussurró, sospirando, tracciando un cerchio sul suo polso.
Tacque brevemente, guardandolo ancora.
-Sai... nessuno della squadra riesce a concentrarsi particolarmente sul calcio ora che sei qui... siamo tutti tesi-
Una pausa, non particolarmente lunga.
Lasció vagare lo sguardo sulla sua espressione, coperta dal respiratore e collegata a tubi su tubi, troppi da contare.
-Arion e Victor vengono qui con me ogni giorno, gli altri quando possono li imitano-
Guardó il comó affianco al letto, coperto di mazzi di fiori.
Sorrise amareggiato, poi scosse il capo.
-Il dottore ha detto che per una botta simile é stato un miracolo che ti sia salvato... ha detto che se non fossero arrivati in tempo, probabilmente saresti morto dissanguato... non mi meraviglio che tu sia in coma, ma...- mandó giś un groppo alla gola che gli stava impedendo di avere un normale tono di voce.
Appena lo fece, nella sua mente si manifestarono tutti i momenti che aveva passato con lui.
Il loro primo incontro, le loro iniziali discussioni...
Diciamo che non avevano iniziato bene, ma poi, man mano, qualcosa era cambiato.
Nei loro atteggiamenti? No, non particolarmente, erano diventati amici, ma non di quelli che, appena li guardi, capisci che si conoscono da una vita e che la loro amicizia é di quelle insuperabili .
Nel suo cuore sicuramente qualcosa si era modificato.
Un forte affetto si era sviluppato, radicandosi in ogni parte di lui, impedendogli di pensare a qualcun'altro che non fosse lui in quella maniera.
Anzi, in generale non faceva che pensare a lui, fantasticare su di lui e immaginarsi cose in cui si parlava del suo futuro, sempre con lui.
Cose che fino al giorno dell'incidente, il giorno in cui Riccardo lo aveva baciato, avevano avuto almeno un minimo di possibilitą.
Ora non ne era pił tanto sicuro.
Avrebbe potuto perderlo da un momento all' altro.
La tempesta avrebbe potuto portarselo via con sé, lasciarlo da solo, facendo in modo che l' ultimo ricordo di lui fossero quel suo sguardo, tradito, bagnato dalle lacrime.
-Lo so che forse mi senti... anche se probabilmente é una mia speranza vana, una di quelle in cui inizi a credere per non guardare in faccia la realtą... ma anche se fosse cosģ...- un singhiozzo gli scappó dalle labbra -Svegliati!... ti prego, non potrei farcela a vivere senza di te, se te ne vai... io non avró pił un motivo per restare a mia volta, forse tu non ci crederai, ma é cosģ... io... io ti amo... e non te l' ho mai detto prima d'ora perché avevo paura... ma ti prego... resta, non andartene-
Altre lacrime, lente.
Ormai credeva di aver smesso di piangere, di averle perse tutte e che non avrebbe pił pianto... ma a quanto pareva si sbagliava.
-É finito l' orario di visite- 
La voce della dottoressa lo fece sobbalzare e si costrinse ad asciugarsi le guance con i palmi, per poi alzarsi ed annuire, uscendi dalla stanza senza volerlo davvero.
La tempesta continuava ad infuriare, l' aria che portava la neve a scontrarsi con le finestre.
-Ga...Gabi- 
Due occhi che si aprivano.

   
 
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