Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: laylabinx    06/12/2016    2 recensioni
Servono solo dieci piccole parole per mandarlo in pezzi.
Studio del personaggio di Bucky Barnes, incentrato sulle parole del codice di attivazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap 3

NdA

Avviso: questo capitolo contiene alcune immagini cruente.

 

 

Capitolo 3: Semnadtsat'



Il cielo, scuro e infido, ha il colore della cenere di sigaretta e la minaccia di una bufera sembra essere dietro l'angolo. Fiocchi pesanti e corposi cadono giù come palle di cotone bagnato, mischiandosi con il nevischio che turbina nell'aria gelida. Si posano sulle uniformi, affondano nella stoffa e il freddo si fa strada fino alle ossa. Se il colore grigio potesse essere un luogo, sarebbe di certo quella vallata ricoperta di neve.

Un tratto di binario ferroviario è visibile in lontananza, spesso e nero come il corpo di una vipera. Ci sono dei cavi sopra le loro teste, ridicolmente sottili e ondeggianti al passaggio del vento. Morita assicura che sono abbastanza resistenti e se qualcuno degli altri ha dubbi in merito preferisce non condividerli col resto del gruppo. Hanno un treno da prendere che arriverà a minuti, mentre la neve continua a cadere.

«Ricordi quando ti ho portato sulle montagne russe a Coney Island?» chiede Bucky, gli occhi fissi sui binari. Sente il bisogno di fare conversazione perché il piano è del tutto folle e Cristo Santo, per arrivare a fondovalle c'è un bel pezzo di discesa.

Steve lo asseconda, anche i suoi occhi sono fissi sui binari. «Sì. Ho dato di stomaco.»

«Ti stai vendicando, vero?»

Un angolo della bocca di Steve si inarca per un istante. «Perché mai dovrei farlo?»

Bucky sorride e si aggiusta la giacca più stretta intorno al corpo. Sa di non essere l'unico a sentire freddo ma per qualche ragione sembra scavargli dentro, a fondo. Non sa perché, non ha un vero metro di giudizio in merito, eppure è abbastanza sicuro di essere diventato più sensibile al freddo per colpa di tutto quello che i dottori dell'Hydra1 gli hanno iniettato. Non si è più sentito sul serio al caldo da mesi e attribuisce la colpa a tutti gli esperimenti che hanno fatto su di lui.

Non è solo una sensazione superficiale. Il freddo penetra e gli si avvinghia addosso, cristallizza le sue molecole e fa diventare il suo sangue una fanghiglia ghiacciata. Pensa che se in qualche modo dovesse farcela e sopravvivere, se riuscisse a tornare dalla guerra, finirebbe per trasferirsi in Arizona e vivere nel deserto.

La conferma a procedere arriva un minuto dopo: il treno si sta avvicinando. Zola è a bordo e la finestra di tempo per agire si rimpicciolisce man mano che si apre. Steve è il primo a lanciarsi, agganciandosi al cavo e buttandosi giù dal dirupo. Bucky lo segue subito dopo, scivolando lungo il cavo verso il treno che procede a tutta velocità.

C'è un breve momento di panico in cui sembra che la discesa sia troppo lenta, che potrebbero mancare il bersaglio e fallire, ma dopo qualche istante atterrano sul tetto di un convoglio in movimento e ogni cosa sembra surreale. Nonostante la forza d'inerzia sono in grado di muoversi con disinvoltura, passando da una carrozza all'altra fino ad arrivare a quella giusta.

Steve scende per la scala per primo; Bucky si tiene a poca distanza e tutti e due entrano nella carrozza vuota. L'elemento sorpresa è dalla loro parte e se la fortuna decidesse di giocare almeno una piccola parte in tutto ciò forse potrebbero catturare Zola senza dover sparare neanche un colpo. Certo, si tratta più che altro di una pia illusione.

Steve lo precede e avanza lungo la carrozza di qualche passo. È sufficiente perché una porta si chiuda all'improvviso tra di loro, separandoli: sono solo pochi centimetri di acciaio e vetro che comunque hanno l'effetto di un blocco di cemento. Succede tutto nel giro di un attimo e il piano va completamente a rotoli.

Si sentono le esplosioni dei fucili dietro di loro, un forte schianto dal lato della porta dove si trova Steve e Bucky si nasconde dietro una pila di casse per evitare di essere colpito. Non è sicuro di chi gli stia sparando, anche se non ha alcuna importanza - non ha intenzione di lasciarsi uccidere. Steve ha il proprio daffare nell'altro scompartimento, qualcosa di più imponente di un semplice scontro a fuoco come quello dalla parte di Bucky.

Una sparatoria al chiuso non è mai preferibile ed è anche peggio quando il nemico ha molte più munizioni di te. Bucky esaurisce gli ultimi due proiettili e sente un click che gli fa aggrovigliare le budella: il caricatore ormai è vuoto e inutile. L'altro uomo, chiunque lui sia, ha ancora quella che sembra una scorta interminabile di munizioni e non ci vorrà molto prima che lui venga costretto alla resa, nell'angolo in cui si è rannicchiato.

Prende un respiro profondo e deglutisce, non c'è alcuna possibilità che stavolta riesca ad uscirne. Pensa che potrebbe buttarsi addosso al cecchino, metterlo al tappeto e fermarlo prima che arrivi a Steve. È vero, morirebbe nel farlo, ma almeno sarebbe per una buona ragione. Si fa coraggio preparandosi alla carica, pronto ad accettare il suo inevitabile destino.

In quel momento la porta si apre per miracolo e Steve gli lancia una pistola. Bucky la afferra al volo e non ha quasi tempo di farsi domande su cosa stia per succedere perché Steve inizia a correre in direzione dell'uomo col fucile come un toro alla carica, lo scudo che protegge entrambi mentre i proiettili ci rimbalzano sopra con un tintinnio.

Sbatte lo scudo contro lo scaffale più vicino, facendo scivolare una delle pesanti casse addosso al cecchino e costringendolo a scansarsi di lato. Questo dà a Bucky il tempo di prendere la mira e sparargli un unico colpo nel petto; l'uomo cade a terra e nella carrozza torna ad esserci silenzio.

«L'avevo messo alle corde,» mormora senza fiato, la pistola puntata sul nemico esanime. La sua mano trema appena e Steve è abbastanza indulgente da trattenersi dal farglielo notare.

«L'ho visto,» lo riassicura.

Qualsiasi cosa Bucky stesse per dire viene interrotta, perché la porta si apre di nuovo e Steve gli urla di abbassarsi. Riesce solo a intravedere il rapido movimento dello scudo, poi l'intera carrozza è scossa dal contraccolpo di una deflagrazione.

Steve finisce lanciato per aria e una delle pareti di metallo esplode verso l'esterno, il vagone diventa un vuoto gelido in un istante. Una voce ordina di sparare un'altra volta ma Steve è sempre fuori combattimento, lo scudo accanto a lui, così Bucky prende una decisione.

Raccoglie lo scudo perché è il suo turno di proteggere Steve, bloccando i colpi e creando un diversivo. Raccoglie lo scudo perché altrimenti lui e Steve verrebbero uccisi e non può lasciare che accada. Raccoglie lo scudo perché il soldato dell'Hydra che li ha attaccati sta ricaricando la propria arma e non c'è altra scelta.

Lo sparo è abbastanza potente da proiettarlo all'indietro e fargli mancare l'aria dai polmoni. Sente una ventata d'aria fredda sulla pelle e cerca un appiglio qualsiasi alla cieca, le sue mani si stringono intorno a una maniglia che ormai dondola a causa dei danni subiti.

Steve sta gridando il suo nome, gli sta dicendo di resistere, di afferrargli la mano. È troppo lontano da lui - in verità soltanto alcuni millimetri che però si trasformano in miglia tra di loro. Bucky non può arrivarci, sa che non può, ma ci prova lo stesso. La lamiera oscilla con un cigolio ferroso, Steve si sporge per raggiungerlo, Bucky si allunga a propria volta…

Il metallo cede all'improvviso e lo fa precipitare nel nulla, tra il ghiaccio e la neve. Riesce a vedere Steve che grida ancora il suo nome, gli occhi spalancati e terrorizzati mentre lo guarda cadere. Anche lui sta urlando ma Steve quasi non riesce a sentirlo per via del vento e del nevischio che gli sferzano il viso. Il treno, i binari, Steve tutto scompare in lontananza.

Il vuoto sotto di lui si trasforma in roccia in un baleno. Il primo impatto è il peggiore, perché atterra sulla spalla sinistra e il braccio si spezza come un ramoscello. L'urto col suolo lo fa rotolare e rimbalzare quasi fosse una bambola di stracci, rompendo altre ossa e lacerando la pelle; le costole vengono schiacciate da un lato, i polmoni si riempiono di aria e sangue con un gorgoglio disgustoso. Il cranio colpisce qualcosa di duro e solido e per un momento il mondo si tinge di nero.

Ricade di schiena nella neve, spezzato, sanguinante e morente. C'è sangue nei suoi occhi, nella sua bocca, sangue che continua a scorrergli sul viso. Perde conoscenza ma ogni tanto sembra tornare in sé, giusto per un minuto o per una manciata di secondi. Cerca di prendere fiato e i polmoni non collaborano, bloccandogli ogni respiro in un rantolo. Sente un suono ansimante, acuto, e gli serve un po' di tempo per realizzare che viene da lui.

Il dolore è indescrivibile, peggiore di qualsiasi cosa abbia mai provato, talmente intenso da farlo svenire svariate volte. Se gli capita di riprendere i sensi lo assalgono nuove ondate di agonia e geme con lamenti pietosi che non sembrano neanche umani.

Prova a muoversi o a girarsi in un tentativo di mettersi in piedi, perché restare sdraiato lì significa senza dubbio morire. Non funziona; con le costole frantumate, una gamba rotta e quello che con molta probabilità è un trauma cranico, non c'è davvero molto che sia in grado di fare.

La sua spalla sinistra sembra andare a fuoco, a dispetto del freddo, e si sforza di sollevare il braccio per controllare i danni. Peccato che non ci sia più un braccio: è stato tranciato via poco al di sotto della spalla e sulla neve si allarga una chiazza di sangue rosso vivo. Di fronte a quello spettacolo torna a perdere conoscenza.

Quando apre di nuovo gli occhi si sta muovendo. In effetti lui non sta muovendo un muscolo, qualcuno lo sta trascinando in mezzo alla neve. Non sa chi l'abbia trovato o come, gli sembra di capire che parlino russo. Il moncherino insanguinato lascia dietro di sé una lunga scia cruenta e uno strato di neve sporca si è congelato intorno alla carne maciullata e all'osso esposto.

Gli si offusca la vista e si rende conto di non riuscire a respirare. Pensa che dovrebbe essere in preda al panico ma perde i sensi prima di poterci riuscire; la testa ciondola all'indietro e con la coda dell'occhio cattura l'immagine di un orologio al polso di uno degli uomini che lo stanno trascinando. 

11:17.

Socchiude le palpebre, sputa un'ultima boccata di sangue e smette di respirare. James Buchanan Barnes muore alle undici e diciassette del mattino.

 

 

 

1. L'autrice ha scelto di utilizzare questa versione del nome, anche se di solito in ambito MCU viene scritto tutto in maiuscolo. [NdT]

 

 
Capitolo originale dell'autrice

Show her some love!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: laylabinx