Serie TV > Poldark
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    09/12/2016    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Demelza, dopo il tradimento di Ross, se ne fosse andata di casa?
Dopo la lite furiosa fra i due in cui ha rovesciato ogni cosa dal tavolo, urlando al marito tutta la sua rabbia, Demelza decide che non ha più senso rimanere a Nampara, con un uomo che non la desidera più e che sogna una vita con un'altra donna.
Prende Jeremy e Garrick, parte per Londra e fa perdere le sue tracce al marito, ricominciando una nuova vita lontana da lui e dalla Cornovaglia.
Come vivrà? E come la prenderà Ross quando, al suo ritorno da Truro, non la troverà più a casa?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"E' davvero bellissima, fra una quindicina d'anni sarà fra le ragazze più ammirate di Londra".

Demelza, muovendosi dolcemente sulla sedia a dondolo, osservò la sua bambina che, placidamente, dormiva fra le sue braccia. "Per ora Caroline, grazie a te, è la bambina col guardaroba più fornito della capitale. Ha più abiti di me".

Caroline rise. "Ah, non credo, i figli del re forse hanno molti più vestiti. E comunque è una bambina di classe, Clowance, si vede a prima vista! Inoltre, è un piacere comprare vestitini a lei e a Jeremy, non credevo che la moda infantile mi potesse dare tante soddisfazioni".

Demelza sorrise. "E allora visto che le cose stanno così, che aspetti a fare un figlio? Circolano tante voci su di te, che ti vogliono fidanzata con questo o quell'altro lord, sai? Ti affibbiano un nuovo fidanzato a settimana".

"Sì, vero! Settimana scorsa era Lord Corvoy, quella prima ancora il Visconte di Touregh e questa settimana...". Ci pensò su, osservando distrattamente il soffitto. "Sai che non ricordo...? Forse Sir Donald Ziever, il banchiere".

"Questa settimana ho partorito, mi sono persa un sacco di pettegolezzi a causa di Clowance e non sono aggiornata sui tuoi presunti fidanzamenti" – sussurrò Demelza, sorridendo dolcemente alla figlia. "E comunque, Caroline, di tutti questi fidanzati, ce n'è qualcuno che ti piace davvero?".

"No, sono tutti noiosissimi e tronfi del loro milionario conto bancario".

Demelza alzò lo sguardo su di lei, osservandola attentamente. "Pensi ancora a Dwight?". Ogni tanto si chiedeva cosa avesse fatto il suo amico, se davvero fosse partito per la guerra come le aveva confidato prima che lei lasciasse la Cornovaglia.

Caroline si morse il labbro, quasi fosse in difficoltà. "All'inizio mi ha scritto molte lettere che puntualmente gli rimandavo indietro. Però poi mi sono decisa a mandargli una risposta, gli ho intimato di lasciarmi in pace e non ho più avuto sue notizie. Quindi...".

"Quindi questo non significa che non lo ami più". Demelza era frustrata per la situazione fra Dwight e Caroline, era una sua spina nel fianco ricordare che si erano lasciati a causa di Ross e delle scelte scellerate durante il periodo in cui faceva contrabbando. "Caroline, Dwight sarebbe partito con te, voleva farlo, non vedeva l'ora! Quella sera non si è presentato all'appuntamento perché si è accorto che Ross era in pericolo, che stava per cadere in un'imboscata ed è rimasto coinvolto negli scontri. Se c'è qualcuno con cui dovresti prendertela, quella persona sono io, non lui".

"Tu? E cosa c'entri, scusa?".

"Non sono riuscita ad impedire che mio marito proseguisse in quell'attività, non sono riuscita a fermarlo e alla fine è stato Dwight a pagarne il prezzo più alto".

Caroline scosse la testa. "Non sei responsabile per le azioni di tuo marito, Demelza. Sei sempre stata molto tollerante con lui, lo hai seguito e sostenuto con una forza non comune, hai avuto una pazienza infinita. Ma Ross Poldark, per quel che lo conosco, è uno scavezzacollo che agisce senza pensare alle conseguenze di quello che fa e dubito che tu saresti mai riuscita a cambiarlo. Suppongo che questo, comunque, faccia parte del suo fascino, no?".

Demelza sorrise, con una punta di amarezza. Era vero, Ross era una persona che viveva sempre in bilico, una testa calda della peggior specie, con un codice morale e d'onore che niente e nessuno avrebbe potuto scalfire e questo e tanti altri aspetti l'avevano fatta innamorare di lui, così forte, così diverso dagli altri uomini della sua classe sociale. "Già, il suo fascino... Che è quello che purtroppo mi ha fregata".

"Pensi ancora a lui?".

Demelza guardò sua figlia. "Come potrei non farlo? Clowance e Jeremy sono opera sua".

Caroline sospirò. "Glielo farai sapere della bambina? Voglio dire, credo sia un suo diritto...".

"Sai, avevo anche pensato di farlo ma...". Demelza abbracciò la bimba, baciandola sulla fronte. "Poi mi sono chiesta dove avrei dovuto scrivergli, se a Nampara o a Trenwith... E mi è passata la voglia. Ha la sua vita ora e io non ne faccio parte. E di certo non ne fanno parte i miei bambini".

"Pensi che ti abbia dimenticato?".

A quella domanda, Demelza sorrise amaramente. "Mi aveva dimenticata da ben prima che partissi. Nel suo cuore e nella sua mente c'erano solo Elizabeth e le sue necessità".

Calò il silenzio, un silenzio pesante. Nessuna delle due sapeva cosa dire ed entrambe erano consapevoli che in fondo era inutile parlarne, sia Dwight che Ross facevano ormai parte del loro passato.

Un sommesso bussare, seguito dalla voce di Margareth, ruppe quel momento di stasi. "Signora, avete visite".

Demelza e Caroline si guardarono in faccia incuriosite.

"Aspetti qualcuno?".

"No". Demelza si strinse nello scialle, guardando verso la porta della sua camera. "Margareth, chi è?".

"Il signor Devrille con sua moglie".

Caroline parve incuriosita. "Il finanziere? Lo conosci?".

"E' uno dei miei clienti abituali alla locanda". Era stupita, cosa ci faceva lì? "Falli entrare, Margareth".

"Certo signora".

Demelza si sistemò i capelli che le ricadevano liberi sul collo e sulla schiena. Indossava una veste da camera e di certo non era nelle condizioni per ricevere una persona di così alto lignaggio, ma non aveva il tempo materiale né la voglia di cambiarsi d'abito. Era ancora spossata dal parto e tutto quello che desiderava era rimettersi a letto e dormire.

Martin Devrille e sua moglie Diane comparvero dopo alcuni istanti, con un grosso mazzo di rose fra le mani. "Signora Demelza, vogliate scusarci per l'intrusione, ma ci tenevamo a farvi le congratulazioni per il lieto evento".

Demelza sorrise, cercando di alzarsi dalla sedia a dondolo. Ma Diane la fermò. "Oh, non sforzatevi, rimanete comoda". Le si avvicinò poggiando i fiori sul tavolino e facendole un inchino. "Siamo solo di passaggio, una visita di cortesia".

"Vi ringrazio. E colgo l'occasione per presentarvi una mia cara amica, la signorina Caroline Penvenen".

Martin Devrille fece un profondo inchino. "Signorina Penvenen, è un piacere conoscervi di persona. Siete molto famosa in città".

Caroline rise. "Più che altro, la gente ama parlare di me".

Demelza e i coniugi Devrille risero a quella constatazione e poi Diane si avvicinò per vedere la piccola Clowance. "E' un incanto, una splendida bambina".

"Vi ringrazio. E' la mia gioia, assieme a suo fratello".

Diane accarezzò la guancia della piccola. "Ero così curiosa di vederla. Vi somiglia, sapete?".

Demelza sorrise, dolcemente. "Grazie, siete gentile".

"E voi una donna davvero speciale ed in gamba, Demelza! A me e a mio marito piacete molto, siete onesta, gentile e una gran lavoratrice. Una donna in gamba ed indipendente".

"E con un ottimo fiuto degli affari!" - la interruppe Martin, avvicinandosi a loro con una busta fra le mani, che porse a Demelza.

"Cos'è?".

"Un piccolo dono per i vostri bambini. Una parte delle azioni che ho acquistato sotto vostro consiglio settimana scorsa. Ricordate la nostra conversazione?".

In realtà, Demelza aveva scordato lo strambo modo di concludere gli affari di Martin Devrille, dopo il parto era stata concentrata solo su Clowance e Jeremy e aveva tralasciato tutto il resto. Ma ora che lui glielo ricordava... "Oh sì, le azioni di quella miniera, la Hope Leisure, giusto? Alla fine le avete acquistate?".

"Certo!" - esclamò Martin, mentre anche Caroline appariva interessata. "Ho comprato mille azioni al costo di trenta ghinee l'una. Sapete, quanto valgono ora, singolarmente, quelle azioni?".

"No".

"Duecento ghinee, mia cara. Hanno trovato pochi giorni fa un enorme giacimento di rame sotterraneo e le azioni sono schizzate alle stelle. Mi avete dato un ottimo consiglio che mi è fruttato ottimi guadagni".

"Cosa?". Demelza spalancò gli occhi, sorpresa e piacevolmente compiaciuta di averlo consigliato per il giusto, pur avendo fatto una scelta puramente casuale.

"Avete capito benissimo! Era un piccolo capitale per me, quello investito, giusto un riempitivo ai miei affari più importanti. Ma guardate che risultato! Ve l'ho detto, avete la fortuna e l'occhio lungo che avevo io da giovane e quindi, sono quì per proporvi un accordo".

"Quale accordo?".

Martin indicò la busta che le aveva messo fra le mani. "Quello è un mio regalo per voi e per i vostri figli, lì dentro c'è la metà del pacchetto azionario della Hope Leisure. E' per voi, quelle azioni sono vostre. Potrete tenerle o rivenderle, vi frutteranno una fortuna qualunque cosa farete".

Demelza scosse la testa. "Ma signore, non posso accettare".

"Dovete accettare" – intervenne Diane. "Per mio marito è una questione d'onore".

Anche Caroline annuì. "Prendile Demelza, non essere sciocca".

Demelza sospirò, sentendosi presa in trappola e in contropiede. "Ma... Io non ho investito alcun capitale, signore".

"L'ho fatto io e i guadagni sono stati notevolissimi. E voi meritate la vostra parte, sono un uomo d'onore che si ricorda degli amici".

"Ma io non ho fatto nulla, signore" – insistette Demelza.

Martin le sorrise, poggiandole delicatamente una mano sulla spalla. "Lo farete in futuro, se accetterete la mia proposta".

"Quale proposta?".

"Vi va di entrare in società con me e coi miei due soci?".

"Una società azionaria? Ma signore, io non mi intendo di finanza" – protestò Demelza. "E non ho nemmeno i fondi per poterlo fare".

Martin annuì. "Siete intelligente, imparerete e io ho bisogno di qualcuno di giovane a cui trasmettere il mio sapere. I miei due soci sono miei fratelli, ormai in la pure loro con gli anni. Non sono sposati e non abbiamo figli e nipoti a cui insegnare le basi del nostro lavoro. Non vi chiedo di mettere grossi capitali, solo quello che potrete giocarvi senza mettere a rischio la stabilità vostra e dei vostri figli. Capitali piccoli, insomma, cifre che potete rischiare di perdere senza grossi drammi. Mi fido del vostro fiuto Demelza, avete senno e mi ricordate tanto me stesso da giovane, siete una donna fuori dal comune e io vi stimo molto".

"Accetta, Demelza! Hai questa attività che ti frutta molto e quindi guadagni sicuri. Qualche investimento finanziario, guidato da chi se ne intende, non ti ruberà né troppo tempo né troppo denaro" – insistette Caroline.

"Accettate? Non vogliamo farvi pressioni, né tanto meno farvi correre dei rischi, lo sappiamo che siete sola e con due figli di cui occuparvi".

Demelza ci pensò su. Era una proposta allettante, pericolosa se non gestiva bene le cose, ma che poteva aprirle innumerevoli strade. Aveva davanti due brave persone, oneste, che si erano davvero affezionate a lei e ai suoi bambini e con loro avrebbe potuto imparare qualcosa di quel mondo dietro cui ruotava la fortuna di miniere, minatori e banchieri, quel mondo contro cui Ross aveva combattuto strenuamente per sopravvivere e per aiutare i suoi lavoratori e la povera gente della Cornovaglia. "Piccoli capitali, per ora. Non rischio la serenità dei miei figli, ora che ho raggiunto un discreto stile di vita e ho un lavoro che mi permette di mantenerli".

Martin sorrise. "Ovviamente". Accarezzò la piccola Clowance e poi prese la moglie sotto braccio. "Faremo grandi cose insieme, Demelza. Consideratemi un amico, più che un socio. Non ho avuto figli ma se ne avessi avuta una, avrei voluto che somigliasse a voi. A tal proposito, se non avete impegni, ci farebbe piacere che trascorresse con noi la notte di Natale, così da conoscere i miei fratelli. Niente di grandioso, solo una cena in famiglia. Avervi alla nostra tavola, coi bambini, renderebbe più piacevoli le nostre feste".

Demelza sorrise. "Grazie, accetto il vostro invito con piacere".

Ancora non poteva saperlo, ma quella nuova avventura con Mister Devrille, che in quel momento le faceva un po' paura, l'avrebbe portata molto lontano, facendola diventare una delle donne più potenti di Londra in breve tempo.


...


Prudie e Jud erano ubriachi già da ben prima della mezzanotte di Natale e se non fosse stato per Dwight, in licenza militare per le feste, avrebbe passato la notte di Natale completamente solo.

Nampara era avvolta da una fitta nebbia, il gelo aveva incrostato le finestre e nemmeno il camino sembrava riuscire a scaldare l'ambiente.

Il dottore era arrivato per una breve visita, dopo mesi passati al fronte, e avevano scambiato assieme due chiacchiere.

"Come ti pare la guerra, Dwight?".

L'amico sorrise. "Un ottimo modo per fare pratica come medico, Ross. E' qualcosa di disumano".

"Partirai il due gennaio?".

"Sì, la mia nave salperà all'alba, direzione Francia".

Ross giocherellò col bicchiere di vino che aveva fra le mani, facendo danzare il liquido rosso in esso contenuto. "Forse faremo il viaggio insieme, sai?".

Dwight spalancò gli occhi. "Cosa?".

"Mi sono arruolato due giorni fa e la mia nave partirà il due gennaio, come la tua".

"Ma Ross... Perché proprio ora? La tua miniera sta fruttando, i tuoi minatori, grazie a te, stanno passando un Natale sereno e poi hai una moglie e un figlio dispersi chissà dove, da ritrovare".

Ross scosse la testa. Era a pezzi, nonostante gli ottimi guadagni e la stabilità economica raggiunta negli ultimi mesi. Il suo mondo era andato a rotoli, aveva trovato la ricchezza ma aveva perso la donna della sua vita, per sempre. Erano mesi, tanti mesi che non sapeva nulla di Demelza e ormai era rassegnato al fatto che non si sarebbero più rivisti. "I miei soci cureranno gli interessi della Wheal Grace e i miei servi mi terranno pulita la casa. Per quanto riguarda Demelza...". Si alzò, sparì, raggiunse la camera da letto e riapparve alcuni istanti dopo, con una lettera fra le mani che diede all'amico. "Leggi".

Accigliato, Dwight ubbidì.

Ross gli si sedette accanto, silenzioso. Era la lettera che gli aveva lasciato Demelza prima di partire, che ormai conosceva a memoria e che, ogni volta che la rileggeva, gli faceva male come il primo giorno in cui ne era entrato in possesso.

"Accidenti, Ross..." - commentò Dwight, laconico. "E' decisamente la lettera di una donna ferita. Ma... potete sistemare le cose".

"Ho deciso che non voglio sistemarle!".

"Cosa?". Dwight era stupito.

Ross sospirò. "Sono mesi che ho smesso di cercarla. In quella lettera, Demelza mi ha detto che si è sempre sentita la seconda scelta, non alla mia altezza. Odio averla fatta sentire così, non essermene mai accorto e la sai una cosa...? Sono io quello che non è alla sua altezza, io che avevo accanto la donna più bella e in gamba del mondo e non ho saputo amarla, apprezzarla, starle accanto come meritava. Non mi ha mai chiesto nulla, se non amore e attenzione. E io guardavo dall'altra parte, raccontandomi frottole per correre altrove, invece che stare con lei. Perché dovrei cercarla, per offrirle cosa? La vita con un uomo idiota, arrgante, che già l'ha fatta soffrire tanto? Non sarebbe un gesto d'amore vero, altruista per una volta da parte mia, lasciarla andare, lasciarla libera di vivere la sua vita felice, magari accanto a qualcuno che la meriti davvero? Perché dovrebbe voler tornare? Perché dovrei pretendere che lo faccia? Perché dovrebbe darmi una nuova possibilità?".

"Ross, tu la ami e lei ama te! Tornerebbe subito se le parlassi come stai parlando a me ora. Demelza non ti ha chiesto, per tanto, che questo".

Ross scosse la testa. "E' giusto così, che lei viva la sua vita libera, come mi ha chiesto. E che io paghi con la solitudine tutti i miei errori e la mia arroganza. Partirò per la guerra con te, magari in battaglia saprò sentirmi più vivo di come mi sento ora qui".

Dwight lo fissò, preoccupato. "Ross, sei sicuro di star bene? Sei sicuro di voler rinunciare a lei?".

"Tutto quello che vorrei è riabbracciarla, chiederle scusa e dirle che non è mai stata seconda a nessuno, che è lei l'amore della mia vita. Ma suppongo che non poterlo fare sia la punizione giusta per me".

Ross non disse altro. Lasciò che Dwight tornasse a casa, dopo aver brindato al Natale, e poi tornò in camera sua, in quella casa avvolta da un silenzio spettrale. Si sedette sul letto, sfilandosi la camicia di dosso, ricordando il Natale di un anno prima, quando aveva regalato a Demelza quelle calze di seta e avevano passato una meravigliosa notte insieme, a fare l'amore con una passione e una tenerezza uniche. Non avrebbe mai più vissuto momenti simili, non l'avrebbe più avuta accanto, non l'avrebbe più vista sorridere o arrabbiarsi, non avrebbe più provato il calore della sua vicinanza e dei suoi abbracci. Accarezzò il lato del letto dove dormiva sua moglie, con gli occhi lucidi. "Ovunque tu sia, buon Natale, amore mio".




  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77