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Autore: elleonora    11/12/2016    2 recensioni
Virginia, da poco laureata in psicologia, decide di trascorrere l'estate in compagnia dei suoi amici di sempre. Una sera in discoteca vede un ragazzo dagli occhi ipnotici che la stregano, ma purtroppo viene trascinato via da un amico. Riuscirà la dolce Virginia a rivedere quegli smeraldi che tanto l'hanno colpita? Ma soprattutto, lui si sarà accorto di lei?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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INASPETTATAMENTE_ cap.13



Look After You – Capitolo 13

 

 

23 Gennaio.
 
Ore 15:48
 
 
M’s POV.
 
 
«Allora la porti a cena?» chiede per l’ennesima volta mia sorella.
«Stellina, smettila. Me l’hai già chiesto prima.» dico quasi esasperato.
«Sì, ma io verrei a cena con te se avessimo un appuntamento!» ribadisce lei.
«Sì, ma tu non sei lei.» ribatto io.
«Questa non è una risposta.» sta diventando petulante, lei e la sua vocina dolce.
«Stella, la porterei più che volentieri a cena ma è troppo presto!» le dico per l’ennesima volta.
«Tu e i tuoi bla bla bla, la portavi direttamente a cena e basta! Anzi, portala, dai!»
«La prossima volta, sempre se ci sarà una prossima volta.» dico il più tranquillo possibile.
«E allora dove la porti?» chiede ancora una volta. Un martello pneumatico è meno insistente. Io la uccido se continua in questo modo.
«Credo di avertelo già detto.» rispondo piuttosto contrito.
«Matteo, è una sottospecie di appuntamento tra due ragazzi con più di vent’anni o di due bambini dell’asilo?»
Niente, io allora la uccido, ok?
«Stella ti ho già spiegato che...» inizio.
«Sì, che vuoi fare tutte le cose con calma almeno per una volta nella vita. Evviva.» dice con aria quasi di sfida.
«Brava, vedo che hai finalmente capito!» sospiro sollevato.
«Fossi in te, comunque, la porterei lo stesso a cena.» niente, è definitivo, a breve la dipartita della mia adorata sorella.
«Mi piacerebbe, lo sai. Ma non so come andrà questo pomeriggio…» cerco di giustificarmi.
«Oooh, attenzione attenzione, il signorino Matteo inizia ad essere agitato!» osserva lei con aria stupita.
«Sì, Stella. Sì.» che altro potrei dire se non ammettere?
«Non l’avevo notato, sai?» conclude lei con un’aria furbissima sul volto.
«Smettila di prendermi in giro, Stellina!» dico sorridendo.
«Sciolgo le tue tensioni in questo modo, caro fratello, è l’unico modo in cui riesco.»
«Sì, certo. Facendomi esasperare, grazie, cara sorella.»
«Ah, cosa fareste voi uomini senza noi donne!» sospira lei.
«Vivremmo più calmi?» rispondo io improvvisamente.
«Ok, ma senti, a proposito di essere calmi. Sono le quattro meno pochi minuti, pensi di andare all’appuntamento o preferisci rimanere in macchina con me?» brava sorella che ricorda gli orari.
«Giusto, credo che allora, andrò. Tanto ci metto cinque minuti.» le comunico.
«Ok, vai e torna vittorioso. Ci vediamo dopo se non fai troppo tardi…» dice lei con un sorriso furbastro lanciandomi il giubbotto.
«Buon pomeriggio, Stellina.»
«Buon pomeriggio a te!» dice lei chiaramente enfatizzando il “te” e chiudendo la porta di casa nostra praticamente in faccia.
 
Sì. Magari la uccido prima o poi.
No, non è vero, non potrei mai.
Sorrido a me stesso, apro la macchina, la accendo, metto la prima e parto.
Direzione piazza Cavour.
 
Ore 15:56
 
 
Sono in anticipo, o meglio direi in perfetto orario.
Stranamente ho trovato subito parcheggio qui vicino.
Chissà lei com’è arrivata fin qui.
Magari dopo glielo chiedo.
Se magari ha preso i mezzi poi la dovrei accompagnare a casa.
Oh no, un vero peccato…
Accompagnare a casa lei dopo un appuntamento.
Il nostro primo appuntamento.
La porterei a casa sua, accompagnerei qualcuno a casa e non scapperei da casa di qualcuno.
Sarebbe un ottimo progresso rispetto al solito “va bene, addio, scappo dal tuo letto e non ci vedremo mai più”.
Ormai sono totalmente rincoglionito, lo so.
Lei mi ha rincoglionito.
Merda.
Dovrei rilassarmi un po’.
Come faccio a rilassarmi appoggiato a un muro?
Inizio a rilasciare i muscoli tesi della mandibola.
Sono teso?
Matteo sei davvero così teso per un appuntamento?
Sì, dopotutto è il mio primo appuntamento.
Ho tutto il diritto di essere un po’ contratto.
Matteo, in ogni caso sei un pirla.
Sei arrivato in perfetto orario, quasi in anticipo e ti aspetti che lei, donna, sia in orario?
Generalmente Monica mi faceva aspettare un minimo quindici minuti prima di inviare un messaggio su WhtasApp con un “Amoruccio mio sono in ritardo!! Perdonamiii!!!”.
Virginia magari è una persona puntuale che in orario, anzi in perfetto orario.
Chissà. Magari.
Oggi ho avuto il terrore di vedere apparire sullo smartphone delle notifiche. Soprattutto notifiche di WhatsApp.
Magari non viene.
Magari non vuole uscire con me.
Merda.
Magari la mia unica possibilità è sfumata…
O forse no?
Oh, cazzo.
No.
Assolutamente no.
Il mio sguardo si incatena al suo.
Ai suoi meravigliosi occhi scuri.
I muscoli del mio viso si detengono automaticamente e si aprono in un sorriso.
E’ lì.
Sta venendo verso di me.
E’ davvero in orario.
E’ davvero venuta.
Oh cazzo.
Abbiamo un appuntamento vero!
Credo di avere un perfetto sorriso da ebete stampato sulla faccia.
Chi mi vede dall’esterno può benissimo pensare che sono un perfetto idiota.
Cosa che sei, effettivamente, Matteo.
Avvicinati a lei.
Passo dopo passo, il mio respiro si accorcia.
Si fa più affannoso.
Il cuore accelera…
Credevo che queste cose succedessero solo grazie all’attività fisica.
Ah sì, soprattutto grazie a del buon sesso.
Non andando incontro a Virginia in una piazza piena di persone.
Patetico Matteo, ecco cosa sei.
Sono a due passi da lei.
Due miseri e insignificanti passi da Virginia.
La voglia di avventarmi su quelle meravigliose labbra carnose è decisamente eccessiva.
Matteo non puoi farlo, non ora.
Come no?
Posso prenderla, portarla in macchina e…
Oh sì.
Potrei.
Matteo stai tranquillo, ora.
Come posso stare tranquillo con una visione di questo genere?
Ha un cappottino nero che le sta d’incanto, dei jeans scuri e scarpe nere.
Da quanto ti intendi di abbigliamento Matteo? O meglio, da quando ci fai caso?
Da quando ho una sorella e amici gay.
Dettagli.
Oh sì.
Sono vicino a lei.
Non le ho lasciato gli occhi un secondo.
Anzi.
Forse sì.
Quando le ho guardato le labbra.
Ed è ancora più bella di quanto ricordassi.
 
Ok Matteo, fai l’uomo e prendi in mano la situazione.
Parlale.
Ma voglio baciarla.
No, quello, dopo.
Parlale e basta.
Dì qualcosa.
 
«Ciao Virginia.»
Dio mio, quanto sei bella?
«Ciao Matteo.» e sorride. Un meraviglioso sorriso le rende il viso ancora più bello e luminoso. In aggiunta le sue guance sono diventate più rosee.
Matteo, sembri davvero un idiota a notare anche le più piccole cose.
Ora puoi dire qualcosa d’intelligente.
Do un’occhiata all’orologio «Sei in perfetto orario!»
Che astuta osservazione Matteo!
La prossima domanda potrebbe addirittura essere: Hai visto che bel sole che c’è?
«Avevo scritto che alle quattro ci sarei stata, ed eccomi qui!»
Eccoti qui sì. Potrei iniziare a saltellare in questo preciso momento ma ringrazio caldamente i miei motoneuroni che non inviano stimoli e rimango fermo.
Una figura di merda in meno, almeno quello.
«Allora dimmi, dove preferiresti andare?» le chiedo con un bel sorriso ebete in viso.
«Credevo avessi un programma…» cazzo cazzo cazzo «O un qualcosa di simile!»
Sì, certo. Il programma ce l’ho molto chiaro in testa. Ma come faccio a dirle che la voglio portare a casa mia e passare delle ore intere a baciare le sue meravigliose labbra?
Ok sì.
Ho vagliato tutte le ipotesi e ho deciso di non avere un programma dettagliato. Perché non volevo che fosse una visita turistica, volevo semplicemente fare un giro con lei.
«Infatti ce l’ho! Ma volevo che tu scegliessi dove andare per prima. Magari avevi qualcosa da fare qui in centro. Così non ho stabilito un vero e proprio programma stile gita turistica.» l’ho detto tutto d’un fiato e sono imbarazzato come non mai.
Odio programmare certe cose perché poi non vanno mai come ti aspetti tu.
La guardo negli occhi e vedo che è sorpresa.
O per lo meno a me sembra.
«Uh… Molto… Carino da parte tua, grazie.»
Mi ringrazia per non aver fatto un programma?
Io dovrei ringraziare lei per essere qui.
Soprattutto perché lei è qui con me.
Ora è il momento di alleggerire la tensione.
«Attendo signorina, dove vogliamo andare?» le dico sorridendo e allargando un braccio piegato verso di lei.
Merda, sono abituato con Stella a fare così.
Mi è venuto spontaneo.
Bene, sono totalmente fottuto e mio agio con lei. Contemporaneamente. Ma oserei dire quasi più fottuto che altro. Che è una cosa negativa perché lei potrebbe fare del male a me conoscendo quella parte da “non macho”. Ora come minimo mi tira un pugno o scappa via correndo.
Invece no.
Questa ragazza riesce sempre a smentirmi.
Si avvicina, prende il mio braccio e lo avvolge al suo e dice «Facciamo una passeggiata dai, qualcosa da fare la troveremo…»
Parliamone, dai.
Come fa ad essere così?
L’ha detto con una dolcezza disarmante.
Ma la presa che ha sul mio avambraccio non è molle, è ben salda e sicura.
Lei è una ragazza dal carattere forte.
E’ forte ma anche dolce.
Questa ragazza mi farà impazzire.
Come minimo.
 
«Davvero credevi avessi fatto un programma stile evento?» chiedo quasi scioccato dopo più di un’ora che passeggiamo, vagando per il centro della città.
Lei è rimasta attaccata al mio braccio tutto il tempo.
Camminiamo con calma, senza fretta, guardiamo le vetrine e le commentiamo.
Ha dei gusti molto simili a quelli di Stella.
Credo che potrebbero andare molto d’accordo.
Matteo ti rendi conto che è la prima volta che vorresti far conoscere una tua “amica” a tua sorella?
Dettagli.
Solo piccoli e insignificanti dettagli.
Abbiamo parlato tanto, tantissimo a dire la verità.
Di Marco, di Alessandro, dell’università, degli esami imminenti.
Abbiamo parlato tranquillamente di ogni cosa.
Inizialmente c’è stato un po’ di imbarazzo, come è normale che sia, ma davvero per poco tempo.
Tra una risata e l’altra è passato tutto.
Lei è meravigliosa.
Ride.
Scherza.
E’ addirittura autoironica!
A Stella piacerebbe molto.
Molto, come piace a me.
 
Torno alla realtà con la sua risposta «Sai generalmente non vado a molti appuntamenti pomeridiani…»
«E’ un sì, quindi?» le chiedo.
«Credevo avessi almeno qualcosa in mente!»
Oh sì. Qualcosa in mente ce l’ho.
Ma è senza alcun dubbio meglio metterlo in pratica.
Cambio discorso che è meglio.
«Quindi, generalmente, vai ad appuntamenti dove tutto è programmato?» le chiedo curioso.
«No, ecco, in realtà era da molto che non uscivo con qualcuno…» sussurra lei un po’ imbarazzata.
Perché questa notizia mi rende felice?
Bentornato sorriso ebete sulla mia faccia, era da circa mezzo minuto che non sbucavi fuori.
«Guarda, se ti tranquillizza saperlo, questo…»” glielo dico? Sì, dai, ho fatto trenta, faccio anche trentuno. «Questo è il mio primo appuntamento.» affermo serio e deciso.
Lei inizia a ridere. Una risata cristallina e piacevole come una brezza fresca durante una calda sera d’estate.
«E io dovrei crederti, Matteo?» chiede lei ancora ridendo.
«Perché? Non sono credibile?» dico io allarmato.
«Ma assolutamente no! Non ci credo che non hai mai avuto un appuntamento!»
«Bhe, uno così, no. Erano altri gli appuntamenti a cui andavo. Ma non si possono chiamare così.» ammetto sorridendo anche se non so bene se si capisce quello che voglio dire.
«Facciamo così, ora tranquillizzo io, te. Non sei il solo che è al primo appuntamento pomeridiano…»
Dio mio, ora vorrei baciarla.
E lo vorrei davvero.
Vorrei unire le sue labbra alle mie.
Ora.
Perdermi in quelle labbra.
Occhi negli occhi.
Respiro nel respiro.
Corpo nel corpo.
 
Matteo, lo sai che sei vicino alla creperia, non puoi pensare a fare l’amore con lei ora.
Ah, no?
Ci penso dopo, allora.
Mentre ci avviciniamo al negozio il mio stomaco brontola sonoramente e lei se ne accorge.
«Hai fame?» chiede sorridendo.
«Sì, si era sentito? Lì poi fanno delle ottime crepes.»
«Andata, ho fame anche io!»
Semplice, diretta e le piacciono le crepes.
Io me la sposo.
Altro che mangiare l’insalatina o niente dolci.
La guardo e ormai siamo arrivati.
«Entriamo?» le chiedo.
«Mh mh» risponde lei annuendo.
Apro la porta e toglie il braccio da sotto il mio.
Non poteva mangiare la crepes sotto al mio braccio?
Anche sopra, non c’è problema.
Volevo solo che rimanesse vicino a me.
Ok, sì. Devo entrare anche io nel negozio.
La guardo e chiedo «Ci sediamo, ti va?»
«Sì, se non devi tornare a casa subito…» accenna lei.
E’ forse pazza? Sta scherzando? Io a casa non ci torno.
«No no, scegli tu il posto che preferisci!»
 
Le crepes, entrambe alla Nutella, sono arrivate da poco.
E’ un piacere vedere Virginia mangiare.
E’ puro piacere vedere quelle labbra che si muovono.
Ora, oltre ai suoi occhi, le sue labbra mi fanno morire.
«Ti piace?» le chiedo.
«Sì, è buonissima! Spero solo di non fare qualche danno tirandomela addosso…» ammette lei sorridendo.
Torniamo a mangiare, e dopo un po’ la sento canticchiare a bocca chiusa.
«Ti piace?» mi chiede lei andando avanti a canticchiare.
Annuisco e presto più attenzione alla musica che c’è come sottofondo nel negozio.
 
It's always have and never hold 
You've begun to feel like home 
What's mine is yours to leave or take 
What's mine is yours to make your own 

Oh, oh 
Be my baby 
Ohhhhh 
Oh, oh 
Be my baby 
I'll look after you 
 
La guardo negli occhi all’ultimo “I’ll look after you” e le sue guance diventano più rosse.
Credo che a volte, le parole non dette, ma canticchiate a bocca chiusa a volte valgano molto di più di intere frasi inutili.
Virginia se me lo permetterai, mi prenderò cura di te.
Così come non ho mai fatto con nessun’altra.
 
 
V’s POV.
 
 
Credo di non averci mai messo così tanto in tutta la mia vita a mangiare una maledetta crepes alla Nutella.
Mi sono persa ripetutamente nei discorsi e negli occhi verdi di Matteo.
Mi sono anche persa ad ascoltare quella canzone.
Merda.
E non mi sono mai trovata così bene con un essere maschile che non fosse omosessuale.
Oh cazzo.
Magari lo è.
Ok, devo riuscire a scoprirlo.
Usciti dal negozio delle crepes mi sono rifugiata ancora sotto il suo braccio.
Vicino a lui.
Mi sento davvero protetta vicino a lui.
 
«Tornando al discorso appuntamento programmato…» inizia lui tranquillo e io devo ammettere che ho quasi paura.
«Dimmi tutto!» mi sforzo di sorridere.
«Com’è andato fino ad ora?»
Vuole davvero un feedback?
«Molto bene, direi. Anche se non era nulla di programmato, sai.» gli dico scherzando.
«Sai, avrei voluto portarti fuori a cena, se avevi tempo o se magari avevi fame, ma alla fine abbiamo mangiato la crepes poco fa…»
Vuole farmi morire?
«Vuoi farmi mangiare ancora?» gli chiedo sorridendo.
«Uhm, no, effettivamente no. Io non ho più fame, ora.»
Io però ho fame di te, Matteo.
«Prossima volta…» sussurro quasi impercettibilmente. Chissà, magari non l’ha sentito.
Lo distraggo con un’altra domanda. «Passeggiamo ancora un po’, ti va?» chiedo.
«Certo.» risponde lui sorridendo.
 
«Come sei qui?» chiede lui ad un certo punto dopo un po’ che passeggiamo senza meta.
«Coi mezzi.» rispondo io in automatico dandomi della stupida perché non avevo pensato di venire in macchina.
«Vuoi un passaggio fino a casa?» chiede lui improvvisamente.
«Ma va, figurati! Prendo i mezzi…» dico io a mezza voce. Perché non hai accettato, Virginia? Sei forse stupida? Mandi all’aria un’opportunità del genere? Stupida io.
«No, dai, ti porto a casa io. Non ti preoccupare.» afferma lui deciso e tranquillo.
«Ma…» provo un’ultima volta a controbattere o meglio, a far finta di controbattere.
«Niente ma. Se la psicologa di Marco non torna a casa sana e salva poi lui uccide me!»
Dio mio, è troppo bello per essere vero.
«Allora, grazie.» rispondo io con un sorriso.
 
 
Ok.
Allora.
Siamo sotto casa mia.
Nella macchina di Matteo.
Con lui al mio fianco.
Morirò per la tachicardia che ho al momento.
O per un arresto miocardio improvviso.
Il mio cuore ha aumentato i battiti da quando lui ha iniziato a rallentare la macchina.
Ora siamo fermi.
Merda.
Ora?
Ora che accade?
Che si fa?
Mi bacia?
Lo bacio io?
Gli do un bacio sulla guancia come l’ultima volta e via?
Dio mio, odio questa indecisione.
Odio questa parte.
E’ andato tutto magnificamente e ora?
Ora cosa accade?
Perché sono in ansia?
Perché non so che cosa fare?
Perché il silenzio regna sovrano dopo l’ultimo “svolta qui e ci siamo”?
Ok.
Mi calmo ed esco da questa macchina.
Mi affliggerò più tardi in camera mia.
 
Al momento adotto la regola del “via il dente, via il dolore”.
Mi giro verso di lui e lo guardo negli occhi.
«Grazie di tutto, Matteo…»
«Figurati…» è la sua risposta.
«Ci sentiamo presto, ok?» chiedo in un tono davvero monotono.
Lui annuisce e gli do un semplice bacio sulla guancia.
Dio quanto avrei voluto approfondire quel bacio.
Ok, Virginia.
Scendi da questa macchina ora.
«Ciao Matteo…» e chiudo la portiera.
 
Mi avvio verso il cancello di casa.
Sempre di spalle.
Mi fermo e cerco le chiavi di casa nella borsa.
Ovviamente non le trovo subito.
Le cerco ancora.
Non oso girarmi.
Non voglio.
Non ha detto nulla.
Non mi ha baciata.
Non ha provato a fare nulla.
L’unica cosa certa che so è una.
Non gli piaccio.
Per niente.
E’ stato un appuntamento tra amici.
Solo quello.
 
Basta pensarci Virginia.
Ora basta.
 
 
M’s POV.
 
 
E’ scesa dalla macchina.
E scesa e mi ha salutato.
Dopo un pomeriggio in sua compagnia, lei non c’è.
Non è più qui con me.
Merda.
Quanto sei stato stupido Matteo?
Un puro idiota.
Coglione, forse è meglio.
Forse però si può rimediare.
Forse?
Non ti dovevi prendere cura di lei?
I’ll look after you…
 
Lei è ancora lì.
Davanti al cancello.
Di spalle.
Fuori dalla casa.
 
Ok.
Scendo dalla macchina.
Chiudo la portiera.
 
Lei è lì.
E’ ancora lì.
Non è scomparsa.
 
Muoviti Matteo, cazzo.
 
Le prendo con gentilezza il braccio destro.
La chiamo.
«Virginia…»
E la faccio voltare.
 
Lei è spaventata.
Ha negli occhi una tristezza impressionante.
Non voglio che lei sia triste.
Soprattutto a causa mia.
Sono un coglione, lo so.
Lo so e ora ho tutta l’intenzione di rimediare.
 
Mi guarda negli occhi ed è sorpresa.
«Matteo...?» e accenna a un debole sorriso ma negli occhi c’è ancora tristezza.
«Vedi perché preferisco non programmare gli appuntamenti? Sono una frana totale nel programmare le cose…»” dico io liberandomi di un bel peso che ho sul cuore.
Lei continua a sorridere, forse un po’ di tristezza si attenua.
Forse.
«Questo è un qualcosa che avrei voluto fare fin da subito, Virginia.»
Le alzo il mento, abbasso il mio viso su di lei, avvicino le sue labbra alle mie.
Sento calore.
Un calore impressionante che mi pervade il corpo.
E’ una di quelle sensazioni meravigliose che si fanno fatica a provare.
Provare, capire e comprendere.
Un bacio semplice.
Solo labbra.
Niente lingua.
Mi stacco e la guardo.
Sembra emozionata quanto lo posso essere io ora.
«Allora non programmare più nulla…» sussurra lei aprendosi in un sorriso.
 
Dio mio, quanto è meravigliosa questa ragazza.
Non dico nulla.
Avvicino ancora una volta la mia testa alla sua.
Avvolgo un mio braccio stretto alla sua vita.
Un braccio suo scivola in alto sulla mia nuca.
 
E questo è un bacio diverso.
C’è necessità.
C’è bisogno.
Entrambi vogliamo…
Un bacio più intenso.
Non ci fermiamo alle labbra.
Questa volta vogliamo entrambi di più.
Dischiudiamo le labbra contemporaneamente.
La sua lingua danza con la mia dolcemente.
Una dolcissima tortura.
Una meravigliosa tortura.
E’ una di quelle sensazioni per le quali potrei morire.
Fammi restare qui, così, Virginia.
Ci stacchiamo insieme.
Non prima di averle mordicchiato quel suo labbro inferiore meraviglioso.
Quasi boccheggiamo per la carenza d’aria.
Dio mio.
Quanto è meraviglioso?
Il suo viso è uno spettacolo.
Arrossato, con le labbra leggermente più gonfie.
E’ davvero sorprendente.
 
Mi sorride, io sorrido a lei.
L’unica cosa che riesco a dire è «Prossima volta, cena.»
Lei mi risponde solo «Non programmare nulla, Matteo.»
E l’istante dopo torna a baciarmi.
 
 
**
 
Buona sera a tutti! Sono tornata! Perdonatemi l’assenza per due buoni mesi ma ho avuto da fare da un punto di vista lavorativo e di incasinamenti vari. Ma ora, bando alle ciance, ben ritrovati a tutti, in poche parole. Siamo arrivati a questo capitolo tredici, finalmente.
Prima di maledirmi, spero abbiate letto anche l’ultimo POV. L’ultima parte del POV di Virginia è stata una sofferenza pura. Poi Matteo ha finalmente tirato fuori le palle e ha fatto la scelta che riteneva più opportuna. Spero che vi siate emozionati come mi sono emozionata io scrivendolo. In questo capitolo è tornata la musica, finalmente, e la canzone è “Look After You” dei The Fray che secondo me dona la tenerezza e la dolcezza a questo capitolo.
 
Grazie davvero a voi che siete arrivati fin qui.
Con me.
Con Virginia.
Con Matteo.
 
Grazie davvero.
 
Vi abbraccio tutti e vi auguro una buonissima settimana pre-natalizia.
 
E.
   
 
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