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Autore: Artemide5775    14/12/2016    0 recensioni
Loro credevano di essere normali adolescenti, ma non lo erano , non lo erano mai stati e non lo saranno mai, anche se ci proveranno.
Cinque ragazze con un destino già segnato.
***
Victoria - novizia vampira che è dovuta crescere troppo in fretta.
Crystal - la solitaria a cui piace leggere nel parco e disegnare tutto quello che prova.
Diamond - ragazza solare e pimpante con tutti, oltre che ingenua.
Alexandra - una studentessa modello dal cuore di ghiaccio e cinica in amore.
Deborah - capo cheerleader, amante degli sport, stronza e menefreghista.
***
Tratto dal Prologo:
Mentre ignare le cinque ragazze si dirigevano a scuola e a lavorare, un ragazzo dai capelli castani e gli occhi del medesimo colore era appena arrivato a New Orleans con l'intento di rovinare la vita delle giovani e delle loro anime gemelle.
***
Il Prologo presenta solo le protagoniste femminili.
Trailer : https://www.youtube.com/watch?v=ft0TqxGWrdg
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Chapter XLVI
 

Brother

 

Victoria era intenta a leggere alcuni messaggi provenieti da Aaron e Katie, erano entrambi preoccupati per lei. Sapevano che la bionda aveva parecchi ricordi su Orfelia che preferiva non rispolverare, purtroppo avrebbe dovuto pur farci i conti prima o poi.

-Victoria- una voce leggermente conosciuta chiamò il suo nome, facendole alzare la testa. Una ragazza con un'alta coda bionda e due occhi celesti la stava osservando, con molta diffidenza e odio. Già non la sopportava, ma dopo quell'avvenimento... La odiava e Victoria non le dava torto. Faceva bene ad odiarla.

-Queen Bennet- sussurrò Vicky. Erano anni che non la vedeva e lei era sempre la stessa. Vestiti bordeaux e neri, capelli sempre uniti in una coda alta e un rossetto dello stesso rosso. "É ancora fissata con il bordeaux..."

-Che ci fai qui, Winchester?- il suo tono era tagliete e per certi versi le ricordava Deborah. Quelle due si assomigliavano molto...

-Sono venuta a trovare Lucien.-

L'altra stette zitta, non poteva dire qualcosa in contrario. Era nei diritti di Victoria venire a trovare il fratello maggiore. -Non pensavo che avresti avuto la faccia tosta di ritornare ad Orfelia dopo ciò che é accaduto con Irvin- non poteva dirle di non venire, ma era in suo potere farla sentire in colpa il più possibile.

Victoria sussultò sentendo quel nome. -Io... io ci tenevo a lui, manca pure a me...- la sua voce era solo un sussurro.

Gli occhi di Queen cominciarono a sfumare verso il rosso, proprio come succedeva quando un vampiro stava per perdere il controllo. -Non osare parlare di lui. Non ne hai il diritto.-

A Victoria venne da piangere, ma si trattenne. -Queen... a me dispiace davvero per quello che é successo a tuo fratello. Era uno dei miei migliori amici.-

-Saresti dovuta morire tu quel giorno, non il mio fratellino!- Alcuni si girarono verso di loro.  Detto questo, Queen se ne andò.

Sì, sarei dovuta morire io al suo posto se lui non mi avesse protetta...

Lucien tornò da sua sorella con nelle mani un vassoio pieno di dolcetti. -Non mi ricordo quali sono i tuoi preferiti perciò ho preso diversi tipi.-

Victoria prese un dolcetto alle mandorle. -Non ho esattamente un preferito, me ne piacciono di diversi tipi.-

-Meglio così- sorrise Luke mordendo un dolcetto al limone. -Ho visto allontanarsi Queen, tutto bene?-

La bionda si bloccò per un momento. -Sì...- sospirò. -Non era semplicemente contenta di vedermi.-

-Non mi sorprende, se prima era antipatica, dalla morte di Irvin é diventata insopportabile. É il terrore dei suoi studenti!- Il fratello cominciò ad imitare "L'urlo" di Munch e delle faccine spaventate a caso facendo ridere la sorellina.

-Devi essere davvero un professore divertente- disse Victoria scoppiando a ridere di nuovo, come che si era appena calmata. Aveva immaginato il fratello in giacca e cravatta che faceva il serio seduto alla cattedra. "Il ragazzo che odiava la scuola ora é un insegnante"

Lucien allargò le braccia e fece un ampio sorriso da persona ben poco modesta. -Sono un gran bel prof!-

La conversazione durò così ancora per un po', fino a quando Lucien non decise che era il momento per parlare seriamente. -Vicky, di che mi devi parlare veramente?-

Victoria si immobilizzò. Sbatté gli occhi e si diede coraggio. Estrasse dalla borsa i documenti che aveva trovato e li diede al fratello. Lui diede un'occhiata ai fogli e si incupì. -Non volevo che lo scoprissi così...- la sua voce era piena di rimpianto e tristezza.

-Allora lo sapevi già- constatò la bionda, delusa e arrabbiata.

-L'ho sempre saputo.- Luke si stese più comodamente sulla sedia per poi inziare a guardare un punto impreciso della stanza. -Una sera, quando avevo circa sei anni, venne, sul tardi, a trovarci una donna. Indossava un mantello com un cappuccio che le copriva il volto; non l'ho mai vista in faccia. Mamma pensava di avermi addormentato, ma quando avevo sentito il campanello, mi ero alzato dal letto, incuriosito. Di nascosto avevo osservato i nostri genitori parlare con questa persona. Ricordo solo che parlavano di una bambina che avrebbero dovuto crescere e proteggere e che li avrebbe messi in pericolo. Non capì molto della conversazione, ma due giorni dopo mamma e papà partirono e mi lasciarono dagli zii. Quando tornarono avevano con loro te, Victoria. Eri appena nata. Non so chi siano i tuoi veri genitori o quella donna, ma tu continuerai sempre a essere la mia sorellina- mise una mano sopra a quella della giovane per confortarla.

Victoria fece un piccolo sorriso, voleva bene al fratello, ma... voleva saperne di più. -Luke... hai mai più rivisto quella donna?-

Il bruno annuì. -Sì, altre tre volte.-

-Tre volte? Perché é tornata così tante altre volte da mamma e papà?-

Luke scosse la testa. -Non é tornata per mamma e papà, ma per gli zii.-

Lo guardò confusa. -Perché sarebbe dovuta tornare altr...- si fermò; aveva capito. -Crystal, Diamond e le gemelle: tre volte.-

Lucien annuì. -Esattamente.-

Victoria era senza parole. "Siamo state tutte adottate? Chi é quella donna?" stava per piangere e non riusciva a più a parlare.

-Ogni volta che quella donna veniva, gli zii partivano per un piccolo periodo, come quattro o cinque giorni, mi pare che per andare a prendere le gemelle ci misero quasi due settimane...- l'uomo stava guardando dalla finestra che si trovava alla sua sinistra. Era notte fonda, ma le strade di Orfelia erano piene di luci e colori. Sembrava quasi di trovarsi a una fiera che restava aperta fino alle prime luci dell'alba.

-Tu e Nathaniel...- Victoria non sapeva come chiederlo, ma il fratello comprese subito la domanda.

-Ti chiedi se siamo stati adottati anche noi?- domandò. L'altra annuì. -Ho visto delle foto quando mamma era incinta di me e una di quando aspettava Natie.-

-Allora voi siete dei Winchester, al contrario di me...- Victoria era tristissima e ormai aveva iniziato a piangere, anche se si stava trattenendo per non fare troppo rumore. Alcune persone li stavano fissando; probabilmente dei vampiri che avevano ascoltato la loro conversazione, o degli umani che avevano notato che stava piangendo.

-Bah, non credo che il sangue c'entri molto. Mamma e papà ti hanno cresciuta come se fossi veramente loro figlia, perciò non importa se i tuoi veri genitori facciano di cognome Red, Adams o Cullen; il cognome ti viene dato da chi ti cresce, non da chi ti mette al mondo.-

"Oh Luke, come sei cresciuto! Si vede che ora sei un uomo. Io al contrario, sono ancora una ragazzina." -Ti voglio bene, Luke-sorrise tra le lacrime; non riusciva ancora a smettere di piangere. "Forse non sono più lacrime di tristezza, ma di felicità", si disse.

Luke le passò un tovagliolo. Non sapeva bene che cosa avrebbe dovuto dire o fare. Di solito quello che confortava Victoria per ogni cosa era Nathaniel, suo fratello minore. -Ehm, su, Vicky, non piangere più... non ce ne bisogno...- mormorò in modo leggermente impacciato, poteva essere cresciuto, ma ancora non riusciva a saperci fare con le ragazze quando piangono. Quando erano arrabbiate, felici, gelose per lui era semplice capire che fare, ma quando piangevano... Entrava in crisi.

Victoria si asciugò le lacrime. -É tutto apposto- disse a voce bassa.

Luke guardò l'orologio della pasticceria e notò, solo in quel momento, che si era fatto tardi per lui. Avrebbe avuto una lezione a momenti. -Cazzo! Ho lezione tra meno di dieci minuti! Scusami tanto, ci vediamo! Ho già pagato tutto, mangia pure!- urlava mentre usciva di corsa dal locale.

Victoria sbattè le palpebre confusa, era successo tutto troppo velocemente. Addentò qualche dolcetto come che cominciava ad aver un po' di appetito e il resto se lo fece imbustare. Luke aveva preso troppi dolci e perciò ne avrebbe portato alcuni a casa dalle cugine.

Il tragitto il macchina fu più lungo di quanto ricordasse. I ricordi l'assalirono. Uno fra questi fu proprio il giorno della morte di Irvin.

-Holà Vicky! Oggi finalmente abbiamo pochissimi compiti! Evviva! Vuoi venire a fare un giro con me e Irvin?- domandò, pimpante, Katie, quel giorno. Io annuì. Da poco mi aveva rivelato di aver una cotta, per Irvin, un nostro caro amico che avevamo entrambe conosciuto alla Casa della Notte.

-Benissimo!- esclamò. -Ho indossato uno dei miei vestitini migliori e mi sono pure truccata! É stata una sfida farmi due linee decenti e simili ma dopo molti tentativi ci sono riuscita.-

Irvin arrivò in quel momento. Non era il ragazzo più bello fra tutti, ma non era neanche brutto. Aveva un ciuffo di capelli rossi e gli occhi di un castano chiaro che in alcune alcune occasioni sembravano gialli. Fisico magro, ma non molto palestrato e un carattere diverte e un po' imbranato. -Ciao ragazze! Vicky, Katie ti ha detto che vorremmo andare a farci un giro ad Orfelia?-

Annuì, ancora. -Mi va bene- anch'io ero molto impacciata a quei tempi, soprattutto con i ragazzi.

-Vuoi andarti a cambiare o vieni in divisa?- mi domandò lui.

-V... vado così- mi aggiustai gli occhiali sul naso. La divisa della Casa della Notte consisteva in una gonna, fino a sopra il ginocchio, nera e una giacca, sempre nera, con ricamato a sinistra il simbolo dell'elemento appartenente. Perché sì, le sezioni sono divise in base all'elemento naturale che ti appare quando ti viene dato il tuo secondo nome.

Passeggiammo a lungo, fino a quando non proposi di andare a visitare il parco di Orfelia che si trova vicino al confine boscoso della città. Ci perdemmo quasi subito. -Uffi! Non abbiamo neanche un telefono con noi! Che facciamo?!- Katie era quasi isteria.

-Suvvia, Kat, continuiamo a camminare e troveremo un'uscita- il nostro amico continuava ad essere positivo.

All'improvviso mi sembrò di vedere una luce e lo dissi ai miei amici. - Vado a vedere!- urlò Katie cominciando a correre verso dove avevo indicato loro. La cercammo di fermare, ma lei fece di testa sua. Poco dopo sentimmo un urlo e qualcuno cominciò ad avvicinarsi con delle torce.

Erano quattro uomini forti e fin troppo robusti. -Hahaha, sembrano degli alunni di quello stupido covo di vampiri- rise uno di loro.

-Eh già. Se li vendiamo al mercato nero potremmo farci un bel gruzzoletto- parlò un uomo con una lunga barba.

Un'altro con un'ascia sorrise malizioso. -Potremmo prima provare la ragazzina... Mmmm... Sembra davvero un bel bocconcino-

Irvin non sapeva che fare, come me, del resto. -Psssh Vicky, al mio segnale, corri.-

Pensandoci ora, potevo prendere qualche forte ramo e combattete, ma invece feci come mi aveva chiesto. Mentre loro si stavano avvicinando, entrasse qualcosa dalla tasca, non ho la minima idea di cosa si trattava, e li sfidò.

Io corsi. Corsi. Il più veloce possibile. Fino a quando non mi fermai; dovevo averli superati. Aspettai Irvin. Non avevo pensato che non mi avrebbe raggiunta, ingenuamente pensavo che ce l'avrebbe fatta. E in effetti, mi raggiunse. Lo abbracciai. -Grazie agli Dei! Sta...- mi bloccai appena vidi che si teneva lo stomaco. Stava perdendo un'enorme quantità di sangue. -Irvin...- lo feci stendere. Non avevo la minima idea di che cosa fare.

Lui mi guardò e mi fece un ampio sorriso per poi tossire sangue. -V...Vicky- sussurrò.

-Irvin, dimmi pure.-

-Uccidimi- fu la sua richiesta.

-Cosa? Non posso farlo! Siamo amici! Fra poco qualcuno verrà a cercarci e ci salveranno... Andremo ancora a fare shopping tutti e tre insieme, finiremo la transizione, faremo...- mi tirò leggermente un bordo della giacca.

Sapevo che non ce l'avrebbe fatta e che non sarebbe successa nessuna delle cose che avevo appena detto. La sua ferita era grave e nessuno ci sarebbe venuto a cercare prima di qualche ora, sicuramente. Lui non aveva tanto tempo. -Irvin... Non posso- sussurai mortificata.

-Loro... mi faranno d... di peggio- tutti sapevamo che i cacciatori che "non seguono le regole" erano i più pericolosi. Facevano esperimenti sui novizi, li vendevano, disezionavano e tante altre cose atroci.

Mi passò un pugnale che doveva aver preso a uno dei cacciatori. Scoppiai a piangere. Lo feci appoggiare a me e lo abbracciai. Conficcai il pugnale nella sua schiena, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi. -D... dici a Kat c...che la a...amo- queste furono le sue ultime parole, poi sentì il suo cuore cessare di battere, per sempre.

Avrei dovuto fuggire e trovare una via di fuga, ma invece cominciai a piangere a dirotto sul suo cadavere. I quattro cacciatori arrivarono subito. Uno di loro era ferito al braccio, ma per il resto stavano bene. Troppo bene.

-Ah Capo. Il moccioso é morto!- gridò l'unico che non aveva ancora aperto bocca. Era il più basso, ma era almeno qualche centimetro più alto di me.

Ho un vuoto dei momenti successivi. Ricordo solo che mi insultarono e fecero lo stesso con Irvin. Avevo tanta rabbia dentro di me. Loro erano vivi e Irvin no. Katie poteva essere morta. Questi erano i miei pensieri in quegli istanti. Creai in qualche modo un'arma e li trafissi uno per uno.

Senza il minimo rimpianto.

Quello fu il giorno che scoprì il mio potere e anche l'ultima volta che lo usai. Un dono che poteva uccidere così facilmente non poteva essere usato ancora.

Il professor Loren mi trovò mezz'ora dopo in una pozza di sangue circondata dai cadaveri di quei cacciatori e di Irvin. Decise di non dire nulla, se non che quegli uomini avevano ucciso il mio amico e che io mi ero nascosta più avanti.

Quella notte uccisi per la prima volta qualcuno. La prima persona che uccisi fu il mio migliore amico. Irvin.

Victoria parcheggiò la macchina nel garage della villa dei suoi zii. Aveva bisogno di dormire dopo tutto ciò che aveva scoperto e ricordato.

   
 
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