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Autore: LaCirce    17/12/2016    1 recensioni
"Bellatrix era distesa sul pavimento marmoreo e freddo della nuova abitazione del suo Signore."
"Non fece in tempo a bussare che la porta si aprì dall'interno e immediatamente venne colpita da un fascio di luce e un dolore immane si diramò dal punto indicato dalla bacchetta a tutto il suo corpo."
"Per la prima volta nella sua vita Voldemort si impegnava per salvare la vita di una persona e per la prima volta si diede deliberatamente dello scemo, scemo noonostante sua perfezione e nella sua infallibilità. S'intende."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Narcissa Malfoy, Severus Piton | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La prima cosa che vide Bellatrix quando aprì gli occhi, fu una bellissima composizione d'argento formata da serpenti lucidi, i quali si avviluppavano tra loro e formavano il tetto e le colonne dell'imponente letto a baldacchino sul quale era distesa. Quando ebbe finito di ammirare le colonne del letto e si risvegliò dal pesante sonno in cui era caduta, si rese finalmente conto di non essere in camera sua, bensì in una stanza molto più ampia e lussuosa, con pareti lucide e fredde di malachite. Fece per alzarsi dal letto ma delle forti fitte le attanagliarono le carni, si accorse di essere letteralmente a pezzi, e si ricordò degli avvenimenti della sera precedente. Una grande tristezza calò su di lei assieme a un senso di colpa e di angoscia che le fecero venire un forte mal di testa. Una disperazione tale si era impossessata di lei,che la sua anima stremata decise di andarsene e le sgorgò dagli occhi, come una polla tra la terra scura e ghiacciata. Quelle che inizialmente erano lievi lacrime divenirono singhiozzi, agitati e profondi. ________________________________________________________________________________________________________________________ Nella camera da letto padronale, il Signore Oscuro si era appena svegliato, ed era di buon'umore, come ogni mattino da quando la guerra era stata vinta. Il sorriso serpentino, che gli si era dipinto sul volto, però, fece presto a sparire, e la serenità lasciò spazio all'angoscia e al rimpianto. Erano sentimenti nuovi questi, per Voldemort, e di conseguenza ancora più sentiti. Ripensò a quello che aveva fatto la sera prima, al dolore struggente che lo pervase nel vedere un'altro essere soffrire.Era la prima volta che succedeva. La amava, se ne era accorto, voleva dirglielo. Ci aveva provato, l'aveva fatta chiamare per dichiararsi ma appena udì i suoi passi lievi ma decisi nella moquette del corridoio, andò in panico e non appena la vide, il suo braccio e il suo cervello agirono d'istinto. In meno di un secondo, tutto l'amore che gli aveva fatto passare notti insonni, trascorrere giornate intere a vellicarsi l'epidermide del basso ventre con lievi carezze di fonte al pensatoio, si era tramutato in odio. In quel momento la odiava, perchè lo aveva rovinato, perchè l'aveva ridotto in uno di quegli idioti dallo sguardo perso che tanto disprezzava, perchè era diventato un debole, perchè non godeva nell'infliggere dolore se non c'era lei a guardarlo, perchè il potere non gli bastava più, perchè voleva lei e solo lei, e non sapeva come ottenerla. Ma abbandonare la sua immortalità nelle mani Bellatrix, era un rischio che era pronto a correre, un rischio che voleva correre. Pensò a lungo a ciò che aveva fatto, e analizzò con pazienza e metodo i suoi sentimenti riguardo alla mangiamorte. Ricordò anche le parole di Silente riguardo l'amore, aveva rischiato di perdere la guerra a causa del noto, dannato, dannatissimo sentimento. Beh dannato, più o meno, una volta ne era certo ora non ne era più così sicuro. E se avesse avuto ragione Silente? Se l'amore rendesse, sì, deboli e stupidi, ma allo stesso tempo invincibili e lungimiranti? Se così fosse stato, il suo potere sarebbe cresciuto in modo esponenziale, ed essendo lui, già molto forte avrebbe varcato definitivamente la soglia tra il possibile e l'impossibile. Sarebbe diventato il padrone della vasta intercapedine esistente tra gli opposti, avrebbe modificato il principio di tutte le cose ; con un colpo di bacchetta avrebbe potuto cambiare la condizione di esistenza di tutti gli enti; avrebbe stretto con tutto ciò che è,una relazione intrinseca, abbandonando quella estrinseca, tipicamente umana*. D'altro canto però, l'amore avrebbe potuto renderlo fragile, dipendente, emotivo, insicuro, angosciato, timoroso, ansioso e altalenante. Tutto ciò come conseguenza, avrebbe potuto avere la peggiore di tutte, la peggiore in assoluto, sarebbe potuto diventare umano. Già da ora, che sentiva nel petto un sentimento che corrispondeva solo in parte alle molteplici e simili definizioni date all'amore, poteva riscontrare in sè caratteristiche da lui disprezzate, e ciò lo angosciava. Si sentiva impotente, e non gli capitava spesso..Gli sembrava di essere all'interno di una gelida palude, con l'aria così fredda e pesante da impedire la respirazione e il pantano fino alle ginocchia,era senza possibilità di movimento, nonostante cercasse di fare qualcosa e meditasse molto sul da farsi,infatti, rimaneva sempre nello stesso punto, a crogiolarsi nella sua disperazione. Sprofondando dentro a se stesso, nel groviglio di sentimenti posti nella regione tra il petto e l'addome, ponderò l'intensità delle sue passioni, e si accorse con repulsione, che amore e tristezza,spiccavano nettamente tra tutte. Non riusciva a impedire ai ricordi del viso dolorosamente deformato di lei, di affiorare dall' immenso acquitrino d'oblio che era la sua anima, e, alla tenerezza, di navigare quelle acque fetide e scambiare il tanfo per dolce profumo tra un colpo di remi e l'altro. Era talmente sconvolto da tremare, e sentiva la necessità di sfogare la sua frustrazione in azione.Ma non poteva uscire a quell'ora,e comunque non ne avrebbe avuto la forza, perciò, si autopunì poggiando la mano sul fuoco del suo camino, ma pensando alle scottature sul corpo di lei, si sentì ancora peggio, e per la prima volta in vita sua, Voldemort pianse. Erano lacrime amare, oscure e fangose quelle che scivolarono sul volto di bianco opale del più grande mago oscuro di tutti i tempi. Era totalmente sconvolto, non si riconosceva più, ma al momento aveva faccende più importanti da trattare che la sua logica crisi d'identità. Si vergognò di se stesso. Era disgustato, non poteva piangere; non doveva, lui non era uno stradannato, stupido, riluttante babbano.. Ma era inevitabile, nonostante la sua determinazione, al solo pensiero sentiva quelle torbide stille risalire dal profondo della sua nera anima pizzicando internamente la sua pelle di ghiaccio, tristi e sporche sorgenti, nate per sbaglio nel mezzo dei suoi occhi di lava. Si ridestò di scatto quando sentì, dei singhiozzi provenire da una stanza adiacente alla sua, e subito si diresse alla fonte dei lamenti . ________________________________________________________________________________________________________________________ Bellatrix era sopra il letto accasciata su se stessa, incurante del dolore, che piangeva disperatamente,dondolando delicatamente e suggendosi il pollice per calmarsi, ma senza riuscirci. Fu così che la trovò l'Oscuro, come una bimba che è appena stata abbandonata nel bosco invernale, fu così che Voldemort trovò la sua prediletta, la sua migliore mangiamorte, la donna che si era ritrovato ad amare suo malgrado. Con un gesto spontaneo e assolutamente nuovo, le si avvicinò e le accarezzò dolcemente una cascata di vivaci riccioli neri che le ricoprivano l'orecchio destro, li sollevò delicatamente e aspettò che lei si volgesse a guardarlo. Appena Bellatrix incontrò lo sguardo del suo signore, i loro occhi si incatenarono, bragia e quarzo(*), per la prima volta illuminati dallo stesso sentimento. ________________________________________________________________________________________________________________________ In quel momento Voldemort, fu attraversato da un flutto di adrenalina e nell'euforia dovuta all'ormone le disse tutto ciò che doveva. Bellatrix sconvolta e inebriata dalla voce bassa del suo signore sorrise, e rise liberamente della dichiarazione schietta e molto poco poetica del suo padrone. Voldemort accorgendosi che la risata era stata provocata da lui, ebbe un tuffo al cuore e si avvicinò cautamente con il viso, al volto di lei. _____________________________________________________________________________________________________________________ *mi riferisco al quarzo fumè, una pietra dura dai colori freddi, scuri verso il marrone striata con vene di ghiaccio *mi sto riferendo a dei concetti filosofici, se non è chiaro per la maggior parte di voi, vi prego di farmelo presente e provvederò CHE NE PENSATE? POTRESTE LASCIARE QUALCHE RECENSIONE PER FAVORE? COSì POTREI MIGLIORARE SE TROVATE CI SIA QUALCHE ERRORE, E MI INTERESSEREBBE MOLTO SAPERE SE VI PIACE COME TRAMA , ANCHE SE è SOLO L'INIZIO! RINGRAZIO DI CUORE CHI HA LETTO LA STORIA! BUONA GIORNATA!
   
 
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