Per chi ha letto la prima parte, troverà la seconda
molto, molto avvincente. Per chi non l’ha letto, bè vi consiglio di farlo. Ciaoe grazie se recensite!
^_^
Parte Seconda
Quella mattina era incredibilmente fredda e Amy entrò in aula con un gran mal di testa. Dopo aver
scambiato poche parole con Tom, la lezione ebbe
inizio. La voce del professore e lo scribacchiare degli studenti erano ecomostri che deturpavano il
silenzio. Fuori spirava un vento gelido che soffiando tra gli infissi sembrava
un doloroso lamento.
“Che vento che c’è fuori, Tom” – gli sussurrò Amy.
“Ma oggi non c’è vento…” – le
rispose.
Amy scostò le tende. Era vero, la
giornata era calmissima. Ma allora cosa...Sentì di
nuovo quel rumore adesso più distinto. Era come un vocio sommesso, un
brusio…ma che stava succedendo. Scattò in piedi suscitando risate fra i
presenti. Aprì la finestra e guardò fuori. Il cielo era
limpido e solo una nuvola bianca rovinava l’atmosfera da cartolina. Tom le sfiorò la mano e Amy la
ritrasse con un sussulto: era nervosissima.
“Che succede?” – chiese Tom.
“Arriva…” – gli rispose Amy ansimando .
“Chi arriva? Amy? Amy?! Che cosa…”.
“A TERRA!!!” –gridò Amy con quanto fiato aveva in corpo. Un fascio di luce la
colpì in pieno scaraventandola contro la parete opposta dell’aula. Sentì un
dolore fortissimo alla schiena e dopodichè strisciò lungo il muro e si sedette
sul pavimento. Era ancora frastornata, sentiva urla
confuse, esplosioni, vedeva non nitidamente pezzi di calcinaccio staccarsi dal
soffitto e persone correre in tutte le direzioni, in preda al panico. Era la
fine del mondo quella? Si sentiva come una persona che aveva appena bevuto un
litro di alcool, la schiena le faceva sempre più male
e il dolore al petto quasi le toglieva il respiro. Tom
le corse incontro. Non capì cosa le disse, non sentiva
quasi nulla e poi il vuoto. Quando riaprì gli occhi se
ne pentì amaramente poiché ogni battito di cuore per lei significava una fitta
alla testa. Mise a fuoco e lo spettacolo che le si presentò
non le piacque affatto. Tutti i suoi compagni erano a terra supini
e privi di senso, almeno così sperava. Si alzò in piedi a fatica e,
barcollando riuscì, poggiandosi al muro, a camminare fra i corpi per cercare Tom. Era quasi arrivata alla
finestra quando una voce calma e cupa la fece voltare di scatto.
“Finalmente ti sei svegliata - disse - ti stavo
aspettando”.
Amy si aspettò di trovarsi di fronte il responsabile di
tutto quel disastro, ma con sua grande sorpresa non
c’era nessuno. Analizzò l’aula con lo sguardo, ma a parte lei, di vivo non
c’era nessun’altro.
“Chi sei?” – disse trovando il coraggio – “Fatti
vedere!”
Amy si bloccò e terrorizzata iniziò lentamente ad alzare
gli occhi e la testa verso l’alto. Davanti a lei, sospesa a mezz’aria c’era una
piccola e rotondeggiante luce dorata, simile a quella delle lucciole nelle
notti d’estate. Come se respirasse, questa aumentava e diminuiva d’intensità e
quando si sentì osservata dalla ragazza esclamò:
“Eccoti, infine…sei pronta a restituirmi ciò che mi
spetta di diritto?”
Amy non capiva di cosa stesse
parlando, anzi non capiva proprio quello che stava succedendo. Quel fascio di
luce, l’esplosione, tutti quei ragazzi a terra, Tom
disperso! Che si trattasse solo di un incubo o era la
pura e semplice realtà?
“Chi sei tu?” – chiese Amy
con un filo di voce. La luce iniziò a girarle intorno nevroticamente
e come se non l’avesse proprio sentita urlò stizzita:
“Ma come hai conservato male
il mio corpo, stupida ragazzina! Sei un orrore vagante! Ma da quando ne assumerò il controllo, vedrai che le cose miglioreranno!”
“Assumerne il controllo? Ma di che parli?”
– esclamò Amy dando voce ai suoi pensieri.
“Di questo!” – ridacchiò la luce.
Amy se la vide venire contro e cercò si scacciarla come
si scaccia una fastidiosa mosca.
“Stai ferma!” – tuonò la luce, ma
Amy era ormai in preda al panico. Non sapeva cosa
fare né tanto meno dove potersi rifugiare. La porta era bloccata da una trave
d’acciaio staccatasi dal soffitto e, nonostante chiedesse aiuto urlando, non
sentì nessuna risposta dall’esterno dell’aula. Era del tutto
sola. La sua unica speranza era raggiungere la finestra. Iniziò a
correre in quella direzione evitando, con premura, di calpestare qualche compagno.
Ma proprio per evitarlo, inciampò e cadde sbattendo la
testa contro un banco. Un rivolo di sangue le scese dalla fronte e tentò di
riprendere la sua fuga scatenata. Con fatica si alzò di nuovo, ma di fronte a
lei la luce l’aveva raggiunta:
“Non farmi perdere altro tempo! – tuonò assumendo la
forma di una piccola fiamma vermiglia – “Ridammi il
mio corpo!”. E, dopo aver indietreggiato pochi centimetri, con violenza penetrò
nel petto di Amy che per
l’impatto fu spinta all’indietro sbattendo contro la colonna al lato della
stanza.
Dopo poco riaprì gli occhi. Non era successo niente di
tutto ciò che aveva visto pochi secondi prima: come
prevedibile era stato solo un sogno e si era addormentata proprio in classe
collezionando l’ennesima figuraccia. Stacco le mani e la
schiene dal muro e iniziò a muovere qualche passo, ma dopo il primo, il
pavimento sotto il suo piede destro si incrinò. Senza capire come, pochi attimi
dopo stava precipitando nel buio più totale e mentre cadeva verso l’ignoto
sempre più in basso, si sentiva sempre più debole finchè
non riuscì più a restare cosciente.
Più tardi, Amy
si risvegliò. Aveva un dolore alla testa lancinante come se qualcuno la
stesse picchiando con un martello. Si alzò sulle ginocchia e si guardò intorno:
era finita nel nulla. Tutto intorno a lei era scuro e ricoperto da una
nebbiolina non rassicurante. Solo nel posto occupato da lei un fascio di luce bianco la inondava, dandole
una piccola sensazione di speranza. Si alzò in piedi ed iniziò ad esplorare quel ambiente tetro e insicuro, illuminata dalla luce
bianca.
“C’è nessuno?” – urlò in tutte le
direzioni – “Vi prego, qualcuno mi risponda! Dove sono?”
Ma l’unica risposta che ottenne fu il sibilo di un vento freddo che le
fece stringere le braccia intorno al petto. Era di nuovo sola,
in un luogo da incubi senza sapere se fosse riuscita ad evadervi o se fosse rimasta esiliata lì per
sempre. Lo sconforto prese il sopravvento e la speranza svanì dal suo cuore
sotto forma di lacrime salate.
………..……………………………………………………………………………………......
“Ah, che dolore…la mia povera testa”
– esclamò Tom spostando un grosso calcinaccio dalla
gamba e spolverandosi i capelli e i vestiti – “Ma cosa è
successo qui?”. Lo spettacolo che si mostrò davanti agli occhi del ragazzo era molto simile ad una scena di qualche film in cui
gli alieni invadono la terra distruggendo tutto. Di fronte a lui solo macerie e,
i pochi muri che rimanevano in piedi, erano sul punto di sbriciolarsi al minimo
soffio di vento. Qualche bombola di gas doveva essere esplosa, perché molte
zone erano in fiamme: bruciavano libri e quaderni e fogli di carta giravano in
mulinelli di brezza. Guardandosi attorno, Tom capì
con suo grande orrore di essere l’unico sopravissuto.
Iniziò a gridare i nomi di tutti quelli che conosceva, ma nessuno rispose
all’appello.
“Amy…” –
pensò dentro di se il ragazzo – “Fa che non sia morta, fa che non sia morta…” –
continuava a ripetere mentre rientrava nella sua aula,
dalla quale era stata scaraventato fuori nell’esplosione. Scavalcò la finestra
ancora intera ed atterrò sul corpo di una sua compagna che non emise nessun
lamento come per ribadire di nuovo che lui era l’unico
sopravvissuto. Fece pochi passi evitando di calpestare qualcun altro e di
fronte a lui apparve...
“Amy?” –
chiese incredulo il ragazzo –“stai bene?” – continuò mentre
si avvicinava sempre di più a lei e le poggiava una mano sulla spalla
insanguinata - “Io credevo…”.
Ma la frase non si concluse.
Nel giro di pochi attimi, Tom si ritrovò scaraventato
nella finestra infrangendo gli ultimi vetri rimasti integri.
“Tu”- iniziò la creatura
girandosi lentamente “dovresti essere…Tom,
giusto?”. Adesso i loro sguardi si erano incrociati. Tom
la guardava sbigottito mentre considerava che la
ragazza avrebbe potuto benissimo assomigliare ad un essere umano, se non avesse
avuto il corpo di colore violaceo e due ampie ali da pipistrello che le
uscivano dalla schiena. Indossava un corpino nero acetato molto stretto intorno
ai fianchi e una lunga cintura scarlatta le cingeva la vita scendendo sul lato destro
fino a toccare gli alti stivali scuri. Il viso, dovette ammettere Tom, era molto grazioso: corti capelli corvini le
incorniciavano il viso bluastro e alcuni ciuffi nascondevano gli occhi verdi
molto intensi ed espressivi. Tom capì che doveva
averla osservata a lungo perché ad un tratto la ragazza spazientita disse:
“Se hai finito di analizzarmi, penso
sia obbligo che io mi presenti…”
“Dov’è Amy?” – “la interruppe bruscamente Tom.
L’unico pensiero nella sua mente era quello di rintracciare l’amica che, in
cuor suo, sentiva ancora viva.
“Ma che
maniere!” – gli ripose utilizzando il suo stesso tono – “Se mi ascolterai,
forse riuscirai a capire alcune cose”.
Tom, non sapendo che altro fare, annuì pacatamente.
“Cercherò di spiegarti tutto con
parole molto semplici e, scandirò bene ogni sillaba sperando che riuscirai a
seguire il mio discorso”. Come lo irritava quella strana tipa. Lo trattava come
un essere inferiore e gli parlava come si parla ad un
bimbo di due anni. Si credeva la migliore e calpestava psicologicamente il
prossimo. Questo era uno dei motivi per cui le piaceva
stare con Amy. Lei era schietta con lui e gli diceva
tutto quello che pensava. Era per questo che, pur di stare con lei, aveva
rinunciato a frequentare i suoi compagni di scuola: erano tutti così ipocriti e
falsi, sia con loro stessi che con gli altri.
“Mi presento…” – disse con voce altezzosa
eseguendo un doppia capriola in aria e rimanendo
sospesa dieci-venti centimetri dal suolo - “il mio
nome è Amiaezy e, come spero avrai capito, sono un
demone”.
“Un demone?” – chiese perplesso Tom – “Ma esistono solo nei racconti dei bambini o nella
tradizione religiosa...tu non…”
Per la seconda volta Tom venne
interrotto:
“Se non
esistessi, potrei mai essere qui? Come siete limitati voi esseri umani!” –
esclamò portandosi una mano sulla fronte e scrollando il capo – “Vuoi starmi a
sentire o devo ucciderti subito?”
“Comunque,
stavo dicendo, il mio nome è Amiaezy e sono tornata
sulla terra per riprendermi il mio corpo dal quale sono stata cacciata 13 anni
fa come punizione per aver abusato dei miei poteri! E’ successo tutto per colpa
di mia sorella, quella noiosa
“Un…un angelo?” – Tom
ascoltava tutto, ma rimaneva alquanto scettico.
“Spero che tu conosca gli angeli! Bè, se non ne hai mai visto uno, ti basti sapere che sono gli essere più uggiosi e mielosi dell’universo. Si
preoccupano sempre per gli altri e sono appiccicosi peggio della melassa. Mia
sorella non fa differenza. Devi sapere che anni fa, entrambe fummo
mandate nel mondo dei mortali e ci incarnammo nel corpo di due bambine, nate lo
stesso giorno della nostra discesa sulla terra . Sfortunatamente per me, la
piccola che mi avrebbe dovuto dare il suo corpo, morì poco dopo e io fui
costretta ad alloggiare, insieme a mia sorella, nell’altra neonata. Naturalmente,
la piccola aveva sviluppato entrambi i nostri poteri, insieme ad una spiccata doppia personalità data dai nostri caratteri
opposti. Gli anni passarono e la piccola dimostrò una propensione maggiore al
suo lato oscuro, utilizzandone subdolamente i poteri. Io divenni sempre più
potente, mentre mia sorella perse gradualmente le forze, diventando solo una
parte dimenticata dell’anima della bambina. Tutto procedeva nel migliore dei
modi per me, fino a quando, per voleri superiori,
fummo costrette ad abbandonare la terra: io mi aspettavo una gratifica per il
meraviglioso lavoro svolto, ma ottenni solo una condanna di esilio mentre alla
mia sdolcinata sorella fu permesso di reincarnarsi di nuovo in quella bimba. Dissero che meritava un premio per non essersi lasciata
eclissare totalmente dal male. E da allora il suo
compito è quello di proteggere la bimba. Ma non penso abbia adempito
al suo compito in questi anni. Ho visionato i ricordi di
Amy (è questo il suo nome?), ma non vedo altro
che dolore e sofferenza nella sua esistenza. Bè, a
parte te, si capisce. Adesso sai tutto ed hai capito anche perché devo
eliminarti”.
Tom si sentiva come se gli avessero tirato un incudine nello stomaco. Quella storia aveva
dell’incredibile, era assolutamente impensabile. Eppure era la pura
realtà e Amiaezy di fronte a lei, ne era la prova vivente. La sua
amica Amy era stata posseduta durante tutta la sua
vita senza saperlo. Tom doveva pensare e riflettere su
come uscire da quella situazione, possibilmente vivo e insieme alla sua Amy. Doveva prendere tempo.
“Eliminare me? Ma
a che scopo?” – chiese ingenuamente.
“Ma allora
non hai capito nulla del mio discorso! “ – esclamò spazientita Amiaezy
- “Mia sorella vive ancora nell’anima di Amy,
ma in tutto questo tempo la sua luce si è affievolita tanto che, a causa del dolore di Amy
e del suo senso di incomprensione con il mondo, si è quasi del tutto spenta. Ma l’unica forza che permette alla luce di mia sorella di
restare ancora accesa, l’unico barlume di speranza ancora vivo nella sua anima,
sei tu! Eliminato te, la sua luce si spegnerà del tutto ed io avrò il totale
controllo di questo corpo!”
Tom sapeva dall’inizio che il piano Amiaezy
era quello di ucciderlo per un motivo o per l’altro. Ma
lui non si rassegnava a quel destino e ripensando alle parole del demone, fece la
cosa più saggia che avrebbe potuto:
“Amyyy!!!” – urlò il ragazzo con tutto il fiato che aveva in
corpo.