Ice Heart
Cap.1 - Partenza
-
addio bellezza – sussurro alla preda di
questa notte mentre giace coperta da un leggero lenzuolo al mio fianco.
Mi
alzo completamente nudo da quel letto che mi ha ospitato per poche ore, mi
vesto ed esco veloce come sono entrato nella sua vita.
La
guardo bene prima di uscire, questa è l’ultima volta che la vedrò.
È
notte fonda e per le strade fredde di New York non c’è nessuno.
-
questa era molto bella – penso soddisfatto della
mia scelta – e soprattutto era molto ma
molto brava a letto – un sorrisino compare sulle mie labbra di marmo, non
posso fare a meno di ripensare a quelle ore, in cui era completamente e
incondizionatamente in preda alla passione, sotto al mio corpo
freddo.
Mi
sono divertito, sono soddisfatto questa sera.
Le
donne mi definiscono un bastardo, un bugiardo e uno stronzo cronico ma chissà
perché alla fine ci ricascano sempre?
Ma
perché legarsi per la vita con una persona quando si possono avere molte
ragazze? Nel mio caso tutte le ragazze che si desiderano? Qualunque ragazza io
voglia?
È fin
troppo semplice, non c’è quasi più gusto, mi basta fare quel sorrisino, un po’
storto, che piace tanto loro per farle letteralmente crollare ai miei piedi.
Sento
indistintamente il loro cuoricino battere all’impazzata alla mia vicinanza e il
gioco è fatto.
E
come se non bastasse ho lo speciale dono di leggere loro nel pensiero, di
sapere cosa effettivamente pensano, e con le donne eccome se serve, dicono una
cosa e ne pensano un’altra, ma per me non hanno davvero segreti, è per questo che, all’occorrenza, divento
inevitabilmente il ragazzo ideale di ciascuna.
Vi
sembrerà alquanto poco modesto da parte mia, ma nessuna mi ha mai detto no,
mai.
Ogni
giorno ho l’imbarazzo della scelta: bionde, brune, rosse, di ogni tipo e
qualità. E il mondo mi appare immancabilmente come una vasta vetrina, basta
effettuare una semplice scelta, dettata dall’umore del momento.
Non
ho mai capito come facessero i miei fratelli, non fraintendetemi, Rosalie ed
Alice sono due gnocche da paura, però dopo un po’ uno si stufa sempre della
solita solfa. E poi guarda come si sono ridotti quei due? Emmett e Jasper
sembrano due cagnolini che obbediscono ad ogni loro ordine e desiderio.
Loro
sono convinti che mi comporto così solo perché non ho ancora trovato nessuna
che mi faccia perdere davvero la testa, ma quella ragazza non esiste, nessuna
può far capitolare il sottoscritto. Sono solo gelosi.
Io non
sono come loro, sono diverso: “niente
legami solidi” è la mia parola d’ordine. Ho la possibilità di divertirmi per
l’eternità cosa potrei chiedere di più?
-
Edward – Alice trilla non appena mi
vede rincasare
Con
passo veloce mi dirigo verso il salotto, la mia famiglia al completo mi stava
aspettando.
Passando
batto il cinque a Emmett e a Jasper e mi chino per posare un bacio sulla
guancia a Esme.
Non
c’è bisogno che chieda, so già tutto, l’ho appena letto nelle loro menti.
L’ennesima
partenza, da un lato mi fa molto comodo cambiare di tanto in tanto aria, dopo
qualche mese inizio ad avere troppe ragazze che assillano.
-
dove si va questa volta? – dico
rivolgendosi a mio padre
-
hanno accettato la mia
richiesta all’ospedale maggiore di Forks – mi spiega.
Non
trattengo un sorriso, non c’è ospedale che rifiuti la candidatura di mio padre
con il curriculum che si ritrova.
-
Forks? - faccio una smorfia.
Ci
sono passato un paio di volte per cacciare con Emmett gli orsi, mi sembra una
città davvero poco interessante per me.
-
c’è il tempo giusto – dice mia madre
per avvallare la scelta di suo marito
-
lo so –
-
ma cosa? – Jasper mi chiede,
probabilmente ha sentito qualcosa nel mio stato d’animo che non lo ha convinto
-
io non vengo –
-
andiamo fratello se non vieni tu, non ci
si diverte – dice Emmett scattando in piedi.
-
D’accordo – dico infine e tutti si
lasciano andare a un urlo di gioia – ma
non crediate che andrò in quella scuola –
Troppa
poca scelta.
-
dai Eddy – mi
implora Alice, insieme di solito fingiamo di frequentare lo stesso anno.
-
Potrei lavorare a Port Angeles che è poco
distante da Forks – propongo
-
Bene, andate a preparare le vostre cose,
tra qualche ora andiamo – accetta mio padre
-
Emmett hai visto la mia
agendina ? –
chiedo entrando in camera mia
Timidamente
la tira fuori dalla tasca dei Jeans e me la porge.
-
ho solo dato un occhiata – si giustifica
Non
dico niente, non vorrei mai che litigasse con mia sorella Rosalie.
La
mia agendina contiene tutti i numeri di telefono delle ragazze con cui sono
stato, non è un cimelio auto celebrativo, mi serve per segnare gli appuntamenti
e per ricostruire velocemente le situazioni per evitare inutili gaffe quando
qualcuna mi chiama.
-
Eddy, sono arrivati i tuoi vestiti
dall’Italia – mi avverte Alice entrando con un passo di danza in camera
mia.
-
Grazie gioia – le scompiglio i
capelli.
È lei
che si occupa del mio vestiario, è la mia piccola personal stylist.
Mi
sorride furbetta.
Cerco
di entrare nella sua testa, ma mi blocca cantando l’inno italiano in latino.
-
Alice cosa hai visto? – mi arrendo
-
Una ragazza –
-
Solo una? – sbuffo divertito
-
Questa volta è diverso –