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Autore: fleacartasi    24/05/2009    6 recensioni
Era fuggito perché, recluso nella sua stessa casa, aveva finalmente capito che un legame di sangue, solo un legame di sangue, non sarebbe mai stato sufficiente per fargli amare la sua famiglia. Ma il senso di estraneità che lo assaliva ogni volta che entrava in una delle ville dei Black, o quando si sforzava di apprezzare le poche righe sterili che i suoi genitori gli scrivevano, era solo la punta dell'iceberg.
Il motivo principale che l'aveva spinto a bussare a casa Potter, quella mattina di fine agosto, era un altro, nascosto solo la superficie liscia e scura delle acque.
Un segreto custodito a fatica per quasi vent'anni, che, suo malgrado, ancora lo legava a persone che avrebbe voluto cancellare per sempre dalla sua vita.

*
La mia personale versione degli avvenimenti che hanno spinto Sirius ad abbandonare la famiglia, alla fine dell'estate del 1976.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'You had me in deep with the devil in your eyes'
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VI

Aurora borealis

(Glowing in brillant colors)



Black Manor, 5 luglio 1976.


Gli elfi domestici erano in piedi da ben prima dell'alba. Avevano lucidato ogni angolo del salone da ballo, aperto per l'occasione, tagliato accuratamente l'erba in ogni angolo del parco, sagomato le siepi del viale che conduceva alla villa, preparato stuzzichini e sorbetti da servire agli ospiti accaldati per le danze.
Druella e Walburga avevano supervisionato ogni operazione, con le braccia incrociate e l'aria severa, rischiando di perdere la voce a causa delle troppe grida di rimprovero.
Orion e Cygnus, invece, erano stati incaricati di condurre Abraxas Malfoy il più lontano possibile, con la scusa di mostrargli gli stessi paesaggi che aveva ammirato più volte in quegli anni. Non volevano rischiare che il loro ospite più importante, e futuro parente, venisse disturbato dall'inevitabile confusione che regnava a poche ore dalla festa.
“Siete andati nelle cantine a prendere il vino elfico, Nelly?” Domandò Druella.
“Certamente, padrona” La rassicurò l'elfa, osservandola con i grandi occhi lacrimosi.
“Quello del '69?”
“Quello del '69, come aveva chiesto padron Cygnus!” Squittì Nelly, intimorita.
“Spero per voi che non ci siano errori, sapete bene che questo ballo è importante” La minacciò la donna. “Adesso puoi andare, torna in cucina”
“D'accordo, signora Druella, d'accordo!” Nelly si affrettò ad ubbidire, scomparendo in un attimo.
“Non ci si può fidare di loro” Intervenne Walburga. “Bisogna sempre controllarli...”
“E chi è che controlla voi, mamma?”
Le due donne si voltarono verso l'entrata del salone.
“Cosa vuoi, Sirius?”
Sirius sorrise. “Solo fare un saluto alle mie parenti preferite, visto che passavo di qui” Spiegò, con arroganza. “Vedo che è già tutto pronto per stasera”
“Se sei venuto per provocarci come tuo solito puoi anche evitare” Disse Druella, glaciale.
“Belle decorazioni, zia” Proseguì lui. “Ti sei davvero impegnata per impressionare i Malfoy”
“Sì, mi sono impegnata” Ribatté lei, in tono di sfida. “Ci siamo impegnati tutti”
“Buon per voi” Il sorriso del ragazzo si allargò. “Vi rimane solo da sperare che qualcuno non rovini tutti i vostri sforzi”
A quelle parole, il viso di Druella impallidì leggermente. Si voltò verso la cognata, scoccandole un'occhiata eloquente.
Walburga fece qualche passo in direzione del figlio, fino a raggiungerlo. Sollevò il mento, fino a specchiarsi in quegli occhi grigi ed alteri. “Non rovinerai proprio nulla, Sirius”
Il ragazzo esitò, sorpreso. Non c'era rabbia in quella voce cristallina, né alcun monito. Al contrario, l'impressione che lei lo stesse pregando era così palpabile che quasi allungò le dita per cercare di afferrarla. Scrollò le spalle, mantenendo l'espressione spavalda con cui aveva fatto il suo ingresso. “Se non lo farò io ci penserà qualcun altro”
Con quella frase, aveva firmato una tregua. Per la prima volta da quando aveva messo piede al Black Manor aveva accettato un compromesso, che gli avrebbe impedito di gettare l'ennesima ombra sulla reputazione della famiglia.
Si voltò, prima che sul volto della madre comparisse quel sorrisetto soddisfatto che conosceva bene.
In fondo, era da lei che l'aveva ereditato.



* * * * *



Bussò lievemente con le nocche delle dita, restando in attesa.
“Chi è?”
“Sono Lucius”
La porta si aprì di un paio di centimetri, lasciando intravedere una ciocca di capelli biondi. “Cosa ci fai qui?” Chiese Narcissa, senza mostrarsi.
“Sembra che tu stia parlando ad un ladro! Sono solo passato a salutarti...”
“Devo ancora finire di vestirmi e di pettinarmi, non mi dire che è già ora di scendere!” Esclamò la ragazza, nello stesso tono che avrebbe utilizzato Minerva McGrannitt per annunciare la sospensione perenne dei M.A.G.O.
Lucius scoppiò a ridere. “Ho capito, dovrò aspettare l'inizio del ballo per vederti”
“Se non altro non ti rovinerai la sorpresa”
“Magra consolazione” Ribatté l'altro, deluso. “Ma me ne vado, non ho intenzione di farmi vedere da qualcuno mentre supplico lo stipite di una porta di farmi entrare!”
Questa volta fu Narcissa a ridacchiare.
Quando Lucius era già arrivato a metà del corridoio deserto, la voce della fidanzata lo fece fermare. “Cosa c'è, Cissy?” Domandò, tornando sui suoi passi.
Lo spiraglio si era allargato, ed incorniciava il viso ancora struccato della ragazza. “Devo sapere una cosa, prima del ballo” Esordì, abbassando lo sguardo. “Non volevo nemmeno chiedertelo, perché so che non può essere vero, ma...”
“Avanti” La invitò lui, gentilmente. “Sai che non ho segreti per te”
“E' successo qualcosa con Bella in Francia?” La sua voce, nel pronunciare il nome della sorella, si incrinò appena.
Gli occhi di Lucius si oscurarono. “Te l'ha detto lei?”
“Diciamo che me l'ha fatto capire” Le guance della giovane si tinsero di rosso per l'imbarazzo. “Io non le ho creduto, te lo giuro, è solo che... Lei ottiene sempre quello che vuole”
“Cissy” Allungò le dita, sfiorandole la pelle. “Non è successo nulla” Sorrise, e le iridi tornarono del consueto grigio chiaro, quasi slavato. “Puoi fidarti di me, e te l'ho dimostrato tante volte. Tua sorella si diverte a provocarti, sai com'è fatta”
“Hai ragione” Narcissa annuì lievemente. “Eppure è così brava a fregarmi, ogni volta... Sa essere davvero stronza”
“Non arrabbiarti” La rabbonì lui. “Bella non è così cattiva come vuole sembrare”
“Non riesco a capire perché la difendi sempre, anche quando ha torto”
“Perché è mia amica” Scrollò le spalle. “Solo amica. E mi ha fatto conoscere te, non potrò mai ricambiarla abbastanza...” Concluse, in tono malizioso.
“Riesci sempre ad avere il coltello dalla parte del manico, Malfoy” L'espressione sul volto di Narcissa si rasserenò. “E ora sparisci, altrimenti non farò mai in tempo a prepararmi!”
“D'accordo, d'accordo. Non vorrei mai che qualcuno ti veda in questo stato pietoso”
Lucius!” Esclamò Narcissa, mentre il ragazzo si affrettava ad allontanarsi.



* * * * *



Sbuffò per l'ennesima volta, sistemandosi il nodo della cravatta. La stoffa gli si stringeva troppo attorno al collo, o forse era solo il suo corpo che si ribellava a quella farsa.

Non aveva mai amato i balli.
Quando era un bambino, un'elfa veniva incaricata di mettere a letto lui e Regulus prima che arrivassero gli ospiti. Allora, non capiva quanto era fortunato a risparmiarsi quella sfilata di abiti costosi e alberi genealogici altisonanti. Più di una volta era sgattaiolato, in punta di piedi, fino all'ingresso del salone di Grimmauld Place, rabbrividendo nel pigiama troppo leggero. Si rannicchiava dietro un'anta della grossa porta di legno intagliato, e spiava gli adulti che ridevano e bevevano a poca distanza da lui.
Era lì che, più di otto anni prima, Orion l'aveva trovato, addormentato e con le ginocchia raccolte contro il petto. Ricordava di aver aperto gli occhi, e di averlo visto chino su di lui, una sagoma indistinta fra le nebbie del sonno. Ricordava la sorpresa, la paura di essere punito, lo sguardo impassibile del padre. Poi, l'uomo aveva allungato le braccia. Nello stesso momento Sirius aveva serrato gli occhi, convinto che l'avrebbe picchiato. Invece si era sentito sollevare con facilità, la guancia che sfiorava la camicia di Orion ad ogni suo passo, e il suo profumo che gli riempiva le narici.
“Non dire niente a tua madre” Aveva mormorato, con quella voce rauca e burbera che utilizzava sempre quando si rivolgeva ai figli.
Ammutolito, a causa di quell'insolito gesto d'affetto, Sirius si era limitato a stringere la stoffa bianca con le dita finché Orion non lo depose di nuovo a terra e lo guardò infilarsi sotto le coperte.
“Buonanotte, Sirius” Aveva detto, prima di chiudere la porta.
Da quando aveva ricevuto il permesso, o per meglio dire l'ordine, di presenziare alle feste e ai ricevimenti, nessun ricordo era stato degno di essere conservato. Quando pensava a quei momenti, tutto quello che riusciva a rievocare erano immagini sfocate di tessuti ricamati, orchestre e visi sconosciuti che lo osservavano.
Non si era mai sentito a suo agio, con la sua aria sempre troppo ribelle, i suoi capelli sempre troppo disordinati e quella propensione, così sbagliata, a stringere amicizia con persone indegne.

Mentre si dirigeva verso il salone del Black Manor, immerso in quei pensieri, con le mani che continuavano a torcersi per la stizza, si scontrò con un elfo che procedeva a passo spedito.
“Mi scusi, padron Sirius!” Esclamò subito l'elfo, costernato. “Mo non l'aveva vista, padron Sirius, è tutta colpa di Mo!”
Il ragazzo alzò gli occhi verso il soffitto, infastidito da quella voce stridula. La tentazione di mandarlo a punirsi e toglierselo dai piedi gli balenò in mente. “Non preoccuparti, Mo, anch'io non ti ho visto” Disse poi, recuperando la calma. Gli elfi erano già maltrattati a sufficienza dal resto della famiglia, senza che intervenisse anche lui. “Ora puoi andare”
“Grazie, signor Sirius, grazie!” Squittì Mo, sollevato.
Proprio mentre l'elfo stava per riprendere la sua corsa, Sirius notò che aveva con sé un cofanetto di velluto. “Aspetta ancora un momento”
Mo si affrettò ad immobilizzarsi. “Sì, padrone?”
“Cos'hai in quella scatola?”
“E' la collana che la signorina Bellatrix ha chiesto per il ballo, signore” Rispose prontamente. “Mo è andato a prenderla tra i gioielli di famiglia e gliela sta portando, signore”
Sirius annuì, fissandosi le scarpe lucide. “Puoi darla a me”
Gli occhi dell'elfo si dilatarono. “Come?” Mormorò, ricambiando il suo sguardo con aria perplessa.
“Gliela porterò io” Spiegò l'altro, cercando di essere paziente. “Non ho niente da fare, la porterò io alla signorina Bellatrix prima di scendere. Così tu puoi andare a fare altro, Mo, sono sicuro che mia madre ti sta dando un sacco di lavoro”
“Oh no, la signora è molto buona con noi elfi!” Squittì Mo, ansioso di incensare la figura dispotica di Walburga. “Davvero molto, signore!”
“Come preferisci” Tagliò corto Sirius, allungando la mano. “Ma mi permetti di aiutarti?”
“Io...” Esitò Mo.
“Potrei ordinartelo, ma non lo sto facendo”
L'elfo si esibì in quello che doveva essere un inchino particolarmente profondo. “D'accordo” Si arrese infine. “Grazie davvero, signor Sirius, Mo le è davvero riconoscente signore!” Gli porse il cofanetto, quasi in lacrime per la generosità del proprio padrone.



* * * * *



Il salone principale del Black Manor iniziava a riempirsi, e nell'aria si diffondevano le note di un quartetto d'archi.
Gli strumenti, incantati per l'occasione, erano disposti in un angolo del locale, accanto ad un lungo tavolo su cui erano stati disposti con cura vassoi di cibo, alzate con frutta fresca, caraffe colme di vino, liquori e cestelli per il ghiaccio. Le pareti erano state decorate con piccoli cristalli, illuminati dalle candele che si consumavano sui candelabri d'argento e che fluttuavano a poca distanza dal soffitto. Le finestre che si affacciavano sul parco erano spalancate, e una lieve brezza rinfrescava l'ambiente e faceva increspare le tende di organza.
Druella e Walburga si scambiarono un sorriso, soddisfatte per il lusso, non ostentato ma comunque tangibile, che trapelava da ogni particolare su cui riuscivano a posarsi i loro occhi.
“Tutto sembra procedere bene” Di fronte a loro, dalla parte opposta della stanza, Cygnus e Abraxas chiacchieravano con i Nott. Druella sollevò la mano per salutarli. “Quando saranno arrivati tutti manderò Nelly a chiamare Lucius e Narcissa”
“Non dovrebbe mancare molto” Walburga esaminò gli invitati, con aria critica. “Hai visto Sirius? Gli avevo detto di scendere senza obbligarmi a trascinarlo per le scale...”
“Vedrai che arriverà” La rassicurò la cognata. “Anche Bella non è ancora scesa” Si lasciò sfuggire un sospiro. “Dovrebbero sbrigarsi, Narcissa dev'essere l'ultima a presentarsi stasera”
In quel momento, Regulus passò loro accanto con un bicchiere di vino elfico e un'espressione tediata sul viso.
“Regulus, hai visto tuo fratello?” La madre lo fermò, posandogli le dita sul polso. “Non ha ancora avuto la decenza di farsi vedere” Aggiunse, impaziente.
“No, mamma, non l'ho visto” Bevve un sorso di vino, ignorando l'occhiata severa della donna.
“Non devi bere troppo”
“Mamma, è solo un bicchiere”
“Andresti a cercare tuo fratello, Regulus?” Intervenne Druella, con un sorriso. “E anche Bellatrix, se non ti dispiace”
“Non può andare un elfo?” Replicò il ragazzo, infastidito.
“Sono tutti impegnati, lo sai”
“D'accordo” Acconsentì infine. “Ma niente più prediche sul vino, per stasera”
“Niente più prediche” Walburga gli scompigliò i capelli, facendolo infuriare.
Mamma! Non ho più otto anni!” Sibilò, prima di sparire fra la gente.



* * * * *



Raggiunse la camera senza affrettarsi, attardandosi persino davanti ad un quadro che non aveva mai notato, che raffigurava una giovane strega che si dondolava su un'altalena.

Ormai era calata la sera, e nel cielo scuro, privo di nuvole, brillava già un quarto di luna. Dal piano inferiore, il vociare degli invitati giungeva smorzato, simile ad una cantilena di cui nessuno conosceva con certezza le parole.

Giunse davanti alla porta, aperta a metà, che lasciava intravedere l'ambiente immerso nella penombra. Una lama di luce, proveniente da due sole candele, si proiettava sul pavimento, e gli lambiva l'orlo dei pantaloni.

Lei era seduta di fronte ad uno specchio ovale, ed osservava il suo riflesso con aria critica.
Stava per entrare, ma si fermò.

La cugina afferrò una spazzola, ed iniziò a passarla fra i capelli, sciolti sulle spalle. Le sue mani si muovevano piano, e le dita sembravano danzare. A poco a poco, la chioma corvina diventò sempre più lucente e liscia.

Rimase ad osservarla, ipnotizzato da quei gesti. Una strana sensazione lo avvolse, e si lasciò cullare da una calma paradossale, che non provava davvero. Sentiva il suo cuore battere ad una velocità troppo elevata, e all'improvviso diventò consapevole del proprio respiro.

Bellatrix estrasse uno spillone e delle forcine da un cassetto ed iniziò a sollevare alcune ciocche. In pochi minuti terminò l'acconciatura, che nella sua semplicità faceva risaltare gli occhi truccati e le labbra lucide.

Sapeva che avrebbe dovuto muoversi, ma i suoi piedi parevano inchiodati alle assi di legno.
Era diversa quando era sola. Nel suo sguardo aleggiava una traccia di vulnerabilità, nascosta con cura in altre circostanze. Le labbra, che lasciavano intravedere i denti, erano schiuse, a formare una curva morbida. Le spalle erano rilassate, senza il minimo segno di quella tensione così tipica della ragazza che conosceva, sempre pronta a difendersi senza risparmiare le energie.
Splendeva nel buio con i suoi veri colori, e non se ne rendeva conto.

Bella si girò in quell'istante, come se avesse sentito il vortice di quei pensieri agitarsi dietro di lei. Gli sorrise, socchiudendo gli occhi. “Continui a spiarmi, a quanto pare” Non appena ebbe pronunciato quelle parole, tornò ad indossare il suo abito di spavalda sicurezza.
Sirius fece qualche passo, entrando nella stanza. “Anche essere una spia ha i suoi lati positivi” Rimase in piedi accanto a lei, e le diede la custodia. “Ti ho portato questo, qualcuno mi ha detto che ti serviva”
“Vuoi diventare un elfo domestico adesso?”
“Di sicuro i miei ne sarebbero felici, visto che come erede faccio schifo”
“Sarebbe interessante, in effetti” Aprì la scatola, estraendo una meravigliosa collana.
“Non dovresti mettere una collana del genere” Osservò. “E' la serata di Narcissa, non la tua”
Bellatrix fece una smorfia. “Sembri mia madre, che ti è preso?” Disse, prima di porgergli il collier. “Ho voglia di metterla, e lo farò. Adesso aiutami ad allacciarla”
Sirius gliela passò attorno al collo, chiudendo il fermaglio intarsiato. “Ti sta benissimo” Mormorò, osservando il loro riflesso. Tre lunghi fili di diamanti rilucevano al collo della ragazza, sfiorando la seta del suo vestito.
Cercò di alzarsi, ma Sirius la fermò.
“Aspetta” Una delle gemme si era girata, ed allungò la mano per sistemargliela. La pelle di Bella era tiepida, e contrastava con la fredda luminescenza delle pietre preziose. Di nuovo rimase fermo, senza riuscire a sollevare le mani.
Lei non fece nulla per respingerlo, e rimase in silenzio.
Quando Regulus arrivò a chiamarli erano ancora lì, di fronte allo specchio, come statue di cera.



* * * * *



Che ne pensi di lei?” Orion bevve un sorso di vino, facendo un cenno discreto del capo.
A qualche metro da loro, una ragazza pallida, dai lunghi capelli rossi, rideva allegramente con quello che doveva essere un suo compagno di scuola.
“Julia Nott? E' troppo volgare” Rispose subito Walburga, lapidaria.
“Hai detto così della metà delle ragazze che ci sono qui dentro” Ribatté il marito, che iniziava a mostrare segni di impazienza. “Non la deve sposare, deve solo passarci una serata”
“Non mi interessa, non voglio che mio figlio si metta in cattiva luce” Quando vide il sopracciglio inarcato dell'uomo sbuffò. “Più di quanto non lo sia già” Si affrettò ad aggiungere.
Mentre continuavano a discutere, un mago si avvicinò a loro.
“William!” Esclamò Orion, sollevato, felice di avere un diversivo per interrompere quella conversazione. “Come stai?”
“Orion, Walburga” Li salutò l'uomo. “Sono tornato dalla Francia due giorni fa, giusto in tempo per questo ballo” Spiegò, con un sorriso cordiale. “Mia moglie sta chiacchierando con tua sorella da non so quanto, Orion, ma vorrei presentarvi mia figlia. Ha appena finito il sesto anno a Beauxbatons, sapete” Dietro William fece capolino una figura snella, non molto alta. “Lei è Rose”
“Rose Hallister” Si presentò lei, porgendo la mano ai coniugi. “Molto piacere” Aveva capelli castani e mossi, occhi scuri e labbra sottili. Indossava un abito discreto, molto diverso da quello scollato e luccicante che portava Julia Nott. Anche se non era particolarmente bella, Rose possedeva una dolcezza e di un'affabilità in grado di conquistare subito i suoi interlocutori.
“Scordatelo” Sussurrò Orion alla moglie, notando il lampo che le aveva attraversato gli occhi. “Non va bene per Sirius. E' troppo... normale”
“E chi potrebbe andare bene, secondo te? Una puttanella come Julia?”
“Penso proprio di sì, se vuoi il mio parere. Sarà anche una puttanella, come dici tu, ma potrebbe tenergli testa”
“Rose Hallister è perfetta” Si ostinò lei. “E' una purosangue, è ricca, è educata, e va anche a Beauxbatons. Almeno non potrà accusarci di volergli propinare a tutti i costi una Slytherin”
Orion sospirò. “Fai come vuoi, Walburga, io ti ho avvertito”
“Certo che farò come voglio” Sibilò Walburga, prima di iniziare a parlare con Rose.



* * * * *



NOTE

Giusto per non farvi mancare niente, eccovi il mobile da toeletta della cara Bellatrix ^^ Il nome dell'elfo che parla con Sirius l'ho trovato in mezzo ad un elenco di nomi inglesi... Mi è sembrato abbastanza buffo per poter appartenere ad un elfo!
Non sono molto soddisfatta di questo capitolo, è una parte di transizione e ho avuto qualche difficoltà a scrivere. Ma spero comunque che non vi abbia fatto del tutto schifo XD


Ringraziamenti

MEISSA_S: grazie mille per le recensioni, le ho davvero apprezzate! Hai ragione, c'è sempre questa tendenza a considerare Lucius come una specie di nobile del '700... Io stessa me lo immagino un po' così, quindi qui ho cercato di “svecchiarlo” XD
Sì, Abraxas cerca di raccomandarsi... Poveraccio, gli verrebbe un infarto se Sirius desse scandalo al ballo!
Scrivere di Walburga mortificata è stato divertente, lo ammetto :D
Sono d'accordo su Orion, è uno zerbino ma uno zerbino attento ed osservatore. Probabilmente guardare gli altri è l'unica cosa che può fare, avendo una tiranna per moglie!
Per quanto riguarda Druella, ho cercato di far venire fuori un momento di umanità perché penso che anche i Black in fondo (in fondo in fondo XD) volessero bene ai figli e desiderassero la loro felicità e non solo la buona reputazione della famiglia. Un po' come la scena di Orion in questo capitolo :)
Grazie ancora!


Alla prossima!

_ Flea _

  
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