VI
Aurora borealis
(Glowing in brillant colors)
Black Manor, 5 luglio 1976.
Gli elfi domestici
erano in piedi da ben prima dell'alba. Avevano lucidato ogni angolo
del salone da ballo, aperto per l'occasione, tagliato accuratamente
l'erba in ogni angolo del parco, sagomato le siepi del viale che
conduceva alla villa, preparato stuzzichini e sorbetti da servire
agli ospiti accaldati per le danze.
Druella e Walburga avevano
supervisionato ogni operazione, con le braccia incrociate e l'aria
severa, rischiando di perdere la voce a causa delle troppe grida di
rimprovero.
Orion e Cygnus, invece, erano stati incaricati di
condurre Abraxas Malfoy il più lontano possibile, con la scusa
di mostrargli gli stessi paesaggi che aveva ammirato più volte
in quegli anni. Non volevano rischiare che il loro ospite più
importante, e futuro parente, venisse disturbato dall'inevitabile
confusione che regnava a poche ore dalla festa.
“Siete
andati nelle cantine a prendere il vino elfico, Nelly?” Domandò
Druella.
“Certamente, padrona” La rassicurò
l'elfa, osservandola con i grandi occhi lacrimosi.
“Quello
del '69?”
“Quello del '69, come aveva chiesto padron
Cygnus!” Squittì Nelly, intimorita.
“Spero per
voi che non ci siano errori, sapete bene che questo ballo è
importante” La minacciò la donna. “Adesso puoi
andare, torna in cucina”
“D'accordo, signora Druella,
d'accordo!” Nelly si affrettò ad ubbidire, scomparendo
in un attimo.
“Non ci si può fidare di loro”
Intervenne Walburga. “Bisogna sempre controllarli...”
“E
chi è che controlla voi, mamma?”
Le due donne si
voltarono verso l'entrata del salone.
“Cosa vuoi,
Sirius?”
Sirius sorrise. “Solo fare un saluto alle mie
parenti preferite, visto che passavo di qui” Spiegò, con
arroganza. “Vedo che è già tutto pronto per
stasera”
“Se sei venuto per provocarci come tuo solito
puoi anche evitare” Disse Druella, glaciale.
“Belle
decorazioni, zia” Proseguì lui. “Ti sei davvero
impegnata per impressionare i Malfoy”
“Sì, mi
sono impegnata” Ribatté lei, in tono di sfida. “Ci
siamo impegnati tutti”
“Buon per voi” Il sorriso
del ragazzo si allargò. “Vi rimane solo da sperare che
qualcuno non rovini tutti i vostri sforzi”
A quelle parole,
il viso di Druella impallidì leggermente. Si voltò
verso la cognata, scoccandole un'occhiata eloquente.
Walburga fece
qualche passo in direzione del figlio, fino a raggiungerlo. Sollevò
il mento, fino a specchiarsi in quegli occhi grigi ed alteri. “Non
rovinerai proprio nulla, Sirius”
Il ragazzo esitò,
sorpreso. Non c'era rabbia in quella voce cristallina, né
alcun monito. Al contrario, l'impressione che lei lo stesse pregando
era così palpabile che quasi allungò le dita per
cercare di afferrarla. Scrollò le spalle, mantenendo
l'espressione spavalda con cui aveva fatto il suo ingresso. “Se
non lo farò io ci penserà qualcun altro”
Con
quella frase, aveva firmato una tregua. Per la prima volta da quando
aveva messo piede al Black Manor aveva accettato un compromesso, che
gli avrebbe impedito di gettare l'ennesima ombra sulla reputazione
della famiglia.
Si voltò, prima che sul volto della madre
comparisse quel sorrisetto soddisfatto che conosceva bene.
In
fondo, era da lei che l'aveva ereditato.
* * * * *
Bussò
lievemente con le nocche delle dita, restando in attesa.
“Chi
è?”
“Sono Lucius”
La porta si aprì
di un paio di centimetri, lasciando intravedere una ciocca di capelli
biondi. “Cosa ci fai qui?” Chiese Narcissa, senza
mostrarsi.
“Sembra che tu stia parlando ad un ladro! Sono
solo passato a salutarti...”
“Devo ancora finire di
vestirmi e di pettinarmi, non mi dire che è già ora di
scendere!” Esclamò la ragazza, nello stesso tono che
avrebbe utilizzato Minerva McGrannitt per annunciare la sospensione
perenne dei M.A.G.O.
Lucius scoppiò a ridere. “Ho
capito, dovrò aspettare l'inizio del ballo per vederti”
“Se
non altro non ti rovinerai la sorpresa”
“Magra
consolazione” Ribatté l'altro, deluso. “Ma me ne
vado, non ho intenzione di farmi vedere da qualcuno mentre supplico
lo stipite di una porta di farmi entrare!”
Questa volta fu
Narcissa a ridacchiare.
Quando Lucius era già arrivato a
metà del corridoio deserto, la voce della fidanzata lo fece
fermare. “Cosa c'è, Cissy?” Domandò,
tornando sui suoi passi.
Lo spiraglio si era allargato, ed
incorniciava il viso ancora struccato della ragazza. “Devo
sapere una cosa, prima del ballo” Esordì, abbassando lo
sguardo. “Non volevo nemmeno chiedertelo, perché so che
non può essere vero, ma...”
“Avanti” La
invitò lui, gentilmente. “Sai che non ho segreti per
te”
“E' successo qualcosa con Bella in Francia?”
La sua voce, nel pronunciare il nome della sorella, si incrinò
appena.
Gli occhi di Lucius si oscurarono. “Te l'ha detto
lei?”
“Diciamo che me l'ha fatto capire” Le
guance della giovane si tinsero di rosso per l'imbarazzo. “Io
non le ho creduto, te lo giuro, è solo che... Lei ottiene
sempre quello che vuole”
“Cissy” Allungò
le dita, sfiorandole la pelle. “Non è successo nulla”
Sorrise, e le iridi tornarono del consueto grigio chiaro, quasi
slavato. “Puoi fidarti di me, e te l'ho dimostrato tante volte.
Tua sorella si diverte a provocarti, sai com'è fatta”
“Hai
ragione” Narcissa annuì lievemente. “Eppure è
così brava a fregarmi, ogni volta... Sa essere davvero
stronza”
“Non arrabbiarti” La rabbonì
lui. “Bella non è così cattiva come vuole
sembrare”
“Non riesco a capire perché la
difendi sempre, anche quando ha torto”
“Perché
è mia amica” Scrollò le spalle. “Solo
amica. E mi ha fatto conoscere te, non potrò mai ricambiarla
abbastanza...” Concluse, in tono malizioso.
“Riesci
sempre ad avere il coltello dalla parte del manico, Malfoy”
L'espressione sul volto di Narcissa si rasserenò. “E ora
sparisci, altrimenti non farò mai in tempo a
prepararmi!”
“D'accordo, d'accordo. Non vorrei mai che
qualcuno ti veda in questo stato pietoso”
“Lucius!”
Esclamò Narcissa, mentre il ragazzo si affrettava ad
allontanarsi.
* * * * *
Sbuffò per l'ennesima volta, sistemandosi il nodo della cravatta. La stoffa gli si stringeva troppo attorno al collo, o forse era solo il suo corpo che si ribellava a quella farsa.
Non aveva mai
amato i balli.
Quando era un bambino, un'elfa veniva incaricata di
mettere a letto lui e Regulus prima che arrivassero gli ospiti.
Allora, non capiva quanto era fortunato a risparmiarsi quella sfilata
di abiti costosi e alberi genealogici altisonanti. Più di una
volta era sgattaiolato, in punta di piedi, fino all'ingresso del
salone di Grimmauld Place, rabbrividendo nel pigiama troppo leggero.
Si rannicchiava dietro un'anta della grossa porta di legno
intagliato, e spiava gli adulti che ridevano e bevevano a poca
distanza da lui.
Era lì che, più di otto anni prima,
Orion l'aveva trovato, addormentato e con le ginocchia raccolte
contro il petto. Ricordava di aver aperto gli occhi, e di averlo
visto chino su di lui, una sagoma indistinta fra le nebbie del sonno.
Ricordava la sorpresa, la paura di essere punito, lo sguardo
impassibile del padre. Poi, l'uomo aveva allungato le braccia. Nello
stesso momento Sirius aveva serrato gli occhi, convinto che l'avrebbe
picchiato. Invece si era sentito sollevare con facilità, la
guancia che sfiorava la camicia di Orion ad ogni suo passo, e il suo
profumo che gli riempiva le narici.
“Non dire niente a tua
madre” Aveva mormorato, con quella voce rauca e burbera che
utilizzava sempre quando si rivolgeva ai figli.
Ammutolito, a
causa di quell'insolito gesto d'affetto, Sirius si era limitato a
stringere la stoffa bianca con le dita finché Orion non lo
depose di nuovo a terra e lo guardò infilarsi sotto le
coperte.
“Buonanotte, Sirius” Aveva detto, prima di
chiudere la porta.
Da quando aveva ricevuto il permesso, o per
meglio dire l'ordine, di presenziare alle feste e ai ricevimenti,
nessun ricordo era stato degno di essere conservato. Quando pensava a
quei momenti, tutto quello che riusciva a rievocare erano immagini
sfocate di tessuti ricamati, orchestre e visi sconosciuti che lo
osservavano.
Non si era mai sentito a suo agio, con la sua aria
sempre troppo ribelle, i suoi capelli sempre troppo disordinati e
quella propensione, così sbagliata, a stringere
amicizia con persone indegne.
Mentre si dirigeva
verso il salone del Black Manor, immerso in quei pensieri, con le
mani che continuavano a torcersi per la stizza, si scontrò con
un elfo che procedeva a passo spedito.
“Mi scusi, padron
Sirius!” Esclamò subito l'elfo, costernato. “Mo
non l'aveva vista, padron Sirius, è tutta colpa di Mo!”
Il
ragazzo alzò gli occhi verso il soffitto, infastidito da
quella voce stridula. La tentazione di mandarlo a punirsi e
toglierselo dai piedi gli balenò in mente. “Non
preoccuparti, Mo, anch'io non ti ho visto” Disse poi,
recuperando la calma. Gli elfi erano già maltrattati a
sufficienza dal resto della famiglia, senza che intervenisse anche
lui. “Ora puoi andare”
“Grazie, signor Sirius,
grazie!” Squittì Mo, sollevato.
Proprio mentre l'elfo
stava per riprendere la sua corsa, Sirius notò che aveva con
sé un cofanetto di velluto. “Aspetta ancora un
momento”
Mo si affrettò ad immobilizzarsi. “Sì,
padrone?”
“Cos'hai in quella scatola?”
“E'
la collana che la signorina Bellatrix ha chiesto per il ballo,
signore” Rispose prontamente. “Mo è andato a
prenderla tra i gioielli di famiglia e gliela sta portando,
signore”
Sirius annuì, fissandosi le scarpe lucide.
“Puoi darla a me”
Gli occhi dell'elfo si dilatarono.
“Come?” Mormorò, ricambiando il suo sguardo con
aria perplessa.
“Gliela porterò io” Spiegò
l'altro, cercando di essere paziente. “Non ho niente da fare,
la porterò io alla signorina Bellatrix prima di scendere. Così
tu puoi andare a fare altro, Mo, sono sicuro che mia madre ti sta
dando un sacco di lavoro”
“Oh no, la signora è
molto buona con noi elfi!” Squittì Mo, ansioso di
incensare la figura dispotica di Walburga. “Davvero molto,
signore!”
“Come preferisci” Tagliò corto
Sirius, allungando la mano. “Ma mi permetti di
aiutarti?”
“Io...” Esitò Mo.
“Potrei
ordinartelo, ma non lo sto facendo”
L'elfo si esibì
in quello che doveva essere un inchino particolarmente profondo.
“D'accordo” Si arrese infine. “Grazie davvero,
signor Sirius, Mo le è davvero riconoscente signore!”
Gli porse il cofanetto, quasi in lacrime per la generosità del
proprio padrone.
* * * * *
Il salone
principale del Black Manor iniziava a riempirsi, e nell'aria si
diffondevano le note di un quartetto d'archi.
Gli strumenti,
incantati per l'occasione, erano disposti in un angolo del locale,
accanto ad un lungo tavolo su cui erano stati disposti con cura
vassoi di cibo, alzate con frutta fresca, caraffe colme di vino,
liquori e cestelli per il ghiaccio. Le pareti erano state decorate
con piccoli cristalli, illuminati dalle candele che si consumavano
sui candelabri d'argento e che fluttuavano a poca distanza dal
soffitto. Le finestre che si affacciavano sul parco erano spalancate,
e una lieve brezza rinfrescava l'ambiente e faceva increspare le
tende di organza.
Druella e Walburga si scambiarono un sorriso,
soddisfatte per il lusso, non ostentato ma comunque tangibile, che
trapelava da ogni particolare su cui riuscivano a posarsi i loro
occhi.
“Tutto sembra procedere bene” Di fronte a loro,
dalla parte opposta della stanza, Cygnus e Abraxas chiacchieravano
con i Nott. Druella sollevò la mano per salutarli. “Quando
saranno arrivati tutti manderò Nelly a chiamare Lucius e
Narcissa”
“Non dovrebbe mancare molto” Walburga
esaminò gli invitati, con aria critica. “Hai visto
Sirius? Gli avevo detto di scendere senza obbligarmi a trascinarlo
per le scale...”
“Vedrai che arriverà” La
rassicurò la cognata. “Anche Bella non è ancora
scesa” Si lasciò sfuggire un sospiro. “Dovrebbero
sbrigarsi, Narcissa dev'essere l'ultima a presentarsi stasera”
In
quel momento, Regulus passò loro accanto con un bicchiere di
vino elfico e un'espressione tediata sul viso.
“Regulus, hai
visto tuo fratello?” La madre lo fermò, posandogli le
dita sul polso. “Non ha ancora avuto la decenza di farsi
vedere” Aggiunse, impaziente.
“No, mamma, non l'ho
visto” Bevve un sorso di vino, ignorando l'occhiata severa
della donna.
“Non devi bere troppo”
“Mamma, è
solo un bicchiere”
“Andresti a cercare tuo fratello,
Regulus?” Intervenne Druella, con un sorriso. “E anche
Bellatrix, se non ti dispiace”
“Non può andare
un elfo?” Replicò il ragazzo, infastidito.
“Sono
tutti impegnati, lo sai”
“D'accordo” Acconsentì
infine. “Ma niente più prediche sul vino, per
stasera”
“Niente più prediche” Walburga
gli scompigliò i capelli, facendolo infuriare.
“Mamma!
Non ho più otto anni!” Sibilò, prima di sparire
fra la gente.
* * * * *
Raggiunse la camera senza affrettarsi, attardandosi persino davanti ad un quadro che non aveva mai notato, che raffigurava una giovane strega che si dondolava su un'altalena.
Ormai era calata la sera, e nel cielo scuro, privo di nuvole, brillava già un quarto di luna. Dal piano inferiore, il vociare degli invitati giungeva smorzato, simile ad una cantilena di cui nessuno conosceva con certezza le parole.
Giunse davanti alla porta, aperta a metà, che lasciava intravedere l'ambiente immerso nella penombra. Una lama di luce, proveniente da due sole candele, si proiettava sul pavimento, e gli lambiva l'orlo dei pantaloni.
Lei era seduta di
fronte ad uno specchio ovale, ed osservava il suo riflesso con aria
critica.
Stava per entrare, ma si fermò.
La cugina afferrò una spazzola, ed iniziò a passarla fra i capelli, sciolti sulle spalle. Le sue mani si muovevano piano, e le dita sembravano danzare. A poco a poco, la chioma corvina diventò sempre più lucente e liscia.
Rimase ad osservarla, ipnotizzato da quei gesti. Una strana sensazione lo avvolse, e si lasciò cullare da una calma paradossale, che non provava davvero. Sentiva il suo cuore battere ad una velocità troppo elevata, e all'improvviso diventò consapevole del proprio respiro.
Bellatrix estrasse uno spillone e delle forcine da un cassetto ed iniziò a sollevare alcune ciocche. In pochi minuti terminò l'acconciatura, che nella sua semplicità faceva risaltare gli occhi truccati e le labbra lucide.
Sapeva
che avrebbe dovuto muoversi, ma i suoi piedi parevano inchiodati alle
assi di legno.
Era diversa quando era sola. Nel suo sguardo
aleggiava una traccia di vulnerabilità, nascosta con cura in
altre circostanze. Le labbra, che lasciavano intravedere i denti,
erano schiuse, a formare una curva morbida. Le spalle erano
rilassate, senza il minimo segno di quella tensione così
tipica della ragazza che conosceva, sempre pronta a difendersi senza
risparmiare le energie.
Splendeva nel buio con i suoi veri colori,
e non se ne rendeva conto.
Bella si girò
in quell'istante, come se avesse sentito il vortice di quei pensieri
agitarsi dietro di lei. Gli sorrise, socchiudendo gli occhi.
“Continui a spiarmi, a quanto pare” Non appena ebbe
pronunciato quelle parole, tornò ad indossare il suo abito di
spavalda sicurezza.
Sirius fece qualche passo, entrando nella
stanza. “Anche essere una spia ha i suoi lati positivi”
Rimase in piedi accanto a lei, e le diede la custodia. “Ti ho
portato questo, qualcuno mi ha detto che ti serviva”
“Vuoi
diventare un elfo domestico adesso?”
“Di sicuro i miei
ne sarebbero felici, visto che come erede faccio schifo”
“Sarebbe
interessante, in effetti” Aprì la scatola, estraendo una
meravigliosa collana.
“Non dovresti mettere una collana del
genere” Osservò. “E' la serata di Narcissa, non la
tua”
Bellatrix fece una smorfia. “Sembri mia madre,
che ti è preso?” Disse, prima di porgergli il collier.
“Ho voglia di metterla, e lo farò. Adesso aiutami ad
allacciarla”
Sirius gliela passò attorno al collo,
chiudendo il fermaglio intarsiato. “Ti sta benissimo”
Mormorò, osservando il loro riflesso. Tre lunghi fili di
diamanti rilucevano al collo della ragazza, sfiorando la seta del suo
vestito.
Cercò di alzarsi, ma Sirius la fermò.
“Aspetta” Una delle gemme si era girata, ed allungò
la mano per sistemargliela. La pelle di Bella era tiepida, e
contrastava con la fredda luminescenza delle pietre preziose. Di
nuovo rimase fermo, senza riuscire a sollevare le mani.
Lei non
fece nulla per respingerlo, e rimase in silenzio.
Quando Regulus
arrivò a chiamarli erano ancora lì, di fronte allo
specchio, come statue di cera.
* * * * *
“Che
ne pensi di lei?” Orion bevve un sorso di vino, facendo un
cenno discreto del capo.
A qualche metro da loro, una ragazza
pallida, dai lunghi capelli rossi, rideva allegramente con quello che
doveva essere un suo compagno di scuola.
“Julia Nott? E'
troppo volgare” Rispose subito Walburga, lapidaria.
“Hai
detto così della metà delle ragazze che ci sono qui
dentro” Ribatté il marito, che iniziava a mostrare segni
di impazienza. “Non la deve sposare, deve solo passarci una
serata”
“Non mi interessa, non voglio che mio figlio
si metta in cattiva luce” Quando vide il sopracciglio inarcato
dell'uomo sbuffò. “Più di quanto non lo sia già”
Si affrettò ad aggiungere.
Mentre continuavano a discutere,
un mago si avvicinò a loro.
“William!” Esclamò
Orion, sollevato, felice di avere un diversivo per interrompere
quella conversazione. “Come stai?”
“Orion,
Walburga” Li salutò l'uomo. “Sono tornato dalla
Francia due giorni fa, giusto in tempo per questo ballo”
Spiegò, con un sorriso cordiale. “Mia moglie sta
chiacchierando con tua sorella da non so quanto, Orion, ma vorrei
presentarvi mia figlia. Ha appena finito il sesto anno a Beauxbatons,
sapete” Dietro William fece capolino una figura snella, non
molto alta. “Lei è Rose”
“Rose Hallister”
Si presentò lei, porgendo la mano ai coniugi. “Molto
piacere” Aveva capelli castani e mossi, occhi scuri e labbra
sottili. Indossava un abito discreto, molto diverso da quello
scollato e luccicante che portava Julia Nott. Anche se non era
particolarmente bella, Rose possedeva una dolcezza e di un'affabilità
in grado di conquistare subito i suoi interlocutori.
“Scordatelo”
Sussurrò Orion alla moglie, notando il lampo che le aveva
attraversato gli occhi. “Non va bene per Sirius. E' troppo...
normale”
“E chi potrebbe andare bene, secondo te? Una
puttanella come Julia?”
“Penso proprio di sì,
se vuoi il mio parere. Sarà anche una puttanella, come dici
tu, ma potrebbe tenergli testa”
“Rose Hallister è
perfetta” Si ostinò lei. “E' una purosangue, è
ricca, è educata, e va anche a Beauxbatons. Almeno non potrà
accusarci di volergli propinare a tutti i costi una Slytherin”
Orion
sospirò. “Fai come vuoi, Walburga, io ti ho
avvertito”
“Certo che farò come voglio”
Sibilò Walburga, prima di iniziare a parlare con Rose.
* * * * *
NOTE
Giusto
per non farvi mancare niente, eccovi il mobile
da toeletta della
cara Bellatrix ^^ Il nome dell'elfo che parla con Sirius l'ho trovato
in mezzo ad un elenco di nomi inglesi... Mi è sembrato
abbastanza buffo per poter appartenere ad un elfo!
Non sono molto
soddisfatta di questo capitolo, è una parte di transizione e
ho avuto qualche difficoltà a scrivere. Ma spero comunque che
non vi abbia fatto del tutto schifo XD
Ringraziamenti
MEISSA_S:
grazie mille per le recensioni, le ho davvero apprezzate! Hai
ragione, c'è sempre questa tendenza a considerare Lucius come
una specie di nobile del '700... Io stessa me lo immagino un po'
così, quindi qui ho cercato di “svecchiarlo”
XD
Sì, Abraxas cerca di raccomandarsi... Poveraccio, gli
verrebbe un infarto se Sirius desse scandalo al ballo!
Scrivere di
Walburga mortificata è stato divertente, lo ammetto :D
Sono
d'accordo su Orion, è uno zerbino ma uno zerbino attento ed
osservatore. Probabilmente guardare gli altri è l'unica cosa
che può fare, avendo una tiranna per moglie!
Per quanto
riguarda Druella, ho cercato di far venire fuori un momento di
umanità perché penso che anche i Black in fondo (in
fondo in fondo XD) volessero bene ai figli e desiderassero la loro
felicità e non solo la buona reputazione della famiglia. Un
po' come la scena di Orion in questo capitolo :)
Grazie ancora!
Alla prossima!
_ Flea _