Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Vavi_14    28/12/2016    3 recensioni
Dal Prologo. Woods and Orange Blossom:
[...]Sente Jimin intimargli di tornare a casa, ma proprio quando è riuscito ad identificare quella sensazione frizzante e intensa, la sagoma di una ragazza appare da una porticina accanto alla vetrina principale. Fa appena in tempo a scorgerne i capelli color ebano sparsi sul giubbotto in lana cotta che se la ritrova a pochi metri di distanza; il rumore degli stivaletti ticchetta sull’asfalto e suggerisce un andamento frettoloso. Potrebbero fermarla per chiederle gli orari del negozio, dopotutto l’hanno vista chiaramente uscire di lì per ultima, ma Jungkook non riesce a far altro che notare il rossore su quel piccolo naso riprendere il colorito acceso delle labbra, per poi abbassare lo sguardo imbarazzato quando lei ricambia di sfuggita la sua occhiata, mentre Jimin si gusta la scena in silenzio, sbatacchiando il più piccolo non appena la ragazza ha voltato loro le spalle.
«Avrò pure l’aspetto di un idol, ma quella sembrava aver occhi solo per te».[...]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

II.

Spring










 

«Non lo farò».
Una promessa tacita, un bisogno egualmente condiviso di restare, in qualche modo, connessi l’uno all’altra.

Jungkook aveva trascorso le vacanze di Natale dividendosi tra la famiglia, gli amici e i libri dell’università che gli ricordavano, beffardi, l’imminente sessione invernale. In realtà, però, anche le pause pranzo trascorse assieme a Jieun erano diventate più numerose di quanto lui stesso si aspettasse; una volta succedeva per caso, un’altra andava a farle un saluto dopo la fine delle lezione, un’altra ancora fingeva di passare di lì per sbrigare alcune commissioni e, beh, Jieun, dal canto suo, fingeva di crederci. Di solito chiacchieravano del più e del meno, facendo spesso voli pindarici da un argomento a un altro, e il tempo speso insieme sembrava sempre troppo poco rispetto alle cose che avrebbero voluto dirsi. Jungkook aveva anche pensato a lungo alla proposta della ragazza: aveva letto, studiato e intonato le note di quello sparito fino allo sfinimento – Taehyung e Jimin avevano finito per rimpiangere Steve Wonder – eppure ancora non si riteneva all’altezza di quel compito e forse, pensava Jungkook, non lo sarebbe mai stato.
«Giuro che se non accetti di duettare con lei ci vado io al tuo posto» lo aveva minacciato Taehyung, una delle tante sere in cui Jungkook aveva annunciato che sarebbe andato da Jieun, per poi ripensarci un secondo dopo e buttarsi sul divano in preda allo sconforto.
«Forse è meglio» aveva replicato il più piccolo, sbuffando e rigirandosi lo spartito tra le mani. Aveva anche fatto delle piccole aggiunte nei punti in cui Jieun aveva scritto che mancavano delle note, ma ogni volta ci ripensava e cancellava i segni a matita per poi cambiarli e cancellarli ancora, fino a riscriverli esattamente uguali a come li aveva concepiti inizialmente.
«Dunque non vuoi farlo?»
«Sì che voglio, solo che-»
«Allora datti una mossa» lo aveva liquidato Taehyung, battendogli una mano su una gamba. Jungkook aveva imprecato sottovoce contro il suo hyung, che in quanto a forza non sembrava essersi risparmiato, dopodiché aveva lanciato un’occhiata a Jimin, il quale, invece, aveva sempre preferito non intromettersi più di tanto in quel legame che stava nascendo, almeno fin quando non fosse stato Jungkook a parlargliene apertamente. Il più piccolo non aveva detto niente, ma Jimin aveva compreso che quello sguardo silenzioso portava con sé una timida richiesta d’aiuto.
«Aspettare ancora alimenterà solo le tue indecisioni, Jungkookie».
Jungkook aveva guardato il ragazzo coi capelli rossi in piedi davanti a lui, poi le sue iridi si erano posate su Taehyung, dopodiché era scattato in piedi, afferrando al volo il suo giubbotto, ed era schizzato fuori di casa salutando i suoi hyungs con un “torno presto”.
Quella sera si era fermato con Jieun dopo la chiusura del negozio e ovviamente fino all’ultimo non aveva fatto parola dello spartito; poi però si era fatto coraggio e, sotto gli occhi meravigliati di lei, le aveva mostrato finalmente la canzone completa, illustrandole i cambiamenti che aveva apportato.
Jieun aveva sorriso scoprendo i denti e, senza troppi preamboli, si era alzata sulle punte e gli aveva gettato entrambe le braccia al collo, stropicciando con il suo corpo il foglio che Jungkook teneva tra le mani.
«Quando cominciamo?» Gli aveva chiesto subito dopo, cercando di ridimensionare il suo entusiasmo e sorridendo appena nel constatare che Jungkook non si sarebbe di certo aspettato una reazione del genere.
«Quando?» aveva domandato in risposta lui, cercando di metabolizzare il fatto che Jieun lo aveva appena abbracciato e lui non aveva avuto neanche il tempo di pensare se fosse stato il caso di ricambiare o meno. «Quando vuoi» si era risposto da solo un secondo dopo, provocando inevitabilmente l’ilarità della ragazza.
«Dopo il tuo ultimo esame allora, prima dell’inizio delle lezioni… che ne dici?»
Jungkook aveva annuito, confermando la proposta di Jieun e riconsegnandole lo spartito. Si erano salutati con un cenno della mano, ancora una volta tenuti stretti dal filo di una promessa che nessuno dei due avrebbe osato infrangere.

 
 

◊◊◊


 
 
 
«Jimin hyung mi ucciderà».
Jungkook osserva le ciocche di capelli neri fluttuare brevemente nell’aria e posarsi con grazia sulle piastrelle lucide sotto i suoi piedi.
«Perché?»
Il tono di voce di Jieun è vivace e curioso. Sta passando la macchinetta tra i capelli di Jungkook per sfoltire quelli che sono cresciuti sulla nuca.
«Non gliel’ho mai lasciato fare» ammette Jungkook, cercando di concentrare tutte le sue attenzioni sulle instabili traiettorie dei fili neri, piuttosto che sui tocchi delicati ma esperti delle dita di Jieun. Lei gli ha detto di averlo fatto altre volte, sui suoi cugini, e lui si è fidato. Ha sempre avuto timore dei parrucchieri e raramente si è concesso un taglio fuori dalle righe; a differenza di Jimin, Jungkook preferisce rimanere ancorato alla sua quotidianità.
«Puoi sempre dire che ti ho costretto».
Jieun gli inclina delicatamente la testa da un lato, in modo da poter arrivare più facilmente ad accorciare le ciocche dietro l’orecchio.  
«Non tagliare troppo, noona». Si lascia sfuggire il più piccolo, un po’ preoccupato da quel rumore metallico che, ormai da più di venti minuti, riempie il retrobottega del negozio di CD con il suo eco fastidioso.
Lei ride e spegne l’arnese tanto temuto da Jungkook. «Sta tranquillo» lo rassicura, scuotendogli le ciocche con entrambe le mani e recuperando un paio di forbici dal tavolino in vetro dietro di loro.
Jieun è riuscita a ricavare un piccolo stanzino, ammobiliandolo con una poltrona, qualche sedia e un tavolo, proprio accanto al magazzino del negozio, in modo da poterlo sfruttare nei casi in cui non le è possibile uscire a mangiare un boccone o semplicemente quando il locale è vuoto e ha bisogno di prendersi una breve pausa, magari bevendo un espresso dalla macchina per il caffè che le ha regalato sua madre.
«Un secondo e ho finito».
Jungkook percepisce le lame delle forbici tagliare gli ultimi ciuffi in eccesso e un attimo dopo si ritrova uno specchio tondo davanti agli occhi. «Tienilo» gli dice Jieun, mentre lei ne afferra un altro dalla forma quadrata, che posiziona dietro le spalle di Jungkook. In questo modo, il più piccolo può vedere il risultato da due prospettive differenti.
«Allora?»
Jungkook appura che la forma dei suoi capelli non è cambiata, ma la massa posteriore è notevolmente diminuita, scoprendo la nuca e mettendo in risalto le folte ciocche superiori. Un taglio fresco e leggero, comodo per non sudare troppo durante le lezioni di Takewondo e in vista del caldo clima primaverile in arrivo. Tutto sommato, può ritenersi più che soddisfatto.
«Sei brava, noona» concede, sorridendole. Lei ricambia e, dopo aver riposto lo specchio quadrato sul tavolino, poggia il mento sulla spalla di Jungkook, osservando la loro immagine riflessa. Non ancora del tutto contenta, Jieun separa le ciocche che ricadono sulla fronte di Jungkook in due metà ineguali, ma non fa in tempo a sistemargliele ai lati che lui ripone subito lo specchio sulle proprie gambe e le blocca un polso con la mano.
«Noona, avevamo detto niente modifiche al ciuffo davanti».
«Avevamo detto niente tagli» rettifica lei, spostandosi in modo da poterlo guardare in volto.
Jungkook incrocia le braccia e la guarda da sotto in su. Sa che è una sciocchezza, ma per lui quel ciuffo è sempre stato sinonimo di protezione e non percepire più quel lieve solletico alle palpebre lo fa sentire come in balia del giudizio degli altri, scoperto e vulnerabile. Non è arrabbiato con Jieun, però si permette di tenere il broncio ancora un po’.
«Con me non funziona, Jeon Jungkook». Jieun gli si avvicina e gli punta un dito sulla fronte per poi lasciarvi, inaspettatamente, un bacio silenzioso.
Nel momento in cui percepisce quelle labbra morbide e un po’ umide sfiorargli la pelle, Jungkook alza il mento e imprime sulla bocca di Jieun la forma delle proprie. Le circonda il volto con i palmi e lei, dapprima sorpresa, si lascia facilmente avvicinare di più a lui, schiudendo la bocca ed inglobando nuovamente le labbra di Jungkook in un breve bacio a stampo.
A quel punto, lui decide di allontanarsi da lei, giusto per accertarsi che i suoi polmoni stiano assorbendo abbastanza aria per sopperire i battiti impazziti del suo cuore. Rimangono vicini e i loro nasi si sfiorano, timidi e indecisi se lasciare il posto a un altro bacio oppure no.
Jungkook, ad esclusione dei suoi sogni, dove ricorda di averlo vissuto almeno una decina di volte, ha sempre cercato di non pensare troppo al momento in cui avrebbe potuto sfiorare quelle labbra che tanto lo avevano affascinato durante il loro primo, fugace incontro. Ha avuto paura del se stesso razionale e, per una volta, ha deciso di privarlo del gusto di programmare, prevedere e analizzare ogni cosa nei minimi dettagli. Ha lasciato il posto a quell’inconscio che tanto lo tormenta nei sogni e che raramente, però, ha via libera nel mondo reale, dove quasi tutto può essere tenuto sotto controllo.
In quel preciso istante, Jungkook sente di non aver più bisogno di una guida costante, perché può affidarsi a Jieun e lasciarsi condurre da lei. Non gli importa dove, né quanto lontano.
«Questo significa che lascerai la fronte scoperta?»
Jieun rompe il silenzio, accomodandosi sulle gambe del ragazzo e spostando i lunghi capelli neri sulla spalla opposta a quella dove Jungkook posa un soffice bacio.
«Significa che potrei prenderlo in considerazione».
Lei gli tira un pugno piuttosto debole sul petto, che lui accoglie irrigidendo i muscoli. «La tua ostinazione non ha limiti, Jeon Jungkook».
Il più piccolo si concede una breve risata e si trattiene dall’ammettere che in effetti un limite ce l’ha e ne conosce perfettamente sia il nome che il cognome.

 
 
◊◊◊
 
 

 
«La stagione degli amori UN CORNO!»
Taehyung inveisce contro lo speaker televisivo, per poi starnutire senza ritegno sul braccio di Jimin, il quale non si fa problemi a tirargli uno scappellotto sulla nuca, che l’altro accoglie rispondendo con uno spintone.
«Aish! Jimin-sshi, non vedi che ho l’allergia?» si lamenta starnutendo di nuovo, stavolta pericolosamente vicino a Jungkook.
È un tiepido sabato sera di fine Aprile e i tre coinquilini avevano programmato di uscire tutti insieme a bere qualcosa, almeno fin quando l’allergia ai pollini di Taehyung non aveva deciso di manifestarsi in tutta la sua potenza, costringendo il ragazzo a starsene sotto le coperte e a stretto contatto con un pacchetto di fazzoletti. Jungkook aveva allora suggerito di restare a casa per vedere un film e il suo hyung gliene era stato eternamente grato.
«Sì ma starnutisci nel fazzoletto, accidenti». Jimin si scansa da lui sedendosi a terra con le gambe incrociate e Taehyung si aggrappa al braccio di Jungkook, poggiando il capo sulla sua spalla.
«Jungkook-sshi, tu non mi respingerai, vero?»
Il più piccolo scocca un’occhiata al suo hyung: ha gli occhi lucidi e il naso gonfio e arrossato.
«No, hyung» dice solo, continuando a guardare lo schermo luminoso davanti a sé. Taehyung sorride beato e solleva i piedi sui cuscini del divano, stendendoli dove prima sedeva Jimin. In quel momento il cellulare del più piccolo vibra e il rumore provocato dall’attrito con il tavolo fa voltare tutti e tre nella stessa direzione. Taehyung solleva un poco il capo e gira lentamente la testa verso Jimin, il quale ricambia l’occhiata per poi rivolgere brevemente l’attenzione a Jungkook: un quarto di secondo ed entrambi hanno fatto uno scatto fulmineo verso il cellulare ma il più piccolo viene bloccato dalle braccia di Taehyung e Jimin riesce ad appropriarsene per primo.
«Hyung!» bercia Jungkook, cercando di liberarsi dalla stretta di Taehyung. «Sei un traditore!» Il più grande ride e fa un cenno a Jimin, invitandolo a rivelare il misterioso destinatario del messaggio appena arrivato.
«Ridammelo!»
Taehyung fa fatica a contenere la furia del più piccolo e Jimin decide di rincarare la dose.
«Da quando ricevi questo tipo di messaggi, eh Kookie?»
«Quale tipo?! Di che stai parlando? Hyung, ridammi il cellulare!»
L’allergia ha assorbito metà della forza e della buona volontà di Taehyung, il quale molla la presa e lascia che Jungkook si avventi su Jimin. Il più grande non fa resistenza e si gode la faccia stralunata di Jungkook nell’apprendere che in realtà il suo cellulare non è stato nemmeno sbloccato.
«Tu e i tuoi dannati PIN» lo rimbecca Jimin, puntellandogli un fianco con l’indice. Jungkook cerca di difendersi e di mantenere un’aria vagamente incavolata, dopotutto è appena stato palesemente preso in giro, ma la tortura del solletico ha la meglio e, vedendolo ormai piegato in due, anche Taehyung decide di unirsi al gioco. Il più piccolo finisce ben presto a terra, chiuso a riccio e con il cellulare ben stretto nella mano destra; Taehyung pone fine alla lotta piombandogli addosso con tutto il suo peso e Jimin lo segue a ruota, salendogli sopra.
«Tregua!» Jugkook biascica schiacciato da un braccio di Taehyung, ma gli altri due non mollano.
«Solo se ci dici di chi era il messaggio!» Sentenzia Jimin, questa volta ridendo.
«Del mio operatore telefonico».
«Già, gli manchi vero?» scherza Taehyung, canzonatorio.
«Può darsi» risponde Jungkook, ormai esausto. «Con tutti i soldi che gli regalo».
Jimin si solleva, tornando in piedi, e Taehyung rotola da un lato, lasciando Jungkook libero di respirare.
Non che tutta quella scenata fosse davvero necessaria, ma vivendo a stretto contatto con i suoi hyungs, Jungkook ha sempre preteso quel minimo di privacy che gli avrebbe permesso di sbrigare le sue faccende e risolvere i suoi problemi da solo, senza per forza dover coinvolgere gli altri due. Il più piccolo riconosce di aver avuto una reazione impulsiva, ma si lascia il beneficio del dubbio: Jimin  probabilmente non si sarebbe mai permesso di leggere i suoi messaggi, nemmeno se fosse stato a conoscenza del codice segreto… però da un’alleanza Jimin-Taehyung, beh, non si poteva mai sapere.
Mentre riprende fiato, Jungkook ha finalmente modo di sbloccare il cellulare e leggere il mittente.

Jieun noona:
Jungkook-sshi, come va la serata?

Prende un bel respiro e abbandona per un attimo il telefono sul petto. Gira la testa da un lato e incontra le iridi scure di Taehyung, rimasto sdraiato accanto a lui con le braccia aperte e i palmi rivolti verso l’alto. «Allora? – chiede il più grande, mostrandogli un sorriso rettangolare – le manchi oppure no?»
 
 

Jimin quella mattina ha deciso di concedere ai suoi amici un dolce risveglio, comprando delle paste al forno sotto casa: ha preso le preferite di Taehyung, per farsi perdonare dei metri di distanza che ultimamente li dividono – questione di sicurezza anti-moccio – e quelle alla panna che piacciono a Jungkook, più qualche dolce extra. Il più piccolo si stropiccia gli occhi e guarda i pasticcini al gusto cioccolato e pistacchio con aria interrogativa: ormai sono anni che prendono sempre gli stessi, perché Jimin quella mattina ha deciso di cambiare?
«Se ti sbrighi riesci a dargliele prima dell’apertura».
Jungkook guarda Jimin, socchiude le palpebre cercando di metterlo a fuoco… poi capisce. Ha ancora bisogno di qualche minuto per carburare e la bocca impastata dal sonno non gli permette di dire alcunché. Pensa a quanto vorrebbe ringraziare il suo hyung per il gesto che ha fatto, pensa anche al perché non è stato lui stesso ad aver avuto l’idea. Il più grande gli rivolge un mezzo sorriso, come volesse dirgli “Non farti troppe domande e vai”, così Jungkook finisce di bere il suo latte, posa la tazza nel lavandino e stringe una spalla del più grande, che gli risponde con un veloce cenno del capo e lo guarda mentre schizza in camera sua a prepararsi.
I raggi tiepidi del sole e la brezza primaverile lo mettono di buon umore: Jungkook cammina con un piccolo vassoio di dolci per le mani, i suoi passi sono lunghi e svelti, non vede l’ora di osservare l’espressione di Jieun quando lo vedrà presentarsi al negozio di prima mattina. Jungkook ha bisogno, solitamente, di almeno un’ora per carburare, e in quel lasso di tempo è pressoché intrattabile, tanto che persino Taehyung cerca di stargli alla larga: la stessa Jieun ha imparato a non aspettarsi nessun messaggio del buongiorno chilometrico, anzi, spesso le loro conversazioni vengono rimandate direttamente al pomeriggio, faccia a faccia, o la sera, prima di coricarsi. Quella mattina, però, Jungkook si sente più sveglio che mai; mancano pochi metri alla destinazione, sta per attraversare la strada quando scorge la sagoma di un uomo proprio davanti alla vetrina. Si ferma all’improvviso, come pietrificato, e fa un passo indietro, provocando lo stupore di una bambina che passa di là assieme alla madre. In effetti si sente parecchio ridicolo: magari è soltanto un cliente che sta aspettando l’apertura o ancora uno dei tanti cugini di Jieun. Dal piede che batte colpi impercettibili sull’asfalto e dai gesti nervosi delle mani, Jungkook capisce che quella persona è impaziente: non sta guardando la vetrina e non sembra interessata ai CD, semplicemente scocca occhiate di tanto in tanto allo spazio circostante come se aspettasse qualcuno. Da dove si è fermato non riesce a metterne a fuoco il volto, ma a giudicare dagli abiti che indossa, dall’acconciatura e dalle rughe d’espressione appena accennate, sembra avere all’incirca trent’anni. Jungkook rimane immobile e si trattiene dal fare qualsiasi gesto azzardato: non è stupido, sa che prima di agire deve pensare. Quando vede arrivare Jieun, in fondo alla strada, il suo cuore inizia a martellare: vorrebbe tenere a freno anche i suoi pensieri, ma dentro di sè non fa che sperare che lei lo ignori, o lo saluti semplicemente con cortesia come fa con tutti i clienti o ancora, assurdamente, che prosegua dritto senza aprire il negozio. Invece, Jieun si ferma. Lui si avvicina, lei indietreggia di poco, poi alza il volto per guardarlo e rimane immobile quando l’uomo gli scocca un bacio sulla guancia. Jungkook sente improvvisamente bisogno di bere un goccio d’acqua e fare dietrofront, ma qualcosa lo tiene incollato all’asfalto; si sente anche stupido a ripararsi dietro una jeep parcheggiata lì accanto, eppure adesso è lì e deve sapere. Jieun non sembra particolarmente felice di vederlo, ma prima di invitarlo ad entrare un piccolo e breve sorriso si delinea sul suo volto pulito: Jungkook non sa se interpretarlo come un gesto di cortesia o meno, ma quando la vede salire quel gradino assieme a lui e chiudersi la porta alle spalle, è come se quella porta l’avesse ricevuta dritta in faccia.
E fa dannatamente male.
 

 
 
 
 















 _______

Oookkey. Non voglio dire cose di cui poi mi pentirei e non voglio spoilerare; tanto so che un’idea già ve la siete fatta XD. Spero solo che anche questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante il finale un po’ “amaro”. Con la speranza che abbiate passato delle buone feste vi auguro anche un buon anno nuovo!
Un bacio a tutti voi e grazie ancora per aver aperto questa raccolta ♥
Alla prossima,

Vavi
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Vavi_14