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Autore: tixit    31/12/2016    7 recensioni
Sottotitolo: Quel che si fa per amore.
Una famiglia riunita per Natale, un ospite, anzi... più di uno, e un rametto di vischio.
Aggiungiamo una richiesta insolita, la prova generale di un concerto, uno slittino, delle frittelle, qualche bacio, molte chiacchiere.
Qualcuno si farà dei nuovi amici. Qualcuno dirà la sua. Qualcuno ascolterà cose che non faranno piacere.
Qualche personaggio è inventato, ma bazzica dalle mie parti da tempo per cui è come se fosse di famiglia - non serve conoscerli: li conoscerete. Oscar, André, le sorelle di Oscar (una in particolare), Madame Marguerite, il Generale, Girodelle ed i suoi fratelli, il padre di Girodelle e il fratello del Generale - ognuno con i suoi pensieri per la testa.
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Come al solito risistemo - piccole variazioni, la storia non cambia. Revisionato fino al capitolo 10
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madame Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sigyn la rossa'
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Quel Vischio Con Sotto Un Bacio

(Quel che si fa per amore)

Un bacio certe volte non aggiunge nulla

“Dai triste sire, vieni con noi, ci serve un palo intorno a cui girare!” Alo lo prese in giro, mentre si produceva in una serie di cerchi perfettI, tutto attorno a suo fratello, Victor Clément de Girodelle, crollato rovinosamente a terra.

“Si vieni qui in mezzo, con quei capelli da Re Sole… sei perfetto! Noi facciamo i pianeti, se ti accontenti di quattro!” esclamò Maxence, raggiungendoli, le mani dietro la schiena. Subito tirò Victor in piedi, sollevandolo per un braccio “Dai che ti piace essere al centro dell’attenzione!”

“Sostieni l’eliocentrismo?” disse Victor ridendo, mentre lo inseguiva “E da quando?”

“Dal XVI secolo, giorno più giorno meno…”

“Ardito!”

“Sai come siamo noi pagani, no? Noi festeggiamo il ciclo delle stagioni ed il solstizio d'inverno... non ci ferma nessuno.”

Victor si divertì a far piroettare Cassandra intorno a sé e poi fu il turno di Sigyn, sorprendentemente elegante.
Alo emise un fischio di ammirazione e poi le disse “Però dovresti pattinare così solo con gli amici, ricordatelo!”

“Perché?” chiese Sigyn, ingenuamente.

“Perché, quando avrai un corteggiatore, metà del piacere, per te, starà nell’appoggiarsi timidamente al braccio di lui e metà del piacere, per lui, starà nell’afferrarti mentre stai per cadere…”

La ragazzina arrossì, ma insistette “Ma se lui sapesse benissimo che io so pattinare… come la mettiamo?”

Alo rise “Dovresti ingannare tutti, fingendo di non saperlo fare, da qui fino alla tua morte.” e Sigyn scosse la testa scandalizzata.

Maxence la prese per mano e la fece frullare, assieme a Cassandra “Non dargli retta,” disse, “quando sarai grande capirai che gli farà molto piacere se gli darai il braccio proprio se saprà che sai pattinare…” le strizzò l’occhio, “perché vorrà dire che sei davvero interessata… quella potrebbe essere la sua unica occasione per un abbraccio.”
Dopodiché afferrò le due ragazzine e le sfidò ad una corsa.

Quando rientrarono in casa, Cassandra e Sigyn corsero a darsi una sistemata, ridendo, le guance rosse ed i riccioli tutti per aria, mentre i ragazzi si rintanarono nel Salottino Rosso per versarsi qualcosa da bere.

“Ascolta Victor” disse Maxence, con un sorrisetto di superiorità, “sei un bravo bambino, ma non capisci molto delle donne.”

“Dovrei scrivere dei versi immagino…” ribatté Victor sogghignando.

“No, un altro vate in famiglia?” gemette Alo, “piuttosto insisti con il violino, è di un certo effetto, lì sotto la luna…”

“Inquietante, direi! Non certo di effetto… e se poi suona male?”

“Chi Victor? Ma figuriamoci… Victor è un perfettino... Al limite si beccherà una secchiata di acqua gelida, come si fa con un gatto insistente!”

“Parli per esperienza personale?” chiese Victor con voce innocente.

“No, divino profezie” rispose Alo senza scomporsi.

“Io invece do consigli…” disse Maxence con un sorriso benevolo.

“Non richiesti.” Victor lo interruppe.

“Sono i consigli migliori, giovane Aesir, amico di Loki”

“Si dice As! Aesir è il plurale!” brontolò Victor irritato.

“Abbiamo tra noi un violinista grammatico! Nonché pattinatore provetto…” si stupì Alo. "Oh quale benedizione!"

“Ma come amico lascia un po’ a desiderare… è chiaro che Loki ha avuto una giornata pesante ad Asgard. Magari ha discusso con Thor, Magari con il giovane Baldr, quello perfetto…” disse Maxence con pazienza.

“O forse con Odino in persona. Il Re Generale non mi sembra uno che va tanto per il sottile: terribile nella sua collera, giusto, ma non misericordioso… è una divinità pagana, del resto…” disse Alo pensoso.

“Loki non ha discusso con nessuno.” la voce di Victor era secca.

“Questo è quello che dice Loki…” disse Maxence ridendo, ed Alo interloquì “Questo è quello che dice Loki a te, che non ispiri fiducia, non per le faccende importanti!”

“Ma può anche essere vero ed è successo il contrario: qualcuno ha discusso con Loki…” riprese Maxence con un sorriso conciliante, mentre si gettava su un divano, poggiando i piedi, con le caviglie elegantemente incrociate, su un bracciolo.

“Tua madre voleva mostrarle le rose, accompagnala.” Tagliò corto Alo.

“Hai dieci minuti, dopo arriviamo anche noi!” seguitò Maxence. “Ho voglia di un’arancia!”

"E non sprecarli a indagare sulla battaglia di Zama: non ne ha idea. E non sa nemmeno i nomi dei Sette Re di Roma, ma eviterei di toccare questo tasto: la innervosisce parecchio…”


Nella serra Sigyn ammirò rapita il miracolo di una fioritura fuori stagione - e così il camino ed i bracieri avevano ingannato una rosa… In Normandia il calore veniva usato per la frutta e per la verdura - erano serre prosaiche, decise con un sorriso, mentre quelle dei Girodelle erano decisamente poetiche. Intonate a Monsieur Henri.
Però forse a Madame de Girodelle avrebbe fatto piacere parlare con lo zio Antoine-Benoit, un pomeriggio: una parte delle loro serre era riscaldata con il vapore che circolava sotto il pavimento e in alcuni tubi appoggiati al muro, e nella serra più piccola il vapore sfiatava verso l'alto e c'era una scala a chiocciola che si inerpicava quasi fino al soffitto, passando per la balconata dove tenevano le piante più strane, che piacevano al nonno e allo zio. C'erano pure le farfalle, convinte di vivere in una eterna primavera!
Sulle farfalle la mamma di Cassandra e Clément avrebbe avuto da ridire, decise Sigyn, obiettivamente, ma il suo senso pratico avrebbe apprezzato le soluzioni dello zio Antoine.
E poi gli ananas le piacevano!

“Grazie per avermi portato.” disse un po’ timida, guardando il giovane da sotto in su.

“Prego.”

“Grazie davvero, Clément.” gli mise la mano nell’incavo del braccio e lo tenne per la manica della redingote. “Grazie per la pattinata, grazie per essermi venuta a prendere, anche se sono stata… petulante.”

Victor giudicò prudente non replicare.

“Ascolta,” riprese Sigyn, arrossendo, “se da grande dovessi scappare via con un attore…”

Victor alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla.

“Tu non ti scandalizzeresti, vero?”

"Non credo ne sarei particolarmente entusiasta."

"Beh, ma non cambierebbe nulla tra noi..." gli frugò nel viso alla ricerca di una rassicurazione.

"Se lo dici tu..."

"Se ci fosse una lettre de cachet..."

"Sono delle infamie!" esclamò irritato.

"Ecco, tu mi aiuteresti se te lo chiedessi?"

"Chi se la sarebbe procurata, sentiamo..." chiese Victor con molta pazienza - non pensava che la rivalità con Joséphine sarebbe mai giunta a tanto. Se non altro perché le lettre de cachet costavano davvero parecchio e non gli risultava che Joséphine maneggiasse tutto quel contante.

"Secondo me, ora che mi ci fai pensare, nessuno..." rifletté la ragazzina, "non credo che al Generale importerebbe"

"Se tu scappassi con un attore, intendi?" Victor la guardò stranito, ma si trattenne, “Credi che tuo padre non sarebbe… sorpreso?” ti frusterebbe con il cinturone di cuoio a cui tiene appesa la spada, pensò irritato. Dal lato della fibbia.

"Credo se lo aspetti, quindi direi che ci arriverà sufficientemente preparato." il tono di Sigyn era pratico, ma gli occhi guardavano a terra.

"Non so quanto uno riesca ad essere mai preparato per una cosa del genere..." obiettò Vicotr con voce seria.

"Forse mio marito..." Sigyn era pensosa.

"Tuo marito?" Il ragazzo si chiese se la piccola stesse per caso parlando di un marito immaginario, uno della stessa famiglia del famoso Pasticcere Spagnolo, ma mantenne un volto impassibile.

"Beh credo sia il solo che potrebbe voler dire qualcosa... anche se non credo gli cambierebbe molto."

"Non gli cambierebbe molto? Se te ne vai in giro con un attore?” Aggrottò le sopracciglia, meditando su una serie di scenari, poi, senza ridere, aggiunse, “Onestamente non so quanto potrebbe esserne soddisfatto… Credo sarebbe piuttosto… vocale - come biasimarlo, del resto?”

"Ma tanto ci sarebbe Joséphine con lui" esclamò Sigyn,

"Josephine?" Victor la guardò incerto. “Joséphine ha espresso il suo interessamento per le faccende di un tuo eventuale marito?” Joséphine non era quella che voleva sbaciucchiarsi con suo fratello Alo per capire come era la faccenda? Intraprendente la fanciulla… un tipo da progetti a lunga distanza.

"No, lei personalmente non credo. Per quanto sono certa che le piacerebbe molto… Più che altro è una idea del Generale: Joséphine lo accompagnerebbe a cena a Versailles, gli organizzerebbe qualche ricevimento, di sicuro qualcosa di musicale… Archi ed Archetti, Corni e Tartine… cose così. Niente chitarra spagnola, ovviamente!"

"Ma perché quel poveraccio dovrebbe andare a cena a Versailles invece che con te? Perché tu te ne sei andata a cena con un attore? Gli attori non vengono ricevuti a Versailles, lo sai vero?"

"Beh credo che sulle cene a Versailles dovrei metterci una pietra sopra, però forse farei cose più divertenti, con qualcuno con cui starei bene e che starebbe bene con me..."

"Tuo marito non va bene?"

"Esce con Josephine." Sigyn sembrava irritata.

"Tuo padre per caso..." chiese cautamente - era piccola, ma non voleva dire, il Generale era molto previdente, lo diceva sempre suo padre, del resto aveva solo femmine da piazzare e la concorrenza era alta. Si chiese chi mai l'avrebbe voluta, qualche bambino in qualche nursery forse: uno più grande, uno come suo fratello Alo, per esempio, sarebbe rimasto solo inorridito all'idea. Sorrise tra sé: Lingua d'Argento e Lingua di Vipera... che coppia...

“Mio padre cosa?”

“Questo marito è qualcosa di più di una ipotesi?” chiese brusco.

"No, non credo, nel caso saresti il primo a saperlo." Victor alzò un sopracciglio - la prima notizia era ottima.

"Così diventereste amici, ti potrei invitare a cena quando voglio, a casa mia..." gli sorrise.

"Con Joséphine?"

"Ma mi ascolti quando ti parlo? Joséphine va a Versailles!"

"Con tuo marito."

"Si."

"Una novità interessante, ma non credo sarebbe la prima cognata con questa esigenza. E tu dove staresti nel frattempo?"

"Pensavo in campagna, ne sarebbero tutti felici, ma ogni tanto immagino che mi piacerebbe andare a Parigi, dovrò farmi fare un vestito ogni tanto, mi pare… un cappellino… un paio di scarpette… non sono mica Cenerentola!” guardò Victor negli occhi cercando una rassicurazione ed il ragazzo annuì - i cappellini avevano tutta la sua approvazione.

“E nel caso, potrei uscire a cena con te, fino a che non trovo un attore, si intende."

"Credi che a tuo marito non darebbe fastidio?" azzardò timidamente - non aveva voglia di discutere con Sigyn, l’avrebbe portata fuori a cena ogni volta che avesse voluto, s’intende, ma in casa Girodelle le cose giravano in un altro modo.

"No, non penso - immagino che alla fine concorderebbe con il Generale. Che era destino e che è meglio Joséphine."

"Mia madre non se ne va in giro qua e là, sai?" fu dolce nel dirlo.

"E grazie tante! Tua madre ha sposato Monsieur Henri!" Sigyn sospirò, “dove mai dovrebbe andare?” A Victor venne da ridere, ma si trattenne.

In realtà gli spiaceva, qualcuno - sperò nessuno di davvero importante per lei - doveva averle detto che era adatta solo ad essere l’amante di un attore. Il succo del discorso era quello. Se quel qualcuno era Joséphine, beh, allora Joséphine aveva decisamente passato il segno: un conto era non apprezzare il repertorio musicale della piccola, un altro dire una cattiveria bella e buona. Anche se, pensandoci bene, dai discorsi dei suoi fratelli, gli pareva che appresso agli attori, ultimamente, ci fosse la fila...

“E comunque mi spiace di essermi spiaciuta,” gli confidò in un sussurro, “è che non ci avevo pensato prima, ma loro hanno discusso su che moglie avrei potuto essere, come se quello fosse il mio solo scopo… anche mia sorella, lei pensa solo a quello, che non lo devo fare...”

Victor le accarezzò una guancia.

“Solo col Nonno… e con lo zio Jean-Claude, e lo zio Antoine-Benoit. Io con loro sono una che impara a gestire una casa per sé, e a guidare una barca per sé e a montare una tenda per sé.” sussurrò, “Vorrei sapertelo spiegare…”

“Senti Sigyn…” le disse con gentilezza, “vado a prenderti qualcosa di fresco da bere, perché qui fa davvero caldo… quanto al resto, c’è tempo… e Joséphine, beh, lei è più grande di te, è normale che sembri anche più sveglia e che sappia molte più cose, ma è solo una impressione... ne riparliamo tra un bel po’ di anni. Tu lasciala dire...”

Mentre Sigyn osservava da vicino la corolla di una rosa, sentì la voce di Alo.

“Dovresti spiegare meglio cosa ti rode quando parli ad un amico sincero, sai?”

“Mi sono spiegata benissimo.” rispose piccata.

“Non direi proprio…”

“Qualcuno ha fatto delle profezie su di me...” disse Sigyn, irritata.

Alo replicò “Le profezie funzionano solo se le dice un profeta che parla ex post.”

“Ex post?” chiese Sigyn aggrottando la fronte, “Dovrei sapere cosa vuol dire?” chiese arrossendo.

“Vuol dire dopo che il fatto è accaduto.” le spiegò Alo con cortesia, “E la battaglia di Zama è nel 202 avanti Cristo, nel caso mio fratello te lo dovesse chiedere.” Sigyn sorrise. “Quindi,” riprese Alo con voce molto seria, “solo dopo che avrai trovato questo attore che desidera avere a che fare proprio con te, e tu con lui, potremmo dire che forse il Generale è un profeta.”

“Come lo sai?” la ragazzina si vergognò di colpo.

“Ti ho ascoltato parlare con Victor, che è troppo giovane per capire le sfumature. E quindi sembra più scemo di me, come tu con Joséphine. Solo che nel tuo caso è solo una questione anagrafica - Victor è davvero più scemo.”

“Capire cosa?” Sigyn lo guardò sospettosa.

“Victor non è il prediletto di nostro padre, tesoro, perché nostro padre, se ne ha uno, lo tiene nel segreto del suo cuore, ma, Madame Girodelle, per quanto guidata da ottime intenzioni, e di indole giusta in modo inflessibile…”

La ragazzina fece un gesto per dire che aveva capito e di non proseguire - detestava sentir parlare in modo critico di Madame Girodelle.

“Beh, tuo padre pensa delle cose, come è suo diritto, ma non legge il futuro. E comunque credo che tu abbia ascoltato qualcosa che non era diretta a te.”

“E cosa dovrei fare? Fino a che non si arriva all’ex post, intendo…”

“Considerarle per quello che sono: chiacchiere.” Alo non glielo disse, ma una storiellina con un attore, se fosse stata discreta, non era il peggio che avrebbe mai potuto combinare - e se suo marito era un uomo saggio avrebbe chiuso un occhio.

“Lingua d’Argento mettiti l’anima in pace e rassegnati al ruolo che la società ti impone: quello di un animale domestico.”

“Io non sono…”

“No, tu lo sei! E’ questo è quello che ti dovrebbe rodere, non se sarai simpatica ad un attore, ma che qualcuno che dovrebbe considerarti preziosa, ti vede solo come una merce scadente da piazzare al mercato… Un opzione ce l’hai: ribellati – a tutto: alla famiglia, alla società, allo stato, alla religione – e fai quello che vuoi. Ma se decidi di giocare a questo tavolo di gioco, sappi che non avrai amici a quel tavolo. Vedi tu.”

Sigyn lo guardò perplessa

Victor, rientrato, intervenne severo, porgendo un bicchiere di limonata alla ragazzina “Dato che non sa nemmeno lei esattamente cosa vuole fare domani, dubito sappia cosa potrebbe volere da grande. Per cui direi di limitarci alle considerazioni ex post, che fino a che non c’è il post sono quel che sono. E lasciamo perdere questa guerra a 360 gradi che metterebbe in imbarazzo Père Jean-Claude Reynier. Se davvero li ritieni saggi, questi discorsi comincia con farli a Cassandra. Davanti a nostro padre.”

“Touché.” disse Allo, arrossendo.

“E cosa sarebbero le ex post prima del post?” chiese Sigyn, con il volto in fiamme.

“Chiacchiere.” disse asciutto Victor, “come ti ha detto Alo. Solo chiacchiere stupide. E comunque a teatro ti ci porto. Dietro le quinte. Non ci vedo nessun problema.”

“Gli attori non godono di gran fama” disse Alo in tono di avvertimento.

“Meglio se li vede di persona, quindi. Invece di stare a sentire cumuli di chiacchiere stupide. Si farà una idea da sé.”

Al ritorno Victor la aiutò a sistemarsi sotto le coperte - faceva freddo sul serio.

"Per piacere,” le disse con un sorriso, “non addormentarti di nuovo..."

"Va bene"

"Sei stanca?"

"Ho dormito poco..."

"Hai chiacchierato fino a tardi con Père Reynier?"

"No..." era rattristata, "avrei fatto meglio a dormire con lui."

"Monsieur Oscar..."

"Ha russato tutta la notte..." disse Sigyn, con voce rassegnata.

"Per piacere!" esclamò Victor scandalizzato - non era possibile profanare così l’immagine di Madamigella!

Sigyn rise e scosse la testa e Victor si rilassò.

"Mi ci porteresti sul serio?"

"Dove?"

"A teatro, tu ed io, dietro le quinte."

“Si, certo. Non ci sono mai stato, ma perché no?”

La ragazzina sospirò, poi, dopo un po’ aggiunge, pensosa, “C'è un’altra cosa che ti volevo chiedere…”

“Dimmi…”

“Alo ha detto che le persone che trattano Oscar in un certo modo ad un certo punto non mi sarebbero piaciute…” Victor strinse le mascelle, ma non disse nulla - non stava a lui intromettersi nelle decisioni personali del Generale de Jarjayes.

Sigyn Margot Désirée guardò Victor “Io l’ho già capito da sola che non è giusto e mi piacciono meno tante persone e me ne dispiace tanto...” sussurrò.

Victor non disse nulla, a disagio.

“Se in casa io posso capire, forse… il Generale è il tuono.” arrossì

“I fiori li fa crescere la pioggia, non il tuono…” Victor annuì “lo dice spesso mio padre, ma in realtà lo diceva la sua prima moglie.”

“La mamma di Xence...”

“Si.”

“Comunque io non capisco gli altri”

“E’ una forma di rispetto.” disse Victor con calma.

“Verso il Generale...”

“Si”

“Ma non verso Oscar”

“Magari lo preferisce per quello che vuole fare, che ne sai?”

“Non lo so” era proprio incerta. Victor le accarezzò la treccia rossa e poi disse “Non è un discorso semplice... “

“E’ brutto quando la chiamano Monsieur Oscar sai?” disse Sigyn timidamente.

“Madamigella sarebbe meglio?” chiese il ragazzo, con cortesia.

“Non lo so, non lo so se per lei… se le piacerebbe… “ corrugò la fronte, “ma sarebbe... giusto” guardò Victor decisa “lo zio Jean Claude dice che non si dovrebbe mentire, se non per una ragione più alta, certo non per le scemenze… è un po’ dura sai vivere con lo zio Jean-Claude… non tuona tanto, ma… non è un tipo da compromessi.”

“Ho capito, Sigyn.” Il ragazzo la interruppe, e va bene, pensò tra sé e sé, Madamigella Oscar dunque, non più Monsieur Oscar.

Una volta arrivati, la aiutò a scendere, prese una bisaccia con sé e pilotò la ragazzina verso la cucina piccola.

“Vuoi qualcosa da bere?” chiese Sigyn con cortesia, ma il ragazzo scosse la testa. “Avevo un regalo per te, ma mi è passato di mente.”

"Non importa.”

“Importa si.”

“Va bene, importa.” disse Sigyn, conciliante.

Il ragazzo estrasse dalla bisaccia un libro ed un enorme quaderno rilegato, poi si sedette vicino al camino, con le gambe semiincrociate. Lei gli porse un bicchiere di limonata e si accovacciò accanto a lui.

“Non puoi stare comoda con quel paniere, ti serve sostegno per la schiena...”

Sigyn si appoggiò contro la gamba di lui, il gomito sul suo ginocchio, senza imbarazzo.
Clément fu contento che fosse ancora piccola, o comunque non così grande come pensava di essere - con Horthense non sarebbe stato pensabile, a meno di non essere suo fratello e poi, se li avessero beccati si sarebbero dovuti sposare. Lei era piccola come un gattino - sospettò che sarebbe stata sempre tascabile, una del clan dei Sisteron, gente di acqua e sale, piccolina e con i capelli rossi. Decise che averla accanto era un piacere, la strinse tra le braccia e non disse nulla.

“E’ un libro di favole…”

“Sono grande.” disse Sigyn con un sorriso.

“Si, ma sono state scritte da donne, non sono quelle di Perrault. Anche se Perrault si è sicuramente ispirato. Avevo pensato che ti avrebbe fatto piacere…” lei gli sorrise ed il ragazzo aggiunse: Sei stata brava quando hai raccontato la storia di Laufey e Farbauti, non filologicamente accurata...“ - Sigyn rise, “ma molto evocativa, per cui ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere un quaderno, tutto per te, per scrivere, quando ne hai voglia, qualche racconto.”

Lei annuì - quella era una cosa che le avrebbe fatto sicuramente piacere.

“E se vuoi, posso fare qualche disegno per te.”

Sigyn annuì, sentendo un groppo alla gola e d’impulso, lo baciò sulla guancia. “Grazie, “ disse, “per il libro, per il quaderno, per i disegni, per l’ex post, per madamigella, perché mi porterai a teatro, perché non prendi le parti di Joséphine…” sospirò “ un po’ per tutto.”


Il ragazzo le tirò la treccia e poi disse “Intanto, se hai voglia, possiamo cominciare a leggere insieme.”

FINE


Note finali: E così questa stora è terminata... ci ho tenuto molto - una specie di prequel di Estate e pasticcini, e un estratto dei flashback che avrei voluto mettere in Una Storia Rococò - a Sigyn ci sono affezionata, nata per scherzo come Danielle dopo aver letto Cara sorella di Ninfea Blu, ha preso pian piano vita propria ed infine un nome norreno, nonché un certo penchant per Loki e una forte amicizia per il giovane Girodelle. Se sia amore non lo sappiamo - è piccola.

So che è una storia che non ha "funzionato" nel fandom - cose che succedono, anche se un po' me ne spiace: c'e stata tanta cura - ma resta per me una storia a cui sono particolarmente affezionata.
Il trait d'union di ogni capitolo è stato il vischio e le leggende nordiche - è nata nel momento in cui sbocciava il mio interesse per l'argomento - ma conta molto il sottotitolo: "Quel che si fa per amore". Per amore della famiglia si segue un cammino tracciato, per amore di un fratello non si mette in discussione una scelta già fatta, per amore di una donna si prendono decisioni sui figli, per amore di una figlia si fanno scelte particolari, per amore dei figli si cerca di fare la cosa giusta, per amore di un marito con un passato non si è gelose di una prima moglie - o di un primo marito - e si cerca di crescerne i figli meglio che si può, per amore di un fratello si accetta che le cose siano andate come sono andate anche se ci manca il bacio della buona notte, per amore di una sorella si organizza un duello con tanti piccoli incidenti, oppure ci si offre di ospitarla per sempre a casa propria, ovunque mai sarà, o si briga perché non si sposi mai, per amore di una ragazza che non ci ricambia non ci si impone e ci si limita a scrivere poesie, per amore di una amica si decide di chiamare Oscar "Madamigella" e non più "Monsieur"... per amore si fanno tante cose, non tutte giuste e non tutte che vengono bene come avremmo voluto.

Ringrazio di cuore le fanciulle che sono rimaste con me fino all'ultimo lasciandomi i loro commenti (apprezzatissimi).
Un grazie anche a chi ha seguito, ricordato e preferito. Ed anche a chi ha letto in silenzio, la cui opinione su questa storia non saprò mai.

Alla prossima!


   
 
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