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Autore: ReiAtake    25/05/2009    3 recensioni
Red Blood. Così recitava l'insegna di Led lampeggianti. Quando le luci calavano e la gente-per-bene andava a dormire, la musica cominciava a pulsare. Era il cuore palpitante della città. Il locale era diviso in più livelli. In base alla disperazione dei clienti e allo spessore del portafoglio, il Red Blood sapeva trasformarsi da discoteca di periferia a bordello di lusso. Tutto però - va ammesso - era trattato con una discrezione tale, da garantire al locale ospiti di prestigio ed entrate costanti. Terzo capitolo inserito: "Let eat your purpose"
Genere: Introspettivo, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
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2. Awaken

La superficie dello specchio smise di riflettere la stanza e si limitò ad immagini dai contorni grotteschi e deformi. Lo strato di vapore sul vetro aveva assunto le sembianze di una lente focale che estraniava la realtà e la restituiva diversa, più buffa e meno complessa. Mentre la doccia calda continuava a far cadere acqua sul pavimento del bagno, Sakura Haruno posò una mano sullo specchio. Premette le pelle contro l’umidità del vetro e osservò comparire l’impronta del proprio palmo. Quella minuscola porzione di specchio tornò a riflettere normalmente, incorniciando nello spazio di una mano gli zigomi alti, la pelle liscia e le labbra sottili. Per quanto cercasse di sforzarsi, Sakura non riuscì a smettere di pensare a quell’uomo dagli occhi scuri. Abbassò un po’ la testa e cercò nel proprio sguardo la risposta alle domande che affollavano i pensieri.
« Le persone normali non hanno quegli occhi…»
Il vapore della doccia tornò a coprire il vetro, cancellando l’impronta e mascherando il riflesso di Sakura. Sullo specchio appannato, persino i suoi occhi verdi sembrarono privi di vita.
« Che serata… »
Si spogliò senza cerimonie e buttò gli abiti appallottolati vicino alla borsa. Contrasse il volto in una smorfia e lanciò un’occhiata di disappunto sulle paillettes argentate e sul lino trasparente, lanciando un'accusa ssprezzante ai “vestiti del lavoro”. Persino le puttane avevano la loro uniforme. S’affrettò a raggiungere la doccia che, aperta per troppo tempo, rischiava di far finire l’acqua calda da un momento all’altro. Immerse la testa nel getto bollente e trattenne il fiato per parecchi secondi. Sentì l’acqua scivolare lungo tutto il corpo, scendendo dalla schiena, sui glutei, sino ai polpacci.
Mantenne entrambe le mani sul muro, rimanendo a capo chino sotto l’acqua. Gli occhi serrati nascondevano ancora il volto dell’uomo incontrato poco prima. Ogni domanda sulla sua identità era la contrazione delle mani in pugni e della labbra in smorfie. Il cervello di Sakura lavorava a ritmi serrati, cercando una soluzione o una scappatoia per dimenticare anche quella giornata al Red Blood e andare avanti. L’ossessione, però, non si allontana con la semplice volontà. Più Sakura implorava quegli occhi senza storia di lasciarla in pace, più essi si affermavano nella sua mente e si contornavano perfettamente, incastonando un volto dalla bellezza severa e cattiva. Cattivo. Questo aveva pensato, incrociando gli sguardi con quell’uomo. Eppure il sentimento che si faceva largo in lei non somigliava alla paura. Era un ribollio di istinti, che nasceva nella testa ma moriva con i fremiti del corpo, sul collo e tra le cosce.
« Lasciami in pace…. Lasciami un pace…»
Una mano scivolò lungo il muro, scendendo lentamente in basso e lasciando una scia tra la condensa. Seguendo il corso dell’acqua calda, che dall’alto arrivava e la toccava con la violenza del suo bollore, la mano sfiorò prima il petto, poi l’addome e s’insinuò tra le gambe. Sakura strinse ancora gli occhi e posò la testa contro il muro, intrappolata dall’acqua e dal desiderio crescente. Il respiro rallentò, incapace di seguire l’accelerata del cuore, mentre la mano cominciava in un lento strofinio a vellicare la zona più sensibile e confusa del suo corpo, del suo essere.
Quegli occhi erano ancora lì. La fissavano glaciali e le chiedevano imperiosi di continuare a darsi piacere. Cattivi.
Sakura obbedì e lentamente aprì le gambe, quel tanto che bastava a trafiggere la carne viva con due dita. Esplose in un gemito e aumentò improvvisamente il ritmo dei movimenti. Le dita entravano e uscivano con forza non solo sul suo sesso, ma nel suo orgoglio. Le sembrò che quegli occhi stessero ridendo e le lasciarono addosso la sensazione della colpa e della sporcizia.

  
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