Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    05/01/2017    3 recensioni
Dal Prologo. Woods and Orange Blossom:
[...]Sente Jimin intimargli di tornare a casa, ma proprio quando è riuscito ad identificare quella sensazione frizzante e intensa, la sagoma di una ragazza appare da una porticina accanto alla vetrina principale. Fa appena in tempo a scorgerne i capelli color ebano sparsi sul giubbotto in lana cotta che se la ritrova a pochi metri di distanza; il rumore degli stivaletti ticchetta sull’asfalto e suggerisce un andamento frettoloso. Potrebbero fermarla per chiederle gli orari del negozio, dopotutto l’hanno vista chiaramente uscire di lì per ultima, ma Jungkook non riesce a far altro che notare il rossore su quel piccolo naso riprendere il colorito acceso delle labbra, per poi abbassare lo sguardo imbarazzato quando lei ricambia di sfuggita la sua occhiata, mentre Jimin si gusta la scena in silenzio, sbatacchiando il più piccolo non appena la ragazza ha voltato loro le spalle.
«Avrò pure l’aspetto di un idol, ma quella sembrava aver occhi solo per te».[...]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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III.

Summer
 








 
«Hyung! Ci fai vedere ancora una volta quel salto?»
Jungkook viene riscosso dai suoi pensieri grazie a una piccola mano che lo tira per la divisa bianca e gli rivolge uno sguardo carico d’aspettativa. I bambini del gruppo di taekwondo stanno aspettando speranzosi una sua risposta e il più grande non ha intenzione di deluderli; nonostante quelle sera sia particolarmente pensieroso, non ci pensa due volte ad accontentarli, mostrando loro la mossa che hanno richiesto.
«Quand’è che lo impareremo anche noi, hyung?» domanda un altro bambino, mentre gli altri annuiscono, confermando le curiosità del loro compagno. Jungkook non crede di essere un bravo insegnante, ma per quella sera gli è stato assegnato il secondo anno di corso, dato che la palestra non aveva alcun sostituito a disposizione, perciò è suo compito soddisfare anche i dubbi dei giovani studenti.
«Quando avrete perfezionato i calci a terra» risponde abbozzando un sorriso e carezzando distrattamente i capelli del bimbo che ha posto la questione.
Una volta finita la lezione, risponde ai saluti degli apprendisti con un cenno del capo e della mano, poi si accorge di una testa rossa che lo scruta da dietro la vetrata che affaccia sulla sala e aggrotta le sopracciglia con aria interrogativa. Jimin solleva la propria borsa per la palestra con la mano destra e quella di Jungkook con la sinistra.
Niente da fare, lo ha incastrato. Le ultime sere aveva cercato accuratamente di evitare ogni contatto ravvicinato con i suoi hyungs, in modo che non percepissero il suo pessimo umore, ma Jimin, come suo solito, doveva aver fiutato guai in vista, e così lo aveva coinvolto in una delle sue intense sessioni intense d’allenamento.
Dopo aver visto quell’uomo entrare nel negozio di Jieun, il più piccolo aveva pensato a lungo a come comportarsi, concludendo che la cosa migliore sarebbe stata lasciar passare e, nel caso, aspettare che fosse Jieun a parlargliene, qualora ce ne fosse stato bisogno. Dopotutto, pensava Jungkook, non aveva alcun diritto di farle una scenata senza sapere la vera identità del tipo, soprattutto nel caso in cui non lo avrebbe più rivisto assieme a lei. Con l’arrivo di Maggio, però, Jungkook aveva dovuto incrementare la frequenza alle lezioni universitarie ed era stato molto occupato a studiare per gli esami della sessione estiva, il che gli aveva impedito di vedere Jieun tutte le settimane e di passare a trovarla in negozio durante le pause. Avrebbe archiviato definitivamente la questione, se solo Jungkook non avesse notato un netto cambio d’umore della ragazza, proprio a seguito di quel misterioso incontro; aveva provato a chiederle se qualcosa non andava, ma lei ogni volta sorrideva, gli dava un bacio sulla fronte e rispondeva di star bene. Eppure Jungkook la vedeva preoccupata, spesso aveva lo sguardo perso chissà dove e a volte saltava il pranzo o si tratteneva a lavoro più del dovuto, come se cercasse di tenere la mente occupata pur di non pensare.
 
 
«Dovresti dirglielo chiaramente».
Jimin aumenta la velocità del tapis roulant e si volta a guardare Jungkook, seduto su una panchina accanto a lui.
«Se questa cosa ti fa star male, parlane con lei».
Tehyung aveva da subito frenato tutte le sue preoccupazioni, smorzando il problema e spingendolo a dimenticare, mentre Jimin sembrava volerlo spronare ad aprirsi con Jieun riguardo ciò che lo turbava.
«In una coppia si dovrebbe poter essere sinceri l’uno con l’altra, Jungkook».
Già, una coppia. Poteva sembrare una frivolezza, eppure Jungkook si era chiesto più volte quale termine sarebbe stato più giusto usare per definire il rapporto tra lui e Jieun. Dopotutto nessuno dei due aveva chiesto esplicitamente di fidanzarsi, né mai accennato a volersi impegnare in una relazione duratura. Eppure continuavano a vedersi, a chiamarsi, a baciarsi ogni volta più a lungo rispetto al giorno precedente, a sorridersi e a desiderarsi. Jungkook non aveva alcun interesse ad uscire con altre ragazze e Jieun occupava ormai la maggior parte dei suoi pensieri durante la giornata. Certo, non poteva affermare con certezza che per Jieun fosse lo stesso, ma inevitabilmente percepiva anche in lei, nei suoi gesti e nei suoi sguardi, un interesse crescente che lui si premurava di alimentare ogni volta.
«Jungkookie, che stai pensando?».
Jimin detesta quando Jungkook si chiude in sé stesso e non gli permette di aiutarlo.
Il più piccolo si alza e con poca voglia prende posto sul tapis roulant accanto al più grande.
«Sto pensando a me e a Jieun – ammette - a quello che siamo». Mentre lo dice regola la velocità e azzera il conta kilometri.
«Saperlo migliorerà le cose? Non hai mai dato importanza alle etichette».
A volte, Jungkook rimane sorpreso dalle osservazioni di Jimin sul proprio conto, perché sembrano saperlo descrivere meglio di quanto lui stesso sarebbe in grado di fare. In ogni caso, anche se il più piccolo non sa ancora dare un nome a ciò che prova, riconosce che determinate sensazioni non le ha mai provate prima ed ha tutta l’intenzione di tenerle strette a sé per non lasciarsele sfuggire.
Jimin comprende allora che Jungkook ha bisogno di più tempo per riflettere su ciò che gli ha detto e lo lascia ai suoi pensieri. Beve un sorso d’acqua, per poi aumentare la velocità di corsa e superare quella di Jungkook. L’altro impiega poco tempo ad accorgersi del cambiamento e, quasi istantaneamente, cambia anche lui il ritmo in modo da raggiungere Jimin. Il più grande gli rivolge allora un sorriso di sfida e alza ancora i parametri di velocità, ottenendo un’espressione identica da parte di Jungkook, il quale subito gli sta dietro.
«Chi cede per primo offre la cena» soffia fuori Jimin, ormai quasi a corto di fiato.
Jungkook si asciuga la fronte con una mano. «Prepara i soldi, hyung».
 
 
◊◊◊


 
 
Jungkook non ricorda più, ormai, quante volte hanno cantato quel duetto assieme nello stanzino del negozio, né quante volte si sono dati appuntamento per provarlo e poi hanno deciso di impiegare il tempo in altro modo.
Jieun ha scritto il testo molto tempo prima di conoscere Jungkook, eppure ora le parole della canzone sembrano descrivere con impressionante perfezione i loro incontri, le trepide attese tra un appuntamento e un altro, la voglia di stare insieme e l’incredulità dinanzi a un’empatia tanto forte. Il ruolo di Jungkook, inizialmente, sarebbe dovuto essere quello di accompagnare la voce di Jieun in determinati punti, ma la ragazza aveva deciso di assegnargli anche una strofa da solista, in modo che il suo timbro non si perdesse in quello soave ma potente di Jieun.

«Domani la incidiamo».
Jieun raccoglie i capelli in uno chignon e si sfila gli occhiali dalle lenti scure. Sarà per i raggi del sole che le illuminano il volto, o per l’aria fresca che le dona quella maglia larga a maniche corte, ma Jungkook la vede più bella del solito. Finalmente, dopo tanti giorni, rivede la stessa Jieun dei mesi invernali, solo con il naso un po’ meno arrossato e con la pelle chiara delle gambe lievemente esposta ai primi calori estivi.
«Domani?»
Tra un impegno e un altro, Jungkook sa che hanno lasciato passare fin troppo tempo, ma ora che il loro lavoro sta per diventare qualcosa di “ufficiale”, improvvisamente non si sente ancora pronto.
«Questo week end sono via, Jungkook, e se riusciamo a registrare prima che parto, potrò farmi aiutare da mio nonno per la messa a punto delle tonalità e della base».
«Ma con cosa registreremo? Porterai dei microfoni?»
«Ho tutta l’attrezzatura a casa mia».
Jungkook rimane zitto perché non vuole fare brutta figura. Questa è una risposta positiva alla domanda che ha posto, oppure è un invito ad andare da lei? Jieun gli sorride, poggiando i gomiti sul tavolo del solito bar e avvicinando di più il suo volto a quello di Jungkook, seduto dal lato opposto.
«Ti va bene venire alla chiusura del negozio? Da qui dista qualche chilometro, prendiamo la mia macchina».
Jungkook non sa se sentirsi più in difficoltà per il fatto di non avere la patente, oppure per essere stato appena invitato a passare la serata a casa di Jieun. Senza contare che la registrazione del brano avrebbe richiesto parecchio tempo e dopo la mezza notte Jungkook avrebbe dovuto aspettare ore e ore gli autobus addetti al servizio notturno, rischiando di trascorrere l’intera notte fuori. Perché di chiedere a Jimin un passaggio non se ne parlava nemmeno.
Jieun gli alza il mento con due dita. «C’è qualcosa che non va?»
Jungkook si sbriga a negare con la testa: come esporre il problema a Jieun senza sembrare un totale idiota? Tra l’altro, l’espressione preoccupata di Jieun gli fa pensare che lei si stia già facendo delle idee sbagliate, magari convincendosi che lui abbia cambiato idea e non voglia più duettare assieme.
«Se è un problema d’orario, puoi restare da me, Jungkookie».
Invece Jieun ha identificato il nocciolo della questione in tempo record, offrendo anche un’immediata soluzione, che però prende il più piccolo alla sprovvista, di nuovo.
«A dormire?»
Jungkook avrebbe tanto voluto impedire alle sue corde vocali di dar voce a quel pensiero, ma la reazione di Jieun gli conferma che non ci è riuscito. La ragazza si chiude nelle spalle, guardandolo tra il divertito e l’imbarazzato.
«A dormire, a cantare, quello che vuoi» risponde, cercando di non ridere «non ti mangio, stai tranquillo».
Jungkook vorrebbe tanto calarsi il berretto fin sotto il mento, peccato che le temperature siano decisamente troppo calde per poterne indossare uno. Jieun percepisce nitidamente il suo imbarazzo e gli prende una mano, incrociando le loro dita.
«Se ne hai voglia, ovviamente».
Jungkook si schiaffa mentalmente una mano sulla guancia, cercando di tornare in sé. «Certo» conferma, e stavolta è convinto di aver risposto troppo presto. Ma perché non ne combina mai una giusta?
«Se non è un disturbo per te» si affretta ad aggiungere, ricambiando finalmente la stretta di Jieun.
Lei sorride e guarda l’orologio. «Devo tornare in negozio» annuncia, mal celando un piccolo broncio. «Domani alle nove allora» aggiunge poi, guardando Jungkook. Jieun è solita chiudere in fretta le conversazioni senza fare troppi giri di parole e Jungkook pensa che è il caso di imparare a tenerle testa. Le stampa un bacio sulla labbra e, non prima di averla tirata di nuovo a sé per dargliene un altro, la lascia andare.
 
 
«Hai preso tutto?»
Jimin si affaccia dal bagno con uno spazzolino tra i denti appena sente i passi di Jungkook avviarsi verso la porta di casa.
Il più piccolo alza gli occhi al cielo: non è a casa con i genitori, ma Jimin sa fare egregiamente sia il ruolo di padre che quello di madre.
«Sì, hyung» risponde, caricandosi lo zaino sulle spalle.
Jimin gli punta un dito contro. «Il pigiama?»
«NON GLI SERVIRÀ IL PIGIAMA!» risponde Taehyung dal salone, ma Jimin lo ignora e continua a guardare Jungkook in attesa di una risposta.
«Ho preso tutto hyung, stai tranquillo».
«Se ti serve qualcosa, basta che chiami».
«Hyung, non ho più quattordici anni, cosa vuoi che mi serva».
Jimin alza le spalle e, prima di chiudere la porta, gli rivolge un breve sorriso.
A quel punto Jungkook pensa di poter finalmente lasciare casa sua indisturbato, ma proprio quando sta per uscire un richiamo di Taehyung lo blocca sul posto. Come aveva potuto anche solo concepire l’idea di riuscire a sfuggire all’altro suo hyung?
Taehyung però, invece di fargli qualche ramanzina, gli lancia dal divano un pacchetto rettangolare colorato, che Jungkook afferra con riflessi pronti, per poi rendersi conto solo dopo di ciò che sta tenendo per le mani.
«Hyung, che roba è?!» sventola con aria stizzita il “regalo” di Taehyung, cercando di parlare a voce bassa per non farsi sentire da Jimin.
Il più grande alza un sopracciglio, indeciso se rispondere o meno. Jungkook sa che sta facendo tardi e il dover affrontare quell’argomento proprio prima di uscire non lo fa sentire per niente a suo agio.
«Jungkook-sshi, pensavo lo sapessi».
«LO SO che cos’è, dannazione!». Il più piccolo sente che sta perdendo il controllo e Taehyung non lo sta di certo aiutando. «Intendevo… perché?»
In realtà Jungkook non si è saputo spiegare neanche questa volta e il più grande coglie subito l’occasione per prenderlo ancora un po’ in giro.
«Ma che cavolo, davvero ti devo spiegare tutto dall’inizio?»
«Hyung, non voglio pensarci adesso
La conversazione sta diventando quasi nonsense e Jungkook desidera solo che Taehyung capisca. Il più grande allora si alza e si avvicina a lui.
«Non voglio andare a casa sua pensando a… questo». Jungkook abbassa la voce e solleva il pacchetto di preservativi, provocando l’ilarità del più grande.
«Ma non ci hai pensato tu, ci ho pensato io!»
«HYUNG!»
«Dai Jungkookie, sii realista. Non deve per forza succedere, ma se succede…» Taehyung indica sornione l’oggetto che ha destato in Jungkook così tanto imbarazzo.
Il più piccolo sospira, sconsolato. «Li hai comprati tu?»
«Li ho presi dal cassetto di Jimin».
«COSA?! Sei pazzo?!»
«È per una buona causa, Jiminnie capirà».
«Ma hyung
«Vai, divertiti!» Taehyung lo spintona ridendo sul pianerottolo. Jungkook nasconde il pacchetto nel suo zaino e lo guarda un’ultima volta, ancora titubante. Il più grande gli fa un “ok” con il dito e, proprio quando Jimin si affaccia dietro la sua spalla per capire come mai Jungkook non se n’è ancora andato, Taehyung chiude la porta di scatto, permettendo al più piccolo di tagliare la corda.
 

L’appartamento di Jieun emana la stessa particolare fragranza del negozio di CD. Jungkook percepisce un odore meno forte, ma ugualmente intenso, ed ha quasi la sensazione di trovarsi in un ambiente conosciuto, familiare. Jieun lo invita a posare le sue cose sul divano e gli mostra subito la stanza dove ha sistemato i microfoni e l’impianto audio. C’è anche un pianoforte; sembra un po’ sgangherato ma Jieun gli ha garantito che è accordato e che fa il suo dovere, perciò potranno usarlo senza problemi per incidere quei pochi accordi che richiede la canzone. Per il resto, sarà Jieun stessa a suonare con la chitarra.
Prima di iniziare a registrare, entrambi riscaldano un po’ la voce, sostituendo i soliti noiosi esercizi canori con qualche brano rubato dalle loro canzoni preferite e Jieun, in onore del loro primo incontro, intona Isn’t she lovely, invitando Jungkook ad unirsi a lei per ricordarle il testo. Dopo aver riso un po’ di quella performance poco professionale, Jieun inizia a provare qualche nota sulla chitarra e Jungkook pensa che potrebbe rimanere sveglio a guardarla mentre pizzica le corde anche fino alle sei di mattina.
«Ti ha insegnato tuo nonno?» domanda, tanto per non rimanere imbambolato ad osservarla tutto il tempo.
Jieun alza la testa e si sistema una ciocca dietro l’orecchio. «Esatto. Vuoi provare?»
Jungkook non si è mai tirato indietro davanti alle sfide, nemmeno se queste riguardavano un’attività che non aveva mai sperimentato prima. Un po’ teme di fare brutta figura e deludere Jieun, ma non può andare contro la propria indole.
Gli sorride, annuendo, e Jieun gli passa subito la chitarra, per poi sedersi su un puff accanto a lui e mostrargli la giusta posizione delle braccia e delle dita.
Jungkook ascolta attentamente, anche se lo sguardo gli è caduto sulle labbra di Jieun qualche volta di troppo, e mette subito in pratica i consigli della ragazza. Prova una volta; il suono che produce non è proprio il massimo, ma già la seconda ottiene un accordo grazioso e la terza è quasi perfetto. Jieun prima si complimenta, poi incrocia le braccia, fingendo un cipiglio di disappunto. «C’è qualcosa che non sai fare, Jeon Jungkook?»
«Ce ne sono molte» la tranquillizza lui. «Ma imparo in fretta» rettifica, simulando un’espressione compiaciuta e beccandosi una spintarella da parte di Jieun. Lei si alza e gli si piazza davanti, togliendogli dalle mani la chitarra. Jungkook la guarda da dove è seduto, pensando che voglia finalmente iniziare le prove generali, ma Jieun sembra essere di tutt’altra idea; lo prende per mano, costringendolo ad abbandonare il divanetto, e lo trasporta in un bacio totalmente inaspettato. Jungkook lascia che sia lei a guidare il movimento delle loro lingue, ma quando Jieun accenna a volersi staccare, lui le morde debolmente il labbro inferiore, impedendole di allontanarsi. A quella provocazione, Jieun risponde giocando con l’orlo inferiore della sua maglietta, che dopo poco solleva per andare a sfiorargli la schiena. Nel frattempo, anche le mani di Jungkook sono scivolate velocemente dal volto ai fianchi di lei e, prima che Jieun possa rendersene conto, l’ha già sollevata da terra. Lei fa leva sulle spalle di Jungkook e avvolge entrambe le gambe attorno alla sua vita, per poi avvicinarsi di nuovo al volto di lui e continuare a baciarlo.
«Noona… la canzone…» riesce a dire Jungkook, in uno dei rari momenti in cui si allontanano per riprendere fiato.
Lei accosta la fronte alla sua. «Dopo».
Ma entrambi sanno che non ci sarà nessun dopo, non quel giorno almeno, e Jungkook non riesce a far altro che annuire, per poi portarla direttamente in camera da letto.

 
Nell’avere Jieun così vicina a lui, nel sentire il respiro di lei mischiarsi con il proprio e cambiare in armonia con i battiti dei loro cuori, i dubbi di Jungkook si erano dissolti come non fossero mai esistiti.
Durante il tragitto per arrivare davanti al negozio, Jungkook aveva pensato alle mille implicazioni che avrebbe avuto mostrare a Jieun quel fatidico pacchetto colorato: cosa avrebbe pensato di lui? Che lo teneva sempre nello zaino, pronto a qualsiasi evenienza? O magari che aveva dato per scontato cosa sarebbe successo quella sera?
In realtà, nel momento in cui il regalo di Taehyung si era davvero mostrato necessario, né Jieun né Jungkook avevano proferito parola e il tutto era accaduto come se, in quell’istante, fosse la cosa più naturale del mondo. Jieun aveva accolto l’incertezza di Jungkook con incredibile dolcezza, e lui, almeno all’inizio, aveva accettato di cederle le redini, per poi riprendere il controllo solo verso la fine, quando ormai aveva compreso che in quei momenti non ci sarebbe stato nessun errore, nessun movimento giusto o sbagliato, fin tanto che entrambi avrebbero avuto voglia l’uno dell’altra.
Mentre lascia un bacio tra i capelli di Jieun, sparpagliati sul cuscino, Jungkook ripensa ad ogni singolo tocco, sospiro, bacio e brivido che ha provato, e non riesce a smettere di desiderare di farlo ancora, ancora e ancora, fino a perdere la concezione del tempo e dello spazio attorno a lui.
Si avvicina a lei per poterla abbracciare da dietro e, quando Jieun si accorge che Jungkook è già sveglio, si stringe un poco nelle spalle, lasciando che lui la stringa tra le proprie braccia. Il lenzuolo copre i loro corpi nudi per metà e l’aria fresca della mattina carezza la pelle donando una piacevole sensazione.
«Che ore sono?» mormora lei voltandosi un poco verso Jungkook e baciandogli il mento.
«Non lo so» risponde lui. E non lo voglio sapere, lascia sottinteso.
Jieun si lascia andare ad un breve sospiro e cambia definitivamente lato, abbandonando il capo sul petto di Jungkook. «Ho rovinato i piani» mormora, segnando con un dito il profilo della mascella e del collo di lui.
«Giuro che non sono offeso, noona».
Jieun gli tira uno schiaffo sulla spalla. «Jungkook! Come puoi avere voglia di scherzare di prima mattina!»
Lui la ignora, restando serio. «Ma ti perdono solo se prometti di rovinarli anche la prossima volta».
Ridono insieme, ma lei mantiene il punto. «La incideremo quando torno, però al dopo dovrò pensare da sola, senza l’aiuto di nonno».
«Lo faremo insieme» interviene allora Jungkook, rassicurandola.
Lei alza il volto e gli punta un dito sul naso. «Hai esperienza anche nel post-produzione?»
«No, ma in qualche modo ne verremo a capo» ammette lui, carezzandole i capelli.
Restano qualche minuto abbracciati, dopodiché Jieun prende coraggio e si alza per prima, annunciando che avrebbe preparato la colazione per entrambi. Jungkook la ringrazia e, prima di raggiungerla, afferra svogliatamente il suo cellulare per controllare se qualcuno l’ha cercato. Rimane a fissare lo schermo, ma non appaiono né chiamate, né messaggi. Probabilmente dovrà un favore a Taehyung.
 
◊◊◊

 
 
Le settimane successive Jungkook le trascorre chiuso in casa a studiare, tentando di sopravvivere a un Taehyung che cerca di scucirgli in ogni modo i dettagli della serata e un Jimin che lo guarda di sottecchi sperando che sia lui il primo a raccontare come sono andate le cose. Lui e Jieun riescono finalmente ad incidere la canzone, non senza aver festeggiato, a postumi, il tanto agognato traguardo, e Jungkook cerca di ritagliarsi del tempo libero nei week end per aiutarla a sistemare la registrazione con l’aiuto del computer.
Jieun però, a ridosso della chiusura del negozio per i quindici giorni di ferie in Agosto, sembra di nuovo manifestare quel nervosismo che non l’aveva lasciata in pace per buona parte della stagione primaverile. È molto impegnata a cercare di incrementare le vendite prima delle vacanze, perciò Jungkook decide di non pressarla troppo e lascia che sia lei a proporre quando vedersi.
Un giorno, mentre la sta aiutando a sistemare il retro del bancone poco prima dell’orario di chiusura, Jungkook è costretto ad assistere ad una scena che, purtroppo, aveva più volte temuto di dover affrontare. Quando scorge l’ombra di un uomo alto entrare dalla porta, le iridi scure si posano attente sulla sua sagoma snella e maledettamente familiare. Riconosce le rughe d’espressione, il taglio a spazzola e la corporatura esile; l’uomo gli lancia un’occhiata di sfuggita, per poi ignorarlo completamente e chiamare il nome di Jieun a gran voce.
La ragazza appare un secondo dopo dal magazzino e il suo sguardo preoccupato fa nascere in Jungkook la stessa morsa che aveva provato nel vederli entrare assieme in quel negozio, mesi prima.
«Jieun, ti ho chiamato mille volte».
È la prima cosa che dice, senza neanche salutare, né degnarsi di sapere chi è effettivamente quel ragazzo presente in negozio in orario di chiusura. Lei scocca un’occhiata veloce a Jungkook, per poi dedicare le sue attenzioni a consultare i cataloghi delle ultime uscite discografiche.
«Sono occupata ora, Doyun».
«Perché non rispondi al telefono di casa? Il tuo cellulare è sempre spento».
Jungkook interrompe ciò che sta facendo e, per quanto vorrebbe capire cosa sta succedendo, sente crescere, dentro di sé, una voglia matta di sparire di là il prima possibile. Non prima di aver pestato quel tipo arrogante, s’intende.
«Evidentemente non ho voglia di sentirti».
Come mai gli sembra di essere di troppo? Perché Jieun non gli spiega quella situazione surreale? Perché improvvisamente sente salire la nausea e ribollire il sangue nelle vene? Le domande si accumulano l’una sull’altra e crescono a dismisura ad ogni risposta che Jungkook non riesce a dare.
«C’è qualche problema, noona
Non può sopportare di rimanere ancora escluso poiché, suo malgrado, percepisce che in un modo o nell’altro finirà per essere coinvolto anche lui in quella storia.
Doyun mantiene uno sguardo severo e scruta Jungkook quanto basta per decidere che non ha nessuna intenzione di parlare davanti a lui.
«Non so chi sia lui, ma vorrei fossimo soli, Jieun».
Ha un timbro molto basso, cadenzato, quasi elegante anche nella sua antipatia. La ragazza alza lo sguardo, incrociando senza timore quello dell’uomo davanti a lei.
«Si chiama Jungkook» afferma, e il suo volto sembra raddolcirsi appena nel pronunciare quel nome. «E non c’è niente che tu non possa dire in sua presenza».
Jungkook dovrebbe sentirsi un poco rassicurato da quell’affermazione, ma la sua mente è ancora troppo confusa per ragionare in modo lucido.
Doyun aggrotta le sopracciglia, spaesato, per poi spostare ripetutamente lo sguardo da Jieun a Jungkook e viceversa, comprendendo solo dopo le implicazioni che l’affermazione della ragazza comportava.
«Stai… stai scherzando, vero?»
Jieun rimane immobile e Jungkook percepisce nei suoi occhi una forte determinazione, la stessa che lui sembra invece aver perso.
«Tu e… un ragazzino?»
Lo sguardo sprezzante e denigratorio che gli lancia costringe Jungkook a mordersi un labbro per non rispondere a tono. Sostiene comunque quelle iridi indagatrici con altrettanto sdegno negli occhi.
«Io sono tornato per te, Jieun. Davvero ti sei abbassata a tanto pur di non restare da sola?»
«Tu sei tornato perché non hai trovato quello che cercavi, Doyun».
«Da quando sono diventato solo Doyun, Jieun?»
«Da quando hai perso il mio rispetto».
«Guardati!» esclama allora l’uomo, alzando i palmi verso l’alto. «Solo un anno fa dicevi di aver smesso di credere all’amore e ora te la spassi con un ragazzino!»
«Forse è meglio che tu vada via».
Jungkook ha parlato prima che Jieun potesse intervenire. La ragazza ha ora il volto basso, ma trattiene le lacrime e, con un enorme sforzo di volontà, fronteggia ancora una volta lo sguardo fermo di Doyun.
«La mia vita non ti riguarda più, adesso. Lasciami in pace e vattene».
Doyun reagisce voltandosi dal lato opposto e passandosi incredulo due palmi sul volto.
«Lui non potrà mai darti ciò che posso offrirti io, Jieun» dice, avviandosi verso la porta, e Jungkook pensa che se quell’uomo non sarà uscito dal negozio entro due secondi, lui non riuscirà più a rispondere delle proprie azioni. Come a voler scampare il guaio per quella sera, Doyun lascia il locale, e Jieun crolla sullo sgabello dietro al bancone, nascondendosi il volto tra le mani.
«Mi dispiace» dice solo, con voce flebile, e Jungkook pensa di non averla mai vista così debole e fragile prima d’ora. Vorrebbe indagare di più su cos’è successo tra lei e quell’uomo, sa che deve farlo se intende venirne a capo, ma in quel momento si sente inevitabilmente preso in giro, insultato e anche deluso, perché Jieun ha preferito nasconderglielo, piuttosto che parlarne apertamente con lui.

«In una coppia si dovrebbe poter essere sinceri l’uno con l’altra, Jungkook».

Le parole di Jimin gli rimbombano nella testa facendogli pulsare le tempie. Non sa ancora se quella spiacevole sensazione di oppressione che sta provando sia dovuta a Doyun oppure al fatto che Jieun l’abbia escluso da quella fetta della sua vita che, probabilmente, non è mai stata accantonata del tutto.
«Ti devo delle spiegazioni, Jungkook». Jieun si alza e fa per raggiungerlo, ma lui la ferma con un gesto della mano.
«No» risponde, scuotendo la testa. «Se non me le hai date prima, non vedo perché tu debba farlo adesso».
«Ma, Jungkook, io non pensavo che-».
«Già, probabilmente non pensavi che sarei stato all’altezza di gestire una situazione del genere».
Per quanto gli faccia male vederla così, Jungkook desidera più di ogni altra cosa rimanere da solo. In quel momento non crede di poter valutare in modo critico qualunque spiegazione che Jieun gli darà; si conosce, ha bisogno di un po’ di tempo per riflettere.
Jieun lascia andare le mani lungo i fianchi e nei suoi occhi Jungkook può leggere un’immensa tristezza. Jieun, però, non è una ragazzina, e capisce che è inutile insistere.
Lui si volta dall’altro lato e, senza dire una parola, lascia il locale.













 
 ______

Annyeong!
Ciao a tutti e buon anno nuovo! Passate bene le vacanze? Io dopo le feste mi sono beccata una bella influenza, così, tanto per inaugurare il 2017. Questo capitolo mi ha dato parecchio filo da torcere, quindi spero che il risultato finale sia comunque di vostro gradimento! 
Ovviamente eventuali dubbi verranno risolti (o almeno spero XD) nel prossimo. La canzone alla quale mi sono ispirata per fare duettare Kookie e Jieun è “Friday”, di IU.
Ringrazio ancora chi sta seguendo la storia e chi si ferma a lasciare una recensione. Grazie, grazie, grazie!♥

Un bacione e alla prossima,


Vavi
  
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