Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ombra_di_cenere    06/01/2017    1 recensioni
La prima volta che lo vidi pensai avesse l'atteggiamento da leader, sì l'atteggiamento di quelle persone che ti avrebbero guidato sempre con giudizio e correttezza.[...] Le sue parole suonarono così convincenti e sincere, il suo sguardo trasmetteva una sicurezza mai provata prima e pensai : “ Dannazione! Seguirei questo biondo pure in braccio ad un gigante se mi chiedesse di fidarmi di lui!”.
È stato lo stesso biondo nel quale riposi la mia fiducia che ci guidò in questa missione suicida.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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~~Eeeeehcciù!Ahhzzo!
Dolore, dolore puro tra le coste, sciolto nel petto come ghiaccio bollente.
Ceco di controllare il respiro “ Piano Vale, respira piano, poco alla volta” provo a darmi un ritmo. Riesco ad alzarmi a sedere e chiudo gli occhi per concentrarmi meglio. Come sempre mi abbraccio da sola convinta che questo possa diminuire il dolore.
- È sveglia!
Sento delle voci, apro gli occhi e vedo una porta davanti a me. Sono in un letto che non è il mio e non sono nel dormitorio. Alla mia sinistra c'è una parete mentre a destra una scrivania. A fianco della porta, verso destra, c'è un piccolo armadio. Deve essere una delle stanze dei pezzi grossi della legione: salendo di rango si possono ottenere dei “privilegi” quali le stanze singole.
Il dolore diminuisce lentamente e riesco a svegliarmi un po' di più.
La porta si apre ed entra una ragazza minuta coi capelli castano chiari. La riconosco, non conosco il suo nome ma so che fa parte della squadra del caporale Rivaille. Mi sorride gentilmente mentre si avvicina.
- Ciao Vale, sono Petra. Sono qui per dare una controllata alle tue costole se non ti dispiace.
- Ah-ah  – acconsento a bassa voce per paura di farmi altro male. Mi sento ancora leggermente stordita dal risveglio traumatico ma provo a parlare:
- Sbaglio o fai parte della squadra di Rivaille? - , sono curiosa: questa ragazza che sembra così delicata affianca uno dei soldati più forti di sempre. Deve essere un soldato spettacolare per essere nella sua squadra.
- Sì, è stato proprio il caporale ad evitarti una facciata per terra! - mi sorride mentre mi solleva il braccio destro per allontanarlo dal torace.
- Cosa? Sono davvero svenuta? - non ero sicura di cosa fosse successo e di cosa fosse invece un sogno. Mi frullano nella testa delle immagini confuse ma per il momento decido di non concentrarmi su quelle.
- Sì... Il caporale ti ha visto ed è riuscito a prenderti in tempo. Evidentemente gli stai simpatica: di solito lascia cadere chi sviene al suo fianco senza curarsene minimamente.
Sorrido leggermente sentendo queste parole. Mi sento onorata.
Inizia a posare le dita sulla mia schiena e segue le linee delle coste, poi le scorre dall'alto e mi fa anche un po' il solletico quando preme di più verso le scapole. Il suo tocco è delicato e caldo, sembra sapere cosa sta facendo quindi deduco che io non sia la prima che ha controllato.
- Bene, non hai nulla di rotto. Alcune coste leggermente incrinate ma nulla di grave, il problema deve essere la botta che continuerà a far male per un po'. Il livido andrà via tra qualche settimana purtroppo.
- Livido?  - non avevo ancora guardato gli effetti dello scontro, mi alzo la maglietta e vedo una macchia violacea sbucare da sotto il reggiseno e percorrere tutto il fianco destro. Sposto la manica e vedo che anche la spalla è bluastra.
- Wow... Era da troppo che non mi facevo male – durante l'addestramento non c'era giornata in cui non mi procurassi un livido o un taglio;  ancora non concepisco come io possa non essermi mai rotta nulla. Gli istruttori erano abituati a vedermi con un cerotto sul viso e la signora dell'infermeria mi trattava come una figlia viste le mie numerose visite.
- Evita gli sbalzi di calore, questo dovrebbe, almeno un poco, ridurre i dolori intercostali. Non fare sforzi e non osare allenarti o usare l'attrezzatura della manovra 3D prima che siano passate due settimane! - utilizza un tono autoritario e severo ma esplicitamente recitato, mentre parla mi sorride e i suoi occhi sono gentili.
- Va bene, grazie infinite.
- Figurati, ora devo andare a controllare altri feriti. Passerò domani a vedere come stai.
Mi saluta con un sorriso brillante e non posso non sorridere di rimando; nonostante sia la prima volta che le parlo mi sta simpatica, è una persona estremamente gentile e scommetto che lavorare in squadra con lei sia fantastico. Arrivata sulla porta, che aveva lasciata aperta, si volta, saluta qualcuno e sparisce.
- Posso entrare? - è la voce del Capitano Smith. Rispondo di sì e subito entra in stanza chiudendosi la porta alle spalle. Prende la sedia della scrivania e si siede a fianco del letto.
Appena lo vedo tutti i ricordi della missione mi tornano in mente: lo schianto, le lame spezzate, Felix, il ritorno alla base.
Le immagini confuse di prima si chiarificano e per un secondo mi sento balorda.
Appena ricordo cosa è successo sento le lacrime farsi strada e arrivare agli occhi. Le respingo e mi obbligo a resistere. Decido di concentrarmi su altro, come sempre quando non voglio piangere.
Il Capitano è seduto e mi osserva, probabilmente sta cercando di capire se sono abbastanza lucida per una “chiacchierata”.
- Capitano, come fa a conoscere il mio nome? - mi sono appena ricordata di non essermi mai presentata al Capitano però lui quando ha dovuto svegliarmi mi ha chiamata per nome.
- Ero curioso di sapere il nome dell'unica ragazza arruolatasi quest'anno, così l'ho chiesto al tuo caposquadra. Ti ho osservata durante le missioni e devo ammettere che sei molto brava in combattimento. - risponde serenamente puntando il suo sguardo nel mio. Non riesco a sostenerlo perciò lo distolgo subito.
- Comunque sono qui per ringraziarti.
Lo guardo perplessa, non ricordo nessun motivo per cui dovrebbe ringraziare me, una recluta.
- Durante l'ultima missione hai salvato uno dei miei collaboratori più stretti e quindi uno dei migliori soldati della legione. Oltretutto Mike è anche mio amico quindi grazie mille! Te ne sarò sempre grato...
Mi tende la mano, la stringo leggermente, ancora perplessa. La sua presa è sicura ma allo stesso tempo delicata; la mia sembra la mano di un bambino nella le sua. Noto che ha delle belle unghie.
- Si figuri signore.
- Visto che non posso usare il tuo nome completo, facciamo che con me non usi questi appellativi fastidiosi ok? Dammi del tu, chiamami Erwin.
Devo averlo guardato con uno sguardo così incredulo poiché aggiunge subito:
- Sì, davvero, chiamami pure per nome.
- Va bene, Erwin.
Mi fa uno strano effetto rivolgermi al capitano della mia corporazione chiamandolo col suo nome. Però devo ammettere che mi piace come nome il suo.
Ripensando agli avvenimenti della missione ricordo l'uomo che ho salvato e che poi si era messo al riparo su di un albero con la gamba ferita.
- Il tuo amico è quello della gamba rotta! Ecco chi intendi!
Erwin annuisce in silenzio. Però ora il suo viso si è fatto più cupo, mi preoccupo.
- Mi dispiace per il tuo fidanzato. -  mi osserva e capisco che si sta riferendo a Felix, mi sento un pugno nelle stomaco. Subito mi rattristo, odiandomi per non essere riuscita a salvarlo.
- Non era il mio fidanzato... Era il mio unico amico...
Non riesco a guardarlo negli occhi quindi mi osservo le mani, intrecciando le dita tra loro.
- Mi spiace dovertelo dire ma... Purtroppo sei l'unica recluta sopravvissuta alla missione.
Non mi volto nemmeno a guardarlo, non riesco. Come può essere possibile?
Non ho perso solo Felix ma anche tutti gli altri! Trattengo le lacrime, ce la faccio. Ripenso ai miei compagni e non so come ma riesco a chiudere gli occhi e mandare giù il nodo che mi si era formato in gola. Non posso piangere. Stringo i pugni e conficco le unghie nei palmi. Eravamo partiti in 7, eravamo tutti pronti, forti, come è possibile?
- Puoi piangere... - Erwin parla a bassa voce, ricordo che durante il ritorno gli avevo chiesto il permesso per piangere. Evidentemente ho un'espressione terribile.
Però basta! Ho versato troppe lacrime e le lacrime non hanno cambiato nulla! Piangere non mi aiuterà a continuare a combattere!
Se piango il dolore al torace peggiorerà, meglio che eviti. - rispondo con voce tremante, nonostante il mio tentativo di mostrarmi forte. Rimaniamo in silenzio, io seduta sul letto, lui sulla sedia. Io a osservarmi le mani, lui osservando me.
Mi volto a guardarlo e sostenendo il suo sguardo gli dico:
- Grazie per avermi salvata, sarei stata schiacciata da quel titano se non fosse stato per te, quindi grazie!
Lui mi sorride, e quel sorriso sembra scaldarmi dall'interno.
- Figurati.
Mi ricordo che ancora non so dove sono e per quanto sono stata priva di sensi.
- Dove sono? - spero che parlando di altro io riesca a distrarmi dal fatto che ormai sono sola, senza più nessun compagno.
- Sei in una delle stanze dei maggiori. Abbiamo avuto tante perdite durante questa missione e molti feriti. Abbiamo quindi deciso di usare le stanze libere come infermeria.
- Ma io non sono grave, ci saranno altri messi peggio che dovrebbero stare qui. Posso andare nel dormitorio.
- Abbiamo tante stanze libere. - pronunciando l'ultima frase si è soffermato molto sulla parola “tante” , enfatizzando il concetto delle perdite numerose.
Ora è lui che si osserva le mani, le grandi dita intrecciate tra loro. Lo osservo più attentamente, non mi sono mai soffermata troppo sulla sua figura. È veramente molto alto ma sopratutto deve avere un fisico scolpito. Non porta la giacca, le spalle larghe sono fasciate dalla camicia bianca e le cinghie di pelle stringono sul petto. La collana che porta al collo è lucida e liscia. Lasciando i primi due bottoni della camicia slacciata si notano le ossa delle clavicole. Una ciocca di capelli biondi gli è sfuggita dalla capigliatura pettinata, andando a toccare il naso. Ha lo sguardo pensieroso e, non so perchè, vorrei tanto sapere a cosa stia pensando. Torno a fissare le mie mani, cercando un modo per smuovere questa situazione non proprio imbarazzante ma, più che altro, frustrante.
- Erwin, dove posso trovare il caporale Rivaille?
Lui distoglie lo sguardo dalle mani per posarlo su di me, fa per aprire bocca quando è interrotto dal rumore di qualcuno che bussa.
-Avanti. - risponde lui. La porta si apre e, come se avesse saputo che stessimo parlando di lui, sbuca il caporale Rivaille. Entra nella stanza e si rivolge direttamente a Erwin:
- è da un sacco che ti cerco: Hanjie ha detto che deve parlarti. Non so di cosa ma non la sopporto più quindi ti prego va da lei. Ti sta aspettando nel tuo ufficio.
- Però tu controlli lei d'accordo? - Erwin si alza e fa qualche passo verso la porta.
- Va bene... - Rivaille acconsente senza troppe storie.
Il Capitano si volta verso di me: - Più tardi passo a vedere come stai.
Mi sorride e se ne va chiudendo la porta.
Il caporale si avvicina alla sedia, la gira e ci si siede a cavalcioni, guardando verso di me.
Io non ho ancora ben capito cosa sia successo. Perchè qualcuno dovrebbe controllarmi?
Non ha nulla di meglio da fare lui? Perchè non hanno chiesto se volessi qualcuno che mi controllasse? Perchè ora il caporale mi fissa così ?
- Allora, stai meglio?
Il caporale ha una bella voce ma, tuttavia, tutte le volte che l'ho sentito parlare aveva un tono alquanto apatico. Invece ora sembra più umano.
- Sì, grazie. - rispondo un po' intimidita. Sto parlando con uno dei migliori, se non il migliore, dei soldati mai esistiti.
- Grazie per avermi presa mentre svenivo...
Lui annuisce in silenzio, sistemandosi il foulard.
- Non potevo farti cadere, già eri mezza rotta di tuo, ci mancava che cadessi anche.
In effetti ha ragione. Sarei stata capace di sbattere la testa e peggiorare ancora di più la mia situazione. Mi ritrovo ad osservarlo, al contrario di Erwin lui è minuto. Si capisce che ha un fisico muscoloso, però la camicia leggermente larga non mette in risalto la sua struttura.
- Perchè Erwin vuole che ti controllino? - mentre parla appoggia le mani sullo schienale della sedia per poi appoggiare il mento sui dorsi di queste.
- Non ne ho la più pallida idea... Bloccata qui non dovrei combinare nessun disastro. - faccio spallucce.
- Bho, forse vuole la sua ultima recluta sana e salva. - sbuffa, - Vuoi fare qualcosa?
Penso a cosa potrei fare relegata in un letto col rischio di farmi male solo respirando.
- Vorrei disegnare ma non ho il mio blocchetto.
Quando ho del tempo libero mi dedico ai disegni, non so perchè ma mi rilassa vedere come delle semplici linee accostate nel gusto modo possano dare vita a immagini a volte molto più comunicative della realtà.
- Dov'è che vado a prenderlo? - il caporale punta i suoi occhi grigi su di me.
- Sotto il mio materasso nel dormitorio... - non credo andrà nel dormitorio femminile solo per prendere un blocco da disegno.
- Qual è il tuo letto?
Non ci credo va davvero?!
- L'ultimo sulla sinistra, quello sopra.
- Perfetto... Ti piace il caffè?
Annuisco; lui si alza e si avvia verso la porta.
- Torno subito...
Esce e chiude la porta.
Rimango perplessa dal suo comportamento: un caporale che fa un favore ad una recluta ferita?
Per di più non stiamo parlando di un semplice caporale, ma bensì di un uomo con la reputazione di essere terribile, socialmente parlando.
Il fatto che tutti si preoccupino di me non mi piace troppo. Sembra che io sia una bambina indifesa e non un soldato che uccide titani per lavoro.
Decido di non pensarci; alzo il cuscino e lo appoggio alla parete così mi posso sedere posando la schiena su di esso.
Chiudo gli occhi e abbandono la testa indietro fino a toccare la parete.
C'è silenzio, troppo silenzio. Nonostante mi sia sempre piaciuto e non ami particolarmente le situazioni rumorose, ora il silenzio mi dà fastidio. Mi ricorda che sono sola, che non sentirò più nessuno chiedermi di fare a gara a chi uccide più titani, non sentirò più nessuno  canticchiare mentre puliamo il dormitorio e che non sentirò più nessuno ridere ricordando gli scherzi fatti ai compagni durante l'addestramento. Era questo che facevano i miei compagni, trovavano sempre un modo per scherzare, per sorridere, anche in situazioni come le missioni oltre le mura. Mi sento un nodo in gola, mi percorre un brivido. Sono convinta che da un momento all'altro loro entreranno dalla porta per vedere come sto, rideranno prendendo in giro chi ha ucciso meno giganti e poi se ne andranno dicendomi che torneranno domani a vedermi. Invece non rivedrò nessuno di loro.
La porta si apre, io mi raddrizzo e apro gli occhi; il caporale entra con due tazze in mano e il mio blocco sottobraccio. Mi porge una tazza che accetto volentieri. Però non c'è del caffè come aveva detto ma bensì del té. Annuso delicatamente l'aroma, senza farmi male.
- Non ho potuto resistere: preferisco il té al caffé.
- Nessun problema, grazie.
Appoggia il mio blocco sulla scrivania e si siede sulla sedia, questa volta usandola dal alto giusto e accavallando le gambe. Noto che tiene la tazza in modo strano: la sorregge dall'alto tenendo le dita sui bordi. Non voglio chiedergli il perchè di quello strano gesto per non sembrare troppo ficcanaso. Beviamo in silenzio e io mi gusto ogni singolo sorso di quella calda bevanda. Non so come ha fatto ma lo ha zuccherato al punto giusto ed è buonissimo.
Dopo che abbiamo finito io comincio a scarabocchiare sul mio blocchetto. Purtroppo avere qualcuno che mi osserva non mi aiuta a concentrarmi sul disegno però il caporale non distoglie un attimo lo sguardo dalla pagina. Dopo un po' si alza e mi dice:
- Scusa ma ora devo andare, non credevo Erwin ci mettesse così tanto. Vuoi che chiami qualcuno per controllarti o preferisci stare da sola ?
- Posso stare anche da sola, non c'è problema. - si avvia verso al porta.
- Va bene, allora vado. Stammi bene... Aspetta non so il tuo nome! - si volta a guardarmi.
- Sono Valentina, ma tutti mi chiamano solo Vale.
- Allora ciao Vale...
Esce e io rimango da sola. Finalmente posso disegnare tranquillamente, senza nessun osservatore. Odio essere osservata mentre disegno, sembra che la gente sia lì a controllare ogni tuo minimo movimento per poi essere  subito pronta a commentare e interromperti.
Disegno; continuo per un bel po' finchè, ancora una volta, non mi addormento.

Quando apro gli occhi mi accorgo che non ho più né il blocchetto né la matita in mano. Mi stropiccio gli occhi prima di cercare con lo sguardo dove siano finiti, magari li ho fatti cadere. Sobbalzo quando vedo Erwin seduto sulla sedia della scrivania: non mi ero accorta della sua presenza.
- Scusa, non volevo spaventarti. - mi fa un mezzo sorriso e noto che ha tra le mani il mio blocco da disegno.
- No tranquillo, sono solo ancora un po' addormentata. - mi raddrizzo e sbadiglio.
Non avrei dovuto farlo, prendendo aria così apertamente una fitta di dolore mi ha attraversato per tutto il torace. Mi abbraccio subito e mi getto in avanti arrivando con la testa a toccare le ginocchia piegate.
- Hei attenta! - si alza dalla sedia per sporgersi verso di me, però non mi tocca, si avvicina soltanto.
- Tutto ok... - riesco a farfugliare tra un respiro e l'altro. Sto imparando a gestire gli “attacchi” devo semplicemente riuscire a fare respiri piccoli, ma veramente piccoli. Il problema è che così mi sembra sempre di soffocare e quindi mi risulta estremamente difficile.
Il dolore diminuisce ma non sparisce, è sempre lì pronto a scattare da un momento all'altro. Mi raddrizzo e, notando lo sguardo preoccupato del Capitano, abbozzo un sorriso per rassicurarlo. Lui torna a sedersi e sventolando il mio blocco mi dice:
- Perchè non mi hai detto che sai disegnare?
- Non me l'hai chiesto
Scuote la testa facendo un mezzo sorriso.
-Hai ragione. Che ne dici di entrare a far parte della squadra dei disegnatori?
Avevo sentito parlare di questa squadra, non è una vera e propria squadra, ma si possono definire come un gruppo di collaboratori. Solitamente affiancano il gruppo di ricerca durante certi particolari esperimenti per poter registrare, tramite i loro disegni, certe informazioni. Non sono una squadra di combattimento, i membri di questo gruppo appartengono ad un'altra squadra durante le missioni. Diciamo che queste persone lavorano come “squadra dei disegnatori” quando sono nelle basi e durante certe spedizioni di ricerca. Mi ha sempre ispirato un ruolo come quello e poter fare qualcosa in cui sono brava per aiutare la ricerca.
- Davvero?
- Certo. Dopo sarai affidata ad una squadra di combattimento diversa da quella in cui sei ora però. - appena finita la frase sembra capire che ha detto una cosa fin troppo ovvia: la mia squadra era composta da 4 di noi reclute più un veterano.
- Oddio, scusami... - si poggia una mano sul viso.
- Non fa niente. Comunque mi piacerebbe essere una dei disegnatori. - cerco di sorridere in modo convincente per fargli capire che non ci sono rimasta male per la frase di prima.
- Bene, allora considerati arruolata. - sorride, i suoi occhi sono gentili. Noto che l'iride ha un contorno più scuro rispetto l'azzurro cielo interno. Le sopracciglia particolarmente folte stanno bene sul suo volto rasato.
Noto che ha un dito bloccato tra le pagine, come per tenere il segno. Quando vede che sto guardando proprio quello apre alla pagina segnata e mi chiede:
- Perchè proprio Levi ?
La pagina che mi mostra è quella col ritratto del caporale maggiore che ho fatto durante una riunione generale. Tutti i più importanti membri della legione erano riuniti davanti a noi che potevamo rimanere seduti ai tavoli.  Avevo voglia di disegnare e decisi che il caporale Rivaille fosse il soggetto migliore.
- Era quello che rimaneva più fermo. Tutti voi altri vi muovevate troppo... - è la verità. Il caporale si era appoggiato alla parete e non aveva aperto bocca per tutta la riunione mentre Erwin ed altri continuavano a parlare o a cambiare posizione.
- Ha davvero il suo stesso sguardo, sei davvero brava.
Mi sento avvampare, non posso crederci! Il capitano in persona mi sta facendo i complimenti per i miei disegni! Mi sento come un bambino felice quando il genitore si complimenta con lui per essere riuscito ad allacciarsi le scarpe da solo.
- Grazie – mi ricordo che non so che ore sono quindi glielo domando.
- Abbiamo già cenato, volevo portarti qualcosa ma non sapevo se avresti avuto fame. Hai fame?
Ho fame? Di solito ho sempre fame, anche nelle situazioni meno opportune, però ora non credo di aver fame.
- Ho bevuto del te prima, sono apposto, grazie.
- Ti faceva male anche il ginocchio, no? Come va?
Mi ero completamente dimenticata del ginocchio. Evidentemente mi è passato oppure avrei sentito del dolore muovendolo.
- Credo stia bene, non mi sono ancora alzata in piedi ma non ha mai fatto male fino ad ora. - muovo il ginocchio sotto le coperte e come pensavo non sento nulla.
- Vuoi fare due passi? - propone appoggiando il blocco sulla scrivania. Penso non sia una brutta idea: acconsento.
Lui si alza in piedi ma rimane comunque vicino al letto, pronto a prendermi se per caso dovessi cadere. Mi alzo e non sento nessun dolore. Sono a piedi scalzi ma non ho voglia di mettere gli stivali, decido di stare a piedi nudi intanto non starò in giro molto. Mi avvio e Erwin mi affianca. Mi sento bassa vicino a lui, gli arrivo alla spalla. Cammina a passi piccoli per tenere il mio ritmo, noto che tiene un braccio dietro la mia schiena, sempre senza toccarmi ma pronto a prendermi. Deve esserci rimasto male quando sono svenuta senza che lui si accorgesse.
Faccio per domandargli da che parte siano i dormitori quando ecco che una fitta mi attraversa il torace, di nuovo. Mi fermo di scatto e la sua mano finisce contro la mia schiena.
- Ahi! Aahi ahi ahi! Male! Male! - mi appoggio alla parete alla mia sinistra, tenendomi il torace.
- Vale piano! Respira piano! - mi appoggia le grandi mani sulle spalle e si abbassa per riuscire a guardarmi degli occhi.
- Respira piano, calmati! - vedo offuscato a causa delle lacrime che si stanno accumulando negli occhi. È più forte del solito. Sento come mille piccoli aghi tra le costole che punzecchiano i polmoni ad ogni minimo movimento. Ogni respiro, per quanto piccolo, sembra una coltellata. Col braccio sinistro mi tengo il torace mentre con l'altro mi aggrappo al braccio del Capitano. Non so perchè lo faccio ma non sono abbastanza lucida per pensare a comportarmi bene in sua presenza. Mi fa tropo male e l'unica cosa a cui penso è il dolore.
- Male... Fa, male...
Prima che io possa capire che sta succedendo mi ritrovo tra le braccia di Erwin. Mi sta riportando in camera tenendomi in braccio.
- Tranquilla, respira piano... - cammina velocemente, con lunghe falcate per arrivare subito alla stanza. Ora che ho mollato la presa sul suo braccio mi attacco ad una delle cinghie della sua divisa; appoggio la testa alla sua spalla. Respiro piano, ci provo almeno, sento profumo di caffè. Mi concentro su quello, piccoli respiri per sentire il profumo di caffè. Il dolore diminuisce, sento ancora delle piccole fitte quando azzardo un respiro leggermente più profondo. Finalmente siamo arrivati alla camera, entra chiudendo la porta con un piede e poi mi adagia sul letto. Non si siede sulla sedia ma sul bordo del materasso a fianco a me, così da guardarmi.
-Va meglio? - mi osserva preoccupato. Gli occhi azzurri in attesa di una risposta.
Annuisco.
- Vuoi provare a sdraiarti? Vuoi un'altra coperta, qualcosa di caldo? Non so cosa possa aiutare. - si guarda attorno come cercando ispirazioni per cercare di far diminuire il dolore.
- Non lo so nemmeno io – sussurro, per non rischiare di riaccendere il dolore. Lentamente prendo le coperte e me le tiro addosso, voglio provare a sdraiarmi. Capisce quindi si alza e mi aiuta. Non appena poggio la schiena per intero sul materasso il dolore riparte.
- No! Cazzo! - mi volto su un fianco ma peggioro solo la situazione. Fitte ininterrotte partono da tutte le parti del torace. Sembra di avere della lava nel petto. Erwin mi solleva a sedere e io mi sporgo verso le ginocchia come ho fatto appena sveglia. Fa male, fa tremendamente male. Stringo le lenzuola, non riesco a concentrarmi sul respiro e continuo a prendere aria troppo velocemente.
- Vale fa' piano! Respira piano! -  Erwin mi prende il braccio libero, io mi aggrappo ancora alla sua camicia.
- Fa- male … - non riesco a trattenere le lacrime, fa troppo male. Sento che porta le mani sotto le mie ascelle per sollevarmi e posarmi sulle sue gambe. Non capisco perchè l'abbia fatto ma subito sento il suo profumo e, non so bene perchè, mi sento leggermente più calma.
- Piano, stai calma, respira piano Vale. -  mentre mi parla a bassa voce si dondola leggermente avanti e indietro, come per cullare un bambino. Sento le lacrime scendermi lungo il viso ma riesco a regolarizzare il respiro. I coltelli nel torace diminuiscono, piano piano.
- Brava...- scorre una mano sulla mia schiena, delicatamente e con un ritmo regolare al quale sincronizzo i miei respiri. Si muove lentamente e io riesco a calmarmi. Fa sempre male ma molto, molto meno. Sento solo alcune fitte mentre inspiro, ma sono sopportabili. Le lacrime finiscono di scendere. Mi sento esausta e istintivamente appoggio la testa all'attaccatura del suo collo. Con una mano sfioro la sua collana. Non so perchè lo faccio però subito dopo mi aggrappo con due dita alla cinghia che attraversa il petto. Il movimento regolare della sua mano mi culla. Sento le palpebre pesanti e capisco che sto per addormentarmi di nuovo. Gli ultimi attacchi di dolore mi hanno sfinita, non ho nemmeno la forza di dirgli che ora sto meglio e che posso tornare nel mio letto. Per la seconda volta chiudo gli occhi tra le sue braccia.



angolo scirttrice: rieccomi! grazie per aver letto e spero di avervi incuriosito! nel prossimo capitolo i nostri protagonisti si avvicineranno ancora di più, in tutti i sensi. ;)
se volete lasciare una recenione per farmi sapere come vi sembra questa storia con personaggio esterno, ben venga!
un bacio,
        Ombra

   
 
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