II
«Che
vuol dire che sono allergico
a... al gel per
capelli?»
«Ad
un tipo di gel per capelli, a quanto pare» precisò
Madama Chips,
porgendogli con i suoi soliti modi frettolosi una boccetta contenente
del liquido chiaro. «Probabilmente alcuni gel per capelli
contengono
delle sostanze che hanno odori che ti fanno star male. È
normale,
signor Potter.»
«No,»
sospirò stanco, «non è normale mai
niente quel che riguarda me.»
Madama
Chips addolcì lo sguardo di solito duro a quelle parole e
tornò nel
suo ufficio, mentre Harry pensava a quanto la vita facesse schifo.
Certo, i suoi capelli dimostravano ampiamente che quella robaccia
puzzolente non l'avevano neanche mai vista da lontano – se
non dai
capelli di altre persone.
Era
tutta colpa di Malfoy, sua e dei suoi maledetti capelli impomatati.
Non
che la sua vita sarebbe cambiata di molto. Non frequentava nessuno
che usava gel per capelli, l'unico che "conosceva" era,
appunto, Malfoy, ma a parte la mattina che si trovavano nella stessa
Sala – una Sala gigantesca, tra l'altro – non aveva
particolari
contatti. Anche durante le lezioni, Malfoy gli stava per fortuna
decisamente alla larga, mettendosi dalla parte più lontana e
opposta
a dove sedeva lui. Quindi era al sicuro.
Era
al sicuro? Davvero? Malfoy ora sapeva, sapeva il suo ennesimo punto
debole! L'avrebbe usato contro di lui, quant'è vero che
Voldemort lo
voleva morto. Si sarebbe vendicato per quello successo a suo padre,
avrebbe sicuramente messo il suo maledetto gel nel suo succo di
zucca, o peggio, in una delle sue pozioni a lezione, così
sarebbe
esplosa e avrebbe avuto detriti di gel addosso e... sarebbe morto.
Sonno?
Nah, non sarebbe stata neanche la mancanza di sonno ad ucciderlo,
sarebbe stato il gel di Malfoy.
«Hai
bevuto la pozione, Harry?» Hermione entrò in
infermeria con un
cipiglio preoccupato, seguito da un Ron altrettanto incupito.
«Sì»
grugnì, «Sono allergico al gel per
capelli.»
«Al
gel per capelli?» ripeté Ron, grattandosi la nuca,
«E
come mai hai usato del gel per capelli? I tuoi, senza offesa amico,
ma sono indomabili persino con l'uso della magia, figurati.»
«Non
l'ho usato io! Ce l'aveva Malfoy, l'ho scontrato in corridoio e
quella puzza orribile mi entrata nel naso, così ho
cominciato a
starnutire fino alle lacrime.»
«E
Malfoy che ha fatto?» chiese Hermione.
Harry
scrollò le spalle. «E che ne so? Mi ha portato qui
e se n'è
andato.»
«Ti
ha portato qui e se n'è andato?!»
Il
coro che i suoi due amici fecero lo lasciarono perplesso, ma poi
rifletté per bene su cosa aveva appena detto e, accidenti.
Doppio
accidenti, Malfoy l'aveva portato in infermeria senza infierire?
Senza lasciarlo lì a morire?
Guardò
negli occhi sia Ron che Hermione, e vide proprio quello che stava
passando anche nella sua testa: negli occhi cristallini di Ron vide
che probabilmente era la fine del mondo per davvero e il Prescelto
ormai non poteva farci più niente; in quelli di Hermione,
invece,
vedeva vendetta, la vendetta di Malfoy che temeva ma che sarebbe
stata di gran lunga peggiore di quanto avesse immaginato. L'aveva
aiutato per fargli male, molto male, dopo.
La vendetta è un piatto che va servito freddo, era un detto
Babbano,
no?
Non
sapeva se era una cosa da Serpeverde, ma non era una cosa da Malfoy.
Evidentemente, era in modo particolare irritato dal fatto che suo
padre fosse rinchiuso ad Azkaban.
«Harry,»
Ron gli posò una mano sulla spalla e gli diede tre pacche in
modo
consolatorio, ma che gli fecero solo male, «sei fregato,
amico.»
E
il brutto era che sì, Ron aveva ragione. Harry era fregato.
Anzi,
no. Era proprio fottuto.
Ma
non nel modo che temeva.
A
metà ottobre ci fu la prima partita di Quiddich. Grifondoro
contro
Corvonero, e Ron era pimpante e terrorizzato nello stesso momento,
avendo paura di sfigurare nel suo nuovo ruolo di portiere.
Harry,
nonostante all'inizio si fosse tirato indietro per via della sua
stanchezza cronica, alla fine aveva accettato il ruolo di capitano
della squadra – dopo lo spiacevole incontro ravvicinato con i
capelli di Malfoy, Harry era riuscito a recuperare un po' di sonno
grazie, soprattutto, alla pozione contro l'allergia che metteva
sonnolenza, quindi aggiunta a quella che aveva già, riusciva
a farsi
qualche ora in santa pace senza incubi di nessun tipo.
Aveva
smesso persino di andare in Sala Grande. E non perché avesse
paura
di Malfoy – o meglio, dei suoi capelli, ma semplicemente
perché,
adesso, riusciva a svegliarsi ad un orario abbastanza decente da
permettergli di aspettare gli altri in Sala Comune. O alla peggio
solo Hermione.
In
ogni caso, la partita fu grandiosa.
Era
da tanto che non saliva sulla sua Firebolt e risentire il vento
fresco tra i capelli l'aveva quasi rimesso al mondo. Aggiunta la
contentezza all'adrenalina che sentiva mentre volava inseguendo il
Boccino, quella fu una delle sue partite preferite, quella dove si
divertì di più. E non perché fu
particolare o qualcosa del genere,
era solo... felice.
Felice di volare, felice di vincere e stringere ancora una volta il
Boccino d'oro tra le dita.
Sperava
di poter fare tutte le partite dell'anno così, dato che il
resto
sembrava andare tutto a rotoli.
Mentre
lui e la sua squadra si avviavano verso gli spogliatoi, un odore
fresco e pungente gli pizzicò il naso. E starnutì.
«Malfoy
è passato di qui!»
Ron
e Ginny, che erano di fronte a lui, si fermarono e lo guardarono
perplessi.
Fu
Ginny a parlargli per prima. «Cosa?»
«Malfoy,»
starnutì, «è stato qui. Il mio naso lo
sente.»
«Aah.
Per l'allergia?» chiese Ron, guardando un po' preoccupato il
naso
che si stava pericolosamente arrossando.
«Allergia?»
«Te
lo spiego dopo, Ginny.»
Harry
si passò una mano sugli occhi spostando di lato gli occhiali
per
potersi asciugare le lacrime, «Ma quanto schifo si mette in
testa
per riuscire a lasciare una scia del genere?! Che sia maledetto,
dovrò tornare da Madama Chips a farmi dare...»
«Ragazzi?»
un ragazzo basso che Harry, purtroppo, dato che si era tolto gli
occhiali, non riuscì bene a vedere di chi fosse, lo
interruppe «I
Serpeverde hanno fatto una piccola capatina del nostro
spogliatoio»
Gli sembrò che si stesse girando verso Ron,
«Soprattutto tu
dovresti venire a vedere.»
Non
li seguì, decidendo di farsi la doccia solo dopo essere
andato in
infermeria, dove Madama Chips lo accolse con un sospiro e una mezza
imprecazione verso nessuno in particolare.
Il
giorno dopo, Ron era ancora nero di rabbia per quello che era
successo il pomeriggio prima.
Gli
aveva raccontato, livido, che lo spogliatoio di Grifondoro era stato
imbrattato di scritte magiche – hanno dovuto perderci dietro
un bel
po' di tempo per toglierle – le quali prendevano palesemente
per il
didietro Ron. "Perché Weasley è il nostro re";
"Blocchi
le palle solo perché tu non ne hai"; "Weasley
raccattapalle!" e cose del genere.
Anche
Harry era piuttosto infastidito. Ma che volevano? Ron era stato
bravo, ma non avevano neanche giocato contro di loro, che problemi
avevano?
«Sono
solo invidiosi della tua bravura, Ron» gli disse dolcemente
Hermione, mentre camminavano verso le due ore di Pozioni che li
attendevano, «Sei stato bravo, e ora temono ancora di
più quando
dovranno giocare contro di te.»
A
quelle parole, l'amico si rilassò un po', ma era ancora
scuro in
volto.
Presero
posto tutti e tre davanti ad un calderone e attesero che il professor
Lumacorno arrivasse per cominciare la lezione. E proprio come era
successo nelle ore precedenti, bisbigli fatti a voce alta –
non ci
provavano neanche a non volersi far sentire, maledette serpi!
– si
inalzarono dai tavoli Serpeverde. Ron respirava a fondo, con le
orecchie rosse almeno quanto i suoi capelli, ma la mano di Hermione
dietro la sua schiena lo teneva fermo senza rischiare, al momento
almeno, di correre minaccioso contro un Serpeverde ridacchiante
qualsiasi e spaccargli il muso.
«Salve,
ragazzi!» entrò il buffo professore,
posizionandosi alla cattedra.
«Avete fatto i compiti assegnati?»
I tavoli Grifondoro si
zittirono, tranne Hermione che stava già rovistando nella
sua borsa
per prendere il plico di fogli. Harry quasi ebbe la tentazione di
spostare il calderone e stendersi sul tavolo per riposare, se questo
non fosse cocente per via del fuoco sotto. I Serpeverde, invece,
avevano anche loro già preso i loro compiti per consegnarli,
anche
se non con lo stesso entusiasmo di Hermione.
«Mhh,»
sospirò Lumacorno, ritirando i pochi fogli, «Dato
che non tutti voi
avete fatto il compito assegnato, ve ne assegno uno da fare adesso.
Sarà valutato, ragazzi, per favore mettetevi
d'impegno.» Tutti
annuirono, «Bene, chi ha fatto il compito saprà
bene come fare, in
ogni caso. Chi l'ha fatto, spieghi cosa è l'Amortentia.»
Come
volevasi dimostrare, fu Hermione l'unica Grifondoro che alzò
diligentemente la mano e a rispondere alla domanda del professore.
Harry sbuffò, già immaginando quale orribile fine
avrebbe fatto la
sua pozione. «Hey, Ron? Dividiamo il libro, io non ce
l'ho.»
Il
ragazzo annuì, «A me l'ha dato Dean, pensa. Prima
o poi dovremmo
andare a comprarcelo.»
Si
limitò a rispondergli con una scrollata di spalle.
Dopo
la spiegazione, e dopo aver ignorato i versi dei Serpeverde che
imitavano la petulanza di Hermione, tutti si misero a lavoro.
E
fu lì che accadde di nuovo. O almeno, quando capì
di essere
effettivamente fottuto, e non come temeva lui all'inizio. La sua
pozione non aveva il colore giusto, ma ci si avvicinava molto per
fortuna... quindi funzionava. Riusciva a sentire l'odore delle cose
che amava di più.
E
starnutì.
E
starnutì.
E
starnutì ancora.
«Oh,
no» gracchiò, con le lacrime agli occhi.
Starnutì
una quarta e anche una quinta volta, e non aveva intenzione di
fermarsi. Il suo naso e la sua testa gli sembrarono sul punto di
scoppiare. Nonostante fosse, beh, decisamente occupato a non morire
soffocato dalle sue stesse lacrime, sentì chiaramente lo
sguardo di
Malfoy proveniente da un angolo della stanza puntellare dritto sulla
sua nuca. Erano giorni che non lo sentiva, un po' gli mancava.
Ma
questo era veramente il momento meno opportuno per pensarci.
«Adesso
basta!» urlò Ron, rosso in viso, era arrivato al
limite, a quanto
pareva. «Mi sono stancato dei vosti giochetti! Chi di voi ha
messo
gel per capelli
nella pozione di Harry?»
Merlino.
Ron,
senza offesa amico, ma sei un idiota.
Spazio Autrice:
Ecco il secondo capitolo! Preparatevi che sarà una storia piena zeppa di cliché (proprio come questo dell'Amortentia), sono arrivata ad un bel po' di capitoli già pronti e, sì, ne ho aggiunti un bel po' XD e tutti voluti eh!
Più la rileggo e più mi accorgo che non fa proprio sbellicare dalle risate, ma spero di essere rimasta sull'ironico abbastanza per strapparvi almeno un sorriso :)
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite e tutti i lettori silenziosi - che se vi fate sentire non è che mangio, ma in ogni caso mi fa piacere anche solo che appreziate in silenzio,
Grazie a tutti! <3
Emily ♦