Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: emylee    08/01/2017    2 recensioni
Harry ha iniziato il suo sesto anno già stanco di tutto e di tutti, e mentre sembra che Voldemort si sia preso una vacanza lontano dalla sua testa, Harry sospetta che abbia lasciato il compito di ucciderlo a qualcosa che non fa parte né dei Mangiamorte, né di tutto il resto delle minacce che incombono su di lui.
In ogni caso, Malfoy c'entra sempre.
E fu proprio per quello scontro che le sue giornate si trasformarono e non erano più opache.
Perché fu in quel momento, nell'istante in cui i capelli perfettamente pettinati di Malfoy solleticarono le sue narici, che iniziò a starnutire.
E starnutire.
E starnutire.
E starnutire ancora.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




II


«Che vuol dire che sono allergico a... al gel per capelli?»
«Ad un tipo di gel per capelli, a quanto pare» precisò Madama Chips, porgendogli con i suoi soliti modi frettolosi una boccetta contenente del liquido chiaro. «Probabilmente alcuni gel per capelli contengono delle sostanze che hanno odori che ti fanno star male. È normale, signor Potter.»
«No,» sospirò stanco, «non è normale mai niente quel che riguarda me.»
Madama Chips addolcì lo sguardo di solito duro a quelle parole e tornò nel suo ufficio, mentre Harry pensava a quanto la vita facesse schifo. Certo, i suoi capelli dimostravano ampiamente che quella robaccia puzzolente non l'avevano neanche mai vista da lontano – se non dai capelli di altre persone.
Era tutta colpa di Malfoy, sua e dei suoi maledetti capelli impomatati.
Non che la sua vita sarebbe cambiata di molto. Non frequentava nessuno che usava gel per capelli, l'unico che "conosceva" era, appunto, Malfoy, ma a parte la mattina che si trovavano nella stessa Sala – una Sala gigantesca, tra l'altro – non aveva particolari contatti. Anche durante le lezioni, Malfoy gli stava per fortuna decisamente alla larga, mettendosi dalla parte più lontana e opposta a dove sedeva lui. Quindi era al sicuro.
Era al sicuro? Davvero? Malfoy ora sapeva, sapeva il suo ennesimo punto debole! L'avrebbe usato contro di lui, quant'è vero che Voldemort lo voleva morto. Si sarebbe vendicato per quello successo a suo padre, avrebbe sicuramente messo il suo maledetto gel nel suo succo di zucca, o peggio, in una delle sue pozioni a lezione, così sarebbe esplosa e avrebbe avuto detriti di gel addosso e... sarebbe morto.
Sonno? Nah, non sarebbe stata neanche la mancanza di sonno ad ucciderlo, sarebbe stato il gel di Malfoy.
«Hai bevuto la pozione, Harry?» Hermione entrò in infermeria con un cipiglio preoccupato, seguito da un Ron altrettanto incupito.
«Sì» grugnì, «Sono allergico al gel per capelli.»
«Al gel per capelli?» ripeté Ron, grattandosi la nuca, «E come mai hai usato del gel per capelli? I tuoi, senza offesa amico, ma sono indomabili persino con l'uso della magia, figurati.»
«Non l'ho usato io! Ce l'aveva Malfoy, l'ho scontrato in corridoio e quella puzza orribile mi entrata nel naso, così ho cominciato a starnutire fino alle lacrime.»
«E Malfoy che ha fatto?» chiese Hermione.
Harry scrollò le spalle. «E che ne so? Mi ha portato qui e se n'è andato.»
«Ti ha portato qui e se n'è andato?!»
Il coro che i suoi due amici fecero lo lasciarono perplesso, ma poi rifletté per bene su cosa aveva appena detto e, accidenti. Doppio accidenti, Malfoy l'aveva portato in infermeria senza infierire? Senza lasciarlo lì a morire?
Guardò negli occhi sia Ron che Hermione, e vide proprio quello che stava passando anche nella sua testa: negli occhi cristallini di Ron vide che probabilmente era la fine del mondo per davvero e il Prescelto ormai non poteva farci più niente; in quelli di Hermione, invece, vedeva vendetta, la vendetta di Malfoy che temeva ma che sarebbe stata di gran lunga peggiore di quanto avesse immaginato. L'aveva aiutato per fargli male, molto male, dopo. La vendetta è un piatto che va servito freddo, era un detto Babbano, no?
Non sapeva se era una cosa da Serpeverde, ma non era una cosa da Malfoy. Evidentemente, era in modo particolare irritato dal fatto che suo padre fosse rinchiuso ad Azkaban.
«Harry,» Ron gli posò una mano sulla spalla e gli diede tre pacche in modo consolatorio, ma che gli fecero solo male, «sei fregato, amico.»
E il brutto era che sì, Ron aveva ragione. Harry era fregato.
Anzi, no. Era proprio fottuto.
Ma non nel modo che temeva.


A metà ottobre ci fu la prima partita di Quiddich. Grifondoro contro Corvonero, e Ron era pimpante e terrorizzato nello stesso momento, avendo paura di sfigurare nel suo nuovo ruolo di portiere.
Harry, nonostante all'inizio si fosse tirato indietro per via della sua stanchezza cronica, alla fine aveva accettato il ruolo di capitano della squadra – dopo lo spiacevole incontro ravvicinato con i capelli di Malfoy, Harry era riuscito a recuperare un po' di sonno grazie, soprattutto, alla pozione contro l'allergia che metteva sonnolenza, quindi aggiunta a quella che aveva già, riusciva a farsi qualche ora in santa pace senza incubi di nessun tipo.
Aveva smesso persino di andare in Sala Grande. E non perché avesse paura di Malfoy – o meglio, dei suoi capelli, ma semplicemente perché, adesso, riusciva a svegliarsi ad un orario abbastanza decente da permettergli di aspettare gli altri in Sala Comune. O alla peggio solo Hermione.
In ogni caso, la partita fu grandiosa.
Era da tanto che non saliva sulla sua Firebolt e risentire il vento fresco tra i capelli l'aveva quasi rimesso al mondo. Aggiunta la contentezza all'adrenalina che sentiva mentre volava inseguendo il Boccino, quella fu una delle sue partite preferite, quella dove si divertì di più. E non perché fu particolare o qualcosa del genere, era solo... felice. Felice di volare, felice di vincere e stringere ancora una volta il Boccino d'oro tra le dita.
Sperava di poter fare tutte le partite dell'anno così, dato che il resto sembrava andare tutto a rotoli.
Mentre lui e la sua squadra si avviavano verso gli spogliatoi, un odore fresco e pungente gli pizzicò il naso. E starnutì.
«Malfoy è passato di qui!»
Ron e Ginny, che erano di fronte a lui, si fermarono e lo guardarono perplessi.
Fu Ginny a parlargli per prima. «Cosa?»
«Malfoy,» starnutì, «è stato qui. Il mio naso lo sente.»
«Aah. Per l'allergia?» chiese Ron, guardando un po' preoccupato il naso che si stava pericolosamente arrossando.
«Allergia?»
«Te lo spiego dopo, Ginny.»
Harry si passò una mano sugli occhi spostando di lato gli occhiali per potersi asciugare le lacrime, «Ma quanto schifo si mette in testa per riuscire a lasciare una scia del genere?! Che sia maledetto, dovrò tornare da Madama Chips a farmi dare...»
«Ragazzi?» un ragazzo basso che Harry, purtroppo, dato che si era tolto gli occhiali, non riuscì bene a vedere di chi fosse, lo interruppe «I Serpeverde hanno fatto una piccola capatina del nostro spogliatoio» Gli sembrò che si stesse girando verso Ron, «Soprattutto tu dovresti venire a vedere.»
Non li seguì, decidendo di farsi la doccia solo dopo essere andato in infermeria, dove Madama Chips lo accolse con un sospiro e una mezza imprecazione verso nessuno in particolare.


Il giorno dopo, Ron era ancora nero di rabbia per quello che era successo il pomeriggio prima.
Gli aveva raccontato, livido, che lo spogliatoio di Grifondoro era stato imbrattato di scritte magiche – hanno dovuto perderci dietro un bel po' di tempo per toglierle – le quali prendevano palesemente per il didietro Ron. "Perché Weasley è il nostro re"; "Blocchi le palle solo perché tu non ne hai"; "Weasley raccattapalle!" e cose del genere.
Anche Harry era piuttosto infastidito. Ma che volevano? Ron era stato bravo, ma non avevano neanche giocato contro di loro, che problemi avevano?
«Sono solo invidiosi della tua bravura, Ron» gli disse dolcemente Hermione, mentre camminavano verso le due ore di Pozioni che li attendevano, «Sei stato bravo, e ora temono ancora di più quando dovranno giocare contro di te.»
A quelle parole, l'amico si rilassò un po', ma era ancora scuro in volto.
Presero posto tutti e tre davanti ad un calderone e attesero che il professor Lumacorno arrivasse per cominciare la lezione. E proprio come era successo nelle ore precedenti, bisbigli fatti a voce alta – non ci provavano neanche a non volersi far sentire, maledette serpi! – si inalzarono dai tavoli Serpeverde. Ron respirava a fondo, con le orecchie rosse almeno quanto i suoi capelli, ma la mano di Hermione dietro la sua schiena lo teneva fermo senza rischiare, al momento almeno, di correre minaccioso contro un Serpeverde ridacchiante qualsiasi e spaccargli il muso.
«Salve, ragazzi!» entrò il buffo professore, posizionandosi alla cattedra. «Avete fatto i compiti assegnati?»
I tavoli Grifondoro si zittirono, tranne Hermione che stava già rovistando nella sua borsa per prendere il plico di fogli. Harry quasi ebbe la tentazione di spostare il calderone e stendersi sul tavolo per riposare, se questo non fosse cocente per via del fuoco sotto. I Serpeverde, invece, avevano anche loro già preso i loro compiti per consegnarli, anche se non con lo stesso entusiasmo di Hermione.
«Mhh,» sospirò Lumacorno, ritirando i pochi fogli, «Dato che non tutti voi avete fatto il compito assegnato, ve ne assegno uno da fare adesso. Sarà valutato, ragazzi, per favore mettetevi d'impegno.» Tutti annuirono, «Bene, chi ha fatto il compito saprà bene come fare, in ogni caso. Chi l'ha fatto, spieghi cosa è l'Amortentia
Come volevasi dimostrare, fu Hermione l'unica Grifondoro che alzò diligentemente la mano e a rispondere alla domanda del professore. Harry sbuffò, già immaginando quale orribile fine avrebbe fatto la sua pozione. «Hey, Ron? Dividiamo il libro, io non ce l'ho.»
Il ragazzo annuì, «A me l'ha dato Dean, pensa. Prima o poi dovremmo andare a comprarcelo.»
Si limitò a rispondergli con una scrollata di spalle.
Dopo la spiegazione, e dopo aver ignorato i versi dei Serpeverde che imitavano la petulanza di Hermione, tutti si misero a lavoro.
E fu lì che accadde di nuovo. O almeno, quando capì di essere effettivamente fottuto, e non come temeva lui all'inizio. La sua pozione non aveva il colore giusto, ma ci si avvicinava molto per fortuna... quindi funzionava. Riusciva a sentire l'odore delle cose che amava di più.
E starnutì.
E starnutì.
E starnutì ancora.
«Oh, no» gracchiò, con le lacrime agli occhi.
Starnutì una quarta e anche una quinta volta, e non aveva intenzione di fermarsi. Il suo naso e la sua testa gli sembrarono sul punto di scoppiare. Nonostante fosse, beh, decisamente occupato a non morire soffocato dalle sue stesse lacrime, sentì chiaramente lo sguardo di Malfoy proveniente da un angolo della stanza puntellare dritto sulla sua nuca. Erano giorni che non lo sentiva, un po' gli mancava.
Ma questo era veramente il momento meno opportuno per pensarci.
«Adesso basta!» urlò Ron, rosso in viso, era arrivato al limite, a quanto pareva. «Mi sono stancato dei vosti giochetti! Chi di voi ha messo gel per capelli nella pozione di Harry?»
Merlino.
Ron, senza offesa amico, ma sei un idiota.






Spazio Autrice:
Ecco il secondo capitolo! Preparatevi che sarà una storia piena zeppa di cliché (proprio come questo dell'Amortentia), sono arrivata ad un bel po' di capitoli già pronti e, sì, ne ho aggiunti un bel po' XD e tutti voluti eh!
Più la rileggo e più mi accorgo che non fa proprio sbellicare dalle risate, ma spero di essere rimasta sull'ironico abbastanza per strapparvi almeno un sorriso :)
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite e tutti i lettori silenziosi - che se vi fate sentire non è che mangio, ma in ogni caso mi fa piacere anche solo che appreziate in silenzio,
Grazie a tutti! <3

Emily


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: emylee