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Autore: Soul of Paper    09/01/2017    5 recensioni
Camilla, ad un passo dal Capodanno, dopo aver ricevuto una “doccia fredda”, si ritrova a lottare contro i fantasmi che la tormentano – veri e figurativi. A cercare di ricordare la persona che era e a capire chi vuole diventare e chi NON vuole diventare. Perché spesso quella che chiamiamo libertà, diventa in realtà una prigione. E solo la verità, anche quella che ci fa più male, può renderci davvero liberi.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fantasmi

 

Nota dell'autrice: Innanzitutto mi scuso per non essere riuscita a pubblicare ieri, ma causa ritardo del mio volo sono rientrata a casa che erano quasi le 23 e non avevo proprio la testa e gli occhi buoni per rileggere il capitolo come si deve.

 

Voglio ringraziarvi tantissimo per l'accoglienza dopo tutti i mesi di fermo: i vostri commenti e recensioni mi hanno dato una carica incredibile e una grande iniezione di fiducia nel proseguire con questa storia. Temevo davvero tantissimo di annoiarvi e di giocarmi tutti i lettori mettendo Michele nel primo capitolo e sono davvero felice che questo esperimento stia invece piacendo. Mi rendo conto che le festività sono ahinoi oramai finite ma in fondo... le atmosfere natalizie sono un po' una “scusa” per fare riflessioni, bilanci e per capire cosa conta davvero nella nostra vita. Possono essere bellissime e indimenticabili o tristissime e terribili da affrontare, ma in ogni caso, appunto, volenti o nolenti, ci spingono a guardarci dentro, almeno per un secondo.

 

Vorrei quindi prendere il bello e il brutto che c'è in queste festività ed intraprendere insieme a Camilla questo viaggio alla ricerca di se stessa e di quello che forse ha un po' perso per strada ;). Sarà quindi natale ancora per qualche settimana, almeno in questa storia, e soprattutto in questi primi capitoli dedicati al “Passato”, lo sarà nel senso migliore del termine, di quei natali belli, che restano nel cuore, anche se magari per motivi completamente inattesi. Ma sarà soprattutto un ritorno alle atmosfere delle prime serie tra la prof. ed il commissario, o almeno così mi auguro ;).

 

Il presente ed il futuro faranno vedere a Camilla un po' l'altra faccia della medaglia e saranno quindi credo più “universali” e meno strettamente “festivi”, almeno nelle intenzioni. Spero che la storia possa mantenersi interessante, nonostante sia ormai “fuori stagione”, e non deludere le attese e ringrazio ancora davvero tantissimo chi mi ha spronato a riprendere e a proseguire nella scrittura. L'apprensione e la paura di pubblicare qualcosa di banale e noioso c'è ancora, non lo nego, ma spero che questo ritorno al passato renda almeno un pochino giustizia ai personaggi che mi hanno fatto innamorare di questa serie, per com'erano quando li avevamo conosciuti e quando ancora non ci eravamo distrutte stomaco, fegato e cuore insieme al povero Gaetano che mai una gioia ebbe :D.

 

Grazie mille ancora di cuore a tutte voi, non vi annoio oltre con i miei sproloqui e vi lascio al capitolo ;).

 

 

 

 

Capitolo 2: “Trapassato Remoto”

 

 

 

 

Camilla!”

 

Livietta, hai visto chi c'è?! Saluta il nonno!”

 

Camilla osserva a bocca aperta mentre Camilla – o meglio, una Camilla di quasi vent'anni più giovane – prende dolcemente la manina di una Livietta di poche settimane e la fa muovere avanti e indietro con delicatezza, in segno di saluto verso il nonno.

 

“Non è possibile...” ripete, osservando se stessa, come in un film, una specie di filmino casalingo in cui sembra essere stata teletrasportata.

 

Si ricorda benissimo di quel momento, di quella scena: era il primo natale con Livietta, che aveva poco più di un mese.

 

Uno dei natali più belli ed indimenticabili della sua vita.

 

O forse no, visto che le sembra quasi incredibile risentirsi: quasi non può credere che la sua voce potesse suonare in quel modo, così dolce – dio quanto ero giovane, quanto ero...

 

“Sì, mi tocca ammetterlo figlia mia, ma eri davvero bella: così raggiante! Mi sa che Gaetano aveva proprio ragione,” la fa sobbalzare una voce alla sua destra.

 

“Mamma!” esclama, una mano al petto, incrociando lo sguardo di Andreina, in piedi accanto a lei, ma traslucida, in bianco e nero, come un'istantanea ossidata dal tempo, infilata nel bel mezzo di un film a colori.

 

Prova a rialzarsi da terra e, per la prima volta, lo sguardo le cade sui suoi vestiti, sulle sue mani, grigie e sgranate, attraverso le quali riesce ad intravedere le venature delle piastrelle. Si rende conto, con un moto di sorpresa, che sua madre non è l'unica a sembrare uscita da un film degli anni Trenta.

 

Sarà lo scombussolamento, sarà che ormai sta iniziando ad imparare le regole del gioco – o del sogno, solo di questo si può trattare! Di un sogno! - ma il fatto che la madre abbia, nuovamente, letto nei suoi pensieri, non le provoca più il benché minimo stupore. Pensieri che erano corsi, chi lo sa perché, a quella volta in cui Gaetano, vedendo una foto di lei incinta, aveva commentato con un “madonna quanto eri bella!” che l'aveva lasciata tra l'imbarazzato, il lusingato e l'incredulo.

 

Le tocca ammettere che, almeno su questo, Gaetano aveva davvero avuto ragione: stentava quasi a riconoscersi in quella trentenne dal sorriso smagliante e dall'aria dolce e trasognata.

 

“Ah!”

 

Una specie di maremoto la scuote fin nelle viscere. Il tempo di un secondo e realizza che sono le gambe ed i piedi di suo padre, che l'hanno appena trapassata da parte a parte e che si incamminano verso la Camilla di un tempo. Evidentemente in questo sogno è diventata incorporea anche lei, tanto quanto lo spirito di sua madre.

 

Nonno.... Suona proprio bene, anche se devo ancora abituarmici... certo che è davvero bellissima, eh? Tutta sua madre!” sente suo padre proclamare con un sorriso, allungando un dito per sfiorare la guanciotta di Livietta, mentre la giovane Camilla continua a sorridere estatica.

 

Ti ringrazio papà, ma sei di parte e purtroppo non posso prendermi meriti che non ho. È tale e quale a Renzo, per fortuna! Vero che sei tutta papà, amore? Guarda che occhioni che c'hai!

 

Cos'è, mi devo preoccupare di tutta questa gentilezza? Qualche disastro in casa che non ho ancora scoperto?”

 

“Renzo...” sussurra Camilla, osservando quell'uomo dal sorriso luminoso e dai folti capelli neri agguantare la Camilla di allora per la vita, posandole le mani sui fianchi ed un bacio dolce sulla tempia. Per poi sussurrarle qualcosa all'orecchio che la fa ridere come una ragazzina adolescente.

 

Ma che dici, amore! Che Livietta ha preso tutto da te è un dato di fatto: basta guardarla!”

 

Secondo me ha ragione tuo padre, invece: ti assomiglia tantissimo. Ha il tuo sorriso e il tuo caratterino, soprattutto quando non ci fa chiudere occhio la notte a furia di cercare di parlare o perché ha sempre fame!” commenta ironico Renzo, beccandosi una mezza gomitata affettuosa.

 

Camilla, non uccidermi il cuoco, che se no oggi che mangiamo?” ribatte suo padre, allungando la mano per stringere quella del genero, uno sguardo di gratitudine sul volto, “grazie per l'invito, Renzo: immagino che non avrai un attimo libero tra il lavoro e la casa...”

 

E infatti avrei potuto cucinare io! Ma ti sei scelta un marito testardo quasi quanto tuo padre, figliola. Spero almeno che se la cavi meglio di lui – e di te – in cucina! Non che ci voglia molto.

 

Camilla, seguendo il suono di quella voce così familiare, si volta ed intravede l'Andreina di vent'anni prima fare capolino dalla porta di ingresso: le chiavi ancora in una mano, un vassoio nell'altra, i capelli che appena iniziano a striarsi di grigio ed un'aria straordinariamente forte e vitale.

 

Signora Andreina, dopo tutto quello che avete fatto per noi... tra l'aiuto per la casa e con Livietta, mi pareva il minimo per sdebitarmi! Lo so che lei cucina benissimo, ma volevo che oggi potesse riposarsi e godersi un po' la festa in tranquillità. E vedrà che i piatti saranno meno peggio di quanto immagina, almeno spero. Ho fatto i miei cavalli di battaglia, come il-

 

Non dirmi che hai fatto il pollo alle prugne?” domanda la giovane Camilla con un altro sorriso, “tranquilla mamma, vedrai: Renzo è un ottimo cuoco. Sono davvero fortunata: bello, intelligente e che sa pure cucinare! Che potrei chiedere di più?

 

Ok, Camilla, così mi fai veramente preoccupare. Che cos'hai combinato questa volta? Hai qualcosa da farti perdonare?” chiede Renzo, ironico ma non del tutto, squadrandola dritto negli occhi, come per cogliere ogni minimo segnale di bugia.

 

Sono soltanto felice, veramente felice. È grave?

 

Spero di no, perché anche per me è lo stesso!” confessa Renzo con un sorriso, se possibile, ancora più grande, prima di stamparle un bacio sulla bocca, incurante della presenza dei suoceri.

 

Eravamo davvero così? - non può fare a meno di pensare Camilla, un macigno nello stomaco e un senso di pizzicore agli occhi e in gola di fronte a tutta quella felicità, a quella pace, a quell'amore.

 

Ipnotizzata, li osserva parlare, ridere, scherzare, tutti insieme. Suo padre che le prende Livietta dalle braccia, con una cura ed una reverenza mista a timore che la fanno commuovere ancora di più.

 

“Adorava la sua nipotina, la venerava quasi... peccato che abbia potuto godersela per così poco...” sente lo spirito di sua madre mormorare alle sue spalle, quasi tra sé e sé.

 

Quando, con la vista appannata, li vede avviarsi verso la sala da pranzo, Camilla li segue in automatico, i piedi che sembrano muoversi da soli.

 

Uno, due, tre, quattro passi, varca la soglia e-

 

“AAAHHHHHH!” grida, precipitando nel vuoto, le braccia che fendono l'aria, lo stomaco che pare una lavatrice.


“AHI! Ma porca miseria, ma non si potrebbe almeno cadere sul morbido in questo sogno?!” esclama, maledicendo il proprio subconscio, le ginocchia e i gomiti che le fanno un male bastardo.

 

“Ti ho già detto che-”

 

“Non è un sogno, sì, l'ho capito, mamma!” sbotta, cercando di sollevarsi da terra e riconoscendo, di nuovo, le piastrelle striate del corridoio della casa di Roma, “ma non si potrebbe – AHIA!”

 

Un nuovo maremoto che la percuote come un tamburo: piedini veloci inseguiti da zampette altrettanto leste.

 

Il dolore si azzera di botto, mentre un moto di tenerezza la assale alla vista di una Livietta con un vestitino rosso bordato di bianco, inseguita da un Potti ancora cucciolo.

 

Potti!!! Potti!!! Tanto non mi prendi!!! Prrrr!!!” lo schernisce con una sonora pernacchia, prima di sparire oltre la porta di camera sua.

 

Livietta!!! Livietta, dove vai??!! Dai che tra poco apriamo il pandoro e la nonna ha fatto la crema!

 

Camilla fa appena in tempo a rotolare sul fianco destro e ad evitare per un soffio di essere calpestata da una se stessa in tacchi alti ed un tailleur che, più che una donna alla soglia dei quarant'anni, la fa sembrare una sessantenne. Regalo di sua madre, ovviamente, che l'aveva praticamente costretta a indossarlo e-

 

“E quel completo era elegantissimo, all'ultima moda, altro che da sessantenne!! Per una volta che eri vestita come si deve!”

 

“Sì, all'ultima moda degli stilisti della Regina Elisabetta, forse,” ironizza Camilla, riuscendo finalmente a rialzarsi e ad incrociare lo sguardo dello spirito della madre.

 

Dai, Livietta, vieni! E smettila di tormentare il povero Potti, che se lo fai agitare troppo poi continua ad abbaiare e la nonna chi la sente!”

 

Camilla osserva se stessa riemergere dalla camera della figlia, tenendo Livietta per mano, mentre con l'altra porta Potti in braccio.

 

Ma non è giusto!!! Lui mi insegue e mi fa i dispetti e tu lo difendi!!” protesta la bimba, con il viso corrucciatissimo e due occhioni meravigliosi, perfino mentre lanciano alla madre e al cane un'occhiataccia da manuale.

 

Camilla sente una fitta al petto ed il desiderio quasi lancinante di poter raggiungere la figlia, prenderla in braccio e rassicurarla che lei era, è e rimarrà sempre il più grande amore della sua vita.

 

Riconosce facilmente di quale natale si tratta: Potti aveva poco più di sette mesi e sua figlia poco più di sette anni. A differenza di quasi tutti i bambini, che stressano all'infinito i genitori per avere un cucciolo, sua figlia per qualche motivo era stata fin da subito gelosissima di Potti, come se fosse un fratellino, più che un cane. Gelosia che era durata per almeno un paio di anni buoni, con la figlia che le rinfacciava ogni attenzione extra dedicata al cane, in una specie di assurdo timore che gli volesse più bene che a lei.

 

Povero Potti, quante te ne ha fatte passare, soprattutto quando eri cucciolo! - riflette, seguendo il terzetto, preparandosi mentalmente ad altri salti nel vuoto, ma trovandosi invece semplicemente di fronte alla tavolata imbandita ma stranamente vuota. Sente però delle voci familiari provenire dalla cucina, ed è proprio lì che la giovane Camilla è diretta.

 

La scena che le si para di fronte le sembra quasi surreale: Renzo che taglia il pandoro con precisione degna di un architetto e sua madre che ci rovescia sopra la crema, chiacchierando amabilmente tra loro.

 

“Avrei dovuto capirlo che non c'era da fidarsi di uno che sapeva usare i coltelli così bene,” sibila la voce alle sue spalle, facendola scoppiare a ridere.

 

“Mamma! Mica è un serial killer!” sospira, scuotendo il capo. Certo, il contrasto tra il rapporto che c'era allora tra Renzo e sua madre e quello da... da dopo Barcellona, era netto come il giorno e la notte.

 

“Killer no... ma seriale... di solito gli uomini hanno almeno la fantasia di trovarsi una nuova amante, dopo aver scaricato quella vecchia e invece...” commenta Andreina con un tono che è tutto un programma, “e comunque-”

 

Camilla, certo che tuo marito ha davvero le mani d'oro: guarda che fette precise! Speriamo che Livietta prenda da lui sull'ordine e sulle faccende domestiche!” la voce dell'Andreina di una volta la interrompe in maniera quasi paradossale, mentre con sguardo di approvazione dà una pacca sulla spalla al genero.

 

Una fetta di pandoro per la mia principessa,” prova a smarcarsi Renzo, imbarazzato, porgendo un piatto a Livietta che corre verso la sala da pranzo, felice, “uno per la regina madre e uno per la mia regina.

 

Soprattutto vestita così: praticamente sei pronta per Buckingham Palace!” lo sente aggiungere in un mezzo sussurro, guadagnandosi un buffetto sulla spalla dalla Camilla di allora, non appena Andreina si allontana per raggiungere Livietta in sala da pranzo.

 

Mi sa che lì le Camilla non sono molto ben viste, sai?

 

“Ma con questo verde smeraldo ti dovrebbero vedere per forza, pure da chilometri di distanza!”

 

Stupido!” rimbrotta affettuosamente Camilla, assestandogli una mezza gomitata, per poi aggiungere, con tono ironico, “sappi che mi considero mortalmente offesa. E potrei sempre decidere di seguire le orme di Enrico VIII su come punire le offese nel mio regno!

 

Spero che tu non decida di seguirle fino in fondo le sue orme, anche per quanto riguarda il numero di consorti,” ribatte Renzo, non perdendo un colpo.

 

E chi lo sa...?

 

No, perché ormai vai per i quaranta: per trovare altri cinque mariti ti ci devi mettere di impegno e non hai più molto tempo da perdere!” chiosa Renzo, per nulla turbato.

 

Ah, ma se è solo per quello, anche Enrico ha iniziato dopo i quaranta a darsi da fare! E poi, con tutti i miei corteggiatori... che ci vuole?!” lo provoca la giovane Camilla con un sorriso malizioso.

 

Se è per questo pure io ho le mie corteggiatrici: anzi, aspetta che vado a recuperare l'agenda!” controbatte Renzo, nello stesso identico tono.

 

Sì, Casanova, ma occhio a non perdere la testa!” si raccomanda Camilla, mimando con una mano il gesto della decapitazione e facendolo scoppiare a ridere, “fossi in te non riderei tanto: mi hai paragonato alla Regina Elisabetta e mi hai praticamente dato della vecchia. Ci sono sudditi che sono stati mandati al patibolo per molto meno!

 

D'accordo, mia regina, mi arrendo! Come posso fare per farmi perdonare ed avere salva la vita?

 

Beh, potresti, per cominciare, accompagnarmi a vedere la Tosca dopodomani. Sai, Bettina è molto amica del direttore del teatro e mi ha offerto due biglietti.

 

Sì, molto amica, come no! Si dice così adesso?!” ironizza Renzo, che sugli infiniti flirt di Bettina non ci era mai andato giù leggero.

 

E dai, Renzo! Saranno affari di Bettina, no? E poi è anche una serata di beneficenza! I ricavati servono a finanziare delle borse di studio per i migliori allievi del conservatorio.

 

Per quanto riguarda Bettina, per carità: è maggiorenne e vaccinata. Però per quanto riguarda dopodomani, lo sai che detesto queste serate di gala, con tutti quei sorrisi finti di gente che nemmeno si sopporta ed è solo lì per poter dire: io c'ero, guardate quanto sono generoso! Che poi se chiedi loro chi è Puccini, come minimo ti rispondono che era un giocatore della Roma!

 

E mamma mia, quanto sei esagerato! E poi lo sai che adoro la Tosca: è forse la mia opera preferita, dopo la Traviata,” prova a convincerlo la giovane Camilla, guardandolo con due occhioni imploranti.

 

E come facciamo con Livietta? Mica possiamo lasciarla da sola e-

 

E mia madre si è già offerta di tenerla con sé, non solo la sera ma per tutta la notte,” sottolinea Camilla con tono suggestivo, “quindi possiamo fare cena, opera e dopocena...

 

E se invece passassimo direttamente al dopocena? Che poi chissà quando ci ricapita di avere casa libera... e abbiamo parecchi arretrati da recuperare!

 

Ma possiamo recuperarli dopo la Tosca,” prova a convincerlo, facendogli l'occhiolino, “e dai, Renzo, abbiamo anche un ottimo palco!

 

E tu preferiresti passare una serata circondata da chissà quanti tromboni, a vedere uno spettacolo dove già sai che praticamente muoiono tutti tra lamentazioni infinite, ad una bella cenetta preparata da me – con anche il pollo alle prugne, che ti piace tanto – e poi magari un bagno caldo, pieno di schiuma, seguito da un bel massaggio, lungo e profondo...” le sussurra Renzo, finendo per soffiarle nell'orecchio e baciarle il collo, facendola ridere.

 

D'accordo, d'accordo, hai vinto!” cede, le braccia alzate in segno di resa ed un sorriso sulle labbra, “però per farti perdonare della Tosca saltata, poi lavi i piatti e cucini per una settimana.”

 

Almeno per una settimana mangeremo la pasta davvero al dente e sui piatti... non mi sembra che cambi molto rispetto ad adesso,” la rimbecca Renzo, bloccando un'altra gomitata, stringendola in un abbraccio da dietro.

 

Camilla si osserva divincolarsi dalla stretta – o almeno fingere di provarci – e ridere con Renzo, per poi voltarsi e stampargli un lungo bacio, approfittando del fatto che Livietta e Andreina sono ancora nella sala accanto.

 

Che bei tempi che erano quelli! Eravamo sereni, innamorati, era tutto così semplice! - pensa, con un groppo in gola, pervasa da una grande malinconia.

 

Fino a che un dubbio la assale: qualcosa davvero non torna in questo sogno.

 

“Mamma, scusa, ma perché mi fai vedere queste cose? Per tormentarmi? E poi non dovresti ricordarmi quanto era bello il mio matrimonio con Renzo, non proprio tu!” esclama, voltandosi verso lo spirito della madre e puntandole un dito accusatorio.

 

“Ah, figliola, credimi: se potessi risparmiarmi queste scene nauseabonde lo farei. Ma purtroppo non sta a me decidere le tappe di questo viaggio: io ho solo il compito di accompagnarti. Per fortuna però, credo proprio che le mie sofferenze stiano per finire,” ribatte con un'espressione che vira dal disgustato allo speranzoso.

 

“Quindi vuoi dirmi che questo viaggio, come lo chiami tu, è quasi terminato?” chiede Camilla, sentendosi scissa in due tra il sollievo per la fine di questo sogno a dir poco bizzarro, e la malinconia: in fondo è bello poter rivivere quei momenti, anche se solo da spettatrice.

 

“Non proprio, è che-” prova a rispondere Andreina ma le parole le muoiono in gola.

 

 

 

BUIO

 

 

 

“Mamma?? Mamma?? Che succede??? Dove sei finita??? MammaaAAAAAHHHHHH!”

 

“AHIA!! E basta con ste cadute!!” protesta, anche se per qualche strana ragione il dolore dell'impatto sembra essere diminuito – mi ci starò abituando?

 

“Di nuovo le mattonelle striate, di nuovo il corridoio della casa di Roma. Certo che questo sarà pure un viaggio, ma lo scenario è un po' monotono!” ironizza, sollevandosi in piedi prima che qualcuno pensi bene di investirla di nuovo.

 

Ma niente, non c'è nessuno: il corridoio è tranquillo. Si guarda intorno e nemmeno lo spirito di sua madre sembra essere lì con lei.

 

“Ehi, c'è nessuno?!” urla, sentendosi per un secondo come la particella di sodio in una celebre pubblicità.

 

Finalmente, percepisce delle voci attutite, provenire dalla direzione della camera di Livietta.

 

Si avvicina, allunga una mano verso la maniglia ma la sua mano semplicemente le passa attraverso e la maniglia resta perfettamente chiusa. La estende allora verso la porta – in fondo gli spiriti passano attraverso le porte, no? - e questa volta si scontra con la barriera del legno, sebbene nessun suono turbi la quiete quasi perfetta.

 

Ma che succede? Che devo fare adesso per svegliarmi?! Mamma, dove sei?! - si domanda, presa da un moto di panico.

 

Passi. Rumore di passi nella direzione opposta, verso il salone per la precisione.

 

Col cuore in gola, Camilla lo raggiunge e trova sua madre addormentata sul divano, il telecomando in mano. Nel televisore, muto, una giovane Alessandra Martines con un'improbabile pettinatura a scodella, affronta una Brigitte Nielsen dall'altrettanto improbabile mise - Fantaghirò... piaceva molto a Livietta, ma Livietta dov'è?

 

Ancora rumore di passi. Si volta e questa volta incontra se stessa: i guanti di gomma in mano, evidentemente nel bel mezzo delle pulizie post pranzo di natale – strano, di solito le faceva Renzo! - intenta a studiare, con un mezzo sorriso, la madre addormentata. Potti che le fa capolino tra i piedi.

 

Un profondo sospiro e la Camilla di allora si riavvia in cucina, proclamando a bassa voce, in direzione del cagnolino, “forza Potti, è ora di rimettersi al lavoro! Che qui ci hanno abbandonati tutti: la nonna dorme e... sto cominciando a chiedermi se la playstation che Renzo ha regalato a Livietta sia più un regalo per lei o per lui. Sarà più di un'ora che sono rinchiusi a provarla!

 

Per tutta risposta, Potti molla un sonoro sbadiglio e si accoccola sopra ai suoi piedi, appena sotto al lavello.

 

Ecco, come non detto: sono l'unica rimasta sveglia, mi sa!” sospira, l'aria un po' annoiata, mentre apre l'acqua ed afferra il primo dei bicchieri a gambo lungo che attendono ancora il lavaggio, “non fraintendermi, Potti, ogni tanto è bello avere un attimo di pace ma.... Non so Potti, non fare caso a me, non so che mi prende oggi!

 

Lo squillo di un cellulare che segnala l'arrivo di un SMS.

 

“Gaetano...” sussurra Camilla, prima ancora che la Camilla di undici anni fa muova un solo passo in direzione del telefono.

 

Sì, perché ora se lo ricorda benissimo quel natale: il primo... il primo natale in cui Gaetano faceva parte della sua vita, in qualche modo.

 

Osserva la Camilla quarantenne irrigidirsi per un secondo al suono del cellulare, per poi voltarsi con sospetto, misto a timore, misto a... speranza?

 

Disfatasi di bicchiere e guanti con una sorprendente rapidità, agguanta il telefono sul tavolo, accende il display e sorride.

 

Sorriso che sembra diventare sempre più ebete – difficile negarlo – mano a mano che fa scorrere il testo del messaggio.

 

Mamma mia, sembravo un'adolescente! - non può fare a meno di pensare la Camilla di oggi, rendendosi conto, con un moto di imbarazzo, che non ha nemmeno bisogno di sbirciare il testo di quel messaggio, visto che se lo ricorda perfettamente.

 

Auguri prof.! Per oggi riposati e stai lontana dai guai: è un ordine! G.” pronuncia all'unisono con la Camilla di allora, che sussurra il messaggio, rivolta verso il cane che sbadiglia ancora svogliatamente, “che carino che è, vero Potti? Eh, beh, certo che gli rispondiamo, che c'è di male? È buona educazione ed è stato così gentile a ricordarsi!

 

Allora, vediamo un po'... che gli scriviamo? “Gaetano, tanti auguri di-”. No, no è banale! Che ne dici di: “Auguri commissario!”. Sì va beh, così sembra che lo scimmiotto, non va bene!! Ok, mi sa che ci sono!” proclama soddisfatta, le dita che volano sulla tastiera, “allora, scriviamo: “Non sono mai stata brava a seguire gli ordini, commissario! Ma li ricambio di cuore-”. Di cuore forse è troppo, Potti? Che ne dici?”

 

Potti, per tutta risposta, la guarda come se fosse impazzita, tira un altro sbadiglio e si acciambella sotto al lavello, chiudendo gli occhi per schiacciare un pisolino.

 

Non mi sei di grande aiuto Potti. E va beh, dai, di cuore si dice, no? È un modo di dire! Ma poi perché mi preoccupo tanto? Figurati te che genere di messaggi riceverà da Bettina e da tutte quelle che gli ronzano attorno!

 

“Già! Chissà perché ti preoccupavi tanto, eh Camilla?” la voce di sua madre, alle spalle, le fa fare un salto.

 

“Mamma, mi hai spaventata!” esclama, una mano al petto, incrociando lo sguardo della figura in bianco e nero, “ma dov'eri finita?!”

 

“Diciamo che sei entrata in questo ricordo un poco prima del previsto... cose che possono succedere. Comunque, non divagare! Com'è che ti preoccupavi tanto di ogni singola virgola che scrivevi e paragonavi i tuoi messaggi a quelli di tutte quelle che gli ronzavano intorno?” la punzecchia, in quella che è a tutti gli effetti una domanda retorica. Del resto, sua madre aveva capito praticamente fin da subito che a lei Gaetano... insomma...

 

“Eh ci credo figliola, non è che ci volesse chissà quale sforzo! Guardati: sembravi uscita da uno di quegli orribili film adolescenziali. Facevi quasi concorrenza a Livietta quando passava la vita a scambiarsi messaggi con... com'è che si chiamava? Ricki?”

 

“Mamma!” protesta, imbarazzata non solo dal commento ma dal fatto che sua madre assista a questa scena così... intima, per quanto si tratti solo dello scambio di qualche messaggio innocente.

 

“Innocente?!” esclama sua mamma, scoppiando in una mezza risata.

 

“Mamma, dai! Io-”

 

Non sono mai stata brava a seguire gli ordini, commissario! Ma li ricambio sinceramente. Gli auguri E gli ordini. C.” sente la Camilla di undici anni prima rileggere il messaggio, prima di premere finalmente invio con un sorriso soddisfatto.

 

Ecco fatto, Potti! e ora i piat-” si interrompe bruscamente al suono di un altro SMS: del resto Gaetano era sempre stato più rapido di lei sulle cose tecnologiche – o forse non si faceva tutti i problemi che si faceva lei.

 

“Meno male, figliola, se no a natale dell'anno prossimo saremmo ancora qui ad assistere a questo ricordo!” la punzecchia sua madre, suscitandole di nuovo l'istinto di strozzarla, “ed è sempre troppo tardi per quello!”

 

Gli auguri li accetto volentieri... ma da quando le professoresse danno gli ordini?” legge Camilla con un sorriso sulle labbra, abbandonando ogni buono proposito domestico e mettendosi a sedere al tavolo, prima di rispondere, dopo un attimo di concentrazione, “E allora, se non vuoi chiamarli ordini... chiamiamoli compiti per le vacanze, Berardi.

 

Altro trillo del cellulare, altro sorriso ebete, i denti a mordere il labbro inferiore, mentre legge il messaggio a Potti, che continua a dormire placidamente: “E se non li facessi i compiti, che fai? Mi metti una nota sul registro?

 

No, certo che no: ti sbatto direttamente in punizione!

 

E allora io ti sbatto in cella!

 

Lo dici sempre ma non lo fai mai, commissario.

 

Non mi tentare, professoressa.

 

Questo dovrei essere io a dirlo a te...” si ascolta mormorare con un sospiro, il capo sorretto su una mano, il cellulare nell'altra, “ma ovviamente non posso scriverglielo, eh, Potti? Che faccio? Forse-

 

Camilla, con chi stai parlando?” li raggiunge la voce di Renzo, facendo fare alla Camilla di allora un salto sulla sedia, il cellulare che le casca di mano.

 

Renzo, mi hai spaventata!” esclama, portandosi una mano al petto, mentre con l'altra si affretta a recuperare il telefono e a chiudere il messaggio.

 

Ah, ma stavi al telefono?” domanda Renzo, non propriamente insospettito ma un poco... stranito dall'atteggiamento di lei.

 

No, no, cioè sì, cioè... stavo parlando con Potti e... stavo cercando di rispondere a Bettina,” si inventa di sana pianta dopo un attimo di pausa, non riuscendo del tutto a nascondere il disagio, per poi proseguire a spiegare, in maniera davvero troppo concitata, “sai... ci ha invitati alla serata di gala di beneficenza all'opera anche quest'anno. La Traviata. Ma non ti preoccupare, amore, le scrivo che non possiamo: lo so che non ne hai voglia e-

 

Frena, frena!” la blocca Renzo, mettendole una mano sul braccio, e Camilla nota benissimo come la Camilla quarantenne deglutisca nervosamente, l'aria di chi teme di essere scoperta, “La Traviata, dici? Ma è la tua opera preferita, non mi sembra giusto che ci rinunci. Puoi accettare l'invito ed andare senza di me. Non mi offendo, davvero, e almeno non te la perdi.

 

Amore, sei veramente gentile, ma... a parte che non me la sento di andarci da sola, e-” prova a svicolare, sembrando ancora più a disagio.

 

Ma non sarai da sola, ci sarà anche Bettina, no?” le fa notare Renzo, sedendosi accanto a lei.

 

Sì, ma... non ci sarà solo Bettina,” precisa con un sospiro, “e di fare il terzo incomodo, sinceramente, non ne ho proprio voglia.

 

Ancora il direttore dell'opera?

 

No...” ammette con l'ennesimo sospiro, per poi specificare, dopo un attimo di esitazione, “è uno nuovo... non lo conosci.

 

“Ma tu invece lo conoscevi molto bene, non è vero Camilla?” commenta lo spirito di Andreina, con una punta di sarcasmo.

 

Ah beh, certo, con i ritmi di Bettina, la cosa non mi stupisce. Chissà quanti me ne sono persi nel frattempo!” ironizza Renzo, per poi aggiungere, dopo attimi infiniti passati a studiare la moglie, “e va bene... vorrà dire che mi farò traviare anch'io.

 

Che vuoi dire?” domanda la Camilla di allora, confusa, la tensione visibile nel modo in cui irrigidisce la schiena e tende il collo.

 

Che ti accompagno a vedere questa benedetta – si fa per dire – Traviata. Dì pure a Bettina che ci saremo,” chiarisce Renzo con un sorriso e, per tutta risposta, la Camilla quarantenne assume per un attimo l'espressione di puro terrore del cerbiatto di fronte ai fanali di un'auto in corsa.

 

La verità era che l'invito di Bettina era arrivato diversi giorni prima, ma Camilla aveva immediatamente rifiutato: se la prospettiva di reggere il moccolo a Bettina e Gaetano la allettava quanto una visita dal dentista, l'idea che Renzo e Gaetano si conoscessero la mandava completamente in panico.

 

Che c'è?” le domanda Renzo, evidentemente stupito da questa reazione a dir poco anomala.

 

No, niente, è che... lo so che detesti l'opera e non voglio forzarti ad accompagnarmi e poi sorbirmi le tue lamentele per giorni: ti conosco!” improvvisa Camilla – certo che ero brava a rigirare le frittate, ma ero così trasparente... come ho fatto a non farmi beccare?

 

“Che ti devo dire figlia mia? Non c'è peggior cieco di chi non vuole vedere... e tu ne sai qualcosa, direi,” le fa notare lo spirito di sua madre con un sospiro.

 

Ti prometto che dalla mia bocca non uscirà una sola lamentela. A patto che il dopocena sia all'altezza di quello dell'anno scorso,” promette Renzo con tono allusivo, facendole l'occhiolino e stringendole la mano destra nella sua, “e dai, Camilla, non so se tu stia cercando di usare la psicologia inversa – e in quel caso evidentemente funziona – ma lo so che la Traviata è l'opera che ami di più. L'anno scorso mi hai accontentata tu, quest'anno ti accontento io, è così che funziona in un matrimonio, no? Puoi considerarlo un regalo anticipato per il nostro decimo anniversario e poi... almeno stiamo un po' insieme. Ultimamente tra una cosa e l'altra non ci vediamo mai...

 

Camilla rivede se stessa sorridere, con uno sguardo intenerito ma in cui riconosce anche un certo senso di colpa – come potevo dirgli di no, dopo una dichiarazione del genere?

 

“In effetti, mi duole ammetterlo, ma qui Renzo fa quasi pena perfino a me. C'è di buono – si fa per dire – che poi si è rifatto con gli interessi,” si inserisce lo spirito di Andreina, precisando, di fronte allo sguardo sbigottito della figlia, “figliola, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: fino a qui Renzo era praticamente il marito perfetto ed infatti mi aveva fregata per bene! Ma sono sempre le acque chete, quelle dalle quali bisogna guardarsi le spalle!”

 

D'accordo. Allora telefono a Bettina per confermare che ci saremo,” cede la giovane Camilla, allungando il collo per dargli un bacio sulla guancia, per poi alzarsi in piedi ed avviarsi a fare la chiamata con l'aria di chi si sta avviando al patibolo.

 

 

 

BUIO

 

 

 

“Mamma?? E adesso che succede? Mamma?!”

 

Una luce accecante le brucia gli occhi, fino a che, gradatamente, riesce a riacquistare la vista.

 

Non voglio restare da sola con la nonna!! Non sto bene, mi fa male la pancia, non voglio!!

 

Un tuffo al cuore, seguito da quel senso di calore al petto, nel sentire e vedere Livietta – dio, quanto era piccola! - urlare e piangere disperata, mentre si divincola nel letto, agitando le braccine coperte da un pigiamino rosa con i coniglietti.

 

Non possiamo lasciarla qua da sola,” sente la sua voce sussurrare a Renzo, entrambi in piedi ad un lato del letto.

 

Ma non ha niente, non ha nemmeno la febbre: non dovreste dargliele tutte vinte!” rimbrotta l'Andreina di un tempo, con aria un poco offesa.

 

Senti chi parla! Solo perché non ha voglia di stare con te stasera. Ma non devi prendertela, mamma: lo sai com'è fatta, quando si mette in testa una cosa. E stasera va così...” sospira, rivolgendosi poi verso Renzo con un'occhiata eloquente, facendogli cenno di uscire con lei dalla stanza, in modo da poter parlare liberamente, “certo che tua figlia non sa proprio perdere. Ma anche tu: cosa ti è saltato in mente di farla giocare con il figlio del tuo collega, che vive a pane e playstation?! Lei ce l'ha da qualche giorno: era chiaro che l'avrebbe stracciata.

 

Chissà da chi ha preso nostra figlia!” ribatte Renzo, ricambiando l'occhiata, “e comunque si stavano annoiando a sentirci parlare di lavoro e pensavo si sarebbe divertita!

 

I dettagli di quel giorno ritornano piano piano vividi, come se fosse successo ieri: quel pomeriggio un collega di Renzo al ministero era passato per gli auguri di buone feste, anche se un po' tardivi, e per chiedergli qualche consiglio sulla ristrutturazione di casa sua. A metà pomeriggio, Camilla era dovuta uscire per un appuntamento dal parrucchiere, in preparazione della grande serata a teatro: se doveva affrontare Bettina, Gaetano e Renzo tutti insieme, voleva almeno essere impeccabile.

 

Era uscita lasciando una casa tranquilla ed era rientrata trovando Livietta con il broncio che le arrivava fino al pavimento. Quando era così non le andava bene niente e, se da adolescente voleva starsene da sola e cacciava via tutti, da bambina invece non voleva staccarsi dai genitori.

 

Ma la conosci: sai come è fatta e che non è abituata alle sconfitte!” controreplica la Camilla quarantenne, aggiungendo, con un tono che non lascia però trapelare un grande dispiacere, “va beh, comunque a questo punto l'opera salta. Vado a telefonare a Bettina e-

 

Ma no, Camilla, dai, non è necessario: posso rimanere io qui con Livietta. Le cucino qualcosa che le piace, faccio qualche partita con lei e mi lascio sbaragliare, così vedrai che le passerà in fretta,” si offre Renzo, l'aria di chi si sente un po' in colpa per aver contribuito a questa crisi.

 

Ed è proprio questo il problema, Renzo, non lo capisci? Non voglio dare ragione a mia mamma, sul fatto che gliele diamo tutte vinte, ma Livietta non sa perdere proprio perché è più abituata a giocare con te che con i suoi coetanei, e tu la lasci sempre non solo vincere, ma stravincere!

 

Ma è una bambina, che dovrei fare? Umiliarla?

 

Ma no, certo che no! Però non dovresti nemmeno renderle le cose troppo facili. Se no esce di qui convinta di essere un fenomeno e quando si scontra con la realtà e con gli altri bambini, che fanno sul serio e non le fanno sconti, è un trauma tutte le volte,” rimarca prima di ribadire, estraendo dalla tasca il cellulare, “comunque non fa niente per il teatro, davvero. E poi te l'ho già detto, non voglio trovarmi a reggere il moccolo tra lei e... il suo amico.

 

D'accordo che Bettina è un tipo... diciamo focoso, ma siete a teatro: che cosa potranno mai fare?!” scherza Renzo con una mezza risata, scuotendo il capo.

 

Non lo voglio sapere!” sussurra la vecchia Camilla, una smorfia disgustata sul viso, forse più tra sé e sé che realmente rivolta al marito.

 

Dai, Camilla, vai e divertiti, se no mi fai sentire davvero in colpa: alla fine ti concentrerai sull'opera e vedrai che Bettina e questo tizio, che mi sa che a questo punto non avrò mai il piacere di conoscere, sarà come se non ci fossero,” insiste Renzo, l'aria di chi vuole farsi perdonare, posandole le mani sulle spalle ed accarezzandole le braccia, “e magari, quando torni, se Livietta si è calmata e dorme, ci aspetta ancora il dopocena.

 

Fossi in te, non ci conterei troppo: come minimo me la ritrovo nel lettone quando torno a casa,” controbatte Camilla, per nulla convinta, “e poi magari a Bettina non fa piacere avermi tra le scatole e vorrà starsene da sola con... con lui. Senti, facciamo che la chiamo e vediamo che mi dice.

 

Camilla si affretta a seguire la vecchia sé che, con passo marziale, si avvia verso la cucina per telefonare, prima che Renzo possa fare ulteriori obiezioni, tallonata dal fedele Potti.

 

Ma no, Potti, figurati se ci vado! A parte che Bettina come minimo mi ammazza e penserebbe che l'ho fatto apposta ad andarci da sola. E poi, di vedere quei due che tubano sinceramente non ne ho voglia e di sicuro non potrò ignorarli come dice Renzo. Si godano la loro serata in santa pace e io me ne starò qui tranquilla con la mia famiglia,” proclama, l'aria rassegnata di chi sta scegliendo il male minore.

 

Il trillo del telefono glielo fa quasi cadere dalle mani.

 

Bettina??!! Ma che è? Telepatica?!” esclama, colta di sorpresa, prima di cliccare sul tasto di risposta e proclamare con tono esageratamente amichevole, “oh, Bettina, che sorpresa!! Mi hai anticipata, perché stavo per chiamarti io, vedi... Renzo... come scusa?! ...Come non puoi venire? ...La varicella?! ...Dalla tua nipotina?! Oh mamma mia, che sfortuna, quanto mi dispiace!!

 

“Se quello era un tono dispiaciuto, io da giovane ero Miss Italia,” la canzona lo spirito di sua madre e a Camilla tocca ammettere che tutti i torti non li ha, “certo che non li ho!”

 

Senti, a questo punto immagino che la serata salti.... Come, avvisare Gaetano?! Io?! ...Ma non puoi chiamarlo? ...Ah, non risponde al cellulare? È staccato? … Sì, chiaro, come minimo si presenta a teatro e non trova nessuno... d'accordo, d'accordo, vado lo stesso e lo avverto, non ti preoccupare! … Ma figurati, per così poco! Cerca di riprenderti eh, che la varicella da adulti è una bella botta. … Sì, sì, non ti preoccupare, io l'ho già fatta da bambina. ...Devo chiedere a Gaetano se l'ha già avuta? … Ok, ok, non ti preoccupare... D'accordo, un bacio!

 

“Chissà perché ti sei dimenticata di dirle che Renzo non poteva più venire e che sareste stati soli tu e Gaetano...” si inserisce nuovamente Andreina, con quel sorrisetto sarcastico da schiaffi.

 

“Mamma, per favore!” sospira Camilla, “devi proprio sottolineare ogni cosa che-”

 

 

BUIO

 

 

“Ancora?!!! Mamma?! Dove-”

 

Puntini luminosi, come quelli di un albero di natale. La vista di Camilla finalmente mette a fuoco le luminarie che decorano la strada di fronte al teatro. I lampioni sono accesi, è sera, e a giudicare dalle spire di vapore acqueo che sfuggono dalle bocche dei passanti, deve fare parecchio freddo. Freddo che lei, per fortuna, pur essendo in pigiama non percepisce assolutamente.

 

Il cuore le fa un salto nel petto quando scorge una figura familiare, in piedi sotto al colonnato del teatro, dritto di fronte a lei.

 

Quasi in trance, scende i pochi gradini e percorre lo spiazzo, avvicinandosi a lui.

 

“Gaetano...” sussurra, quando i suoi occhi lo vedono più chiaramente, levandole ogni dubbio residuo, “mamma mia, quanto eri giovane!”

 

Uno strano senso di nostalgia misto a qualcos'altro che non riesce ad identificare, le invadono il petto alla vista di quell'uomo di 35 anni, il viso liscio, senza rughe né barba, i capelli biondo scuro pettinati con la riga a sinistra. Un completo nero elegantissimo con tanto di cravatta in coordinato, che si intravede dal bavero del cappotto, scarpe nere e lucidissime a completare il tutto. Era davvero in tiro per i suoi standard dell'epoca, considerando che di solito non indossava nemmeno la cravatta.

 

Gaetano guarda l'orologio con una certa impazienza, l'aria di chi non ha molta voglia di essere lì.

 

Gaetano!!” un maremoto la scuote, quando la Camilla quarantenne le passa attraverso come un fulmine, dirigendosi decisa verso l'uomo sotto ai portici che, per tutta risposta, sorride in un modo che sembra illuminare la notte romana.

 

“Mi hai sempre fregata con quei sorrisi...” sospira Camilla, avvicinandosi di altri due passi per osservare meglio la scena che le si para di fronte, notando, con una punta di malinconia, “poi, chissà perché hai smesso di sorridermi così. Anzi, hai proprio smesso del tutto di sorridere ed hai iniziato a tenermi il muso, peggio di Livietta adolescente!”

 

Camilla!” esclama stupito, squadrando la donna di fronte a sé come se avesse visto un fantasma, “che ci fai qui?

 

Ma che bella accoglienza! Se vuoi vado via subito,” replica, fingendo di voltarsi per allontanarsi e venendo immediatamente agguantata per un braccio.

 

Ma dove vai?! Ma che scherzi? Scusami, è che io aspettavo-

 

Bettina immagino?” deduce, con un mezzo sorrisetto, “e invece ti sono toccata io. Deluso?

 

Per niente!” esclama Gaetano con fin troppa enfasi, la sincerità palpabile nella voce, “solo... non mi aspettavo di trovarti qui. Insomma, non pensavo che anche tu fossi della partita...

 

Quindi Bettina non ti ha detto che ci saremmo stati anche io e Renzo?” gli domanda la Camilla quarantenne, non riuscendo del tutto a nascondere la sorpresa e la confusione dal tono di voce.

 

Renzo? Tuo marito? C'è qui tuo marito?!” chiede conferma Gaetano, deglutendo nervosamente, con un'aria tra lo stupito, il preoccupato e... il deluso?

 

No, cioè... doveva venire anche lui stasera ma... diciamo che alla fine gli è toccato rimanere con nostra figlia. Le gioie di essere genitori.”

 

Ah, mi dispiace molto!” risponde Gaetano, con un tono che del dispiacere non ha nemmeno l'ombra, apparendo invece parecchio sollevato, “ma Bettina dov'è?

 

Sono qui appunto per questo: Bettina mi ha chiesto di venire ad avvisarti che non può venire stasera. Ha provato a chiamarti tante volte, ma avevi sempre il cellulare staccato...

 

Nemmeno lei, ma che cos'è? Un'epidemia?” ironizza, non sembrando particolarmente turbato o deluso.

 

Spero di no, visto che Bettina si è presa la varicella dalla sua nipotina.

 

Ah, mi dispiace per lei!” replica in un modo che finalmente sembra sincero, “e mi dispiace anche per te che sei dovuta venire fin qui per avvisarmi. Ma ero ad un'autopsia fino a poco più di un'ora fa e, nella fretta di prepararmi, devo essermelo dimenticato spento.

 

Ma figurati! Non ti preoccupare, tanto ero già pronta per uscire.... E poi Bettina voleva anche che ti avvisassi della varicella e insomma... assicurarsi che anche tu l'avessi già avuta. Immagino, visti i... rapporti tra voi... che tema di averti contagiato,” spiega la Camilla quarantenne, l'aria di chi tutto sommato non vuole realmente stare ad immaginarsi come siano i rapporti tra loro.

 

Non credo ci sia più di tanto questo rischio. E comunque il problema non si pone, visto che me la sono già beccata a cinque anni.... Tu, piuttosto? Sei sicura di stare bene?” le domanda con una preoccupazione palpabile, dopo un momento di pausa.

 

Ho già provato l'ebbrezza di diventare come la Pimpa quando avevo sette anni. Quindi direi che possiamo stare tranquilli,” scherza, facendolo ridere.

 

Risata che lascia gradatamente il posto ad un silenzio vagamente imbarazzato, mentre si guardano intorno per poi tornare ad incrociare gli sguardi.

 

E allora, che facciamo?-” esclamano all'unisono, per poi scoppiare in un'altra risatina, “prima tu- no tu!

 

Senti, se non hai voglia di startene chiuso in un teatro per tre ore lo capisco, davvero e-

 

A te piace la Traviata?” la interrompe, fissandola dritto negli occhi in un modo che porta la Camilla di allora a deglutire e zittirsi completamente, “e non dirmi bugie, professoressa, che ti conosco ormai.

 

Beh... se devo essere sincera-

 

Devi: è un ordine!” intima Gaetano con un sorriso, continuando a fissarla negli occhi.

 

E allora sì, sì, la Traviata mi piace molto. In realtà, è l'opera che preferisco in assoluto,” confessa, mordendosi il labbro, mentre attende la risposta di lui.

 

E allora che stiamo aspettando?!” proclama Gaetano, piegando il braccio destro verso l'esterno, in un chiaro invito.

 

Cioè... intendi... andarci solo io e te?” si ascolta balbettare, un rossore sospetto sul viso che poco ha a che vedere col freddo, “ma non... non vorrei obbligarti, davvero, e poi...”

 

Forza, avanti: è un ordine!” ribadisce Gaetano, continuando a tenere il braccio nella stessa identica posizione.

 

“D'accordo,” cede infine la Camilla quarantenne, allacciando, dopo un attimo di esitazione, il suo braccio sinistro a quello destro di Gaetano.

 

Camilla si osserva camminare insieme a lui, a braccetto, la rigidità iniziale di entrambi che lascia presto il posto ad un'andatura lenta e rilassata, come se fosse una cosa perfettamente naturale.

 

Oddio, i biglietti!” esclama all'improvviso la Camilla di allora, arrivati nel foyer del teatro, bloccandoli sui loro passi, “ce li ha Bettina, credo. Io non li ho! Mi sa che ci tocca rinunciare.

 

Non ti preoccupare: ci penso io,” ribatte Gaetano, avviandosi a passo sicuro, con un sorriso sulle labbra, verso lo sportello della biglietteria.

 

Camilla assiste alla scena in disparte, come undici anni prima. Ed esattamente come allora scuote il capo, ammirata ma in fondo per nulla sorpresa, nel sentirlo spiegare la loro situazione alla ragazza dietro la teca di vetro, sfoderando tutto il suo savoir-faire – e pure il suo distintivo – per poi ritornarsene vittorioso con due biglietti in mano, la bigliettaia che lo segue con lo sguardo vagamente sognante.

 

Ecco fatto, tutto risolto!” proclama soddisfatto, porgendole nuovamente il braccio, per poi schernirsi, “ogni tanto il distintivo torna utile.

 

Dubito che il distintivo sia ciò che l'ha convinta,” ribatte la Camilla quarantenne con un sopracciglio alzato, accettando ancora una volta il braccio offertole, “in ogni caso... grazie! Dico davvero.

 

Camilla si osserva rimanere lì immobile per qualche interminabile istante, occhi negli occhi con Gaetano, in perfetto silenzio, un sorriso dolce sulle labbra di entrambi. Una fitta al petto che si acuisce mano a mano che i secondi passano - certo che facevamo quasi tenerezza: sembravamo davvero due ragazzini!

 

In religioso silenzio, come in una bolla, li vede porgere i biglietti alla maschera e salire, sempre a braccetto, le scale che conducono al loro palco, situato subito accanto a quello che una volta era il palco reale, e dal quale si gode una delle viste migliori del palcoscenico.

 

Gaetano, cavallerescamente, si offre di aiutarla a togliersi il cappotto, rimanendo per un attimo di stucco quando nota il suo vestito, indugiando a fissarla in un modo che, ora come allora, la mette in imbarazzo e la fa sentire bellissima.

 

Che c'è?” si sente domandargli con voce roca ed un poco tremante, le guance che si tingono di un color porpora che non ha nulla a che vedere col trucco.

 

Però!” esclama Gaetano, lo sguardo che la percorre dalla punta dei capelli a quella delle scarpe, indugiando per un attimo in più del dovuto sulla scollatura dell'abito nero di raso, senza spalline ma con bolero coordinato, che si era affrettata ad acquistare non appena si era resa conto di essersi ormai incastrata in quest'uscita a quattro, “stai benissimo! Dovresti vestirti così più spesso!

 

In effetti il lungo è perfetto per andare a fare lezione,” si prende e lo prende in giro la Camilla quarantenne, nel tentativo di celare l'imbarazzo, le guance ormai fucsia, per poi passarlo a sua volta in rassegna, con studiata lentezza, “comunque anche tu non sei poi così male.

 

Ah, grazie, molto lusinghiero!” scherza Gaetano, sorridendo però in un modo che rende evidente che abbia preso il commento per il complimento che in effetti era, “e riguardo al resto... non vedo quale sia il problema: ci vai ancora a fare lezione? No, perché con tutte le ore che passi ad occuparti delle mie indagini, mi chiedo dove trovi il tempo.”

 

AH, AH! In ogni caso, non mi sembra proprio l'abbigliamento adatto nemmeno per inseguire criminali!

 

Ma infatti non dovresti inseguirli. Non servirebbe: si lascerebbero catturare più che volentieri!” la fulmina con un sorriso ed un'occhiata che la fanno arrossire perfino nella scollatura.

 

Certo che ci sapeva proprio fare! – pensa con un sospiro Camilla, ritrovandosi, volente o nolente, col cuore a mille, nonostante tutti gli anni trascorsi ed il fatto che stia assistendo a questa scena come una semplice spettatrice.

 

Quasi non si rende conto dell'affievolirsi delle luci. Il tempo di un battito di ciglia e si ritrova ad ascoltare “Sempre libera”, l'ultima aria del primo atto, nella quale la protagonista, turbata dalle parole d'amore del giovane Alfredo, si ripromette tuttavia di continuare la sua vita libera da cortigiana, tra feste ed i suoi ricchi amanti che la mantengono.

 

Gli applausi e le luci che si accendono: si ritrova ad osservare la Camilla di allora battere le mani con entusiasmo, lo sguardo ipnotizzato verso il palco, mentre Gaetano, accanto a lei, la osserva con un sorriso.

 

Allora, che ne dici? Ti piace?” la sente domandargli, incrociando il suo sguardo, non appena gli applausi si affievoliscono un poco.

 

Vuoi andare a prendere qualcosa da bere? Magari un vermouth?” le chiede a sua volta Gaetano, facendo cenno verso l'uscita.

 

Ho capito: non ti piace,” ridacchia la Camilla quarantenne, avendo colto perfettamente la non risposta di lui.

 

Non lo so... è presto per dirlo: siamo solo all'inizio,” temporeggia Gaetano, aggiustandosi la cravatta.

 

Guarda che è un'opera, mica una potenziale fidanzata,” lo punzecchia Camilla, prima di aggiungere, più seria, “mi spiace che per accompagnarmi finirai per passare tre ore ad annoiarti.

 

Non mi sto affatto annoiando: non ho detto questo,” la rassicura Gaetano, in un modo che suona completamente sincero, “allora? Che ne dici di questo vermouth? Libiamo anche noi ne' lieti calici?

 

Se non ti dispiace, preferirei di no: detesto la ressa al bar che c'è sempre in questi casi. E poi... mi sa che è meglio se sto lontana dall'alcol stasera...” si ascolta commentare, per poi aggiungere con un sorriso, allo sguardo stupito di lui, “devo guidare, ricordi?

 

“Sì, certo, come no! Il problema era proprio la guida!”

 

“Mamma! Ma cos'è? Vuoi farmi venire un infarto tutte le volte? Ma dov'eri finita?!” sbotta, voltandosi e incrociando lo sguardo dello spirito di Andreina, seduta serenamente su una delle due sedie del palco rimaste libere.

 

“In realtà è da un po' che ti sto seguendo, Camilla... ma, chissà come mai, non te ne sei accorta...” la provoca con il solito sorrisetto.

 

Camilla si sente arrossire quasi peggio della se stessa di undici anni prima: il fatto che sua madre assista a questo momento tra lei e Gaetano la mette profondamente in imbarazzo.

 

“E che sarà mai figliola?! Guarda che da lassù si vede tutto, volendo.... Dopo le scene a cui ho assistito nell'ultimo anno... qui siamo in fascia protetta!” ride di gusto Andreina, e Camilla si sente il viso andare direttamente a fuoco.

 

“Oh santo cielo!” commenta tra sé e sé, il proposito di mettere per sempre una croce sugli uomini che si fa ancora più allettante.

 

“E dai, figliola, su, un po' di senso dell'umorismo! Stai tranquilla: non è che ho tutta questa voglia di assistere alle tue... evoluzioni... nemmeno fosse una puntata del Grande Fratello. Se posso me lo evito, credimi! Per fortuna, ho anche altro da fare!”

 

Adesso me la spiegheresti tu una cosa, professoressa?” la voce di Gaetano la raggiunge e la distrae dal domandare a sua madre esattamente cos'altro ci sia da fare lassù.

 

Perché no? In fondo è il mio lavoro!” ribatte la Camilla di allora, giocosa ma anche incuriosita, “dai, avanti, spara!”

 

Ma perché ti piace così tanto proprio La Traviata? Cioè... è la storia di una cortigiana... diciamo pure una escort, per non dire altro. E, a meno che tu non abbia qualcosa d'altro da spiegarmi riguardo la retata all'Oasi del Corpo, non ci vedo molte affinità tra te e lei,” chiarisce Gaetano, beccandosi una risata ed un colpo sul braccio.

 

Quanto sei scemo!” esclama la Camilla d'allora, tra le risate, per poi spiegare, facendosi più seria, “in realtà, ora che mi ci fai pensare, credo che mi piaccia proprio perché Violetta è il mio esatto opposto.

 

In che senso?

 

Beh... io ho una famiglia, una figlia e, nonostante sia un po' matta, credo di essere una persona tutto sommato responsabile. E mi piace la vita che ho, non fraintendermi, ma... ogni tanto ci prende a tutti la voglia di un po' di libertà. Almeno credo. Violetta è una donna libera, molto libera, per gli standard dell'epoca. O almeno crede di esserlo, crede di poter fare tutto ciò che vuole ma... ma la realtà è che è prigioniera della sua paura di amare, di lasciarsi andare e di soffrire. E quando l'amore arriva e lei se ne rende conto... ormai è troppo tardi: la sua sorte è già segnata, sia per la malattia, sia per la... nomea che si è fatta. Però credo che, seppure per poco tempo, malata e sfinita, senza le feste e i lussi a cui era abituata, sia stato quello il periodo più bello della sua vita e che sia valsa la pena viverlo, nonostante tutto.

 

Anche se sai già che non c'è futuro e che andrà a finire male?” domanda Gaetano con voce un poco roca e l'aria di chi è rimasto profondamente colpito, forse punto nel vivo.

 

Potrà anche finire male ma quei momenti non te li potrà togliere mai nessuno e sono quelli che, per me, danno un senso a questa vita che, diciamocelo, forse tanto senso non ce l'ha. Prima o poi tutto finisce ma... conta come è stato il viaggio, no? Come direbbe De André: è stato meglio lasciarci che-

 

Non esserci mai incontrati...” conclude per lei Gaetano con un sorriso dolceamaro.

 

Il silenzio cala di nuovo nel palco e Camilla li osserva con un'enorme nodo in gola, mentre si fissano per istanti che paiono interminabili, gli occhi di entrambi un po' troppo lucidi.

 

Non sa cosa l'abbia toccata di più: se quello che legge in quegli sguardi o le parole che ha appena sentito la sé stessa quarantenne pronunciare con convinzione assoluta.

 

Com'ero ingenua ed ottimista! - non può fare a meno di pensare: del resto era facile fare proclami quando non si aveva ancora mai realmente sofferto davvero.

 

“O forse invece eri molto più saggia,” sente sua madre obiettare alle sue spalle, ma non ha la voglia di controbattere ed affrontarla. Preferisce rimanere a perdersi in quell'attimo così malinconico e così perfetto, in quell'epoca dove tutto era più semplice, in cui tutto le sembrava davvero ancora possibile.

 

La campanella che segnala la fine dell'intervallo la coglie di sorpresa e fa fare ai vecchi Gaetano e Camilla un piccolo salto, rompendo quella specie di bolla che si era creata.

 

Piano, piano, le luci tornano ad affievolirsi e di nuovo Camilla riesce a distinguere la musica: sono già alla fine del secondo atto.

 

È come se in questo... sogno... viaggio... come lo si voglia chiamare, il tempo non scorresse sempre con la stessa velocità.

 

Luci in sala: di nuovo si osserva applaudire con calore, Gaetano che sembra ancora intento a studiarla, questa volta con un'espressione assorta.

 

Allora? Che ne pensi? Ti piace o no? E questa volta non voglio scuse: sii sincero,” si raccomanda la Camilla quarantenne, con un'occhiata eloquente.

 

Devo ammettere di sì... sta cominciando a coinvolgermi e a prendermi sempre di più, anche se all'inizio non pensavo fosse possibile,” replica Gaetano con un tono ed uno sguardo che le fanno dubitare, col senno di poi, se si stesse riferendo solo all'opera o anche ad altro.

 

Non lo dici solo per farmi piacere e non farmi sentire in colpa, vero?” gli chiede conferma, fissandolo negli occhi come per cogliere una menzogna, non avendo affatto notato il possibile doppio senso.

 

Lo sai che sono sincero Camilla,” ribatte, precisando, di fronte allo sguardo scettico di lei, “o quantomeno sono meno bugiardo di te.”

 

Non sono affatto bugiarda!” si vede protestare con veemenza, l'aria fintamente offesa.

 

E allora mi risponderesti sinceramente, se ti facessi una domanda?” chiede Gaetano, fissandola negli occhi.

 

Certo!” esclama la Camilla di allora con fin troppa enfasi, ostentando una grande nonchalance e sicurezza.

 

Tu pensi di essere più libera di Violetta? Visto che prima hai detto che è il tuo opposto....”

 

Si osserva studiarlo per un attimo, evidentemente stupita da quella domanda a bruciapelo, cercando di coglierne il senso ed, allo stesso tempo, di ragionare su quale risposta dare.

 

Non lo so... non è mica una domanda facile.... Ma sì, penso di sì. Alla fine nella vita ho anche saputo seguire il mio cuore e... costruirmi qualcosa, no? si sente infine replicare, dopo un attimo di pausa che sembra infinito.

 

Camilla si ricorda benissimo che la risposta data era stata onesta al novantanove percento, anche se c'era una piccola vocina dentro di lei che la faceva dubitare delle sue stesse parole perfino mentre le pronunciava. Come se fossero più una speranza, che una reale convinzione.

 

Sì, è vero,” annuisce Gaetano, un tono ben poco persuaso, aggiungendo poi, con un'occhiata eloquente, “ma io intendevo adesso, in questo momento.”

 

In che senso?” si ascolta domandargli, apparendo sinceramente confusa.

 

Una persona che... che evita i legami per paura, può sempre decidere di cambiare, no? Magari non andrà bene ma... è libera di scegliere diversamente, quando un Alfredo entra nella sua vita,” chiarisce Gaetano, pronunciando il nome Alfredo in un modo che è tutto un programma, prima di aggiungere, più serio, “ma se Violetta avesse avuto una famiglia, dei figli e avesse trovato un Alfredo sulla sua strada, sarebbe stata altrettanto libera di sceglierlo?

 

Beh... al massimo di tenerselo come amante... all'epoca il divorzio non c'era...” divaga la Camilla di allora, fingendo volutamente di non aver colto i possibili riferimenti e di stare ancora discutendo dei personaggi dell'opera.

 

Ma adesso c'è,” incalza Gaetano con tono fermo e tranquillo, guardandola negli occhi ed evitando abilmente il suo tentativo di sviare il discorso.

 

Sì, è vero. C'è,” si sente confermargli nello stesso medesimo tono, un'espressione neutra. I denti che vanno a tormentarle il labbro inferiore come unico segno di nervosismo.

 

E quindi? Non hai ancora risposto alla mia domanda, professoressa,” le ricorda dopo momenti interminabili passati occhi negli occhi.

 

E quindi... beh, almeno si può scegliere, no?” pronuncia infine con un sospiro la Camilla di undici anni prima, spiegando, con un tono che suona lievemente malinconico, “ma bisogna capire qual è la scelta migliore per noi e per gli altri: quando si hanno delle responsabilità non si può pensare solo per sé. Credo che... credo che si debba cercare di far soffrire meno persone possibile.

 

Anche se a soffrire siamo noi? Anche se... anche se dobbiamo rinunciare all'amore e a vivere quei momenti che, come hai detto prima, danno un senso alla nostra vita?” domanda Gaetano in un modo che ancora adesso è una stilettata al cuore.

 

Credo che ci siano tante forme d'amore... e tanti momenti che danno un senso alla nostra vita. E a volte... a volte dobbiamo rinunciare ad alcune cose, per poterne vivere altre, per... per non tradire un amore più grande e che viene prima anche di noi stessi,” si sente rispondergli con un sorriso dolce amaro, e ricorda benissimo, nonostante tutti gli anni trascorsi, che stesse pensando soprattutto alla sua Livietta, “in fondo amare vuol dire proprio... tenere al bene della persona che amiamo anche più che al proprio.”

 

Come Violetta quando decide di rinunciare ad Alfredo per consentire a lui e alla sorella di costruirsi un futuro?” chiede Gaetano con un tono altrettanto agrodolce, in quella che è evidentemente una resa ed un tentativo di riportare il discorso su lidi meno pericolosi.

 

Era proprio questa sua sensibilità, questa sua capacità di sapere quando pressare e quando mollare il colpo, una delle cose che l'avevano più colpita di lui, già all'epoca – peccato che poi tu l'abbia persa per strada, Gaetano, e proprio al momento peggiore!

 

Però! Sei stato davvero attento, commissario. Non me l'aspettavo!” ironizza la Camilla di allora, il sorriso che si allarga e si tinge di gratitudine e... di affetto, inutile negarlo – dio quanto mi brillavano gli occhi! Sembravo una ragazzina!

 

Io sono sempre attento e noto molte più cose di quello che pensi, professoressa,” la fulmina con un'occhiata che ancora adesso le fa accelerare il battito.

 

Gaetano aveva sempre avuto il potere di farla sentire quasi nuda di fronte a lui: era una sensazione stranissima, qualcosa di mai provato prima, non del tutto piacevole ma nemmeno spiacevole.

 

Buono a sapersi,” si ascolta ribattere, una punta di malizia che tinge voce e sorriso mentre rimpalla, occhi negli occhi, “e comunque anche per me è lo stesso, commissario.”

 

Ma quanto tempo passavamo a fissarci senza dire una parola? - si chiede Camilla, sentendo di nuovo quella specie di pizzicore in gola, osservandosi rimanere lì con lui, immobili come due statue, mentre gli occhi si dicevano tutto e si sfidavano in un duello non verbale senza esclusione di colpi.

 

La maledetta campanella le fa quasi prendere un colpo e, di nuovo, spezza l'incantesimo. Il buio ritorna ad avvolgere la sala, nella quale riecheggiano le note di “Parigi, o Cara”: in scena in due innamorati, finalmente riuniti, si illudono vicendevolmente di poter avere ancora un futuro insieme, lontano da Parigi, e che Violetta possa guarire dalla tisi.

 

Osserva la se stessa di allora, rapita ed immersa in quanto sta avvenendo in scena. Ma, se questo non la stupisce, quello che invece la coglie completamente impreparata è il fatto che anche Gaetano sia totalmente concentrato sull'opera, un'espressione malinconica ed assorta sul volto.

 

Ben presto, le prime battute di “Gran Dio! Morir si giovane” segnalano che il dramma sta per giungere al suo compimento, spazzando via ogni residua illusione.

 

Improvvisamente, con la coda dell'occhio, Camilla nota un movimento: è la sua mano sinistra, o meglio, la mano sinistra della se stessa di allora, che, quasi di scatto, si allunga verso la mano destra di Gaetano, bloccandosi però prima di giungere alla meta e riprendendo ad aggrapparsi al bracciolo. Qualche secondo, e questa volta è la mano destra di Gaetano a ripetere in maniera speculare lo stesso identico movimento, tornando al punto di partenza, dopo un attimo di esitazione.

 

Il pizzicore si intensifica, insieme all'ondata di tenerezza che le invade il petto – dio mio, nemmeno gli adolescenti sono così imbranati!

 

Li osserva ripetere quella specie di balletto per due o tre volte, fino a che, con un sussulto, le mani si incontrano a metà strada e si stringono in una presa quasi spasmodica.

 

Gli occhi lucidi di entrambi che si incrociano per un attimo che pare dilatarsi all'infinito, gridandosi tutto quello che le bocche non potevano o non sapevano esprimere, prima che ritornino a concentrarsi sulla scena, le dita ancora saldamente intrecciate.

 

Un terremoto scuote Camilla anche se, questa volta, nessuno l'ha involontariamente calpestata o trapassata da parte a parte. Eppure è esattamente così che si sente: la lingua di cartavetra, gli occhi che bruciano ed una noce in gola che non va né su né giù. C'era un qualcosa di così profondo, di così potente e struggente in quello sguardo, in quelle mani, che le sembra non solo intimo, ma quasi... sacro, sebbene un pensiero del genere le varrebbe come minimo una scomunica.

 

Le ultime note che scandiscono la morte di Violetta, una pausa di silenzio commosso, rapito e perfetto e poi il boato in sala.

 

Ma i vecchi Camilla e Gaetano rimangono ancora così, cristallizzati ed ipnotizzati lì, seduti, mano nella mano, per qualche istante che sembra eterno. Fino a che lei, con uno scatto, si avvede di quel contatto e lo recide bruscamente, come se scottasse, balzando in piedi ad applaudire entusiasta, seguita a ruota da lui.

 

Camilla si osserva e li osserva sbirciarsi di sottecchi, con occhi ancora umidi, fino a che la lunghissima standing ovation non giunge al termine.

 

Andiamo?” si sente infine domandargli, la voce arrochita, osando finalmente incrociare lo sguardo di lui.

 

Gaetano si limita ad annuire, afferrando in silenzio il cappotto di lei e porgendoglielo, per aiutarla ad indossarlo.

 

Grazie, ma non serve, davvero,” pronuncia la vecchia sé, le guance che tornano a tingersi di rosa, un lieve tremito che la percorre quando le dita di lui, attraverso il tessuto del cappotto, le sfiorano per qualche secondo le braccia, mentre la aiuta ad infilarne le maniche.

 

Si studiano in un silenzio imbarazzato, indecisi su cosa dire, Gaetano che indugia nell'abbottonarsi il soprabito, come per guadagnare tempo.

 

Allora... ti è piaciuta o no?” gli chiede infine, nel tentativo di fare conversazione, riferendosi evidentemente alla Traviata.

 

Moltissimo,” sussurra Gaetano con un tono basso e roco, prima di proclamare, fulminandola con un'altra occhiata, “è la cosa più bella che io abbia mai visto.”

 

Ora come allora, si sente avvampare, il battito a tamburo, l'intensità nello sguardo di Gaetano che lascia pochi dubbi sul fatto che non stesse affatto parlando dell'opera. O, perlomeno, non solo di quella.

 

Dai andiamo, che se no rimaniamo incastrati in un ingorgo che non finisce più!” si ascolta esclamare con un'eccessiva enfasi, cercando di celare l'evidente imbarazzo.

 

Quasi in automatico, li segue mentre scendono le scale, continuando a rubarsi fugaci occhiate, salvo poi rimanere, come prevedibile, bloccati nella folla che ha ormai riempito il salone e che tarda a scemare: un sacco di gente del bel mondo, impegnata in auguri e convenevoli.

 

“Ci vorrebbero sirena e lampeggianti!” ironizza la vecchia Camilla, sbuffando, “se andiamo avanti così, rimaniamo qui fino a Capodanno.

 

La sirena e i lampeggianti temo proprio che siano illegali, professoressa,” ribatte Gaetano, divertito, per poi aggiungere, prendendola a braccetto, “ma, in ogni caso, non servono: vieni!

 

“AHIA, e porca miseria!” impreca Camilla, sentendosi come sulle montagne russe, mentre una folla di gente, ignara della sua presenza, le passa attraverso.

 

Cerca disperatamente di non perdere di vista la vecchia sé che, guidata da Gaetano, sguscia nella bolgia con sbalorditiva rapidità. Nonostante la sensazione di trovarsi in una lavatrice in funzione centrifuga, riesce a tagliare in mezzo alla marea umana, guadagnando l'uscita ed affrettandosi a raggiungere la coppia ferma in piedi sul marciapiede, oltre lo spiazzo antistante il teatro.

 

Beh allora...” pronunciano insieme, in perfetto unisono, per poi scoppiare in una mezza risata – certo che succedeva davvero spesso!

 

Direi che forse è meglio-” prova a proporre la Camilla di undici anni prima, venendo interrotta da una specie di ruggito che squarcia il silenzio della notte, provocandole un nuovo moto di riso.

 

Qualcosa mi dice che qualcuno ha fame!” lo canzona, dandogli un lieve colpetto sullo stomaco con la pochette.

 

Sai com'è... sono venuto di corsa dall'obitorio e non c'ho proprio avuto il tempo di mangiare!” ammette Gaetano, toccandosi la nuca in segno di imbarazzo.

 

Mi pare giusto: l'opera nutre la mente ma non in corpo!” scherza la vecchia Camilla e, per tutta risposta, un nuovo ruggito risuona nella notte romana.

 

Solo che, questa volta, proviene dalla pancia di lei.

 

Mi sembra che anche il tuo di corpo ti sta lanciando chiari segnali, professoressa,” la provoca Gaetano, facendole l'occhiolino, con un tono talmente carico di doppisensi che la vecchia Camilla si ritrova di nuovo con le guance color fragola, e non solo per la figuraccia.

 

Va beh... tra mia figlia che faceva i capricci, la telefonata con Bettina... figurati se sono riuscita a cenare!”

 

E allora direi proprio che non abbiamo scelta: spuntino di mezzanotte?” propone con un sorriso, porgendole nuovamente il braccio.

 

Appunto! È già tardissimo! Non posso fermarmi a cena, Gaetano: ho mia figlia e... la mia famiglia che mi aspettano,” si sente declinare l'invito, anche se a malincuore – certo che me le inventavo proprio tutte, pur di evitare di nominare Renzo!

 

“Chissà come mai, eh, Camilla?” ironizza Andreina, facendola di nuovo sobbalzare, visto che si era completamente scordata della sua presenza, “di nuovo: chissà come mai, eh, Camilla?

 

“Visto che mi leggi nei pensieri, queste domande, oltre ad essere retoriche, sono assolutamente inutili, mamma, quindi potresti pure risparmiartele!” sbotta, cominciando a stufarsi di tutti questi commenti sarcastici.

 

“Mi sa che è meglio che ci fai l'abitudine, figliola, visto che siamo appena all'inizio di questo viaggio, e poi... certo che quando si tratta di Gaetano, tu ti scaldi sempre troppo! In tutti i sensi,” la punzecchia di nuovo, guadagnandosi un ruggito che nulla ha a che fare con la fame.

 

Ma chi ha parlato di una cena al ristorante?!” la voce di Gaetano blocca la discussione madre-figlia sul nascere, “conosco uno zozzone qui vicino che fa dei panini che sono la fine del mondo.

 

Nel senso che forse, se siamo fortunati, li digeriremo dopo Capodanno?

 

Penso che potremmo farcela tranquillamente entro la mezzanotte del 31,” ribatte Gaetano, stando al gioco, “e dai, professoressa! Un bel panino con la porchetta, o la salsiccia, o le polpette al sugo.... Mica mi lascerai da solo a farmi questa botta di colesterolo!

 

E ci sono anche le patatine?

 

Tutte quelle che vuoi!” garantisce con un sorriso, per poi aggiungere, con un tono quasi seduttivo, “e venti tipi di salse diverse, dal dolce al piccante, tutte da provare!

 

Va bene, va bene, mi hai convinto: ci sto!” si sente capitolare, ricambiando il sorriso, il tono tra l'esasperato e l'allusivo, “sei proprio bravo a tentarmi, commissario. Te lo devo riconoscere.

 

Senti chi parla professoressa!” controbatte, porgendole nuovamente il braccio.

 

Però l'idea è tua, quindi offri tu!” gli intima la Camilla quarantenne, accettando l'invito e riprendendo a camminare lentamente, a braccetto.

 

E secondo te ti farei mai pagare?

 

Non si sa mai! Magari ti sei fatto contagiare da quel braccino corto del tuo ispettore!

 

Torre è un po' tirchio a volte, è vero, ma ha un gran cuore.

 

“Sarà... ma secondo me non gli sto molto simpatica,” si sente sospirare, ricordandosi con stupore che, in effetti, nei primi tempi della loro conoscenza, Torre era molto rigido con lei, ma era anche molto più distaccato con Gaetano, oltre che superoculato sulle spese: tra un po' si faceva rimborsare pure le gomme da masticare – è quasi incredibile quanto tutto sia cambiato nel giro di dieci anni, anzi, quanto siamo cambiati tutti!

 

Va beh, certo, nulla se paragonato alla Cremonesi, che invece non mi sopporta troppo!

 

Ma non è vero! Quello è solo il suo carattere! E poi, ti ricordo che sei tu che ti intrometti nelle nostre indagini!” la punzecchia Gaetano, puntandole scherzosamente il dito a pochi centimetri dal viso.

 

Beh... se io mi intrometto nelle vostre indagini è anche perché un certo commissario me lo permette...” lo provoca la Camilla di allora nello stesso identico tono.

 

Diciamo pure che lo tollera perché ormai ha perso le speranze di far cambiare idea ad una certa professoressa dalla testa molto ma molto dura,” rimpalla Gaetano con un tono tra l'affettuoso e l'esasperato.

 

Fammi capire: tu le persone che tolleri, le inviti tutte a cena, o hai fatto un'eccezione solo per me?” lo provoca con sopracciglio alzato ed uno sguardo eloquente.

 

Non ho detto che tollero te. Ho detto che tollero le tue intromissioni nelle mie indagini: è diverso!

 

Quindi non mi tolleri? Buono a sapersi!

 

Camilla...” brontola Gaetano, il tono tra l'esasperato e il divertito.

 

Gaetano...” lo scimmiotta la Camilla quarantenne, insistendo con un sorrisetto vittorioso, “e comunque secondo me non solo non le tolleri, ma anzi ti piacciono molto... le mie intromissioni.

 

Mai quanto piacciono a te, visto che praticamente ti ritrovo dovunque vado,” sottolinea, fulminandola con un'occhiata da far tremare le ginocchia, per poi proseguire, in tono allusivo, “mi sembra che ormai non riesci proprio a stare lontana... dalle mie indagini.

 

Ma... ma che meraviglia questi panini! Avevi proprio ragione! Dai, che ho fame!!” deflette la Camilla quarantenne dopo un attimo di silenzio imbarazzato, le guance in fiamme, trascinando un Gaetano dallo sguardo divertito e soddisfatto verso il chiosco con una rapidità da primato.

 

Camilla ascolta la vecchia sé ordinare un panino con salamella da triplo bypass immediato, accompagnato da una porzione di patatine da far venire un infarto a qualsiasi cardiologo, seguita a ruota da Gaetano che si accoda con la stessa ordinazione.

 

Il tempo sembra riprendere a trascorrere più velocemente, tanto che Camilla, senza quasi nemmeno rendersene conto, si ritrova accanto alla panchina dove la se stessa quarantenne e Gaetano si sono seduti a consumare.

 

“Consumare è proprio la parola giusta: Freud su questa abbuffata compensativa ci potrebbe scrivere un trattato!” si inserisce Andreina, pungente come al solito, ma Camilla, questa volta, si impone di ignorarla e di continuare ad osservare la scena come se niente fosse.

 

Che c'è? Perché mi guardi così?” si ascolta domandare a Gaetano, che la studia attentamente con un sorriso tra il divertito e l'intenerito.

 

Per tutta risposta, Gaetano allunga la mano destra e le sfiora delicatamente il contorno del labbro superiore con il pollice, per pulirlo da un baffo di salsa. La Camilla quarantenne, completamente paralizzata, arrossisce fino alla punta dei capelli, in un modo da fare quasi invidia ad un semaforo.

 

Sembri una bambina quando mangi!” proclama infine Gaetano, dopo una lunga pausa carica di tensione, riconducibile solo in parte all'imbarazzo.

 

Dovrebbe essere un complimento?” domanda la Camilla di allora, cercando invano di schiarirsi la voce, terribilmente roca e tremolante, con un paio di nervosi colpi di tosse.

 

Tu che ne dici, professoressa?” sussurra con uno di quei suoi sorrisi dolci, aperti e brillanti, che ha l'effetto di farla prorompere in un altro attacco di tosse – chissà dove sono andati a finire tutti quei sorrisi, eh, Gaetano?

 

“Nello stesso posto dove sono finiti i tuoi, temo, Camilla,” la rimbecca la madre, non sembrando perdere un colpo, “ed è inutile che mi lanci quelle occhiatacce, tanto... più morta di così, non posso essere!”

 

Mmm, mmm, questa salsa è divina!” esclama dopo un po' la Camilla quarantenne, arrivata ormai al cuore del panino, leccandosi le labbra e le dita e lasciandosi andare a qualche mugolio soddisfatto.

 

La Camilla di oggi, invece, fatica a trattenere una risata, quando nota il modo in cui Gaetano accavalla le gambe e si muove nervosamente sulla panchina, la mano che non regge il panino che sale, quasi inconsciamente, ad allentarsi leggermente la cravatta.

 

E pensare che all'epoca non ci aveva assolutamente fatto caso, impegnata com'era a gustarsi il cibo.

 

Ma allora lo fai apposta!” esclama Gaetano con un tono semiesasperato, all'ennesimo mugolio, e Camilla si blocca con l'indice ancora tra le labbra.

 

In che senso?” si ascolta domandargli confusa, mentre afferra un altro tovagliolino per cercare di tamponare l'eccesso di salsa, prima che coli sui vestiti.

 

Mi chiedo se davvero non te ne rendi conto o se lo fai apposta...” borbotta Gaetano, scuotendo il capo tra l'esasperato e il divertito.

 

A fare che?

 

A farmi diventare matto!” esclama con un sospiro rassegnato, “prima o poi mi ci manderai al manicomio, lo so!”

 

Senti chi parla! E comunque non darmi meriti che non ho: secondo me un bel po' matto lo sei già di tuo,” lo sfotte amichevolmente la Camilla quarantenne, che non aveva affatto afferrato del tutto il motivo per cui lui l'accusasse di nuocere alla sua salute mentale.

 

Senti chi parla!” rimpalla, nello stesso identico tono di lei, per poi aggiungere, più riflessivo, “anche se... forse hai ragione tu: del resto me lo diceva sempre anche mio padre.

 

Che l'avresti fatto diventare matto?

 

Anche, ma soprattutto che ero un pazzo a voler entrare in polizia dopo giurisprudenza, invece di diventare avvocato come lui,” chiarisce Gaetano e, sotto l'ironia, Camilla coglie benissimo, ora come allora, più di una punta di amarezza.

 

Più che pazzo, direi coraggioso. Molto coraggioso,” sottolinea la Camilla quarantenne, con un'occhiata ed un tono decisi ed ammirati, che le guadagnano un altro di quei sorrisi brillanti e ricolmi di gratitudine.

 

Sarà... forse un po' folle lo sono davvero,” si schernisce Gaetano con un altro sospiro leggermente malinconico, per poi proclamare, con altrettanta decisione, “ma non me ne sono mai pentito.

 

Secondo me tu sei il tipo di persona che vive la vita senza rimpianti, che prende le cose di petto, senza guardarsi mai indietro.”

 

Dovrebbe essere un complimento?” domanda Gaetano, facendo il verso alla domanda di lei di poco prima.

 

Tu che ne dici, commissario?” lo scimmiotta a sua volta Camilla, con un sorriso sincero, prima di farsi più seria ed affermare con sicurezza, “e comunque, per la cronaca, le persone coraggiose e un po' folli sono le più interessanti e mi sono sempre piaciute. Anche se ogni tanto fanno un po' paura...

 

Quindi io ti piaccio, ma ogni tanto ti faccio paura?” la fulmina nuovamente Gaetano, dritto negli occhi, il tono basso e suggestivo, un angolo della bocca piegato in un sorrisetto sornione.

 

La Camilla di allora deglutisce visibilmente e si zittisce, sembrando di nuovo quasi paralizzata, così, occhi negli occhi, il panino che cola dimenticato a mezz'aria tra due mani tremanti – e non certo per il freddo.

 

Non rispondi?” le domanda infine Gaetano, rompendo il silenzio e la tensione carica di elettricità statica, il sorrisetto sornione che si allarga, apparendo sempre più soddisfatto.

 

No, non rispondo,” ribatte, secca, nonostante la voce di cartavetra tradisca il fatto che è tutt'altro che indifferente.

 

Al telefono. Ti sta squillando da un minuto,” le fa notare Gaetano, con faccia da schiaffi e tono compiaciuto.

 

La vecchia Camilla fa uno scatto sulla sedia e, diventando, se possibile, ancora più bordeaux, nota finalmente il cellulare che le trilla nella pochette.

 

Oh cavolo!” esclama, leggendo il display ed affrettandosi ad accettare la chiamata – Renzo, ovviamente! Sempre al momento giusto, o forse al momento sbagliato!

 

Pronto? Renzo? ...Sì, sì, lo so che è tardissimo ma- ...Scusa, scusa hai ragione! ...Sì, lo spettacolo è finito da un po', è vero... solo che... sai com'è... mi è venuta fame, lo sai che non sono riuscita a cenare, e mi sono fermata a prendere un panino! ...Sì, sì, non ti preoccupare, stavo appunto finendo: un secondo e arrivo, ok?! ...Sì, sta tranquillo, sarò prudente. ...D'accordo, sì, sì, anche a te!

 

Scusa, ma come hai sentito... mi sa che devo proprio andare,” annuncia Camilla, ancora in imbarazzo, facendo per alzarsi ma avvedendosi in tempo del panino e della vaschetta di patatine che aveva ancora appoggiati in grembo, aggiungendo con tono scherzoso, “addio panino e addio patatine: è stato bello fino a che è durato! Te le lascio, se hai ancora fame.

 

Certo che stasera le tenti proprio tutte per farmi venire un infarto, professoressa!” ironizza, in un modo che non fa nulla per nascondere quanto la frase sia carica di doppi sensi.

 

Il bue che dice cornuto all'asino,” si ascolta mormorare a bassa voce, la lotta contro il rossore ormai rovinosamente persa, mentre si alzano quasi all'unisono e si affrettano a buttare i resti della cena.

 

Dove hai la macchina? Ti accompagno!” proclama Gaetano offrendole il braccio per l'ultima volta quella sera.

 

Ma è appena qui dietro: non ti devi disturbare, veramente, io-

 

Niente ma: è tardi e non voglio sentire storie!” intima Gaetano, bloccando ogni altra protesta sul nascere.

 

Devo essere proprio pericolosa, per essere addirittura scortata da un commissario della Omicidi,” si schernisce la Camilla quarantenne, in un tentativo di sciogliere l'imbarazzo residuo, allacciandosi nuovamente al braccio di Gaetano.

 

Non hai idea quanto...” sospira Gaetano, più tra sé e sé che realmente rivolto a lei, facendole voltare il capo con un'espressione sorpresa.

 

In perfetto silenzio, si avviano lentamente verso la macchina, l'aria di chi non ha affatto voglia che quella serata finisca.

 

Certo che eravamo davvero belli... sembravamo una coppia vera! - si ritrova a pensare Camilla, il pizzicore in gola che ormai è ridiventato un nodo, mentre li osserva allontanarsi di qualche altro passo così, stretti, come se fosse la cosa più naturale del mondo – e lo era, maledizione, lo era davvero!

 

Alza un piede per cercare di raggiungerli, ma per poco non inciampa: la vista le si appanna completamente, lasciandola disorientata.

 

“Ma che succede adesso? Dannazione!” esclama, sfregandosi gli occhi, per poi riaprirli e rendersi conto, con un tuffo al cuore, che la strada ha lasciato di nuovo il posto ad un appartamento molto familiare.

 

Un rumore: si volta e, con un moto di riso, vede la se stessa di allora entrare in casa con passo felpato, senza nemmeno accendere le luci, ed avviarsi in punta di piedi verso la camera da letto, nemmeno fosse un'adolescente rimasta fuori dopo il coprifuoco – ci mancava solo la musica della pantera rosa!

 

Finalmente! Cominciavo di nuovo a preoccuparmi!” le accoglie la voce di Renzo, seduto a letto con un libro in mano, gli immancabili occhiali sul naso, la luce del comodino accesa.

 

Scusa, scusa!” sussurra la Camilla quarantenne, richiudendo la porta con delicatezza, nel timore di svegliare Livietta.

 

Allora? Come è andata la serata? È stato bello?” le domanda Renzo, bloccandola sui suoi passi mentre era intenta a sfilarsi il cappotto.

 

Cosa?” chiede la Camilla di allora, non riuscendo del tutto a celare l'apprensione.

 

“Come cosa? Ma lo spettacolo, no?!” domanda Renzo, sembrando un poco basito dal comportamento della moglie.

 

Aaah, La Traviata!” esclama Camilla, incredibilmente sollevata, per poi mettersi a spiegare, un po' troppo velocemente, “certo, è stata veramente molto bella! Grande cast, bravi tutti: c'è stata una standing ovation che non finiva più!

 

Beh, bene: hai visto che hai fatto bene a darmi retta e ad andare lo stesso?” chiede Renzo con un sorriso, per poi aggiungere, dopo un attimo di riflessione, “e Bettina e la sua nuova fiamma devono essere stati una compagnia migliore del previsto, visto che sei stata fuori fino a quest'ora.

 

Un tonfo: alla Camilla quarantenne è appena sfuggita di mano una delle décolleté che si stava togliendo, e che ora ruzzola con un rimbalzo sul pavimento.

 

In realtà...” abbozza, per poi chiarire, sempre in un modo un pochettino troppo affannato, “in realtà Bettina alla fine non è potuta venire: figurati che si è beccata la varicella dalla sua nipotina!

 

Cosa? Oh mamma mia, ma che sfortuna! Ma quindi eri da sola?

 

No, perché... perché Bettina non è riuscita ad avvisare in tempo il suo... amico e quindi... ci siamo ritrovati lì, davanti al teatro,” finisce di spiegare, con un tono che risulta tutto sommato sincero, visto che in fondo era la verità.

 

“Sì, con qualche decina di piccolissime omissioni in mezzo!” commenta Andreina, tagliente, sedendosi sulla poltroncina accanto ai piedi del letto, “come si dice? Povero diavolo... che pena che mi fa! Guardalo come si preoccupa per te e non sospetta niente.”

 

Ah però! Proprio una bella seratina, eh?! Certo che deve essere stato veramente imbarazzante!” ridacchia Renzo, scuotendo il capo.

 

“In alcuni momenti sì...” ammette, di nuovo lavorando sul filo di lana delle omissioni e delle mezze verità, “però alla fine... abbiamo soprattutto visto l'opera quindi....

 

Renzo sembra annuire, tranquillo, ritornando a concentrarsi sul suo libro, mentre la vecchia Camilla inizia a sfilarsi il vestito, per poi arrendersi di fronte alla zip sulla schiena che non riesce ad abbassare.

 

Mi daresti una mano?” domanda e Renzo, solerte, abbandona il libro sul comodino e si alza per aiutarla.

 

Mamma mia, che puzza di fritto! Ma che ti sei mangiata? Una friggitoria?” esclama, non appena le è di spalle, dando uno strattone alla zip per cercare di sbloccarla.

 

Ma no! È che per fare in fretta siamo andati in un chiosco vicino al teatro, di quelli che fanno panini e patatine e-

 

Siamo? Siamo chi?” la interrompe Renzo e Camilla si irrigidisce visibilmente, deglutendo in maniera quasi rumorosa, “non dirmi che tu e l'amico di Bettina siete pure andati a cena?

 

Al massimo a farci uno spuntino! Neanche lui era riuscito a cenare e avevamo fame!” ribatte, riprendendosi alla grande dopo l'attimo di paralisi, voltandosi verso di lui con un sorriso, “amore, ma non sarai mica sarai geloso?

 

Geloso io?! Ma figurati!” nega Renzo con una risata, aggiungendo, con un altro mezzo sorriso, “e poi, voglio dire, di uno che si aspettava di uscire con Bettina, oltretutto!

 

Eh beh, infatti, non-” si blocca bruscamente la Camilla di allora, girandosi nuovamente di scatto verso il marito, il tono di voce che si fa bassissimo, per poi alzarsi pericolosamente, “no, scusa, che cosa vuoi dire esattamente?! Che uno che esce con Bettina non potrebbe mai interessarsi a me?

 

“Certo che eri proprio una maestra nel girare la frittata, figliola! Anche se pure tuo marito... la sensibilità di un elefante in una cristalleria!” ironizza Andreina, allungando un poco le gambe, con sguardo tra il disgustato e l'annoiato.

 

Beh, che c'entra...” balbetta Renzo, avendo colto la gaffe fatta e cercando di rimediare, “cioè... voglio dire... tu e Bettina siete proprio due prototipi opposti di donna: lei è bionda, piccolina, formosa e tu-

 

E io sono bruna, alta e un manico di scopa?!” esclama, fulminandolo con un'occhiataccia da primato, “lo so benissimo cosa volevi dire: che Bettina è giovane e bella e io no! Del resto me l'hai pure già detto una volta, quindi-

 

Ma non è vero! Ho solo detto che Bettina è più giovane di te, e questo è un dato di fatto innegabile, ma, Camilla, tu mi piaci anche così!

 

Anche?!” sibila, lo sguardo che, se possibile, si fa ancora più omicida.

 

E dai, Camilla, non stare a fare le pulci ad ogni singola parola che dico! Lo sai che mi piaci esattamente così come sei!” proclama Renzo con un tono che suona sincero, cercando di calmarla.

 

Così vecchia e brutta come sono, intendi?” incalza la Camilla quarantenne, per nulla persuasa.

 

Così vecchia e brutta che non ho fatto altro che passare tutta la serata a pensare al nostro dopocena,” la provoca Renzo, chinandosi per baciarle la spalla destra, lasciata nuda dal vestito.

 

E dai, Renzo, non mi va!” si nega, scostandosi in maniera abbastanza brusca ed avviandosi verso il bagno, “e poi è tardi e sono stanca.

 

Peccato che non fosse troppo tardi e che non fossi troppo stanca per stare fuori anche a cena!” controbatte Renzo, bloccandola ancora una volta sui suoi passi.

 

“Oh, finalmente l'architetto comincia a svegliarsi! Era ora!” esclama Andreina, fingendo uno sbadiglio.

 

Ma che c'entra? Non-

 

C'entra, eccome se c'entra!” sbotta, avvicinandosi a lei e puntandole il dito all'altezza del volto, “tu stai fuori fino a chissà che ora con un tizio che resta comunque un perfetto sconosciuto e poi devo ancora sentirmele io!

 

Certo! Se continui a fare uscite infelici, che mi fanno pensare che non mi trovi più attraente!” rimpalla la vecchia Camilla, le braccia incrociate al petto.

 

Ma lo sai che ti trovo attraente, anzi attraentissima!” dichiara Renzo con un sorriso, posandole le mani sulle spalle ed iniziando ad accarezzargliele.

 

Attraentissima non si dice! E comunque-

 

E comunque mi attrai come un protone con l'elettrone,” sussurra Renzo, soffiandole sulla pelle del collo per poi baciargliela.

 

“Cavolo, certo che Casanova al tuo ex marito gli faceva un baffo!” lo deride Andreina, per poi alzare gli occhi verso al cielo e pronunciare, con un'altra smorfia nauseata, “almeno certe scene non ce le potremmo risparmiare?! Che se no, mi mandavate diritta all'inferno e facevamo prima!”


E dai, Renzo, il solletico non vale!!” ridacchia la Camilla quarantenne, divincolandosi tra le braccia del marito, per poi cedere sotto all'assalto dei baci e del solletico, “d'accordo, d'accordo, va bene! Ti perdono!

 

“Pure tu, figlia mia, faccia tosta da primato fino all'ultimo, devo dire, complimenti! Tuo marito prima di trasformarsi da Jekyll a Hyde era davvero un santo, anche se aveva il sex appeal di Leopardi!” si inserisce nuovamente Andreina, la testa fermamente girata in direzione opposta alla coppia in mezzo alla camera da letto.

 

Permettimi di farmi perdonare come si deve,” mormora Renzo, tra i baci sul collo e sulle spalle, “e lascia che ti dimostri quanto ti trovo attraente!

 

Con una risata, la vecchia Camilla cede del tutto le armi ed inizia a ricambiare le effusioni del marito, abbandonandosi ad un bacio appassionato – certo, almeno per i nostri standard dell'epoca!

 

Camilla non sa bene cosa provi a rivedersi in quel momento così intimo: tra l'imbarazzo per la presenza della madre, seppure sia intenta a studiare ogni minimo dettaglio della parete, pur di non dover assistere alla scena, e il fatto che le sembri tutto così... surreale.

 

“Chissà perché mi pare proprio invece che rivederti con Gaetano non ti sia sembrato affatto surreale?” domanda Andreina, gli occhi ancora ben piantati sul muro.

 

Già... chissà perché! - non può fare a meno di chiedersi Camilla, aspettandosi di provare molto di più nel rivivere una scena del genere: rimpianto, malinconia....

 

Ma la verità... la verità è che, se le scene familiari ed affettuose dei primi natali con Renzo le avevano provocato una forte nostalgia... questo invece proprio no.

 

È come se mancasse qualcosa... se ci fosse qualcosa di... stonato, ma cosa? - si domanda, osservandosi cercare goffamente di togliere la maglia del pigiama a Renzo, mentre lui ancora lotta con la zip – Gaetano l'avrebbe aperta in due secondi!

 

Questo pensiero improvviso, per qualche motivo, la colpisce come uno schiaffo in pieno viso.

 

Proprio in quel momento, il rumore di una porta che si apre interrompe le effusioni tra la vecchia sé e Renzo, facendoli balzare a mezzo metro di distanza.

 

Papà!! Mamma!! Non riesco a dormire!!” li raggiunge la voce assonnata e piagnucolosa di Livietta, che si staglia nella porta con un peluche in braccio, non sembrando aver notato niente di strano – beata innocenza!! Dio, mio com'era tenera!!

 

“Oooh, brava nipotina mia! Meno male che almeno ci sei tu che ci salvi!” proclama Andreina, con tono tra il pungente e l'affettuoso, schiodandosi infine dalla parete e rivolgendo di nuovo lo sguardo verso gli astanti.

 

Livietta...” sospirano all'unisono Renzo e la vecchia Camilla.

 

La Camilla del presente non può però fare a meno di notare quanto lui sembri molto ma molto più deluso di lei dall'interruzione.

 

Posso venire nel lettone con voi? Vi pregooo!!!” implora, con due occhioni azzurri che sono un'arma di distruzione di massa, quello sguardo adorabile che li aveva sempre fregati a puntino.

 

Un nodo in gola e un macigno sul cuore, Camilla si osserva prendere in braccio la sua piccola Livietta ed abbracciarsela forte forte al petto, portandosela, ancora avvinghiata a sé come un cucciolo di koala, fin sotto le coperte.

 

Quanto vorrebbe poterlo ancora fare, anche per un solo istante!

 

Ipnotizzata da quella scena, fa due passi verso il letto ma, improvvisamente, la terra le cede sotto ai piedi.

 

“AAAAAAAAHHHHH! AHIA!” grida, spalmata a terra, picchiando un pugno sul pavimento e pentendosene immediatamente, quando le nocche le si riaprono con una fitta lancinante.

 

Il pavimento questa volta è diverso – sempre familiare, ma diverso. Solleva gli occhi ed incrocia uno sguardo arcigno, che riconosce benissimo.

 

“Rosetta...” sussurra, portandosi la mano martoriata alla bocca, gli occhi e la gola che ricominciano a pizzicare: era una vita che non si vedevano... da... da...

 

“Dal mio funerale?” le ricorda Andreina, come sempre in piedi accanto a lei, un lieve tremore nella voce che tradisce l'aspetto in apparenza impassibile.

 

“Già...” mormora Camilla, ricordandosi benissimo l'ultimo incontro con la portiera, davanti alla tomba della madre, e l'abbraccio fortissimo a cui si erano abbandonate – ci siamo fatte tanto la guerra, ma alla fine, in fondo, ci volevamo bene.

 

“Mi ricorda qualcosa...” la punzecchia Andreina, prima di rimbeccarla, con il suo solito tono marziale, “e dai figliola! Tirati su! Va bene che Rosetta lo lavava ogni due per tre, ma ti piace proprio così tanto il pavimento della portineria?”

 

Sbuffando, a fatica, Camilla si rimette in ginocchio e si solleva su gambe ancora un po' tremanti.

 

Professoressa!” esclama Rosetta, come se potesse vederla, facendole fare un mezzo salto, seguito da un giro di centrifuga.

 

Rosetta! Sempre di guardia anche la mattina di Santo Stefano! Complimenti!” la canzona la vecchia Camilla, che le era appena passata attraverso per l'ennesima volta, un sacco della spazzatura in mano.

 

Che le devo dire, professoressa? Si fa quel che si può! C'è chi si mantiene attiva e c'è chi invece batte la fiacca!” rinvia al mittente la portiera, per poi ricordarsi, quando Camilla sta per superarla, “aspetti, aspetti, ora che ci penso: è arrivato un pacco per lei!

 

Un pacco per me?” le domanda la Camilla di allora, sorpresa, bloccandosi sui suoi passi, per poi rivolgere alla portiera un'occhiata eloquente, “ma oggi non consegnano la posta! E neanche ieri, se è solo per quello!

 

E va bene! L'hanno consegnata tre giorni fa. Ma sa, tra gli impegni della vigilia... il cenone... me ne sono dimenticata... succede!” esclama Rosetta, imbarazzata di essere stata colta sul fatto, per poi rimbrottare, “certo che a lei non gliene sfugge mai una!

 

Sa com'è, Rosetta, c'è chi si mantiene attiva e c'è chi invece batte la fiacca!” le fa il verso Camilla, afferrando il pacco e strabuzzando gli occhi quando legge il nome del mittente.

 

Francesca Berardi?!

 

 

 

Nota dell'autrice: Ebbene sì, per chi è sopravvissuta ed arrivata fino in fondo a questo lungo capitolo, eccoci di nuovo qui :). La nostra Camilla-Scrooge ha appena iniziato il suo viaggio tra passato, presente e futuro e, nel prossimo capitolo, ci attendono ancora i natali passati e tante scene tra la vecchia Camilla e il vecchio Gaetano. Spero di essere riuscita a mantenermi più o meno coerente a com'erano i personaggi nella prima stagione.

 

Il prossimo capitolo è già interamente scritto per quanto riguarda i dialoghi, ma mi mancano tutte le parti descrittive eccetera... la mia idea è quella di pubblicare domenica sera, vi terrò aggiornati in caso non ci riuscissi.

 

Vi ringrazio davvero ancora di cuore per la pazienza e per avermi letto fin qui. Come sempre, ogni parere e ogni critica sono ben accetti, mi motivano e mi aiutano tantissimo a capire come tarare la scrittura e su cosa posso migliorare, quindi grazie mille fin da ora se vorrete farmi sapere che ne pensate.

   
 
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