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Autore: SolfatoDiLinfa    12/01/2017    3 recensioni
Sembrava un pomeriggio come tutti gli altri. Sia per Abby, che per Brianna. A modo loro, se la cavavano discretamente, l’una in famiglia e l’altra con il solito sorriso arrogante stampato sul volto, anche nelle situazioni più disparate. Nessuna delle due si sarebbe aspettata un’aria così irrespirabile, il cielo così oscuro. La paura e il pericolo tanto vicini da riuscire a percepire il loro fiato sporco sulle guance, un loro bisbiglio più forte di un urlo.
Abby la studentessa, la ragazza perfetta, colpita da eventi più grandi di lei. Brianna, una sottospecie di criminale, quella che sa cosa fare in ogni momento, ficcata in un caos che non sempre è in grado di controllare.
Dal testo (cap.5): «Su, in piedi ragazzina» le sussurrò all’orecchio. «L’apocalisse è iniziata»
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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× Capitolo 3 × - La ragazza in manette

Ad Abby non erano mai piaciuti, gli animali. Tranne magari il cane del vicino, quando era voglioso di coccole, cioè poche volte rispetto a quelle in cui abbaiava come una macchina da guerra.
 
Di certo i topi non le piacevano. Non amava nemmeno i gatti. E, senza ombra di dubbio, non amava i gatti neri, soprattutto quelli che, dandosi una mano l'un l'altro, alzano i tombini da cui iniziano a sfociare decine e decine di grossi topi scuri e raccapriccianti.
Perché sì, era ciò che vedeva dalla finestra.
 
«CHE CAZZO STANNO FACENDO QUEI GATTI?!» urlò sua madre, nascondendosi dietro il marito. Abby ricalcava le imprecazioni dei genitori, ma la voce sembrava non voler uscire dalla sua gola: muoveva solo le labbra. I topi si erano posizionati ordinatamente dietro i gatti, in un rapporto di circa dieci a uno. Erano scuri quasi quanto la strada, perciò risultava difficile contarli. Solo gli occhietti luminosi risaltavano nel buio innaturale.

Abby sentiva lo sguardo degli animali su di sé; alcuni puntavano la centrale, altri erano rivolti verso l'altro lato della strada.
A disagio, si scostò per lasciar spazio ad una ragazza mora, in manette, che si era avvicinata.
«Che cazzo...?» sussurrò lei lentamente, cercando di inquadrare la situazione. In un attimo, i topi si erano lanciati in avanti scontrandosi con il muro dell'edificio, mentre alcuni avevano addirittura raggiunto le finestre.
 
Solo pochi presenti erano fermi e scandalizzati; la maggior parte, come la "ragazza in manette" (così l'aveva ingenuamente rinominata Abby) aveva fatto un balzo indietro, cadendo dallo spavento o, nel suo caso, a causa delle borse della spesa ancora a terra.
La bionda, tanto terrorizzata quanto reattiva, l'aveva afferrata per le ascelle e trascinata dall'altra parte della stanza. Alcune persone avevano già occupato gli uffici, nascondendosi sotto le scrivanie.
 
La mora non ringraziò, ma una volta di nuovo in piedi scavalcò agilmente un tavolo e prese in bocca un mazzetto di chiavi da uno scaffale. Abby era ancora a bocca aperta a causa di ciò che aveva visto fuori dalla finestra, ma non staccava gli occhi dalla "ragazza in manette", che nel frattempo aveva lanciato all'indietro le chiavi e afferrate poco dopo con le mani, per liberarsi. Contemporaneamente, un'altra orda di topi si era abbattuta sulle finestre, mentre la porta di ingresso stava vibrando pericolosamente.
 
Possibile che gli animali avessero unito le forze per aprirla? No, avrebbe pensato fino a qualche minuto prima. Figuriamoci, si sarebbe detta, tra le risate.
«Cazzo!» avrebbe urlato quando almeno una decina di ratti sarebbe entrata, scatenando il caos nella stanza.

Abby aveva perso di vista i genitori, nella folla, ma vedeva ancora chiaramente la ragazza, che stava piantando un coltellino svizzero nella serratura della porta con un'insegna che diceva "Archivio", scassinandola con successo. Nessuno si era accorto di lei oltre alla bionda, che, dopo aver lanciato uno sguardo attorno alla ricerca disperata dei genitori, era corsa nella sua direzione. Si gettò nella stanza; la porta venne sbattuta alle sue spalle con un forte crock e uno squittio. Terrorizzata, in particolare dall'ultimo suono, balzò in aria ma il topo giaceva a terra, immobile perché schiacciato dallo scarpone della mora. Si allontanò dall'animale.
 
La "ragazza in manette ma senza manette" si piazzò addosso alla porta per evitare che si aprisse a causa della spinta dei ratti. «Porta qui quel tavolo!» urlò all'altra, che non esitò un secondo. Si precipitò su di esso, ma non riuscì a spostarlo se non di qualche centimetro. Doveva essere ben ancorato a terra e pesante. Oppure, Abby era decisamente fuori allenamento.

La mora le imprecò contro, lanciandole uno sguardo truce, ordinandole di venire al suo posto. Più veloce della luce, afferrò il tavolo e lo trascinò fino all'altra parte della stanzetta, sbattendolo contro porta. Ne approfittò per far assaggiare la suola del suo scarpone ad un altro topo. Abby non aveva fatto un buon lavoro, ma un paio di ratti erano riusciti ad entrare nella stanza prima che l'altra bloccasse la porta. Per non parlare dell'uomo che, urlante, le aveva pregate di lasciarlo entrare. Ora, le parole che fino a prima stava gridando, si erano trasformate in urla incontrollate e disumane.

Abby si prese il volto tra le mani, schiacciandole contro le orecchie, per non far trapelare alcun suono. Gli occhi, perlopiù fuori dalle orbite, fissavano il pavimento con espressione vuota. Non riusciva a controllare il tremolio del suo corpo. Si accasciò a terra, priva di sensi.


N.d.A. Ed ecco un nuovo capitolo; inizia a delinearsi la situazione in cui sono immischiate le protagoniste. Spero lo troviate interessante!
Naturalmente, ogni tipo di recensione è sempre gradito, siate cattivi!
Alla prossima :)

 
   
 
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