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Autore: wingedangel    13/01/2017    1 recensioni
Evelyn è una semplice ragazza diciassettenne con una vita già abbastanza complicata. Ha perso la madre, vive con il fratellino Ryan e suo padre, che da quando la moglie è morta ha perso ogni voglia di vivere. Costretta a lavorare nei pomeriggi dopo la scuola per portare qualche soldo in più in casa, non ha bisogno di altri problemi nella sua vita. Ma questo è solo l'inizio...
Ora, ricordate Eva? Quella del serpente per intenderci. Bene, Evelyn la detesta. Ma non sa che quella storia la riguarda molto da vicino. Non sa di essere la reincarnazione di Eva. Non sa che al suo diciottesimo compleanno dovrà compiere una scelta. Non sa che il suo migliore amico è in realtà l'Arcangelo Michele inviato da Dio per proteggerla. Non sa che i demoni sono determinati a tentarla, o in alternativa ucciderla. Non sa che fare la scelta giusta non sarà semplice come sembra. Non sa di avere il destino dell'umanità sulle sue spalle.
Non sa nulla, ma sta per scoprirlo.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Sei
 

Non essendo riuscita a trovare il tempo di concedermi un po' di sano shopping con la mia migliore amica, Ash mi aveva prestato uno dei suoi abiti per la festa con Bryan. Così quel sabato sera, appena finito di truccarmi, mi ritrovai ad osservare il risultato allo specchio. Non ero mai stata particolarmente vanitosa, ma non potevo negare che, stretta in quel tubino rosso acceso, nemmeno Michele sarebbe riuscito a vedermi solo come un'amica.

No. Dovevo smetterla di pensare a lui, stavo per uscire con Bryan, e non volevo rovinarmi la serata pensando ad un ragazzo che non avrei mai potuto avere. Michele sarebbe sempre stato solo un amico per me, perchè mi era così difficile accettarlo? Perchè sentivo stringermisi il cuore ogni volta che ci pensavo?

Il suono del campanello mi riscosse da quei pensieri, scesi di corsa le scale e andai ad aprire prima che mio padre mi precedesse.

Bryan mi fissava, indossava dei semplici jeans e una giacca di pelle sotto la quale si intravedeva una maglietta bianca, eppure rimasi affascinata dall'effetto che un outfit così semplice faceva su di lui. Il suo sorriso malizioso ostentava una sicurezza che non avevo avuto occasione di notare prima in lui.

«Ciao» dissi.

«Wow!» rispose lui, squadrandomi da capo a piedi.

Sorrisi imbarazzata, senza sapere cosa rispondere. Il suo sguardo insistente mi faceva sentire leggermente a disagio, ma allo stesso tempo sentirmi desiderata mi lusingava. Ma che mi prendeva? Perchè insieme a lui provavo contemporaneamente delle emozioni totalmente opposte?

«Sei pronta?»

Annuii, gridai un 'io vado' diretto a mio padre, poi salii in macchina insieme a Bryan.

«Allora, dove mi porti?»

«A casa di un mio amico, ha organizzato una festa per il suo compleanno. Tranquilla, è qui vicino.»

Era veramente vicino. Dopo solo un paio di minuti Bryan aveva già fermato la sua macchina di fronte alla casa del suo amico. Una casa che io conoscevo decisamente troppo bene. Infatti, appena il suo amico venne ad aprirci la porta, non ci fu bisogno di presentazioni.

«Evelyn?» chiese lui, stupito.

«Jason.» Commentai, ostentando una finta indifferenza.

«Vi conoscete?» intervenne Bryan.

«Si, lui è il mio ex.»

Lui si grattò la testa imbarazzato, bofonchiò una scusa e si allontanò dalla porta permettendoci di entrare. Nella stanza c'erano ad occhio e croce una trentina di persone, addossati alla parete vi erano dei tavoli con la cena a buffet. La musica riempiva la sala, ma tutti erano troppo occupati a mangiare per mettersi a ballare, dopotutto erano appena le otto e mezza.

«Scusami, non sapevo che lui fosse il tuo ex. Vuoi che andiamo da qualche altra parte?»

«No, tranquillo. Non c'è problema, lui resta un cretino, ma ormai è acqua passata.»

Così, archiviato l'argomento, io e Bryan ci avvicinammo al buffet e ci godemmo la nostra cena. Come mi aspettavo, Jason non si intromise tra noi, anzi, restò per tutta la sera ben alla larga da me. Immagino che non ci tenesse particolarmente a far incontrare la sua ex alla sua attuale conquista. Erano poche le ragazze a scuola che non sapevano il motivo per cui l'avevo lasciato. Non che fossi particolarmente popolare, ma si sa che un ragazzo che tradisce non è proprio un buon partito, e appena la voce si era diffusa, Jason era diventato molto meno popolare tra le ragazze. Quindi capivo perchè voleva tenermi lontana dalla sua nuova ragazza. Non che mi importasse più con chi usciva, non ora che l'unico ragazzo a cui riuscivo a pensare era Michele.

Scossi il capo, cercando di liberarmi di quel pensiero. Ero ad una specie di appuntamento con Bryan, non potevo continuare a pensare a Michele.

«Ehi, tutto ok?» mi chiese Bryan, notando il mio gesto.

«Si. Ho solo avuto un brivido.» Inventai.

«Hai freddo?»

Mi cinse le spalle con un braccio, traendomi a sè. Sentii il battito del mio cuore accelerare a quel contatto, e mi ritrovai a desiderare di stringermi di più a lui, ma allo stesso tempo sentivo l'istinto di allontanarmi. Non capivo che mi stava succedendo. Come potevo provare delle sensazioni così intense e allo stesso tempo così inconciliabili? Era come se nella mia mente ci fosse un'altra persona, con desideri diametralmente opposti ai miei, al punto che non riuscivo nemmeno a capire quali fossero realmente miei e quali i suoi. Oddio, ma che andavo a pensare? Forse stavo decisamente diventando schizofrenica. Prima le strane visioni, ora questo. Ne ero sempre più convinta, stavo impazzendo. Ero il ritratto di ciò che la società avrebbe definito come 'matta'. Avrei dovuto contattare uno psicologo, e poi probabilmente farmi rinchiudere in un centro di salute mentale. Ma perchè io? Perchè mi stava succedendo tutto questo? Fino a poco tempo fa ero una semplice ragazza come tante, e ora improvvisamente stavo impazzendo... perchè?

«Evelyn?» mi chiamò lui, notando che non gli rispondevo.

«Scusami, ero sovrappensiero, sto bene così, non preoccuparti.»

Bryan continuava a fissarmi, poco convinto. Sicuramente stava pensando che ero strana. Dovevo riprendermi, non era il momento per perdermi in brutti pensieri.

«Dai, andiamo a ballare! Non saremo venuti qui solo per mangiare, no?»

Lo trascinai per un braccio verso il centro della sala dove qualcuno aveva già cominciato a lasciarsi andare, complici anche i diversi cocktail disponibili sui tavoli. Lui rise e mi seguì.

Stavamo ancora ballando quando, un paio d'ore dopo, Bryan mi baciò. Fu un gesto improvviso, che mi colse completamente alla sprovvista, ma, superata l'iniziale sorpresa, ricambiai il bacio, travolta da emozioni nuove ed estremamente intense. Non ero quel tipo di ragazza, eppure con un semplice bacio Bryan stava riuscendo a infiammarmi di desiderio, sapevo che era sbagliato, eppure gli sarei saltata addosso lì davanti a tutti. Ma che mi stava succedendo? Perchè qualunque sensazione Bryan mi facesse provare era sempre alla massima intensità? Senza contare che anche stavolta, per quanto quel bacio mi stesse piacendo, continuavo a pensare agli avvertimenti di Michele, continuavo a chiedermi se stessi facendo la cosa giusta, se non avessi dovuto voltarmi e scappare via da lui. Probabilmente ero solo condizionata dai sentimenti che provavo per Michele, al punto che non volevo pensare che lui si sbagliasse; ma i fatti mi stavano dimostrando il contrario, Bryan non mi aveva fatto nulla di male, anzi, sembrava una gran brava persona. Dovevo smetterla di pensare a Michele, così accantonai quei brutti pensieri, e appena quel bacio finì, sorrisi a Bryan e ricominciammo a ballare.

Alla fine della canzone eravamo entrambi accaldati, così decidemmo di uscire a prendere un po' d'aria.

«Sai, ti ho proposto di uscire perchè volevo chiederti una cosa...» cominciò lui.

Lo guardai interrogativa, aspettando che continuasse, ma non lo fece. Aveva lo sguardo fisso davanti a sè mentre tamburellava con un piede sull'erba del giardino.

«Dimmi tutto. Non ti mangio, promesso!» scherzai, notando il suo nervosismo.

«Scusa, è che sono un po' nervoso. So che è presto e che ci conosciamo poco, però per quel poco che ti conosco mi piaci parecchio, e mi piacerebbe provare a conoscerti meglio, provare a vedere se tra noi due può funzionare, insomma. Tu che dici?»

Sgranai gli occhi, una proposta simile non me l'aspettavo proprio. In effetti aveva ragione, era presto, stava decisamente correndo troppo! Però in fin dei conti Bryan era un bravo ragazzo, insieme a lui stavo bene, riusciva a farmi provare sensazioni così intense... e come baciava! Le sensazioni che mi aveva suscitato mi facevano sentire una ninfomane, ma probabilmente era dovuto al fatto che non ci conoscevamo abbastanza da provare dei veri e propri sentimenti, di conseguenza le mie reazioni al suo bacio erano esclusivamente fisiche, sicuramente con il tempo le cose sarebbero cambiate. Dopotutto Bryan non mi stava chiedendo di sposarlo, si trattava solo di provarci, e di vedere se poteva funzionare.

«Beh, hai ragione, è presto e ci conosciamo poco, non posso ancora dire di provare dei veri sentimenti nei tuoi confronti, però si, penso che potremmo provarci, e vedere come andrà.» dissi, con un sorriso.

Ancora non lo volevo ammettere, ma avrei presto capito che nonostante cercassi di accampare tutta una serie di motivazioni più o meno valide al perchè avevo deciso di accettare la proposta improvvisa di Bryan, nonostante ogni buon senso mi suggerisse che sarebbe stato meglio aspettare, il vero motivo era soltanto uno: avevo un disperato bisogno di dimenticare Michele, e non avevo idea di da che parte cominciare. Così speravo che la mia 'storia' con Bryan potesse allontanare Michele almeno dalla mia mente, se non dal mio cuore.

Bryan mi strinse a sé e mi baciò nuovamente. Tra le sue braccia, mentre ci scambiavamo il nostro primo vero bacio, mi sentivo in estasi, ero libera, felice, come se nulla avrebbe mai potuto turbare quella serenità finché io fossi stata insieme a lui. Il che era strano, visto che in fin dei conti sapevo così poco di lui. Senza contare che continuavo a dubitare di lui senza motivo, qualcosa dentro di me continuava a spingermi ad allontanarmi da lui, ma ero decisa ad ignorarla, qualunque cosa fosse. Volevo solo essere felice, e non avrei permesso nemmeno a me stessa di rovinare tutto.

Ci stavamo ancora baciando quando Nick, uno dei compagni di classe di Jason, uscì dalla casa con passo malfermo, evidentemente aveva bevuto parecchio.

«Ciao piccioncini! Ti fai la ex di Jason stasera, eh amico?»

Nick tentò di battere una mano sulla spalla di Bryan, ma la mancò, e barcollò ulteriormente, rischiando di finire faccia a terra. Probabilmente mi sarei offesa per le sue parole, ma era talmente distrutto dall'alcool che mi fece solamente una gran pena.

«Piantala Nick.» rispose brusco Bryan.

«Ok, allora io vado. Ciao ragazzi!» continuò Nick incamminandosi verso la sua auto.

«Aspetta! Dove stai andando in queste condizioni?» disse Bryan, fermandolo con una mano.

«Vado a casa a dormire. Sono stanco.»

«Tu in queste condizioni non guidi. Vieni ti accompagno io, passerai domani a prendere la macchina.» poi si voltò verso di me. «Scusami Evelyn, riesci a tornare a casa da sola? La strada la sai, no? Saranno massimo dieci minuti a piedi. Scusami, ma non posso lasciarlo andare a casa da solo. Mi farò perdonare, promesso.»

Cosa? Dovevo tornare da sola? Fissai i tacchi che avevo ai piedi. Saranno anche stati soli dieci minuti di camminata, ma avrebbe anche potuto caricare in macchina anche me e lasciarmi a casa mentre riaccompagnava Nick, no? Sospirai e annuii, più per buona educazione che per altro. In fondo non volevo creargli problemi, o sembrare pigra e insensibile, ci eravamo appena messi insieme, ci tenevo che avesse una buona impressione di me. Dopotutto che era una scarpinata di soli dieci minuti? Cosa sarebbe mai potuto succedermi in una cittadina in cui l'evento più eclatante era un gattino rimasto bloccato su un albero la settimana prima?

«Va bene, dai. Non c'è problema. Ci vediamo lunedí a scuola.»

Mi salutò con un rapido bacio, poi salì in macchina ed io mi incamminai.

'Cosa sarebbe mai potuto succedere?' avevo pensato. Le ultime parole famose.

Stavo camminando già da cinque minuti, ero quasi a metà strada quando vidi pararsi davanti a me cinque mostri uguali a quello che mi aveva aggredito alla festa di Ashley.

Il terrore prese subito possesso di me, paralizzandomi sul posto mentre un brivido mi percorreva la spina dorsale. Avevo bevuto, ma non abbastanza da avere le allucinazioni. E se davvero erano come il mostro che mi aveva aggredito, non ci tenevo a permettere loro di avvicinarsi per verificare se fossero reali o meno. Eppure non riuscivo a muovermi.

«Eva.» chiamarono all'unisono.

«Vi sbagliate! Io non sono Eva! Il mio nome è Evelyn!»

«Sciocca!» ringhió uno di loro.

«Uccidere. Eva.» continuò un altro.

Cosa? Uccidere? Perché volevano uccidermi? Che avevo fatto di male? E perché continuavano a chiamarmi Eva?

Non ebbi il tempo di trovare una risposta a quelle domande, perché scattarono tutti contro di me. Una scarica di adrenalina mi riscosse dal terrore mentre mi voltavo e cominciavo a correre, pur sapendo che non sarei mai riuscita ad allontanarmi abbastanza velocemente.

«Allontanatevi subito da lei e tornatevene all'inferno da cui siete venuti, o preparatevi ad affrontare l'ira divina!» tuonò una voce possente alle mie spalle.

Un odore familiare mi solleticò le narici. Piume sospese nel vento. Michele. Mi voltai ma non vidi nessuno, i mostri però si erano fermati, mi fissavano con odio, ma non si muovevano. Non capivo che stava succedendo, avevo immaginato quelle parole e quel profumo? Allora perché i mostri si erano fermati? E perché io me ne stavo lì imbambolata?

«Uccidere. Eva.»

Ecco. Appunto.

I mostri si lanciarono di nuovo contro di me, ma prima di avere il tempo di voltarmi e riprendere a scappare, una luce accecante si sprigionò tra me e loro, costringendomi a coprirmi gli occhi con un braccio. Li sentii chiaramente gridare dal dolore, ma uno di essi riuscii a raggiungermi e a graffiarmi il braccio prima di sparire avvolto dalla luce. Urlai, più per la paura che per il dolore.

Poi fu il silenzio. Sul marciapiede davanti a me notai cinque mucchietti di fuliggine, per il resto non era rimasta traccia di ciò che era appena accaduto davanti ai miei occhi. Fissai il braccio ferito, tre tagli verticali, fortunatamente non troppo profondi, testimoniavano che ciò che era successo non era frutto della mia immaginazione. Se non altro non ero pazza, anche se sarebbe stato meglio non raccontarlo in giro. Poi notai una piuma bianca, per terra a un paio di metri da me. La raccolsi.

Era calda e soffice, e profumava di... Michele.


 

CANTUCCIO AUTRICE:

Rieccomi con un nuovo capitolo!

Un capitolo in cui succede veramente di tutto. Mentre scrivevo la parte con Bryan mi sono tornate in mente le parole della mia prof di storia delle medie: "ragazza mia, hai tante idee, ma molto ben confuse." Povera Evelyn, ci sta seriamente perdendo la testa davanti a tutto quello che le sta capitando!

A proposito di questo, che ne pensate della sua scelta di mettersi con Bryan dopo così poco tempo? 

In ogni caso, Evelyn è stata attaccata di nuovo, e questa volta non ne è uscita illesa, inoltre ha trovato quella piuma che ha subito associato a Michele... che succederà adesso? Si accettano scommesse! :D :D

Ok, scherzi a parte, appuntamento al prossimo capitolo! Spero di riuscire a mantenere il ritmo e non farvi aspettare troppo :)

A presto, besos.

Wingy.

 
   
 
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