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Autore: 365feelings    14/01/2017    0 recensioni
Raccolta di missing moments, slice of life e headcanons post BoO, spoiler di Tho - starring: Leo Valdez, il Coach, Chuck.
Il tradimento giunge sempre da chi meno te lo aspetti e in questo caso da Lacey. Piccola, insospettabile, bugiarda Lacey.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Jason/Piper, Piper McLean
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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prompt: Piper/Jason: #1-le sue compagne di stanza avevano messo il vischio ovunque, nella speranza che facesse pace con Jason. La situazione iniziava ad essere imbarazzante. (12 Days of Christmas)
note: continuo a non sapere bene cosa ho scritto



Il tradimento giunge sempre da chi meno te lo aspetti e in questo caso da Lacey. Piccola, insospettabile, bugiarda Lacey. 
Avrebbe dovuto capire che non c'era nessuna riunione straordinaria dei capo cabina («Come, te ne sei dimenticata?! Per tutte le colombe di Afrodite, sbrigati! Pensa se hanno già iniziato, che figura!») ma solo una trappola tesa dalle sue stesse sorelle. In fondo è lei il capo cabina della cabina 10, è lei che sa quando si tengono gli incontri e non le è mai capitato di scordarsene uno. Eppure ci è cascata.
E anche Jason, dall'altro lato del tavolo, non è stato più sveglio di lei. Ha! Il grande Jason Grace raggirato da dei greci. Si complimenterebbe con chiunque gli ha fatto credere ci fosse una riunione, se non si trovasse anche lei bloccata lì.
Chiusa a chiave in una stanza con il figlio di Giove per chissà quanto tempo. Il sogno proibito di molte e molti, senza dubbio. Fino a qualche giorno prima avrebbe fatto i salti di gioia per un po' di intimità con il suo fidanzato – vivere nella stessa casa non è così divertente se la casa è di tuo padre e ci vive anche il Coach. Ora però non vede l'ora che torni Chirone.
Perché quel centauro non c'è mai nei momenti opportuni? E perché la stanza delle riunioni è stata riempita di vischio? Dei, com'è imbarazzante.
Una piccola, piccolissima parte di sé è toccata all'idea che Lacey e le altre siano preoccupate per lei, per la sua relazione e la sua felicità tanto da arrivare a quello. All'87% però è seccata, veramente molto seccata e al 10% è irritata dal mutismo di Jason. (C'è anche un 2% che in origine era un 200% di sensi colpi e tristezza ma che ha soffocato a suon di gelati e che conta di sopprimere del tutto.)
Davvero il figlio di Giove non ha nulla da dire? Ma forse, considera, è meglio che rimanga in silenzio se non ha intenzione di scusarsi. Perché di sicuro non sarà lei a chiedere scusa per prima. È Jason ad aver iniziato, è Jason ad averli portati lì e sarà Jason a farli uscire. È così facile per lui parlare di doveri e responsabilità, di ciò che un buon romano (ok, non ha mai usato il termine "buon romano", ma è piuttosto sicura che almeno una volta lo abbia pensato) farebbe. Quando però si tratta di mettere in pratica la lezione dov'è?
Lo guarda di sottecchi: braccia incrociate al petto ed espressione insondabile. Le verrebbe da urlare. Da mettergli le mani tra i capelli e spettinarglieli. Da stroppicciarigli la maglietta. (Da baciarlo fino a quando i polmoni non scoppiano.)
Jason intercetta il suo sguardo e il primo istinto di Piper è voltare il capo, interrompere il contatto visivo. Invece resta ferma e sostiene il blu elettrico del semidio. O ci prova. Non è facile.
Inevitabilmente ripensa al litigio. Non ricorda nemmeno più com'è iniziato, qualcosa di stupido legato al fatto che Jason si fosse portato i libro da studiare al Campo nonostante fosse Natale forse, ma ricorda fin troppo bene le parole che sono volate dopo.
Cose che nessuno dei due voleva dire, ma che hanno detto.
Stringe i pugni. Non piangere, si intima, Non qui, non ora.
Si chiede con stizza come il ragazzo riesca a mantenere così il controllo di sé, essere così impassibile mentre lei è sull'orlo del baratro. (Ma Piper sa che Jason ha tutto tranne che il controllo, che in realtà sta andando in pezzi, lo sa bene e questa consapevolezza la uccide.)
Torna di nuovo a litigio ed è così facile, non ha fatto che riviverlo nelle ultime notti insonni. Torna a Jason che si scusa. Per essere così noioso, per essere una tale delusione – ma lei non lo pensa, non lo ha mai pensato. Per non essere il Jason della Foschia – ma lei non vuole quel Jason. Torna a tutte le volte che avrebbe potuto fermare e risolvere quel litigio e non lo ha fatto, barricandosi dietro ai suoi sentimenti feriti.
È colpevole. È colpevole almeno quanto lui se non di più. È colpevole di non avergli preso il volto tra le mani, di non averlo guardato negli occhi e non avergli detto cosa pensa. Che è una persona meravigliosa. Che è così orgogliosa di lui. Che vuole lui e non un ricordo fasullo. Che ama lui. E che si scusa se ha fatto qualcosa che lo ha spinto a pensare tutte quelle cose di se stesso.
Alla fine cede, alla fine distoglie lo sguardo. Gli occhi pizzicano sempre di più e le unghie hanno lasciato un solco sulla pelle.
Dall'altro lato del tavolo Jason sussulta appena e sussurra il suo nome.
«Piper» ripete a voce più alta ed è una supplica la sua, una preghiera, un richiesta fatta in ginocchio.
Piper torna a cercare il suo sguardo. L'espressione seccata e offesa che aveva quando ha sentito la chiave girare nella serratura si è sciolta già da un po'. Non è mai stata brava a tenere le cose dentro, le emozioni sono fatte per essere vissute e mostrate: il suo volto è lo specchio di ciò prova e ciò che prova non è rabbia nei confronti del ragazzo.
Gli occhi di Jason sono un cielo in tempesta, la prima crepa di una perfezione e di un controllo solo apparenti. Dietro c'è il caos, c'è un mondo di insicurezze – «Mi vogliono nella squadra. Ma aspetta. Aspetta! Non so giocare, non sono quello che credono e se dovessi deluderli?», «Non credo sia una buona idea andare a Nuova Roma. Non adesso almeno. Me – me ne sono andato. Non credo mi vogliano rivedere», «E se dovessi finire come mia madre? Se fosse, non lo so, una questione genetica?»
Il tavolo all'improvviso è di troppo e sono entrambi a pensarlo. Mentre Jason si alza per aggirarlo, Piper scatta in avanti e a metà strada si trovano. Una mano del ragazzo è sulla sua guancia, l'altra è sul suo fianco e la tiene ben stretta – dei, quanto le è mancato quel contatto.
«Scusa scusa scus–» mormora lui, fronte contro fronte, ma Piper lo interrompe posandogli leggera le mani sulle labbra sottili.
«Non» inizia, cercando di controllare senza successo il tono della voce, che esce tremula e spezzata «Non dirlo. N – Non ti azzardare mai più a chiedere scusa. E – E a dire le cose che hai detto. Mai più. Mai» continua e ormai sta piangendo «Non ti azzardare, hai capito?» ripete e Jason annuisce «Bene. Ti amo».
Poi tira su con il naso in modo molto poco femminile e con il palmo di una mano si asciuga gli occhi, quindi bacia il suo fidanzato, avvertendolo sciogliersi contro di sé e sulla sua bocca.
Gli occhiali sono d'intralcio e finiscono da qualche altra parte, probabilmente a terra, mentre le mani della semidea corrono tra i capelli del ragazzo e poi si aggrappano alle sue spalle.
Jason la bacia allo stesso tempo con disperazione e sollievo e a Piper serve una pausa per riprendere fiato, ma non vuole interrompere quel momento, non vuole allontanarsi.
Alla fine devono comunque separarsi perché la porta si apre e Mitchell si precipita all'interno.
«Presto, dovete andare! Chirone sta tornando!» li avverte con urgenza. Poi alza entrambi i pollici e aggiunge: «Sono felice che abbiate risolto».
La figlia di Afrodite sorride, il figlio di Giove è visibilmente a disagio.
Dal corridoio proviene la voce (più che altro un ordine) di Nico: «Muovetevi».
Jason e Piper non se lo fanno ripetere un'altra volta.
   
 
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