Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Yellow Canadair    15/01/2017    1 recensioni
Sulla piazza era sceso il silenzio, e il sangue che scorreva sul sagrato sembrava avere la stessa voce di un fiume in piena, anche se la scia era lenta e scura.
Fu in quel momento che si fece largo tra la folla un uomo. Uno che non ci avresti scommesso due lire, che zoppicava pure e che chissà per quale ferita non era riuscito a infilarsi nemmeno una delle maniche della giacca.
Quello non era solo un disgraziato appena dimesso: era un agente del CP che aveva parecchia rabbia da smaltire.

Chi l’ha detto che il CP9 è sconfitto? Aspettate poi che metta le mani addosso a Spandam, e vedremo chi ha davvero perso, a Enies Lobby.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cipher Pool 9, Jabura, Kaku, Kalifa, Rob Lucci
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dal CP9 al CP0 - storie da agenti segreti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Per rinfrescarsi la memoria: qui le Mini-Avventure del CP9 ("Missioni extra-curriculari del CP9"). 

 

 

Una partita interrotta

 

Tutti gli ex agenti del CP9 erano sul piazzale dell’ospedale, all’aperto sotto un bel sole primaverile, proprio davanti a quella porta di vetro che sei giorni prima avevano varcato allo stremo delle forze, quando avevano pregato il primario Charlotte Gelatine di prendersi cura di Rob Lucci.

Il vento fresco spingeva in alto le nuvole bianche filacciose e veloci, e faceva ondeggiare la giacca che Lucci aveva sulle spalle, i capelli sciolti di Califa e Kumadori; portava l’odore dell’erba appena tagliata nel giardino sul retro della clinica.

« Questo te lo portiamo noi » disse Kaku prendendo dalle mani dell’amico il trolley con i suoi effetti personali.

Il dottor Fitto-Fitto si era attardato sul piazzale dell’ospedale a salutare il ragazzo, assieme alle ruggenti infermiere e persino il silenziosissimo anestesista dalle lenti squadrate si era fermato a guardare quella partenza.

« Non essere triste, Jodie. » ammonì dolcissima Charlotte Gelatine, anche lei presente. « Vieni, torniamo dentro… c’è ancora tanto bisogno di primario e paramedico, per oggi. Signor Lucci, i miei saluti. Si ristabilisca. » poi si girò minacciosa verso Kaku e Jabura e sussurrò alle loro spalle: « Non fategli. Fare. Sforzi. »

I due scattarono sull’attenti, con i peli della schiena rizzati per la strizza. Quella donna sembrava dolce e dimessa...! E ripetiamo: non si tratta di due uomini qualunque, ma di due agenti segreti... immagini il lettore quanto il primario di San Popula doveva essere spaventoso!

Charlotte Gelatine prese per mano Jodie e insieme tornarono verso l’interno dell’ospedale.

« Bene, giovanotto, arrivederci… ma magari in centro, non qui! » discorse allegro il dottor Fitto tendendo la destra a Rob.

« La ringrazio » rispose a tono l’uomo stringendo la mano che l’aveva salvato.

« Yoyoi! S’intoni il peana! Ridano gli uccelli, e l’erba di velluto, e gli angeli del cielo! » proclamò Kumadori improvvisando un ballo sul posto, osservato dall’anestesista con gli occhiali quadrati che passava di lì e si era fermato con i colleghi a salutare.

« Chapapa! » gli andò dietro Fukuro ballando anche lui.

E salutati i medici, si avviarono verso il centro di San Popula: dovevano attraversare tutto il quartiere storico, per arrivare a casa.

Hattori arrivò volando e si posò sulla testa di Rob Lucci. Nel becco stringeva un foglietto di carta piegato in due, che depositò tubando tra le mani dell’uomo.

Lucci aprì il foglietto.

Finalmente mi hanno riparato il trespolo!” scritto in una nuvoletta che usciva dal becco di un colombo bianco con la cravatta disegnato sulla destra.

I suoi colleghi allungarono il collo per leggere, e Fukuro fu il più veloce, ripetendo agli altri la frase.

Rob Lucci non sembrava prendersela per quell’attacco alla sua privacy: vezzeggiava il suo colombo e ignorava gli altri agenti che parlavano tra di loro, rimanendo indietro mentre lui camminava sotto il sole tiepido del mattino.

« Che idea carina! » si complimentò Kaku con Califa. « La frase, e far consegnare il bigliettino ad Hattori! » era una trovata che li sollevava dall’imbarazzo di dire apertamente a Lucci “Che bello rivederti in piedi” o cose simili.

« Questa è una molestia sessuale. » replicò lei. « Io non ho scritto assolutamente nulla. » asserì.

« Ma… se non sei stata tu, allora… » obiettò Kaku.

Guardò verso Kumadori. « In famiglia, solo la mia povera madre riusciva a trovare soluzioni così toccanti! » pianse lui, discolpandosi.

Fukuro scosse la testa. Blueno si strinse nelle spalle.

« Non crederete che sia stato io?! » anche Jabura era fuori discussione.

In testa al gruppo, Rob Lucci concesse al suo adorato Hattori un sorriso e una carezza sul capino.

 

~

 

« Dov’è la chiave? »

« Ce l’ha Califa »

« Questa è molestia sessuale! »

« E allora apri la porta, che ci facciamo sul ballatoio? »

I cardini ben oliati da Kaku girarono e la porta si aprì davanti a Rob Lucci.

Lui rimase saldo sull’uscio a osservare l’interno.

« Yoyoi! Non t’illuda l’aspetto rustico, le doti da carpentiere di Kaku sono state eccezionali e la casa è efficiente in ogni suo aspetto! »

« Stai fermo! Mi fai cadere dalle scale! » latrò Jabura all’attore più talentuoso dell’intero CP.

In casa era tutto come l'avevano lasciato quella mattina prima di andare all'ospedale a prendere Lucci: il divano di Blueno era già rifatto, e sul tavolino basso del salotto c'erano in bell'ordine i suoi vestiti; sul tavolo della cucina c'era la tazza di Jabura che aveva fatto colazione per ultimo, nel lavello c'erano tre tazze piene d'acqua che aspettavano di essere lavate e qualche piatto pulito sul colapiatti si asciugava al sole che entrava dalla finestra; sul fornello spento c'era la caffettiera con il caffè avanzato; la porta della stanza di Califa, accanto al frigo, era chiusa, mentre le camere dei ragazzi erano state lasciate aperte e, guardandoci dentro, sembravano aver appena attraversato un trasloco.

« Ieri sera abbiamo provato una nuova disposizione » disse Kaku facendogli strada. Non aggiunse "...per far posto anche a te", ma era evidente.

« Ti abbiamo lasciato il baldacchino della camera » disse il carpentiere. « Però Califa dorme nella tua stanza, sul lettino singolo. »

Rob Lucci si voltò verso la collega aspettandosi un commento, ma lei stava versandosi in una tazza il caffè rimasto dalla colazione.

« E questo è il modulo con cui ti impegni in maniera formale a non molestare sessualmente Califa. » gli porse un foglio.

Ecco perché Califa non parlava: non ne aveva bisogno.

« Ci abbiamo messo due giorni per convincerla a dividere la stanza, quindi non fare lo stronzo e firma. » lo aggredì Jabura. Era nervoso perché ora che Lucci avrebbe dormito nel baldacchino che era di Califa, e dopo che lei aveva preso il letto di Fukuro dalla sua stanza, lui adesso si ritrovava a dover dividere, nel migliore dei casi, il materasso con il collega! E tutto perché quel gattaccio “non poteva dormire sul tappeto del salotto subito dopo dimesso”, come aveva detto quel rompicoglioni di Kaku.

« Perchè tutto questo disturbo? » chiese gelido Lucci appoggiando la dichiarazione sul tavolo.

« Ne abbiamo già parlato » sospirò Kaku « Non potevamo lasciarti morire lì. »

« Non si tratta di questo » avversò Rob Lucci « San Popula è ancora troppo vicina a Enies Lobby. Verranno a cercarci. »

Il discorso fu interrotto da un insistente bussare alla porta.

Rob Lucci assottigliò gli occhi, posò una mano sullo schienale di una delle sedie. Puntava l’ingresso. Fosse stato trasformato almeno a metà, avrebbe avuto le orecchie tutte tirate all’indietro e avrebbe frustato l’aria con la coda.

« Cosa c’è, sei nervoso? » scoppiò a ridere Jabura. « È solo la padrona di casa. Vuole conoscerti. Ieri ha detto che sarebbe passata prima di pranzo… cioè ora. »

Blueno intanto era andato ad aprire.

« Chapapa! In realtà la prima volta che la padrona ha bussato, per portarci il materasso in più, Jabura ha fatto un salto fino al soffitto dallo spavento! »

« Ti sbatto a dormire con la testa nel cesso, disgraziato! » sbottò Jabura.

« Oh no, cosa succede? Chi ti ha fatto arrabbiare? » disse al lupo la voce carezzevole della padrona di casa. Era ormai noto a tutti che Jabura fosse il suo favorito. Kaku sperava solo che questo non creasse dei problemi con Lucci.

« Buongiorno! » le sorrise di rimando l’ex agente. « Solo… solo delle quisquilie tra buoni coinquilini » rispose, ma di nascosto lanciò un’occhiataccia a Fukuro del genere: “Ti uccido dopo”.

« Meno male, meno male » si tranquillizzò la padrona di casa sedendosi sul divano. « Ebbene » disse sistemandosi le lenti sul naso « Dov’è il nuovo giovanotto? Come sta? »

« È lui » lo presentò Kaku prendendo a tradimento Rob Lucci per un braccio e sospingendolo verso la signora.

Rob Lucci fissò quella donna alta sì e no sessanta centimetri mentre si faceva venire la cervicale per guardarlo in volto. Non gli passò neanche per l’anticamera del cervello di chinarsi per aiutarla nell’impresa.

La signora però non si aspettava nessun ausilio: scese lesta dal divano, prese una sedia della cucina e la piazzò davanti a Rob Lucci; poi prese la cassetta della frutta che Kaku aveva messo vicino alla stufa per i bisogni di Hattori (ma che Hattori non aveva mai usato), la rovesciò, la mise sulla sedia e infine si arrampicò sulla sua costruzione.

Nonostante sedia e cassetta, anche così arrivava solo al petto dell’uomo, ma era meglio che fissargli le rotule.

« Ecco, finalmente » disse infine come se niente fosse stato. « I tuoi fratelli mi hanno tanto parlato di te. Oh, ma tu non sei affatto il tipico poveretto appena uscito dall’ospedale! » ridacchiò contenta. « Siete tutti belli robusti, in questa casa. La vostra mamma vi ha cresciuti proprio bene! » sorrise in direzione -manco a dirlo- di Jabura.

« Purtroppo non posso restare molto, vi ho portato una cosa… »

Frugò nella borsetta e tirò fuori una decina di biglietti colorati che posò sul tavolo della cucina.

Kumadori ne prese uno e lo osservò mentre la padrona spiegava: « Li hanno dati in omaggio i membri dei club di bungee jumping di San Faldo a me e alle mie amiche! Sono dei buoni per il bowling di San Popula! »

Si avviò verso la porta.

« Ma a noi non piacciono molto questi passatempi sedentari. Però ho pensato che voi, appena arrivati e con un amico convalescente, potevate aver bisogno di svagarvi un po’! »

 

~

 

Jabura si leccò le labbra e ghignò. Oh, se gli piaceva umiliare Rob Lucci! Accarezzò la sua pesante palla, sentendone il peso sul palmo. Le dette un’ultima lucidata mentre con sguardo da predatore fissava i nove birilli in piedi sul fondo della pista.

« Non è che più è pulita la palla, meno fai pena tu come giocatore » osservò Rob Lucci, seduto su una poltroncina dietro di lui.

« Pensa per te » rispose Jabura, godendo del punteggio che aveva accumulato nell’ultima ora. « Che sei penultimo. Chi è sul podio, eh? »

Fukuro sbirciò sul foglio dove Kaku scriveva i punti. « Chapapa, sul podio c’è soprattutto Califa! Ha il doppio dei tuoi punti! »

« La fortuna della principiante »

« Questa è una molestia sessuale » osservò Califa bevendo un drink, tranquillamente seduta accanto a Lucci. In realtà si stava ricordando di quando era suo padre Lusky a portarla a giocare a bowling da bambina, e tornare in pista la rilassava molto.

« Quante storie, ho solo detto che sei fortunata! E solo perché il proprietario non ti ha sbattuta fuori, prima! Altrimenti sarei stato in vantaggio io! »

Uno dei precedenti tiri di Califa era stato così potente che la palla aveva sfondato la parete retrostante ai birilli, facendo quasi prendere fuoco al locale. Ad emergenza rientrata, però, ci si era resi conto che la ragazza aveva totalizzato, nonostante i danni, un altro strike.

Blueno deteneva il terzo posto, Kumadori il quarto, Hattori il quinto, Kaku il sesto, Rob Lucci il settimo, e in ultimo veniva Fukuro.

Non sembrava che Rob Lucci se la prendesse molto, per tale risultato. Da quando era stato dimesso era silenzioso, ma pareva giocare volentieri con i suoi colleghi.

« E adesso silenzio, mezze seghe, fatemi concentrare! » disse Jabura.

Stava per tirare, quando entrarono trafelati due uomini e chiamarono i custodi del bowling.

Blueno alzò la testa, li notò e attirò l’attenzione di Rob Lucci: aveva captato la parola “Marina”.

Intanto Jabura aveva effettuato il suo tiro.

« Scrivi, Kaku! “Strike”! Un tiro eccezionale! » si girò verso il divanetto che avevano occupato i suoi amici, ma li trovò che stavano raccogliendo le loro cose e Kaku e Fukuro si stavano già avviando all’uscita.

« Ehi! Dove state andando?! »

« Le vacanze sono finite » asserì Rob Lucci con un sorriso spietato.

 

Nell’industrioso e ordinato porto di San Popula era stata ormeggiata una nave variopinta, che stonava con tutte le altre vele bianche dei barconi commerciali che facevano da spola tra San Faldo e Water Seven.

I cittadini, incuriositi, si erano avvicinati: era gente che aveva una certa confidenza con il porto e con chi se ne serviva, veniva naturale a tutti andare incontro ai viaggiatori.

Attirati dalla musica e dalle caramelle che piovevano dai ponti, anche molti bambini si erano avvicinati e avevano trascinato i genitori fin sul molo dov’era attraccata, ma subito ne erano scesi degli individui rozzi e violenti che come prima cosa avevano scaricato le pistole sulla prima fila di persone che era capitata loro a tiro.

La folla aveva cominciato a correre verso l’interno del paese, e i pirati avevano cominciato la loro avanzata: i negozi avevano calato in fretta le saracinesche, le donne avevano chiuso le gelosie, il panico si era diffuso per le strade tra urla e spari.

 

I pirati incalzavano, ridendo del terrore che seminavano, e avanzarono fino alla piazza del porto di San Popula trascinando per i capelli due bambini come ostaggi.

Il capitano stava gongolante proprio dove, pochi giorni prima, Jabura aveva saltato nel cerchio di fuoco.

« Siamo i pirati Candy! » si presentò pomposamente. « E vi conviene fare come diciamo noi, se ci tenete ai vostri mocciosi. »

Nessuno osava muoversi.

Gli stivali dei pirati erano sporchi del sangue della gente trucidata sul molo.

Uno dei pirati depose il corpo di una bambina sul bordo della fontana che stava al centro della piazza.

« Vogliamo cento volte il suo peso in oro »

Era sceso il silenzio, e il sangue della donna che scorreva sul sagrato sembrava avere la stessa voce di un fiume in piena, anche se la scia era lenta e scura.

E fu in quel momento che si fece largo tra la folla un uomo. Uno che non gli avresti dato due lire, che zoppicava pure e che chissà per quale ferita non era riuscito a infilarsi nemmeno le maniche della giacca.

Quello che gli disse il pirata non se lo ricorda nessuno, perché rispetto al calcio che si beccò le parole erano di poco conto.

Quello non era solo un disgraziato appena dimesso: era anche un agente del CP9 che aveva parecchia rabbia da smaltire.

« E tu saresti un pirata? » lo apostrofò Rob Lucci « Non farmi ridere. »

 

La folla si scisse al passaggio di quei simpatici attori che tanto li avevano fatti divertire nei giorni scorsi. Non impugnavano armi, eppure dopo pochi metri erano più sporchi di sangue dei pirati stessi. Avanzarono fino alla chiesetta dove i predoni del mare tenevano gli ostaggi: mancava ormai solo quello sparuto gruppo, all’appello per il becchino.

« Sembra che la vacanza a San Popula sia finita » osservò Kaku facendosi schioccare le nocche.

« Il lavoro continua a chiamare, sembra » disse Califa.

« Yoyoi! Non potevamo abituarci a uno stile di vita così privo di emozioni! »

Fukuro si scucì la bocca: « In realtà Jabura si stava abituando benissimo. C’era la cassiera del bar vicino alla chiesa vecchia che… »

« La vuoi piantare di spiattellare gli affari miei? » gridò Jabura.

Blueno schiantò a terra un uomo che aveva tentato di affrontarlo frontalmente. « Non litigate » muggì. « Abbiamo un debito nei confronti di San Popula »

Gli agenti ghignarono in direzione della chiesa, dalle cui porte spalancate sul sagrato si sarebbero sentiti ancora per poco i canti osceni dei pirati.

 

 

 

Dietro le quinte...

 

Rob Lucci era seduto sul divano, fogli in mano e concentrato sulla lettura. 

L'autrice era sul divano accanto, con le mani fredde e gli occhi calamitati su quelli di Rob Lucci che scorrevano rapidi le righe dello stampato dell'ultimo capitolo. Kaku osservava la ragazza, e poi scrutava il collega; lo conosceva abbastanza per sapere benissimo che stava solo "giocando" a modo suo con l'autrice, mandandola nel panico e facendole modificare un sacco di volte le proprie parti, nonostante quella poveretta in realtà non si fosse inventata proprio niente in quel caso, avesse solo rimesso in ordine i loro racconti. Ma Lucci era un perfezionista con un ego smisurato, e pareva che l'autrice non gli stesse neanche chissà quanto simpatica. 

« E piantala di fare la primadonna! » sbottò Jabura, che si era rotto le scatole e voleva andarsene. Aveva guardato dalla finestra e aveva notato che nel campetto sotto al palazzo giocavano a calcetto i Pirati di Barbabianca contro lo staff del bar difronte, e non voleva perdersi anche il secondo tempo. « L'hai riletto tremila volte, lasciaglielo pubblicare. »

L'autrice lo guardò con le lacrime agli occhi: adesso sì che Lucci non le avrebbe mai e poi mai dato il permesso.

Il leader del CP9 (anzi, bisognerebbe scrivere "0", ormai) fulminò truce il rivale e poi decise di ignorarlo. Si rivolse all'autrice: « Non hai tagliato la scena del bigliettino di Hattori. »

« Nossignore. » confermò lei. Era accaduta? Sì. L'aveva infiocchettata? Ovviamente. Erano bugie? Certo che no. 

« E il suo risultato a bowling? »

« Ho le prove materiali: Fukuro mi ha passato lo stampato della classifica. A lui l'ha mandato il gestore del bowling si San Popula, lo teneva ancora in archivio. » si difese la cronista. 

Lucci considerò le risposte e poi disse: « Va bene. Pubblica. »

Fu fatto.

Yellow Canadair

 

 

Ps.

La partita tra Pirati di Barbabianca e staff del bar finì 3-4, Jabura arbitrò il finale del secondo tempo perché l'arbitro ufficiale fu colpito per errore da una mazza chiodata lanciata dal terzino della squadra del bar.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Yellow Canadair