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Autore: Marianna 73    19/01/2017    21 recensioni
Scelte che uniscono, trascinano, separano e ricongiungono. Scelte che condizionano un'esistenza ma che spesso poco possono contro l'amore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
Benché impazziscano saranno sani di mente,
Benché sprofondino in mare ritorneranno a galla
Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;
E la morte non avrà più dominio.”

“La morte non avrà più dominio" – Dylan Thomas



La mano di Oscar, bianchissima ed eterea, le lunghe dita protese verso le sue, così vicine da percepirne il calore, il palpito lieve di un sospiro sereno a dividerle dalla sua mano, le dita a guisa di culla pronte ad accoglierle e stringerle forte e custodirle… vicine, vicinissime, ancora un respiro soltanto e si troveranno, ne è certo e si stringeranno forte, per non perdersi nella nebbia spessa ed insidiosa che pian piano ha preso ad avvolgerle.
Le vede tendersi ancora, ed invano provare a sfuggire alla bruma, e brancolare ormai quasi avvolte di grigio, disperate, per trovare le sue anch’esse scolorite e sfuggenti, poi un singhiozzo desolato a sottolineare la fine di ogni speranza, e nient’altro che nebbia e nebbia e nebbia…
Si sveglia di soprassalto, André, i rumori sconosciuti di quella locanda a due passi dal porto, a riportarlo impietosi alla realtà, così sinistramente simile al grigio di quel sogno che ha appena abbandonato.
Una realtà che si concretizzerà tra poche ore, quando la nave leverà le ancore e prenderà il mare, in rotta verso il nuovo mondo. Richiude un attimo gli occhi, e si impone di governare il respiro per non lasciare che la disperazione abbia il sopravvento: dovrà abituarsi a convivere con il grigio che ormai colora la sua anima e uccide il suo cuore.
Una vita senza Oscar, una vita senza amore. Una vita senza vita…
 
**** *** ****
 
“Devi stringere, Marie, quel tanto che basta per tenermi ferma la spalla. Ma il polso e la mano devono essere liberi, o non riuscirò a reggere le briglie ed a governare il cavallo… Proviamo di nuovo, ti prego” la voce di Oscar risuona chiara, sotto le alte volte affrescate, solo lievemente percorsa dall’ansia  che ogni istante di più le contrae lo stomaco in una morsa dolorosa.
Il tempo che le rimane è  davvero poco e non può permettersi di perderne ulteriormente rifacendo il viaggio in carrozza. Deve per forza cavalcare, se vuole avere una speranza di arrivare in tempo.
Prende un piccolo respiro prima di tornare a parlare, provando a trasmettere una sicurezza che non è certa di possedere alla donnina in preda ai singhiozzi che ha davanti “Andrà tutto bene, ne sono sicura, ma devi aiutarmi…” ne cerca lo sguardo acquoso e raccoglie la guancia umida in una carezza “Ti prego, nonna…”sussurra, “Non posso farcela senza di te…”   Non sa se per il tono di supplica dolente con cui hanno risuonato le sue parole, o per quell’appellativo -nonna- che da anni non usava ma Marie si riscuote e gonfia il petto risoluta “Ci riuscirò, bambina, questa volta” le sente dire mentre le dita segnate dagli anni e dal timore che le fa vibrare si riappropriano dei lembi ormai sfatti del bendaggio “E Che Dio mi perdoni, se ti assecondo in questa follia….Non dovrei farlo lo so, ma non potrei mai perdonarmi, se non lo facessi…”
Un piccolo sorriso muove le labbra di Oscar mentre sente la stoffa serrarsi forte sulla sua pelle ma il sollievo svanisce non appena gli occhi si posano sull’orologio che, impietoso, continua a ticchettare dalla mensola del camino. Attende che l’ultimo nodo sia ben stretto, poi mentre l’anziana governante la aiuta a rivestirsi le indica con lo sguardo le tre lettere sigillate che ha lasciato sullo scrittoio. “Ho un ultimo favore da chiederti” dice racchiudendo nelle sue le mani di Marie che, malgrado il tremito, stanno provando a chiudere i bottoni del giustacuore. “Devi far giungere a destinazione queste tre lettere…non ho tempo di farlo personalmente ma sono di vitale importanza, soprattutto quella destinata a mia madre…” Solo a lei infatti ha rivelato dove è diretta e solo a lei ha parlato della generosa proposta che le ha fatto Dominique, durante quella loro lunga chiacchierata di fronte al sole morente, qualche pomeriggio prima: ospitare l’intera famiglia Jarjayes nella sua tenuta in Virginia, qualora la situazione politica della Francia fosse degenerata al punto da far temere per la loro sicurezza personale. “Devi recarti a Versailles e consegnargliela di persona. E…” la voce le si incrina, suo malgrado e si arrochisce di un singhiozzo a stento trattenuto “E devi dirle che le voglio bene, che gliene ho sempre voluto tanto e che…”non le riesce di continuare, ma sa che Marie ha compreso, lo percepisce dalla sua carezza, che, lieve come una piuma sale a disciplinare un ricciolo sfuggente dietro l’orecchio.  “Glielo dirò, bambina, non temere… “ sussurra, mentre fa un passo indietro.” ma ora và… Vai a prenderti la vita che hai scelto.”
Un ultimo sguardo ad abbracciare ogni cosa, mentre quelle parole la percorrono, e invadono ogni fibra del suo essere.
Un ultimo respiro a salutare tutto ciò che è stata, il cuore già lontano, a respirare l’aria salata di un porto e quella sconosciuta di un mondo nuovo.
Le palpebre scendono a velare gli occhi per raccogliere le forze e farsi pervadere da un’unica certezza: giungerà in tempo. Non baderà a nulla, né al freddo, né alla stanchezza, né alla sofferenza.
Nulla la distoglierà dal proposito di raggiungere quella nave ed André…perché la sua vita, senza Andrè non avrebbe più senso. Sarebbe una vita senza vita.
**** *** ****
 
Lo scricchiolio delle assi consumate della tolda. Lo stridio dei gabbiani, in tuffo continuo alla ricerca dei rifiuti lanciati fuori bordo dai marinai. Il fruscio del vento, lievissimo, tra le cime allentate. L’odore inconfondibile, salmastro e putrido insieme che immagina, impregna ogni porto del mondo…
Si concentra con determinazione su ciascuno di quei particolari mentre percorre il ponte, diretto a poppa, lo sguardo già perduto all’orizzonte, deciso a non guardare un solo attimo in più quella terra amatissima ed odiata dove sta lasciando la parte migliore di sé. Cerca il fragore dei flutti oltre le barriere del porto, bianchissimi di spuma e indomabili, nel loro moto incessante, quelli che tra poco lo condurranno lontano. Cerca la loro forza, per sostituirla alla sua, per resistere alla tentazione di disattendere alla volontà di Oscar e scendere da quella nave come una furia e cercarla ovunque, e abbracciarla così stretta da non perderla mai più, fino alla fine del tempo.
Deve stringere forte i pugni sotto al mantello per dominarsi, le orecchie assordate dal rumore feroce del sangue che si tramuta nel suono di un galoppare furioso così nitido da mozzargli il respiro…” Oscar!”
Si rende conto di aver trattenuto per un soffio la voce, tanto è stato potente il sentire di lei che lo ha percorso, quasi fosse vicina, quasi lo avesse chiamato, invocato. Lo sente ancora quel battere furioso di zoccoli e di cuore che tutto sovrasta, che gli nasconde anche la voce di Dominique, giunto accanto a lui.
Si riscuote al suo tocco e prova ad abbozzare un sorriso scorgendone lo sguardo preoccupato. “Vi sentite bene, André?”. È difficile dissimulare la confusione di quel momento, non saprebbe spiegare ciò che ha percepito se non attribuendolo allo sfogo di un dolore troppo grande da sopportare o raccontare. “Sì,“ risponde dopo un respiro profondo. “Sto bene, non preoccupatevi. Io volevo solo stare…” un singhiozzo ricacciato nella gola, per la bugia e per la  disperata consapevolezza che il momento del distacco è arrivato e non vi sarà ritorno “volevo solo rimanere un istante da solo con i miei pensieri. ” L’altro sospira sollevato e abbozza anch'egli un sorriso “Ero venuto per chiedervi di raggiungerci a prua, i ragazzi vi vorrebbero con noi, quando leveranno le ancore. Ma se preferite rimanere da solo...” Un altro sforzo, immenso, per resistere alla tentazione di negarsi, per annientarsi fino in fondo nella sua disperazione, poi l’affetto per quei giovani cuori che sono tutto ciò che gli resta ha la meglio. “No, vi raggiungo volentieri, davvero, ” risponde avviandosi verso Etienne e Jules “Andiamo…”
 
**** *** ****
 
Non deve chiudere gli occhi. Non deve cedere. Anche se la sofferenza è cresciuta a tal punto da divenire uno stato mentale, cupo e opprimente, che sta minando le sue ultime forze.
Non sente più il braccio, e la spalla irradia ovunque stilettate di fuoco, così devastanti da farle desiderare nient’altro che oblio, quale che sia l’evento a portarglielo. Non manca molto, lo ha compreso da un po’nel mutarsi dell’aria divenuta più  dolce e nel paesaggio dove i cespugli di ginestra hanno preso il posto di alberi e rovi. Ma lo scemare della  coscienza è ad un passo, lo avverte disperata nelle palpebre divenute di colpo pesanti, nelle dita che si rifiutano di continuare a stringere le briglie, nella schiena che cede e le impedisce di mantenersi ritta… il buio già permea il suo sguardo ed ogni rumore si sta spegnendo nel silenzio ovattato dell’incoscienza quando, nitidissimo, un frangersi di onde possenti irrompe nelle sue orecchie, accompagnato dal verso stridulo di molti gabbiani e da una voce incorporea che il suo cuore avverte, potente come un tuono. Una voce che la chiama, disperata, ed a cui vuole rispondere, con tutta sé stessa. “André!”.
La mano si stringe convulsa sul cuoio ed il cuore torna a battere, indomito come quella risacca che l’ha richiamata. “Aspettami, André…” sussurra, mentre sprona il cavallo, “Aspettami…”
 
**** *** ****
 
Gli ultimi istanti, velocissimi ed eterni.
Le manovre dell’equipaggio che si predispone a prendere il mare: la catena che solleva l’ancora dal fondale cigola piano mentre due marinai azionano l’argano per salparla; altri si stanno adoperando intorno alle vele, e altri ancora sono impegnati a rimuovere la passerella che ha permesso di accedere alla nave.
André assiste ad ogni cosa ancora pervaso dalla strana sensazione che quel grido muto risuonato nella sua anima pochi istanti prima gli ha lasciato: uno strano moto del cuore, un allerta di sensi che non riesce a spiegarsi…risponde in modo meccanico alle domande dei ragazzi, lo sguardo inchiodato alla banchina del porto, oltre il capannello di gente accorsa a salutare i parenti i  partenza, alle vie ai margini della rena che gli appaiono sfumate nei contorni, quasi avvolte dalla foschia, come le loro mani, le sue e quelle di Oscar, in quel sogno che lo ha visitato sul limitare del mattino.
Il respiro accelera improvviso, un attimo prima che qualcosa, che è insieme brunito e ansante e dorato, sbuchi da quella via lontana e, in uno sgroppare di froge e zoccoli, fenda deciso la folla.
Il cuore gli si ferma  mentre il suo sguardo si sposta dai riccioli biondi che guizzano fuori dal grigio del mantello al braccio levato del capitano che ordina al timoniere di iniziare le manovre.
Scatta fulmineo, istinto puro,  verso i marinai che stanno per sganciare la passerella, seguito da Dominique che ha estratto qualcosa dalla tasca, e grida “Aspettate! C’è ancora un passeggero che deve imbarcarsi, ho qui il suo biglietto. Fermate le manovre!”
Corre d’impeto verso il parapetto di legno, la voce tesa oltre ogni limite per sovrastare tutti gli altri rumori.“Oscar!!!!”
 
**** *** ****
 
Gli ultimi istanti interminabili e fugaci.
Le ultime forze, da raccogliere per domandare la strada più veloce per raggiungere il porto, poi il profumo salato del mare a guidarla.
Lo stringersi delle vie, in lieve declivio e, sempre più vicino, sopra il battere degli zoccoli sul selciato, il canto amico della risacca ed il cuore che riprende forza a quel suono.
Poi, improvviso, nella finestra buia di una viuzza maleodorante, il blu cobalto del mare fuso con l’azzurro del cielo.
La sagoma di un grande veliero, sempre più definita e le lettere arabescate, chiarissime sul legno scurito dalla salsedine “Christabel"
La voce che torna impetuosa insieme alla vita che torna a scorrere veloce quando intravede, lanciato in una corsa disperata sul ponte della nave, un uomo alto e bruno e sente il suo nome, portato dal vento.
C’è forza, ora nel suo braccio che guida sicuro il cavallo e nella sua voce, quando risponde al suo appello “André!!!!”


La passerella non è  nemmeno fissata quando si precipita verso di lei incurante delle proteste preoccupate dei marinai. Protende le braccia per accoglierla, che già la vede abbandonare le briglie.
Ancora un passo, uno soltanto… poi i suoi riccioli biondi profumati di nebbia come in quel giorno lontano, ed il suo corpo stremato stretto tra le sue braccia.
Qualche istante per sentirsi, semplicemente, respirare, per ascoltare i propri battiti fondersi con quello dell’altro.
Ogni cosa, che non sia la consapevolezza dei loro corpi nuovamente intrecciati l’uno nell’altro, che perde consistenza, si annulla.
Poi la voce di Oscar, tremula di stanchezza ma limpida come cristallo “Ho scelto, Andrè”. 

FINE

Siamo arrivati in fondo amiche. SCELTE termina qui.
Li lascio abbracciati, davanti alla loro nuova vita…perché, da sognatrice quale sono, spero ancora che siano le nostre scelte a determinare il nostro percorso, non solamente il destino.
Dedico questa storia a tutte voi, che mi avete seguita con affetto, con un  ringraziamento particolare a Madame Anna (che so di aver fatto molto soffrire) per avermi fatto conoscere i versi che ho citato all’inizio del capitolo, e un pensiero, altrettanto affettuoso, per l’amica con cui ho iniziato questo viaggio, che mi manca tanto.
Un abbraccio a tutte.
Monica
   
 
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