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Autore: Irca    23/01/2017    2 recensioni
Si svegliò annaspando, quando un fulmine squarciò la notte stellata. Si guardò intorno per capire in che luogo si trovava, ma lo accolse solo il buio. Quell'improvviso bisogno di respirare lo costrinse a sistemarsi meglio nella sua posizione e notò che si trovava su qualcosa di morbido. Forse un letto. Chiuse gli occhi, inutili in quel momento, per affidarsi ai rumori che riusciva a percepire. Il rumore del mare, un suono di un violino ovattato e un respiro calmo e rilassato che gli fece accelerare i battiti del cuore.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’urlo della ragazza aveva attirato la ciurma sul ponte della nave. Come previsto. Fortunatamente non erano in molti, avrebbe potuto affrontarli anche con quelle ferite. La sua testa era di un’altra opinione, ma cercò di ignorare le vertigini che ogni tanto gli offuscavano la vista. Cercò di mostrarsi sicuro e stabile davanti a quella strana ciurma che si stava riunendo intorno a loro. Continuò a guardare la ragazza che gli era di fronte. La vide impallidire sempre di più, mentre le mani le scivolavano dal petto al ventre. Sembrava così fragile..di certo non una famigerata pirata che viaggiava per i sette mari uccidendo chiunque si parasse sulla sua strada. In realtà nessuno di loro lo sembrava, anche se li vedeva solo con la coda dell’occhio. Forse si era fatto trarre in inganno da quell’aspetto così amichevole cadendo nella loro trappola.
Ma probabilmente non erano neanche così pericolosi dato che non ricordava le loro facce sui volantini dei ricercati.
-Stai scherzando vero?- sentì ancora la flebile voce della ragazza davanti a lui.
Non appena gli altri si furono avvicinati abbastanza per vedere l’intera scena si scatenò il caos. Vide dietro la ragazza, un ragazzino con il nasone che tremava spaventato e vicino a lui un piccolo animaletto dal naso blu che non riusciva a trattenere le lacrime. Uno strano scheletro -probabilmente la stanchezza gli stava facendo un brutto scherzo- fece cadere la tazzina che teneva in mano che si frantumò sul legno. Un uomo con un’armatura di ferro guardò sconvolto la spada puntata alla gola della ragazza. Sentiva altri rumori provenienti dall’interno della nave, ma per ora non sembrava niente di allarmante. La goccia di sangue sulla lama della spada cadde a terra e Zoro barcollò per una fitta allo stomaco più acuta delle altre. La spada tentennò nella sua mano e si spostò dalla gola per graffiare il braccio sinistro della ragazza. La vide riprendersi dallo spavento ed allontanarsi subito tenendo una mano sulla ferita. Scorse un disegno sulla sua spalla. Un disegno azzurro che gli ricordava qualcosa.
-Che cavolo fai Marimo??- Un ragazzo biondo sbucò dalla porta in fondo e lo guardò in modo animalesco. –Che diavolo ti è preso?- continuò avvicinandosi minaccioso. Intravide un’altra donna arrivare correndo e mettere un braccio, protettiva, sulle spalle della rossa.
-Stai lontano oppure ti faccio a fette!- puntò la spada ancora leggermente insanguinata verso il ragazzo biondo. Lo vide fermarsi a poca distanza ed accendersi una sigaretta, lanciando uno sguardo preoccupato alla ragazza ferita. Era così importante per loro? La guardò ancora. Si era seduta a terra, tremante e con lo sguardo perso nel vuoto. L’altra donna e la renna le parlavano, ma non sembrava che lei li sentisse. La mano abbandonata sulle gambe. Intravide ancora quel disegno sulla spalla che gli ricordava qualcosa, ma non poteva distrarsi mentre gli altri sembravano riprendersi dai loro stati confusionali.
-Non è affatto divertente fratello..- il gigante di metallo si grattò la nuca mentre lo guardava. Lo scheletro teneva strettamente in meno il suo bastone, anche se non sembrava che volesse attaccarlo sul serio. Il nasone se ne stava tremante a terra, mentre il biondo lo guardava furibondo. Lui si che sembrava che volesse attaccarlo. Anzi ucciderlo. Stava distruggendo la sigaretta che aveva tra le labbra con i denti. Non lo spaventava, niente affatto. Non aveva neanche un’arma con lui e le sue spade non lo avrebbero deluso. Slegò la bandana dal suo bicipite e se la legò in testa, sopra le fasciature. Poi sfoderò anche le altre spade. Era pronto a combattere.
-Ragaaaaaaazzi che fate?- si voltò in tempo per vedere un ragazzo che, da chissà dove, stava precipitando verso di loro. Verso di lui in realtà. Provò a spostarsi, ma una fitta alla gamba lo costrinse a poggiare il ginocchio a terra. Chiuse gli occhi pronto a ricevere il colpo. E così fu. Con un tonfo il ragazzo volante atterrò sulla sua schiena e lo buttò completamente a terra.
Sentì le forze venirgli meno, mentre in lontananza sentiva la risata del ragazzo e le voci preoccupate del resto della ciurma. Se non si fosse rialzato subito sarebbe stata la sua fine. Lo avrebbero ucciso sicuramente. Il biondo ne aveva tutta l’intenzione. Posò i palmi a terra e fece leva sulle braccia per alzarsi. Sentì il ragazzo ridere ancora.
-Oh scusami Zoro- disse sorridendo mentre cercava un modo di rialzarsi. Perché lo chiamava per nome con tanta familiarità?
-Rufy tienilo fermo a terra- gli parlò la donna mora che aveva soccorso l’altra. Era la prima volta che incrociavano gli sguardi e vide nei suoi occhi scuri un oceano di freddezza.
-Agli ordini mia regina!- gli rispose invece il ragazzo, portando una mano in testa a reggersi il cappello e sorridendo come un cretino. Lo sentì sistemarsi meglio sulla sua schiena per eseguire l’ordine che gli era stato dato. Che fosse la donna il capitano? Zoro non aveva più le forze per provare ad alzarsi di nuovo.
-Che volete da me?- disse invece per prendere tempo e escogitare una via di fuga.
-Che?- fu la semplice risposta del ragazzo che lo bloccava. Lo vide con la coda dell’occhio mettersi un dito nel naso e inclinare leggermente la testa.
-Ho detto..-questa volta il suo fu un ringhio basso che gli saliva direttamente dal petto. Li avrebbe fatti tutti a pezzi se avesse potuto -…che diavolo volete da me?-
Nessuna risposta. La mora si alzò dal fianco della ragazza e si abbassò per guardarlo negli occhi.
-Zoro ti ricordi di me?- il ragazzo non rispose, domandandosi invece come lei sapesse il suo nome.
-Ti ricordi di lui?- indicò il ragazzo sopra la sua schiena, ma anche qui non ricevette risposta.
-Ti ricordi di lei?- questa volta direzionò la mano verso la ragazza che era ancora a terra. Si guardarono per un momento e i battiti dello spadaccino aumentarono di nuovo. Quindi era davvero così pericolosa. Era il suo corpo che cercava di metterlo in allerta. Oppure no?
-Quindi neanche di nessuno di loro- si alzò indicando il resto della ciurma. Di nuovo solo il silenzio.
-Dottore..-questa volta si girò verso la renna -..credo si tratti di un grave caso di amnesia-
-Amnesia? Si mangia?- nessuno sembrava voler rispondere alla domanda idiota del ragazzo sopra lo spadaccino. Rufy, così lo aveva chiamato la donna, se ne stava tranquillamente a gambe incrociate sopra il corpo inerme di Zoro e continuava a fissare gli altri con un’espressione di dubbia intelligenza.
-Ehi allora? Mi spiegate?- riprovò di nuovo il ragazzo con il cappello di paglia e questa volta fu la renna a rispondergli.
-Amnesia è una condizione medica che causa un disturbo della memoria…in pratica ha perso i ricordi- aggiunse poi in risposta all’espressione del ragazzo che non dava segno di aver capito.
Zoro cercò di concentrarsi su quello che aveva appena sentito. Possibile che avesse davvero perso la memoria? L’ultima cosa che si ricordava era che il giorno prima era andato a bere per festeggiare la cattura di un pirata noto per la sua abitudine di rapire bambini. Effettivamente la teoria dell’amnesia avrebbe anche spiegato il motivo per cui i suoi riflessi erano aumentati o perchè il suo corpo continuava ad agitarsi in presenza della ragazza dai capelli rossi.
-Che cosa??? Chopper curalo dai! Che dobbiamo fare?- Zoro percepì il ragazzo muoversi scompostamente sopra la sua schiena e sentì un profondo dolore quando lo colpi alla testa con un calcio. Le vertigini cominciarono di nuovo, sempre più intense, quando un rivolo di sangue gli coprì un occhio. Tutto quello che riusciva a distinguere ormai era il rosso.
Rosso come il sangue.
Rosso come i capelli della ragazza.
Poi il nulla.
   
 
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