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Autore: LysL    28/01/2017    3 recensioni
Una raccolta di otto piccole storie che vedono come protagonista Yuri Plisetsky mentre impara che "casa" non è solo un luogo, ma anche affetto e, perché no, a volte anche persone.
(La nota What if? si riferisce al fatto che il contesto diverge dal finale canonico, poiché la storia è stata ideata prima della fine della serie.)
*
{Storia partecipante al contest "Christmas Game – Puzzle Time" proposto e curato da Fanwriter.it ♥}
#1. Casa
#2. Promesse
#3. Tutta colpa del jet-lag (forse)
#4. Nanna
#5. Nuovo
#6. Troppo saké
#7. Hobbies
#8. Legami
#9. [Bonus!] A distanza
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Yuri Plisetsky
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Contest natalizio



Immagine di SpigaRose

Hobbies
 
[Prompt: Canticchiare]
 
 
In un primo momento, quando aprì gli occhi, a Yuri parve di essere ancora ad Hasetsu; poi si accorse del peso sullo stomaco e dell’insistente miagolio che giungeva alle orecchie e si passò la mano destra sul viso, nascondendo un sorriso nel palmo, mentre affondava le dita della sinistra nella palla di pelo bianco che gli si era accoccolata sulla pancia durante il sonno. Noski smise subito di miagolare e prese a fare le fusa, contento che il suo padrone si fosse accorto di lui.
Era tornato a Mosca proprio quella mattina, per passare la vigilia e il Natale con suo nonno, dopo essere stato quasi due settimane a San Pietroburgo ed aver ripreso gli allenamenti, ma spesso il suo cervello gli giocava degli scherzi e si svegliava con la sensazione di essere rimasto in Giappone. Il che la diceva lunga sul suo continuo ed imperterrito criticare quella mezza vacanza, anche se ormai non ci credeva più nemmeno lui. Suo nonno non se l’era bevuta neanche un secondo, a dirla tutta, e neanche Mila e Georgij.
Forse, si disse Yuri grattando piano dietro le orecchie di Noski, forse stava diventando prevedibile.
Sentiva i muscoli bruciare ancora, dopo tutto l’allenamento che gli aveva fatto fare Lilia, in previsione di quegli altri due giorni di riposo. Si alzò a sedere sul letto, scostando con un piede le coperte che gli si erano attorcigliate alle caviglie e prendendo in braccio Noski, per evitare che si infastidisse e se ne andasse come al solito. Il gatto gli posò una zampetta scura sul collo, gli occhi che luccicavano alla luce fievole dei lampioni per strada, ma non fece movimenti bruschi ed aspettò che Yuri si sistemasse seduto sul letto, per poi accomodarsi tra le sue gambe incrociate. Miagolò piano, mordicchiandogli un dito prima che lui ricominciasse a grattargli la testa.
Yuri sapeva che suo nonno era in cucina a preparare la cena di quella sera; inizialmente Yuri aveva voluto aiutarlo, ma il nonno gli aveva intimato di togliersi dai piedi perché non aveva intenzione di fargli sprecare i suoi giorni di vacanza a cucinare. Così Yuri era andato nella sua stanza e, tra le cuffie nelle orecchie e la sensazione calda di Noski al suo fianco, aveva preso sonno facilmente. Sentiva ancora il rumore di pentole e dell’acqua corrente e non si azzardò ad alzarsi.
Si sporse un po’ per prendere il proprio portatile abbandonato sul comodino, con tutta l’intenzione di guardare un film nell’attesa, quando si accorse che il suo cellulare lampeggiava di una luce azzurra. Senza lasciar andare il computer, allungò l’altra mano ad afferrare il telefono. Se fosse stata una qualunque altra cosa l’avrebbe ignorata, ma l’azzurro era il colore che aveva scelto per Otabek, quindi sapeva benissimo cosa volesse significare quel led.
Ed infatti, proprio mentre lo schermo del portatile si illuminava, avviandosi, lui stava aprendo la chat.
Come sempre, Otabek non si era sprecato in troppe parole, ma aveva inviato un semplice Skype? Quasi due ore prima. Yuri si sentì un po’ in colpa per averlo ignorato (non di proposito, ma non cambiava la situazione) e controllò velocemente l’orario. Erano le quattro di pomeriggio passate, il che significava che ad Almaty, dove si trovava Otabek, dovevano essere le sette passate.
Una parte di lui voleva solo scusarsi ed assicurare ad Otabek che si sarebbero visti qualche altro giorno, un’altra più egoista, voleva vedere Otabek in quel momento. E Yuri volle essere egoista.
Adesso è possibile? Digitò in risposta e attese che le due piccole spunte diventassero blu. Non ci misero molto.
Se vuoi. Gli aveva risposto Otabek e Yuri alzò gli occhi al cielo. Certo che voleva, altrimenti non gliel’avrebbe chiesto. Otabek si faceva sempre troppi problemi.
Certo. Scrisse quindi, aprendo il programma sul computer, dove il nome di Otabek Altin compariva affiancato ad una piccola icona verde. Ci cliccò sopra, avviando la videochiamata.
Il video partì sgranato, e per un attimo tutto quello che Yuri riuscì a vedere fu una macchia bianca e grigia su sfondo nero, macchia che poi scoprì essere il maglione di Otabek. La prima immagine che ebbe di lui fu la sua faccia, impassibile come sempre, ma che mostrava un po’ di fastidio, svelato dalle sopracciglia aggrottate e gli occhi assottigliati più del solito.
Guardava lo schermo come se gli avesse fatto un qualche torto, mentre le mani lavoravano febbrili sulla tastiera, fuori dal campo visivo di Yuri. Solo dopo qualche secondo alzò lo sguardo e la linea tra le sue sopracciglia si distese, mentre le sue labbra si curvavano leggermente verso l’alto.
«Ehi.» Esordì Otabek. La sua voce suonava un po’ metallica attraverso gli altoparlanti, ma ormai Yuri aveva imparato a riconoscere il suo tono e il suo accento.
A Yuri venne spontaneo imitare quel sorriso. «Ciao.»
Otabek era seduto anche lui sul letto, e aveva un piede incagliato sotto la coscia e l’altra gamba penzoloni fuori dall’inquadratura. Non sembrava scocciato, ma Yuri non ci avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco.
«Scusa?» Provò, rabbuiandosi quando Otabek inclinò la testa di lato inarcando un sopracciglio. Yuri lesse la sua domanda come se gliel’avesse espressa a voce. Davvero?
«Mi sono addormentato!» Iniziò a spiegare. «Lilia mi ha massacrato in questi giorni, sono stanco!»
«Ti credo.» La voce di Otabek seguì la sua, e Yuri avrebbe scommesso che fosse divertito da quella sua reazione.
Adesso che lo vedeva meglio, dato che il maggiore aveva avuto la buona idea di accendere l’abat-jour sul comodino, Yuri notò che i suoi capelli erano visibilmente più lunghi e che alcune ciocche cominciavano a coprire la rasatura, anche se Otabek li teneva ancora spostati all’indietro, mostrando la fronte alta. Poi gli occhi di Otabek vennero catturati da qualcosa che si trovava in basso, e Yuri seguì il suo sguardo nello schermo; Noski si era alzato dalla sua posizione accovacciata su di lui e stava studiando Otabek con gli occhi spalancati e le pupille dilatate. Yuri allungò una mano per dargli una carezza tra le orecchie tese, e il gatto arruffò il pelo; non era la prima volta che faceva una videochiamata con Otabek, ma Noski aveva sempre preferito stare lontano da quello strano soggetto che parlava e si muoveva, ma che non riusciva a toccare.
Yuri alzò lo sguardo sullo schermo, stupito di trovare Otabek con l’ombra di un sorrisetto sul volto. Noski miagolò, sfuggendo alla sua presa e andando a sedersi sulla tastiera del computer, per osservare da vicino la fonte di quel suono. Si girò a fissare Yuri, mentre con la zampa sfiorava l’immagine un po’ pixelata di Otabek.
Yuri si sentiva combattuto; da un lato voleva parlare a Noski, spiegargli chi fosse Otabek, dall’altro non sapeva davvero quanto sarebbe potuto sembrare ridicolo agli occhi dell’altro, così si limitò a parlare col diretto interessato.
«Ti presento Noski!» Esordì, portando di nuovo l’indice ed il medio sulla testa del gatto e grattando piano. Noski, sebbene ancora interessato allo schermo, prese a fare delle fusa basse e quasi impercettibili.
«Ha deciso di farsi vedere?» Commentò invece Otabek. Aveva alzato un angolo della bocca in un sorrisetto ironico, e Yuri non sapeva se prenderlo come un buon segno o meno, visto che Otabek aveva più o meno un’espressione e mezza.
Si sporse per avere una visuale migliore oltre la testa di Noski. «Sì. Solitamente scappa via non appena accendo il computer, e quando vede qualcosa che si muove e parla come un essere umano si spaventa. Però con Mila non succede più, credo che si abitui alla voce, ad un certo punto. Forse si è abituato anche alla tua.»
Come per enfatizzare quella sua affermazione, Noski miagolò piano, come faceva quando era rilassato e Yuri dovette stringere le labbra per evitare di sorridere apertamente al suo gatto. Cosa che sarebbe stata strana, soprattutto davanti ad Otabek. Non perché non si fidasse di lui, o perché temeva che l’avrebbe giudicato, quanto perché il suo rapporto con Noski era stato sempre una cosa privata e non se la sentiva di condividerla con qualcun altro che non fosse suo nonno. Non ancora, per lo meno.
«La mia voce, dici?» Gli chiese Otabek, il quale aveva smesso di scrutare Noski per concentrarsi di nuovo sul viso di Yuri che era riuscito a tornare nell’inquadratura. «E’ un bell’esemplare.» disse e i suoi lineamenti si sciolsero in un’espressione tranquilla.
«Puoi scommetterci! Persiano colourpoint, di razza purissima.» Yuri mise su un ghigno sghembo, senza nascondere nemmeno un po’ quando fosse orgoglioso del proprio animale domestico. Non poteva farci niente, purtroppo, se quella palla di pelo gli aveva rapito e sciolto il cuore sin dalla prima volta che l’aveva tenuto in braccio quattro anni addietro a casa della donna da cui l’avevano preso. Alcune volte lo faceva impazzire, come quando si ostinava a non farsi coccolare o quando gli metteva il muso dopo il bagno, ma Yuri non si sarebbe mai stancato di lui.
Otabek fece di nuovo il sorriso obliquo di qualche secondo prima, muovendosi sul proprio letto alla ricerca di una posizione più comoda.
Poi Yuri fece per parlare, con l’intenzione di chiedergli quali fossero i suoi piani per il giorno di Natale, l’indomani, ma fu interrotto da un suono che non aveva mai sentito.
Si propagò dalle casse del computer e gli ci volle un po’ per riconoscere il timbro di Otabek dietro quella vibrazione lenta e cangiante.
Fissò l’immagine dell’amico, che aveva nuovamente spostato la propria attenzione su Noski, anche se, notò, i suoi occhi continuavano a tornare su di lui, in attesa di una reazione, supponeva.
Yuri scosse la testa, per togliersi di dosso la sensazione d’essere stato appena messo a parte di una cosa privata. Quel pensiero gli fece colorare le guance, perché non si sarebbe mai aspettato che Otabek cantasse e soprattutto che non fosse per niente male; la reazione non tardò ad arrivare.
Prendendo Noski da sotto la pancia, in modo che non rubasse tutta la webcam, rimase per qualche secondo a guardare la linea stretta delle labbra di Otabek, ancora stupito. «Beka…?» chiese a bassa voce. Non sapeva bene perché avesse sussurrato, ma c’era qualcosa in quel motivo canticchiato a labbra chiuse che gli impediva di parlare normalmente, come se farlo avrebbe rovinato tutto. Probabilmente era così.
Otabek si schiarì la voce e il suono si interruppe; Yuri maledisse la sua boccaccia che non riusciva a rimanere in silenzio.
«Forse hai ragione, Yuri, si è davvero abituato alla mia voce.» Distolse un’ultima volta lo sguardo da Noski, che ancora lo osservava incuriosito.
Sebbene si fosse ripromesso di non enfatizzare troppo quello che era appena successo, quando gli occhi di Otabek intercettarono i suoi, Yuri non riuscì più a trattenersi. «Non mi avevi detto che sai cantare!» esclamò, facendo anche spaventare Noski, che scattò via da lui con un miagolio offeso. Yuri assottigliò lo sguardo, ma non si alzò a riprenderlo, aveva altro a cui pensare al momento.
Otabek si appoggiò alla testiera del suo letto, portandosi il computer sulle gambe e scrollò le spalle. «Non è importante e poi non sono molto bravo.»
«Ma ti piace!». Insistette e Otabek annuì piano, così continuò. «Io te l’ho detto che mi piace cucinare, e non è vero che non sei bravo.»
L’altro incrociò le braccia al petto e lo guardò. «Mh?» borbottò dopo alcuni secondi e Yuri percepì una sfumatura diversa nella sua voce; Otabek era sempre stato molto sicuro di sé, quando parlava, in quel momento invece gli sembrò incerto. Non avrebbe potuto giurarci, perché l’immagine era troppo sgranata, ma gli parve che anche le guance di Otabek si fossero arrossate. Gli sorrise. «Sì!»
«Allora grazie, Yuri.» Si rilassò all’indietro, senza però perdere la postura un po’ rigida obbligata dalla posizione seduta.
«Qualche volta devi cantarmi qualcosa!» Gli propose, senza pensarci, e sentì la propria faccia farsi più calda. Non riuscì a pentirsene però, perché Otabek gli rispose con aria di sfida, strappandogli un ghigno. «E tu devi cucinare qualcosa per me!»
E quella volta Yuri fu certo di non sbagliarsi quando anche il viso di Otabek cambiò sfumatura.
 
 
 
[1997 parole]
 
 
 
Note della pseudo autrice:
Buona sera/giorno a tutti!
Sono finalmente riuscita a finire anche la settima storia, ormai il contest è scaduto, ma non importa, sono contenta di essere tornata a scrivere, ed è questo che conta.
Siamo tornati a Mosca, e dovevo inserire Otabek in un altro capitolo perché il mio amore per lui brucia con la stessa intensità di mille soli perché mi piace davvero tantissimo come personaggio e mi piace il modo in cui interagisce con Yuri.
I rapporti approfonditi qui sono due: quello con Otabek e quello con Noski, perché l’affetto per un animale domestico rende tutto più gentili, quindi anche Yuri.
Anche qui ho farcito con un paio di miei headcanon, tra cui Beka che canta, perché mi piace pensare che lui sappia farlo, mentre Yuri non riesca a mettere due note una dietro l’altra senza stonarle :’)
Ma poi vogliamo parlare di questi due che si parlano ed arrossiscono? No, perché io li adoro mentre cercano di imparare “l’amicizia”.
Scusate per i deliri, come al solito, e grazie mille per aver letto, con la speranza che vorrete lasciarmi un commento :)
Un ulteriore grazie va a chiunque abbia messo la storia tra le preferite/seguite.
Voglio ringraziare singolarmente Silvar tales, che ha recensito tutti i capitoli e mi ha risollevato con le sue bellissime parole e _Lady di inchiosto_ , che oltre ad aver anche lei recensito tutti i capitoli, ricopre il ruolo di meravigliosa beta per questa storia
Alla prossima!
LysL

  
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