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Autore: __Lunatica    29/01/2017    2 recensioni
Nella vita ci sono sempre delle scelte da fare, non sempre si può scegliere la strada più semplice, ma sicuramente Ester scelse la strada più pericolosa. Ester è una ragazza come tante, ma è anche una grande amica del magico trio e di tutta la famiglia Weasley. Cosa può arrivare a fare una ragazza di appena sedici anni per tenere al sicuro le persone che ama? Cosa perderà a causa delle sue scelte? Chi le rimarrà accanto? Quali amicizie finiranno e quali inizieranno quasi per caso?
Questa storia si svolge durante il sesto anno del trio, che è anche il sesto anno di Ester e in parte seguirà gli avvenimenti della storia originale mentre alcuni dettagli saranno aggiunti o cambiati.
Genere: Fantasy, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro, personaggio, Draco, Malfoy, George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ester: Tell You the Truth'
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Nobody said it was easy,
 
                                                                                                                  No-one ever said it would be this hard


Quel sabato mattina non mi alzai presto.
Anche quando ormai il mio dormitorio era rimasto vuoto eccetto per me continuai, seppur sveglia, a rigirarmi nel letto e a impormi di non aprire gli occhi per un bel po’.
Aprire gli occhi, scendere dal letto e andare a fare colazione significava dare il via a quella giornata, alla mia ultima giornata ad Hogwarts, così continuavo imperterrita ad oziare nel letto nella mera speranza di poter rimandare tutto quello ad un tempo lontano ed indeterminato piuttosto che accettare quanto poco mancasse.
Il giorno prima avevo avvisato Malfoy che ci sarebbe stato qualcuno a controllare il castello quella sera, avevo anche detto che Silente si sarebbe allontanato ma lui sembrava deciso a portare a termine la sua missione.
Via il dente via il dolore.
Aveva detto che nel caso lo avremmo aspettato, avevo provato a dissuaderlo ma ovviamente il Furetto Supremo non ne aveva voluto sapere.
La sera avevo evitato Zabini, cosa facile dato che divideva il suo interesse tra me e Malfoy, avevo detto a Luna di non preoccuparsi dei Nargilli che, secondo lei, mi erano entrati nelle orecchie, avevo assicurato Neville che la mia poca voglia di parlare era dovuta ad una notte insonne, cosa non del tutto falsa, e non avevo avuto bisogno di allontanare Ginny dato che era intenzionata a passare la serata con Harry.
Mi ero seduta in un angolo della sala, con un libro in mano, anche se non avevo intenzione di leggerlo davvero, e mi ero messa ad osservare le persone che mi circondavano nella Sala Comune.
Loro che passavano la serata a scherzare, amoreggiare e studiare ignari di quello che sarebbe successo molto presto.
Li invidiavo davvero, una parte di me avrebbe dato tutto pur di essere al loro posto, ma un’altra parte di me continuava ad essere fiera e decisa della scelta che avevo fatto ormai quasi un anno prima.
Se non io chi lo avrebbe fatto?
Nessuno.
Fu con quella poca forza che mi restava che decisi di aprire piano un occhio, poi l’altro e poi stiracchiarmi lentamente nel letto prima di alzarmi e iniziare a prepararmi.
Quando fui pronta e vestita, con abiti babbani, non la divisa dato che non c’erano lezioni quel giorno, uscii dalla Sala Comune e decisi di scendere in Sala Grande per fare colazione.
Quando raggiunsi il tavolo di Grifondoro nessuno dei miei amici era presente così mi girai verso il tavolo dei Corvonero per vedere se almeno Luna era ancora lì, ma mancava anche lei.
Sbuffai rumorosamente, tanto che alcune ragazze del secondo, o forse terzo, anno mi guardarono curiose, prima di iniziare a fare colazione.
Dopo tre fette di torta, un maffin e una tazza di caffè decisi di aver mangiato abbastanza e mi alzai dal tavolo.
Quando arrivai fuori dalla Sala Grande mi girai confusa intorno non sapendo bene cosa fare prima di decidere di uscire dal Castello per fare una passeggiata nel Parco e sgranchirmi un po’ le gambe e cercare di liberare un po’ la mente.
Dopo poco però mi sedetti sotto un albero sulle rive del lago a prendere il sole che sembrava voler illuminare qualsiasi cosa quel giorno.
Appoggiai la testa al tronco, allungai le gambe sul soffice prato e chiusi gli occhi mentre inspiravo lentamente cercando di trattenere le lacrime che senza motivo, almeno non uno specifico, cercavano di uscire.
Quando sentii una lacrima calda bagnarmi una guancia mi sbrigai a scacciarla seccata e quasi arrabbiata. Non dovevo piangere, non dovevo esporre così le mie emozioni, non ora.
-Ester- mi sentii chiamare da una voce che conoscevo fin troppo bene e sobbalzai.
Aprii gli occhi e vidi Ginny correre verso di me e sorridermi per poi scrutarmi curiosa una volta arrivata proprio davanti a me.
-Va tutto bene?- chiese con un filo di voce, come avesse paura di essere troppo invasiva.
Le sorrisi bonaria per rassicurarla e –Certo che va tutto bene- risposi pronta –Tu che hai? Sembri sconvolta-
-Sono venuta proprio per questo, ho bisogno di parlarti di una cosa, so che si arrabbieranno, ma non possono escluderti anche da questo- disse e vidi i suoi occhi prendere vita e percepii la determinazione nella sua voce.
-Allora? Alzati dobbiamo andare- esclamò per poi pormi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
 
 
-Ora siamo al completo- disse la più piccola dei Weasley appena entrate nella Stanza Delle Necessità.
Quando mi girai intorno e vidi chi altro c’era sentii il mio cuore saltare un battito per la sorpresa.
Harry, Ron, Hermine, Neville e Luna erano seduti ognuno su una poltrona e parlottavano fittamente di qualcosa.
Quando alzarono gli occhi e mi videro ognuno ebbe una reazione diversa.
Neville mi fece un’occhiolino, Luna mi sorrise raggiante come se stesse aspettando solo me, Ron spalancò incredulo la bocca, Hermione continuava imperterrita a spostare lo sguardo tra me e Ginny ed Harry si limitò a piantarmi i suoi occhi verdi nei miei senza interrompere neanche per un secondo quel contatto.
-Ma sei impazzita?- fu il rimprovero di Ron a spezzare quel silenzio carico di tensione e nonostante il suo tono e l’occhiataccia che mi scoccò gli fui immensamente grata, non riuscivo più a sopportare lo sguardo del mio migliore amico addosso, sembrava volesse leggermi nella mente e mi metteva tremendamente in soggezione.
Il Prescelto sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri e guardò quella che finalmente era diventata la sua ragazza e –Era lei la tua amica che ci sarebbe stata utile?- le chiese con un tono che però sembrava tutto tranne che un rimprovero.
Ginny annuì energicamente prima di trascinarmi verso il gruppo.
Neville mi lanciò uno sguardo di incoraggiamento e mi fece segno di sedermi sul bracciolo della sua poltrona, io lo guardai grata del suo tacito appoggio e mi sedetti titubante.
-Non se ne parla!- l’urlo di Ron mi fece sobbalzare appena e mi girai a guardarlo torva –Non può aiutarci lei è…-
-Io sono?- gli chiesi, la mia voce uscì più gelida del previsto, e lo sfidai a finire la sua frase con lo sguardo
-Ron, datti una calmata- gli disse Hermione posandogli una mano sul braccio nello stesso momento in cui Ginny disse tra i denti un –Taci razza di idiota- che fece ridacchiare Neville e Luna
-Se la mia presenza non è gradita io me ne vado, non ho intenzione di intromettermi in faccende altrui- dissi prima di alzarmi pronta a girarmi e abbandonare velocemente quella stanza.
-No- esclamò una voce che conoscevo benissimo con vigore e mi voltai lentamente di nuovo verso il gruppo –No- disse di nuovo, questa volta abbassando notevolmente il volume della voce –Rimani, per favore-.
Harry.
Era stato lui a fermarmi e quando vidi nel suo sguardo una tacita scusa il dolore che provai al cuore fu immenso. Era come se qualcuno mi avesse appena pugnalato dritta al petto.
Annuii appena, sapevo che se avessi provato a parlare la mia voce avrebbe tremato, prima di tornare seduta dove ero pochi attimi prima.
-Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile- disse Harry rivolgendosi a Ron ed Hermione –E sappiamo benissimo che Ester può esserci molto utile- disse prima di sorridere titubante verso di me
-Sapevo che saresti rinsavito prima o poi- sospirò sollevata Ginny per poi andarsi a sedere sulle gambe del ragazzo sotto lo sguardo contrariato del fratello.
-Allora il piano è questo: vi dividerete per sorvegliare diversi punti fontamentali, Luna, Ron e Neville, voi sarete davanti alla Stanza delle Necessità, Ester, Hermione e Ginny invece voi sarete davant all’ufficio di Piton-
-Piton? Perché?- chiedo io confusa
-Harry è convinto che Piton  stia aiutando Malfoy a fare chissà cosa- mi spiega brevemente Ginny con fare annoiato come a sottolineare l’assurdità della cosa per lei
-Però ha ragione- interviene Neville –Ce lo vedete Malfoy a fare qualcosa senza un aiuto da qualcuno, chiunque esso sia?- 
-In effetti- sussurro annuendo lentamente pensando a quanto Harry, a discapito degli altri, abbia capito cosa stesse succedendo in quel castello, per una volta.
-Vi darò la mia Felix Felicis- disse Harry all’improvviso prendendoci tutti contro piede –Dovrete dividervela-
-Cosa?- esclamò Ron
-Credo sia più utile a te Harry- disse Hermione
-Io sarò con Silente, voi no, non voglio che vi capiti qualcosa, a nessuno di voi- e forse me lo immaginai soltanto, ma il suo sguardo si soffermò anche su di me.
-Va bene- acconsentì alla fine Hermione
 
 
 
Mancava un’ora al coprifuoco, avevamo mangiato di fretta e Hermione, Ginny ed io eravamo già dirette verso l’ufficio del Professore di pozioni per iniziare la guardia.
Avevo fatto giusto in tempo ad avvisarlo di quel cambio di piano poco prima di cena e lui aveva annuito appena per poi assicurarmi che avrebbe trovato un modo per liberarmi da quell’imprevisto.
Sentivo la testa pesante e un nodo allo stomaco.
Tra poco sarebbe tutto finito.
-Non capisco perché non hai voluto bere la Felix- disse forse per la centesima volta Ginny guardandomi contrariata mentre Hermione camminava davanti a noi senza prestarmi molta attenzione
-Te l’ho già spiegato Ginevra- sbuffai –Non bastava per tutti e io non ne ho bisogno-
-Bastava berne di meno a testa!- esclamò –E poi che vorrebbe dire che non ne hai bisogno?-
-Vuol dire che sono la migliore in Difesa, quindi non ne ho bisogno- spiegai paziente
-Questo non mi risulta- sentii Hermione sussurrare trai denti beffarda
-Questo perché non ti sei soffermata neanche un momento negli ultimi mesi a guardarmi- le risposi tagliente azzittendola di nuovo e ottenendo un’occhiata di fuoco
-Smettetela voi due, quando volete siete peggio di Ron ed Harry quando litigano. Abbiamo cose più importanti a cui pensare-ci riprese Ginny.
Nonostante nessuno osasse più pronunciare una parola Hermione continuava di tanto in tanto a lanciarmi occhiate di sottecchi come a voler sottolineare che invece mi aveva osservata in quei mesi o forse semplicemente che non credeva affatto alla mia superiorità in caso di combattimento.
Il coprifuoco era scattato da poco, e noi non avevamo niente da fare oltre ad aspettare in silenzio e sperare che nulla accadesse. Nel mio caso era inutile però sperare, sapevo bene che da lì a massimo un’ora nel Castello sarebbe iniziato il caos.
Il non sapere cosa stesse succedendo, l’impossibilità di poter raggiungere Neville, Ron e Luna e poter solo sperare che nessuno facesse loro del male mi stava logorando.
Rimanere ferma ad aspettare non era mai stato il mio forte, neanche da bambina, e col passare degli anni la cosa era peggiorata sempre di più.
Quella sensazione di impotenza che mi colpiva quando ero messa da parte, quando non mi era consentito buttarmi in prima linea nelle cose non solo mi faceva male ma mi faceva perdere le staffe e diventare più nervosa e scorbutica del solito.
Tutto nel Castello taceva, sembrava quasi fosse deserto e mi chiesi se gli studenti, che ora erano chiusi nelle loro Sale Comuni o addirittura dormivano si sarebbero accorti del putiferio che si sarebbe di certo scatenato.
Scandivo nervosamente il tempo ticchettando il piede a terra e camminando di tanto in tanto davanti allo studio di Severus sotto lo sguardo contrariato di Ginny e quello sospettoso di Hermione.
Non importava più cosa stesse pensando, non importava più mantenere l’apparente calma e disinteresse perché io sapevo e presto lo avrebbero saputo anche loro.
-Quanto è passato?- chiesi ad un certo punto a Ginny, convinta che come minimo fossero passate due ore e non capendo perché ancora non fosse successo niente.
Che il piano geniale di Malfoy fosse fallito miseramente?
-Mezz’ora ma…- Ginny fu interrotta da un rumore che riconobbi subito come quello di dei passi veloci che si avvicinavano.
Era tutto iniziato.
Ci nascondemmo tutte e tre appena in tempo dietro ad un arazzo e io mi affacciai appena per vedere chi fosse.
Il Professor Vitious bussò frenetico alla porta e Severus, con apparente calma e disinteresse, la aprì facendolo entrare. Pochi secondi, dopo aver sentito un basso e veloce scambio di battute di cui però non capii niente, sentimmo un rumore sordo, come se qualcosa fosse caduto a terra.
Tutte e tre saltammo fuori dal nostro nascondiglio appena in tempo per vedere Severus uscire dal suo ufficio.
Appena ci vide non fece trapelare alcuna emozione, dopotutto gli avevo detto che saremmo state lì quella sera, e dopo aver posato per un istante lo sguardo su di me facendomi così capire che avrei dovuto sbrigarmi, disse –Il Professore è svenuto, portatelo in infermeria di corsa, io devo andare ad aiutare- e poi sparì su per le scale.
La prima ad entrare nell’ufficio fu Hermione, sempre la prima anche in quei casi, poi seguita da Ginny.
Senza farmi notare estrassi la bacchetta dalla tasca e la puntai su Ginny.
La vidi perdere i sensi grazie al mio incantesimo non verbale ma non feci in tempo a nascondere la mia bacchetta. Hermione, che nel frattempo si era chinata su Vitious per accertarsi che fosse ancora vivo, saltò in piedi e mi puntò la bacchetta contro con tanta sicurezza che mi fece sorridere.
-Cosa le hai fatto?- sibilò in un modesto tentativo di impaurirmi
-E’ svenuta- le risposi –Proprio come il professore-
Lei, forse guidata più dalla rabbia che dal buon senso, si avvicinò a me fino a che la punta della sua bacchetta toccò appena la mia gola.
Vidi la sua mano tremare appena, cosa che a qualcun altro probabilmente sarebbe sfuggito, e per un secondo posò lo sguardo sulla piccola Weasley.
Io dal mio canto continuavo a tenere il braccio destro con la mia bacchetta lungo il mio fianco e continuavo a fissarla sicura negli occhi.
-Sappiamo entrambi che non hai il coraggio di farmi del male Hermione. Metti giù la bacchetta, mi stai facendo perdere tempo- le dissi in un sussurro
-Sei una di loro. Tu. Sei una di loro!- urlò invece lei
-Sai cosa vuol dire Ester in ebreo antico Hermione?- la mia domanda la confuse, serrò le labbra e scosse appena la testa –Una delle tante cose che non sai. Vuol dire letteralmente “La ragazza che nasconde la verità”- le dissi
Lei fece un passo indietro e continuò a scuotere appena la testa –Non può essere, tu non puoi davvero essere una di loro- sussurrò
-Cosa sono secondo te?- le chiesi ancora, sapevo di perdere tempo prezioso, ma avevo bisogno di farle capire almeno un minimo, di darle degli indizi per non fermarsi alla cosa più ovvia.
-Sei una mangiamorte- disse in un sussurro serrato tra i denti come se stesse pronunciando una parola proibita
-Interessante. Sei una delle streghe più intelligenti che conosco, anzi la più intelligente, eppure anche tu, come tutti gli altri, non riesci a vedere oltre- e appena finito di pronunciare quelle parole agitai veloce la bacchetta in aria facendo svenire anche lei. Mi chinai e le puntai la bacchetta alla testa e -Semper inveniet- dissi prima di uscire velocemente dalla stanza.
 
 
Non sapevo dove dover andare, sapevo che se mi fossi diretta verso la Stanza delle Necessità non avrei trovato né Malfoy né i mangiamorte né Severus, ma comunque dovevo salire le scale e arrivare a uno dei piani superiori e sperare in quell’immenso castello di trovare chi stavo cercando o anche di essere trovata da uno di loro.
Correvo a perdifiato per i corridoi, salivo scalini a due a due senza neanche badare alle mie gambe che chiedevano pietà e ai miei polmoni che esigevano aria, più aria.
Ero appena arrivata al quinto piano quando un rumore sordo come se qualcuno avesse fatto cadere qualcosa di grande e pesante attirò la mia attenzione. Mi bloccai di colpo e iniziai a dirigermi verso dove credevo fosse venuto il rumore molto lentamente, con la bacchetta in mano e con i sensi attenti e vigili come non mai.
Raggiunsi un’armatura che giaceva a terra ma non c’era nessuno vicino, mi girai intorno cercando di capire dove possa essere andato quel qualcuno che l’aveva fatta cadere quando all’improvviso una mano si posò sulla mia bocca e qualcuno mi strinse dalle spalle.
Iniziai a scalpitare all’istante cercando di liberarmi da quella presa, in preda all’ansia cercai di tirare qualche gomitata al mio assalitore, lo sentii gemere piano di dolore prima di –Es stai ferma, mi fai male-
A quelle parole sbiancai e mi immobilizzai all’istante.
Non poteva essere lì, perché proprio stasera? Perché proprio lui?
Mi lasciai trascinare, ancora di spalle fino a quando raggiungemmo un arazzo e ci nascondemmo lì.
Una volta che lasciò la presa lentamente, terrorizzata dall’aver ragione, iniziai a girarmi verso di lui.
Quando lo vidi il mondo mi crollò addosso, cosa avevo fatto di male per meritarmi anche questa? Non bastava aver dovuto mettere fuori gioco le due mie amiche? Perché Merlino, Morgana o chi per loro si stavano impegnando al massimo per rendermi il tutto più difficile e più doloroso.
Allora –George?- sussurrai titubante sperando per una volta, solo una, di avere una gioia nell’immenso mare di disgrazie.
-Da quando mi confondi con il mio gemello amore?- mi chiese lui divertito mentre con una mano mi mise dietro l’orecchio una ciocca di capelli che era sfuggita dalle altre.
Sentii il mio cuore stringersi e poi iniziare a battere veloce come non mai. Non ero felice di vederlo, anzi una parte di me lo era di sicuro, ma non potevo credere che anche lui fosse lì. Perché a me?
-Cosa ci fai qui?- gli chiesi con voce quasi tremante
-Qualcuno si è intrufolato nel castello- disse lui semplicemente e io dovetti trovare tutte le forze per non esplodere in uno dei miei scoppi d’ira per quell’assurda situazione
-Questo lo so- puntualizzai –Ma per le mutande sbiadite di Merlino che ci fai tu qui?- chiesi alzando poco la voce.
Lui mi guardò colpevole per qualche istante, poi abbassò lo sguardo iniziando a contemplare il pavimento che per lui evidentemente iniziava ad essere molto interessante e borbottò qualche parola che arrivarono al mio orecchio come un suono confuso e senza alcun significato.
Gli posai una mano sotto al mento costringendolo così a fissarmi dritto negli occhi e –Ripeti- dissi fredda come neanche io potevo immaginare di essere.
Ero arrabbiata, anzi infuriata, perché non mi aveva detto che sarebbe venuto?
La mia mente iniziò a lavorare veloce e raggiunse l’unica spiegazione possibile: non era lì per me, era lì per qualcun altro o meglio qualcos’altro.
Tutte le mie speranze crollarono quando lui disse –Faccio parte dell’Ordine della Fenice-.
Vidi immediatamente tutto rosso, come un toro infuriato e senza alcun autocontrollo, iniziai a picchiare i pugni sul suo petto sotto il suo sguardo pentito e dispiaciuto, cosa che mi fece arrabbiare solo di più, mentre lo appellavo con tutti i nomignoli meno eleganti che riuscivo a trovare.
Dopo poco lui mi afferrò i polsi e mi guardò dritto negli occhi –Mi dispiace- disse in un sussurro –Mi dispiace non avertelo detto prima, ma è successo poche settimane fa e noi non ci siamo visti, non potevo scriverlo per posta Ester ti prego cerca di capire-.
Un senso di colpa mi colpì all’improvviso. Come potevo prendermela con lui che mi aveva mentito, o meglio taciuto qualcosa, da appena qualche settimana se io stessa gli stavo mentendo da quasi un anno ormai? Come potevo sfogarmi con lui, su di lui, per qualcosa che io continuavo a fare e avrei continuato a fare.
Strinsi le mani fino a sentire le unghie che si infilavano nei miei stessi palmi, abbassai lo sguardo e cercai in tutti i modi di non versare quelle lacrime che cercavano imperterrite di uscire e bagnarmi il volto.
Capito che non avrei potuto resistere per molto uscii dal nascondiglio spostando l’arazzo che ci nascondeva con l’intento di trovare Severus il prima possibile.
Iniziai a camminare veloce, quasi correre in realtà, con Fred che mi chiamava, senza urlare per paura di farsi sentire da qualcun altro fino a quando lo sentii afferrarmi il polso e mi girai a guardarlo.
I suoi occhi erano puntati suoi miei in una muta domanda che sapevo lo stava divorando cosa sta succedendo Es? Mi stava chiedendo.
Quanto avrei voluto dirgli tutto, ammettere quello che stavo facendo, spiegarglielo, almeno a lui, solo a lui, perché lui se lo meritava, mi avrebbe compresa, ma non potevo e quindi feci l’unica cosa che mi era permessa di fare, lo baciai.
Portai una mano trai suoi capelli e l’altra sulla sua nuca per costringerlo al abbassarsi appena verso di me, ci misi tanta foga che lo feci andare contro la parete e io mi schiacciai contro di lui con un bisogno esagerato di sentirlo vicino come non sarebbe più stato per molto tempo o forse mai più.
Lui porto le sue mani sui miei fianchi e mi strinse in un abbraccio quasi disperato mentre rispondeva con altrettanta energia al mio bacio.
Cercai di metterci tutto in quel bacio, tutto il mio amore, tutto il rammarico, le mie scuse, la mia passione e soprattutto tutto il senso di colpa che provavo.
Sentii le sue mani scendere verso il mio fondoschiena e scatenarmi dei brividi, o forse era l’adrenalina, in tutto il corpo tanto che, per quanto fosse possibile, mi avvicinai ancora di più al suo corpo.
Quando si staccò da me, con il respiro affannato e i capelli arruffati e mi guardò sconvolto rimasi confusa per la sua reazione, ma quando portò le mani sulle mie guance capii di star piangendo in modo abbastanza evidente.
-Ora non dirmi di nuovo che va tutto bene, che sta succedendo?- mi chiese lui in un sussurro
Lo abbracciai di slancio posando la mia testa sulla sua spalla e arpionando le braccia alla sua schiena –Ti prego ricorda che ti amo, qualsiasi cosa accada, non dubitarne mai, per nessun motivo. Promettilo.- riuscii a dirgli con una voce tremante e incrinata dal pianto che non accennava a diminuire.
-Ma cosa stai dicendo?- chiese lui confuso obbligandomi ad allentare l’abbraccio e a guardarlo negli occhi.
-Fred, promettilo- sussurrai guardando i suoi occhi azzurri sbarrati per la confusione.
Annuì appena prima di –Te lo prometto- dire serissimo, tanto che riuscì a rubarmi un sorriso –Ora mi dici che sta…-
-Sta lontana da lui!- un urlo mi fece sobbalzare e allontanare da lui per poi abbassarmi veloce giusto in tempo per evitare una Fattura Orcovolante.
-Ginny!- urlò scioccato Fred prima di mettersi davanti a me per difendermi
-Togliti di mezzo Fred o schianterò anche te senza problemi- urlò lei iniziando ad avvicinarsi sempre più a noi con la bacchetta alzata e l’aria minacciosa
-Ma che ti è preso? E’ Ester, che stai facendo?- le urlò contro
-Non capisci Fred, è una di loro, lei è una di loro!- urlò la piccola Weasley prima di lanciarmi uno schiantesimo che però neutralizzai con un semplice sortilegio scudo e non un gesto annoiato della mano.
Era ora di iniziare a recitare.
-Weasley, questo è tutto quello che sai fare?- le chiesi con un ghigno strafottente e un tono di voce canzonatorio vedendo Fred che si voltava verso di me confuso e terrorizzato.
Fred non guardarmi così ti prego, non puoi farmi questo.
Ginny iniziò velocemente a scagliarmi contro ogni fattura che le passava per la mente ma io non faticai molto a schivarle e neutralizzarle, era così facile leggere ogni sua mossa con largo anticipo e combattere con qualcuno che palesava le sue intenzioni con formule verbalmente espresse.
Risi divertita quando la vidi buffare spazientita e rossa in viso dallo sforzo mentre Fred continuava a rimanere immobile come se fosse stato pietrificato.
-Arrenditi Ginevra, non potrai mai sconfiggermi, mai- dissi prima di agitare veloce la bacchetta e pensare Levicorpus per poi vederla schizzare in aria a testa in giù mentre cercava invano di sottrarsi all’incantesimo.
Guardai per un secondo Fred prima di puntarmi la bacchetta contro e rendermi invisibile per poi scappare da lì mentre lui continuava a chiamarmi e lei a insultarmi in tutti i modi possibili.
Senza neanche riflettere arrivai al settimo piano con le gambe doloranti. Dai rumori che sentii capii subito che più di qualcuno si stava fronteggiando a suon di fatture e maledizioni.
Raggiunsi quello che ormai era diventato un vero e proprio campo di battaglia, schiantai un uomo che stava fronteggiando Severus prima di rendermi di nuovo visibile sotto lo sguardo meravigliato di alcuni membri dell’ordine che avevo intravisto qualche volte.
-Sali alla torre- mi urlò Severus indicando la Torre di Astronomia.
Senza esitazione gli diedi retta, salii velocemente le scale e mi bloccai solamente quando vidi di la stava occupando.
Draco Malfoy puntava la bacchetta contro un Albus Silente disarmato ma con un sorriso che cercava di essere sereno e quasi rassicurante.
Quando Malfoy mi vide mi scoccò un’occhiata scontenta e –Che fine avevi fatto?- domandò scorbutico
-Ho avuto dei contrattempi- chiarii per poi guardare meglio il preside che ricambiò per un attimo per poi scossare un’occhiata alla sua destra prima di tornare a parlare con Malfoy.
Non badai alle sue parole ma seguii la traiettoria che aveva preso per un istante il suo sguardo e sbiancai quando lo vidi.
Un pezzo di una scarpa, solo un pezzo minuscolo che altrimenti sarebbe passato inosservato appariva dal nulla. Sobbalzai appena e vidi Malfoy guardarmi dubbioso. Scossi appena la testa per tranquillizzarlo per poi tornare a guardare il punto in cui, ne ero certa, era nascosto sotto il mantello dell’invisibilità il mio migliore amico.
Quando tornai con lo sguardo sul platinato lo vidi che iniziava a titubare, la presa sulla bacchetta non era più tanto sicura e piano iniziava ad abbassare il braccio.
Poi rumore, caos e mangiamorte.
Non eravamo più soli, parlavano, ma nella mia testa sembrava tutto un ronzio confuso. Riuscivo solo a pensare a Ginny, Hermione, Fred e Harry che stava assistendo a tutto quel teatrino da sotto il mantello senza muovere un dito, perché non faceva niente?
Vidi lo sguardo di Silente posarsi su qualcosa affianco a me, o meglio qualcuno, mi girai anche io e vidi Severus che teneva la bacchetta serrata come se avesse paura di perderla da un momento all’altro.
-Severus, ti prego- fu un sussurro, quasi non udibile, a risvegliarmi dallo stato di incoscienza che avevo assunto.
Poi fu tutto veloce. Severus agitò la bacchetta, pronunciò la maledizione senza perdono per eccellenza e vidi Silente cadere dalla torre come una persona qualunque e non come il mago più potente che avessi mai conosciuto.
Sentii la stretta sul polso, Severus che urlava di correre e le mie gambe obbedirono a quell’ordine come mosse da una forza proprio. Strinsi più forte la bacchetta quando Bellatrix iniziò a lanciare maledizioni e fatture ovunque mentre io mi impegnavo a proteggermi senza attaccare, cosa che comunque non era facile.
In pochi minuti fui spalleggiata da Draco che, ancora con espressione spaventata e più bianco del solito, non riusciva a formulare un singolo incanteso.
Afferrai la sua mano costringendolo così a correre più veloce per le scale mentre provavo a difendere entrambi dalle fatture che cercavano di raggiungerci e abbatterci.
In pochi minuti arrivammo all’Ingresso e tirai un sospiro di sollievo dato che grazie ai mangiamorte che davano battaglia nessuno pareva darci attenzione.
Uscimmo sempre correndo nel parco e fummo raggiunti da Severus quando una voce mi costrinse a voltarmi indietro come un automa.
Fu un attimo, vidi una luce rossa avvicinarsi sempre di più e solo quando era a pochi centimetri da me si infranse contro un sortilegio scudo.
-Sta attenta- disse solo Malfoy prima di afferrarmi di nuovo per il braccio e ricominciare a correre mentre Severus era rimasto indietro a fronteggiare il Prescelto.
Quando fummo fuori dal cancello mi fermai giusto per riprendere fiato e potermi concentrare e calmare prima di smaterializzarmi.
Vidi Malfoy guardarmi comprensivo e –E’ finita- dire semplicemente –Siamo vivi- sospirare sollevato prima di sorridere.
Lo guardai torva per qualche attimo prima di ricambiare incerta il sorriso –Sì, siamo vi..-
-Ester!- mi volta, di nuovo e questa volta neanche Malfoy fu tanto veloce.
Capelli rossi, occhi azzurri, faccia sconvolta. George Weasley mi guardò furente prima di scagliarmi contro uno schiantesimo perfetto e colpirmi dritta al petto.
Non è finita, è appena iniziata


RAGAZZI LO SO 
Sono imperdonabile sono in super mega iper ritardo, mi merito uno schiantesimo anche io però questa sessione invernale mi sta uccidendo davvero.
Però mi sono fatta perdonare con questo capitolo no? NO?
Allora questa storia è finita (FINALMENTE) ma non è una fine definitiva come già sapete MA prima della seconda parte ci sarà una mini-long che parlerà soprattutto di due personaggi in particolare e una ship (CHISSA' CHI SARA') e poi vi avvertirò anche qui quando inizierà la seconda parte che quasi sicuramente pubblicherò dopo la sessione (quindi Marzo). 
VI ADOROH 
Alla prossima 
Lunatica 

 
  
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