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Autore: Sherly82    31/01/2017    1 recensioni
Questa storia contiene SPOILER riguardanti la 4° stagione di Sherlock, per cui se non lo avete ancora visto...aspettate a leggere.
Si sviluppa nei mesi successivi alla fine dell'ultima puntata, immaginando come Sherlock e Molly vanno avanti con le loro vite, dopo gli utimi accadimenti.
Sherlolly di base.
Spero di non deludere nessuno. E' la mia prima storia e di certo ho tanto da migliorare.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si chiuse la porta alle spalle, gli occhi chiusi nonostante attorno a lei fosse ancora buio.

Il respiro veloce, le mani che tremavano.

Era scappata.

Scappata da Sherlock, spaventata all’idea di quello che avrebbe potuto fare, se non avesse avuto controllo di sè.

Quella giornata era stata la più bella della sua vita.

Solo lei e Sherlock.

E lui stava per darle un altro bacio, sulla guancia...anche se per un attimo le era sembrato che non fosse la sua guancia che interessava a Sherlock.


Panico. Era quello che aveva provato. E il bisogno di allontanarsi era stato così forte, dal doversi scusare e scappare via. Lasciarlo sul marciapiede, con quell’espressione di sorpresa sul volto.


Non poteva, non poteva assecondare se stessa. Aveva sofferto troppo. Sofferto per Spencer e in passato, si era distrutta per Sherlock.

Con quale diritto lui ora si comportava così?

Era preferibile restare amici, o quello che loro erano sempre stati.
D’altronde non vedeva altre possibilità. Non dopo quella telefonata.


Andò in camera a cambiarsi. Indossò il pigiama e osservò il suo volto triste allo specchio.

Doveva smettere di soffrire. Non avrebbe più permesso a Sherlock di ridurla in quello stato.

Spense la luce e abbracciando il cuscino, si mise a piangere, prima di addormentarsi.


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Stava analizzando dei liquidi ad un microscopio, quando sentì la porta del laboratorio aprirsi ed entrò una sua collega.

Aveva in mano un quotidiano, e la guardava senza parlare, indecisa su come avviare il discorso.


“Ciao Carol, come mai quella faccia seria?” iniziò Molly.


“Io...mmmh...mi chiedevo...ecco….se avevi letto il giornale di oggi…” la voce titubante della sua amica, le aveva trasmesso un leggero stato di ansia.


“No, non ne ho avuto ancora il tempo. Sono stata indaffarata….ma perchè?”
Domandò con un leggero sorriso, cercando di capire lo stato di agitazione di Carol.


“Ecco Molly...c’è un articolo...parla di...Spencer…”


A quelle parole la dottoressa si sentì gelare. Era accaduto qualcosa a Spencer?

Corse in direzione della sua collega e quasi strappò il giornale dalle sua mani.

Con un’ansia febbrile i suoi occhi si misero a cercare l’articolo che riguardava il suo ex.

E il cuore quasi le si fermò.

Non riusciva a crederci.

“Non è possibile...non è vero…” si mise una mano alla bocca, per cercare di fermare quella cascata di emozioni che in una frazione di secondo le si erano riversate addosso.


“Molly...mi dispiace…” era l’unica frase che Carol riusciva a dirle.


L’articolo non approfondiva bene quanto successo.

Raccontava di come Spencer Trevis, stimato ricercatore e dottore, che aveva lavorato per mesi al Bart’s e appena trasferitosi in America, fosse stato accusato di ricettazione.

Contro di lui, mesi di indagini e alla fine, colto in flagrante proprio a New York.

Era stato arrestato e per lui il carcere sarebbe durato molti anni.


Le mancò il respiro. Credeva di averlo conosciuto, e invece ora si dava della stupida, perchè sicuramente lei era stata solo un ripiego, in mezzo ai suoi sporchi traffici.

Non lo aveva capito. Mai un sospetto. Solo quando lei aveva parlato del ritardo e della possibilità di avere un bambino, lui era cambiato, e non sembrava affatto l’uomo che per mesi aveva amato.


Chiuse il giornale, dove c’era la foto a ricordargli il suo volto, come se fosse necessario, ed espirò profondamente.


“Molly…” la voce preoccupata di Carol la fece ridestare dai pensieri.


“Va...tutto bene. Ora ho solo bisogno di un pò di aria fresca. Grazie” e detto questo, uscì quasi di corsa dal laboratorio.


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John arrivò a Baker Street nel tardo pomeriggio.

Aveva portato Rosie ad una visita pediatrica per la crescita ed era rimasto entusiasta delle parole del dottore.

Sapeva che Mary ne sarebbe stata orgogliosa quanto lui.


Sentì la splendida melodia che Sherlock stava suonando e si stupì quando entrando nel salotto, trovò Mycroft seduto alla sua poltrona.


“Mycroft, non credevo di trovarti qui”


Sherlock smise di suonare immediatamente, andandosi a sedere di fronte a suo fratello.


“E’ venuto a farmi un saluto. Stava andando via”


“Sherlock dobbiamo ancora parlare invece”. Il tono di Mycroft era serio.


In risposta, lui fece roteare gli occhi sbuffando.


“E’ per un nuovo caso? E’ successo qualcosa di cui non sono ancora al corrente?” John cercava di capire cosa stesse accadendo, ma era sempre difficile capire i fratelli Holmes, quando erano in disaccordo. Il che capitava sempre.


“John, non ne sa nulla immagino..bene, dovrò aggiornarlo sugli sviluppi sentiment”


“FUORI!” la voce tuonante di Sherlock bloccò Mycroft e fece sobbalzare John.


“Sherlock” il tono calmo di suo fratello era l’opposto di quanto udito un attimo prima “dobbiamo parlarne”.


“Ho. Detto. FUORI!” lo sguardo serio non lasciava adito ad altre risposte.


“Bene fratellino. Capisco l’ondata di emozioni che ultimamente fanno parte della tua vita, ma prima o poi, ne dovremo parlare”, e dicendo questo Mycroft si alzò dalla poltrona sistemandosi la giacca.
Si girò verso John, che ancora era in silenzio con gli occhi sbarrati cercando di capire cosa stesse accadendo, e facendo un sorriso di circostanza, si congedò.


John guardò prima Mycroft, poi una volta che questi era uscito da casa, si girò verso Sherlock, che nel frattempo si era alzato per controllare alla finestra suo fratello.


“Mi vuoi dire che è successo?” il tono quasi rassegnato di John lo ridestò dai pensieri.


“Niente”


“Come niente? Se era niente perchè hai urlato in quel modo interrompendo Mycroft? Cos’è questa storia sugli sviluppi sentimentali?”


Un sospiro e gli occhi chiusi per un secondo lo convinsero che c’era molto da sapere, ma ancora una volta Sherlock rispose niente alle sue domande.


Girò la testa verso il computer che era sul tavolo, e notò che c’era il giornale aperto, un articolo in evidenza parlava dell’ex di Molly Hooper, il dottor Spencer.

Si avvicinò incuriosito e sorpreso, mettendosi a leggere.

Sherlock aveva osservato il suo amico e in attesa che leggesse, mise la mani giunte sotto il mento, riflettendo.


“Sherlock...mio dio...povera Molly” lo stupore che provava John venendo a conoscenza di quanto scritto era nulla a quello che avrebbe provato Molly. Ne era certo.


“Sherlock? Hai chiamato Molly per sapere come sta?”


“Non mi risponde” la voce asciutta del suo amico era un campanello di allarme.


“E perchè? Sei andato al Bart’s? Credo abbia bisogno di un amico in questo momento”

“Credo abbia più bisogno di amiche, e al Bart’s ne ha.”


Quella frase era strana, anche detta da Sherlock.


“Stai scherzando? Lo sai quanto sei importante per lei, dovresti andare da lei, ora.”


“Non credo che vedermi sia nelle sue priorità. In fondo era innamorata di me e Spencer è un suo ex, che l’ha appena lasciata, facendola soffrire. No, non credo che voglia vedermi”.


In realtà stava cercando di convincersene.

Da quando lei si era allontanata, rifiutando il suo bacio, Sherlock era rimasto nervoso e quando aveva letto l’articolo su Spencer, nonostante fosse contento che lui ora stesse pagando, si era chiesto se non fosse stato eccessivo per Molly.
Un altro dolore da sopportare.
Ed era un’idea che lo faceva stare male.


“Ma potresti andare tu John. In fondo siete ottimi amici e le farà bene parlarne con te”


Un’espressione incredula era stampata sul volto di John Watson, sentendo quelle parole. Non capiva le frasi di Sherlock, ma di certo non poteva lasciare Molly da sola.

Si girò, e senza dire una parola, si diresse verso le scale.

Non era ancora uscito da casa che le note del violino si erano diffuse per l’aria.


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Trovò Molly intenta su un cadavere.

Per un attimo, prima di salutarla, si era chiesto se sapesse già di Spencer, ma un’occhiata al tavolo accanto gli diede la risposta.

Il giornale lì, aperto sull’articolo del suo ex.


“Ciao Molly…” si schiarì la voce.


“Ciao John, cosa ci fai qui?” gli parlò senza alzare gli occhi dal lavoro.


“Nulla, passavo di qui e mi sono detto perchè non andare a salutarla?”


Un mezzo sorriso sul volto della patologa affiorò.


“Come scusa non è male John. Comunque ti ringrazio, immagino che avrai letto anche tu il giornale…”


“Si, bhe...ecco...volevo sapere come stai…”


“Me la caverò John. Ormai ho una certa esperienza con il dolore. Non sarà questo a spezzarmi”


“Sherlock dice che non gli rispondi al telefono…”


Si fermò per un attimo nell’udire quella frase. Sherlock. Non sapeva cosa dire a John, riguardo a Sherlock, ma non aveva nemmeno voglia di pensare a lui. Quando aveva visto il suo nome sul telefono...no, non aveva voglia di sentirlo.


“Ero impegnata”


Aveva il sapore di una mezza bugia. John se ne accorse, ma non disse nulla.


“Bhe, non voglio distrarti ulteriormente. Se vuoi parlarne o solo uscire e bere una birra insieme, chiamami, va bene?”


“Grazie John”


Senza aggiungere altro, la lasciò continuare l’autopsia e uscì dal laboratorio.


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Erano passati 3 giorni.

Sherlock non aveva più telefonato a Molly, ne scritto sms.

Non c’erano stati casi interessanti e nulla lo aveva obbligato a presentarsi al Bart’s, fino a quel momento.

Lestrade gli aveva chiesto una consulenza per una morte sospetta e lui doveva capire la provenienza di alcuni materiali trovati sotto le scarpe della vittima.

Decise che era un bene, forse avrebbero potuto parlarsi.

Entrò sicuro nel laboratorio di Molly, ma si fermò immediatamente.

Al suo posto c’era un altro patologo. Non si ricordava il nome, ma era certo di averlo visto qualche mese prima, mentre con Molly scambiava opinioni su una morte per assideramento.

Stupito, fece mente locale sugi orari di Molly e lei avrebbe dovuto trovarsi al Bart’s in quel momento.

“Buongiorno signor Holmes. L’ispettore Lestrade mi ha avvertito del suo arrivo. Il corpo si trova nella cella 7”

“Dov’è Molly Hooper?” il tono serio di Sherlock, unito allo sguardo duro diretto al giovane dottore, fece preoccupare quest’ultimo.


“E’ in vacanza. Si è presa una settimana di ferie” con stupore e quasi timore, aveva risposto al consulente investigativo di fronte a lui.


Senza dire altro, Sherlock si avvicinò alla cella, tirò fuori il cadavere e iniziò ad analizzare tutto ciò che gli serviva per risolvere il caso.

Finì dopo un’ora, quando telefonò a Lestrade per comunicare i risultati.

Senza salutare il patologo, che aveva ignorato per tutto il tempo, indossò sciarpa e cappotto ed uscì.

“Non capisco come lo trovi affascinante Molly…” l’unico commento del dottore, risentito dalla mancanza di gentilezza da parte del famoso consulente.

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Un’altra giornata di sole. Non sembrava possibile, abituata al cielo nuvoloso di Londra.

Dopo una gustosa colazione, aveva deciso di fare una passeggiata sul lungomare.

Il calore del sole sulla sua pelle aveva un effetto magnifico sul suo umore.

Era da tanto che non si concedeva una vacanza e il mare era stata una scelta perfetta.

Il rumore delle onde che si infrangono sulla sabbia, i gabbiani che volano liberi, la pace che quell’atmosfera sapeva donarle, erano stato un balsamo per il suo cuore e per mettere ordine ai mille pensieri che l’avevano travolta nei giorni precedenti.

Aveva bisogno di staccare, di ritrovare se stessa e la pace che da tanto non aveva.

Bournemouth era perfetto in primavera.

Aveva spento il telefono da quando era partita. Non voleva essere disturbata.


Quella splendida vacanza sarebbe finita entro 2 giorni e lei voleva gustarsi il più possibile ogni momento, prima di tornare a Londra.


La passeggiata era durata un paio di ore e al ritorno aveva bisogno di bere.

Si avvicinò al bancone del bar che dava sulla spiaggia, frequentato dalle poche persone che avevano la possibilità di godere di tempo libero, e ordinò un cocktail  dissetante.


“Dovresti mettere la crema solare. La tua pelle non è abituata a tutto questo sole. Rischi di scottarti.”

La voce alla sue spalle la fece trasalire. Si girò pensando che non era possibile.

E invece, davanti a lei, in camicia nera, c’era Sherlock.


Lo stupore sul suo volto era come se avesse visto un fantasma.


“Tu...come hai fatto a trovarmi? Non ho detto a nessuno dove sarei andata…”


“Andiamo Molly, vuoi che io non riesca a seguire le tue tracce? Che razza di investigatore sarei?” rispose sorridendo, con uno sguardo profondo.

Stava ammirando il volto di lei, che aveva iniziato a prendere colore e il profumo della sua pelle, che percepiva così chiaramente. Quanto le era mancata…


“Cosa ci fai qui Sherlock?”


“Bhe sei sparita senza dire niente. Non rispondevi alle mie chiamate...mi ero preoccupato” si sorprese a rispondere, come se cercarla fosse una colpa.


“Evidentemente volevo sparire e stare da sola. Era facile da dedurre”


Si sentiva come quando l’aveva preso a schiaffi. Quella volta, sapeva che se l’era meritato, ma adesso, non capiva perchè Molly lo trattasse con quella freddezza.


“Cosa ti ho fatto Molly per meritare tutto questo? Neanche quando ero sotto gli effetti delle droghe, mi hai trattato così. Non mi hai mai...rifiutato.” e nel pronunciare quella parola, un dolore sordo si fece largo in lui.


Molly chiuse un attimo gli occhi, pensando alle ultime settimane. Subito le venne alla mente Sherlock davanti alla porta di casa sua con la colazione...Sherlock che le sorrideva quando avevano lavorato insieme alla mostra...Sherlock che si avvicinava e cercava di darle un bacio, l’ennesimo sulla guancia.


Aprì gli occhi di colpo e lui era ancora davanti a lei, in attesa. Lo sguardo ferito.


“Io….ho bisogno di difendermi Sherlock. Ho passato anni a soffrire per te e adesso ho davvero bisogno di voltare pagina. Devo smettere di amarti e sai, posso farcela. Lo sento. Per cui ti chiedo io un favore stavolta. Torna a Londra e lasciami in pace.”

Si girò dandogli le spalle, in attesa che lui andasse via, lontano da lei e da quello che ancora provava per lui.


“Molly…” la sua voce calda, dietro di lei.

“Non posso perderti” il dolore nella sua voce era uscito senza permettergli di controllarlo.


“Sei un maledetto egoista!” la voce alta, diretta a lui, che non guardava negli occhi per non mostrargli la sofferenza che provava in quel momento.


“Vuoi lasciarmi stare? Ti prego Sherlock vai via…” le tremava la voce, stava iniziando a piangere e non voleva farlo davanti a lui.


Sentì la sua mano sul suo braccio. Delicatamente ma con decisione la fece voltare verso di lui, obbligandola a guardarlo in faccia.

Gli occhi di quel meraviglioso colore, che improvvisamente le ricordarono il mare che aveva ammirato in quei giorni, ora stavano fissando i suoi, pieni di dolore.

Restarono a guardarsi per qualche secondo, osservando il dolore ognuno negli occhi dell’altro.

Poi, senza dire altre parole, Sherlock si avvicinò e la baciò.

Un bacio inaspettato, travolgente, pieno di passione.

Le sue labbra morbide che accarezzavano le sue, mentre la stringeva forte tra le sue braccia.

Era come assistere all’esplosione di milioni di stelle.

Il nodo allo stomaco che si contorceva, in preda alle emozioni che correvano come torrenti impetuosi.

Il bagno sognato per anni, che mai avrebbe immaginato così intenso.


Quando finì, come se fosse sazio...lui le appoggiò la fronte alla sua e tenendo gli occhi chiusi, le sussurrò…”Io ti amo...e l’ho capito solo grazie a Eurus. Perdonami per questo...ma non voglio perderti Molly Hooper”


I mesi che erano passati da quel giorno erano stati un lavoro intenso sul cuore di Sherlock, ora l’aveva capito. E quel lavoro l’aveva portato avanti da solo, giorno dopo giorno, e lei capì quanto questo fosse importante per Sherlock Holmes.

Sorrise e rispose, anche lei sussurrando: “Ti amo...e non ho intenzione di perderti mai più Sherlock”.


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Mi ero data più tempo per scrivere e finire la storia. Ma il mio bisogno di scrivere è stato più alto, una valvola di sfogo in giorni difficili.

Non doveva andare così, non nei miei appunti.
Bhe, credo che li userò per altre storie Sherlolly.

Spero vi sia piaciuta...e mi auguro di non essere uscita dai personaggi (cosa che detesto).

Vi prego, fatemi sapere e criticate. Mi aiuta a migliorare.

Grazie, alla prossima ;)









   
 
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