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Autore: queenjane    01/02/2017    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Ero nella cosiddetta stanza viola, la "mauve room" della zarina, il profumo dei suoi diletti e candidi  lillà invadeva come fumo l’ambiente, mescolandosi a quello delle sigarette che fumava, era adagiata sulla chaiselongue, una coperta di raso sulle gambe doloranti.

-Mi avete convocata, Maestà?
Dietro di lei, la sua primogenita Olga mi scoccò una linguaccia, birichina come e più della sorella più piccola.
Evitai di toccarmi la fronte,le ciocche occultavano la cicatrice, ricordo e monito della caduta, avevo preso quel vizio, tanto per ricordarmi che l’avevo scampata.
 
-Ho appreso che stai imparando il tedesco.-  Già, mia madre, appurato che avevo doti sopra la media, opinione degli insegnanti e non mia chiariamo, aveva deciso di darmi una educazione poliedrica, lingue, storia, letteratura e scienze, al diavolo la musica e il ricamo, visto che ero negata. Stonata come la classica campana, le mie performances al pianoforte erano una penitenza per me e gli altri, una gabella da cui mi ero svincolata con agio, per non tacere delle schifezze che ricamavo, a malapena sapevo attaccare un bottone.
-I primi rudimenti - la caduta da cavallo del mese di marzo 1906 non aveva leso la mia memoria prodigiosa, rimasta intatta, ma ancora non ero rimontata in sella, la paura mi si era tatuata addosso e ancora sarebbero passati molti mesi prima che tornassi a cavalcare. Omettendo che nei progetti vi era pure di imparare lo spagnolo, avevo invece una felice predisposizione per le lingue e la letteratura.
La zarina Alessandra iniziò a parlarmi in tedesco, il suo idioma natale, lingua in cui preferiva esprimersi come l’inglese, che parlava in modo fluido, al contrario del russo e del francese. Quest’ultimo io e Olga lo usavamo di preferenza.


-Grazie del tempo che mi avete dedicato, Maestà, siete sempre molto gentile con me.
-Invece .. il piacere è stato mio-

Io e Olga ci scambiammo una occhiata, Alessandra era imperatrice da quasi tredici anni, correva l’anno 1894 quando aveva sposato lo zar, ed ancora era una straniera, oggetto di pettegolezzi e mortificazioni e gratuiti oltraggi.
Fin dal principio, era goffa, timida e sgraziata, sua suocera, la zarina vedova Maria le aveva creato il vuoto intorno e alla fine sua nuora si era ritirata nel suo piccolo mondo. Si rintanava nella sua mauve room, piuttosto che affrontare la gente e le sue difficoltà, adducendo a pretesto la sua salute precaria.
Ancora parlava male il russo (e notare che era imperatrice di Russia), con un accento atroce e pesante (.. fu nel 1914 che appresi il significato della parola odio, quando mio marito morì in guerra, ucciso dai tedeschi, un germoglio vigoroso e potente che mi avrebbe offuscato..).




Effetto paradossale del mio incidente, fu che Olga era meno chiusa, più incline a qualche gesto di affetto, spesso mi osservava, per vedere che non facessi qualche scherzo, gli occhi chiari che danzavano.
La conoscevo, pregi e difetti compresi, aveva una intelligenza strepitosa, con una superba immaginazione ma era spesso collerica, brusca e senza pazienza. Solo che la accettavo per come era, non avevo la pretesa di essere nel giusto, come l’imperatrice Alessandra sua madre, che si reputava infallibile, i cui assunti erano dogmi, aveva buone intenzioni ma era dura, critica e feroce. A dodici anni, reputavo che invece sarebbe stato meglio essere se stessi, rispettando le altre persone, comprensione e tolleranza, ma quello era un terreno minato e non credo che mi sarei spiegata bene, così lasciavo correre, dubitavo di farlo entrare in testa a un altro quando io avevo idee confuse, ma avevo dodici anni, appunto.
Comunque, i miei segreti con Olga erano al sicuro e viceversa, anche se non le dicevo tutto ed altrettanto lei.
Eravamo ancora ragazzine, ancora per poco, poi sarebbe giunta l’adolescenza e la prima età adulta, divisioni e rovine, senza vinti o vincitori, battaglie e l’età dell’oro dell’infanzia sarebbe trascorsa, circondata da un soffuso alone di leggenda.
 
Quel pomeriggio facemmo volare gli aquiloni.
 
Quando tornai a casa, mia madre era di umore pensoso. “Che accade, Maman?”
“Nulla di particolare.” Mi scoccò una occhiata in tralice, le falangi congiunte. Il tè era intatto nella sua tazza come i pasticcini, era nel passato “Il granduca Kirill Vladimirovic ha scritto a tuo zio, chiedendogli di intercedere presso lo zar per farlo tornare”.
“Hanno fatto il servizio militare insieme allo zar mio padrino .. E Kirill Vladimirovic ha combattuto in Giappone, era nella Marina, è un valoroso. Un combattente”
“Peccato che le sue nozze non abbiamo trovato approvazione”
 
Già, nel mese di ottobre 1905 aveva sposato Vittoria Melita di Edimburgo, cugina di Alix, nonché sua ex cognata, essendosi unita in prime nozze a  suo fratello Ernesto, Granduca d’Assia. Le nozze, combinate dalla regina Vittoria d’Inghilterra, erano state da subito infelici, Vittoria Melita era innamorata fin da giovane del granduca Kirill, che non aveva potuto sposare per la proibizione della chiesa ortodossa, che non ammetteva le nozze tra primi cugini.
Il fratello della zarina aveva preferenze omosessuali, andava a letto con stallieri e garzoni, ben poco con la moglie che lo aveva colto in.. flagranza di consumazione. Morta la regina Vittoria, avevano divorziato, spartendo la custodia della loro unica figlia, Elisabetta, che era morta di tifo nel 1903.
Rincontrato Kirill, Vittoria Melita lo aveva sposato, con scandalo di tutti, tranne che di mia madre, che riteneva una fortuna potersi scegliere per amore, ricambiato, una fantastica rarità nel mondo dei principi in cui vivevamo.
Forse anche lo zar sarebbe stato d’accordo con lei, tranne che Alix non poteva sopportare Vittoria Melita e aveva avuto vere e proprie crisi di nervi, finché  l’imperatore non aveva degradato il cugino, imponendogli l’esilio e la perdita di titoli e gradi e denaro, per lo “scandalo”.
Più avanti, il granduca recuperò tutto, lo zar lo riaccolse in Russia, con titoli, onori e gradi, ma la frattura non si ricompose più, per la famiglia imperiale fu uno scisma, dettato dalla maligna protervia della Nemka, ovvero della zarina tedesca.
Era davvero una brava madre di famiglia a suo agio nel piccolo mondo incantato, non aveva le doti per brillare in pubblico.
 
 
Mia madre era rimasta incinta nel mese di dicembre 1906.
Dire che rimasi basita fu un eufemismo.

 
Anche mia madre era rimasta allibita, non credo che pensasse di avere altri figli, dopo di me, o allora la pensavo così.
 
   
 
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