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Autore: wingedangel    08/02/2017    1 recensioni
Evelyn è una semplice ragazza diciassettenne con una vita già abbastanza complicata. Ha perso la madre, vive con il fratellino Ryan e suo padre, che da quando la moglie è morta ha perso ogni voglia di vivere. Costretta a lavorare nei pomeriggi dopo la scuola per portare qualche soldo in più in casa, non ha bisogno di altri problemi nella sua vita. Ma questo è solo l'inizio...
Ora, ricordate Eva? Quella del serpente per intenderci. Bene, Evelyn la detesta. Ma non sa che quella storia la riguarda molto da vicino. Non sa di essere la reincarnazione di Eva. Non sa che al suo diciottesimo compleanno dovrà compiere una scelta. Non sa che il suo migliore amico è in realtà l'Arcangelo Michele inviato da Dio per proteggerla. Non sa che i demoni sono determinati a tentarla, o in alternativa ucciderla. Non sa che fare la scelta giusta non sarà semplice come sembra. Non sa di avere il destino dell'umanità sulle sue spalle.
Non sa nulla, ma sta per scoprirlo.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Sette

Mi rigirai quella piuma tra le mani. Era candida, di un bianco talmente intenso che sembrava quasi irradiare luce propria, e aveva lo stesso profumo di Michele. Un’assurda teoria si fece immediatamente spazio nella mia mente: Che il mio migliore amico fosse un angelo? Ebbi appena il tempo di formulare quell’idea che già mi prendevo in giro da sola per la stupidità di quel pensiero. Michele un angelo, ma dai! Chiunque, con un minimo di sale in zucca, sapeva che gli angeli non esistevano realmente. E anche ammettendo la loro esistenza, cosa già di per sè poco realistica, non si prendevano certo la briga di camuffarsi come uno di noi e vivere la vita di un normale essere umano! Avevo foto di Michele all’asilo insieme a me, come poteva un frugoletto di tre anni e mezzo essere un angelo, ma dai! 
A dirla tutta, ero stata battezzata secondo la fede dei miei genitori, e ciò faceva di me una cristiana cattolica. Praticante o meno, questo era tutt’altro discorso. Sapevo dal catechismo che secondo la Bibbia, quello che doveva essere il mio credo, gli angeli esistevano, e in linea di massima potevo anche dire di poter essere d’accordo, ma avevo sempre pensato che avessero più a che fare con Dio che con noi poveri mortali. Da ciò che mi era rimasto delle lezioni di catechismo di quando ero bambina, erano qualcosa tipo i paggetti di Dio che gli consegnavano le nostre preghiere, e finita lì. Michele invece prendeva tutta quella storia molto più sul serio, ma lui era fatto così, dei due lui era quello affascinato dal soprannaturale, mentre io ero molto più razionale, ligia alla teoria del ‘se non vedo, non credo’.
Infatti, dovetti riconoscere che c’erano mille ragioni per cui quella piuma poteva essere arrivata lì. Era più facile che fosse una semplice piuma d’oca giunta fin lì sospinta dal vento dalla vicina fattoria del vecchio Vaughn, piuttosto che l’ala di un angelo. Senza contare che quella piuma probabilmente non aveva nulla a che fare con Michele, era naturale che una piuma profumasse di piume, no?
«Evelyn, sei tu?»
Riconobbi quella voce all’istante. Mi voltai senza riuscire a trattenere un sorriso.
«Michele? Cosa ci fai qui a quest’ora?»
Nonostante tutto ero felice che lui fosse lì, dopo quello che era appena successo non avevo voglia di stare da sola e, come sempre, lui era lì ogni volta che avevo bisogno di lui. Peccato che non mi amasse quanto io amavo lui.
Michele esitò prima di rispondere, lo fece solo quando mi ebbe raggiunta.
«Non dormivo. Quindi ho fatto una camminata, poi ti ho sentita urlare. Che è successo? Cosa hai fatto al braccio?» disse, sollevandomi il braccio per osservare la ferita.
Bene, e ora che gli raccontavo? Poi ricordai che quando gli avevo detto la verità riguardo al mostro che si era lanciato contro la macchina mi aveva creduto, nonostante tutto. Sapevo che aspettarmi che mi credesse ancora era un’azzardo, ma con lui non avevo mai avuto segreti, e avevo un disperato bisogno di parlarne con qualcuno. Magari Michele poteva aiutarmi a trovare una spiegazione razionale a tutto quello che era successo.
«Non mi crederesti.»
«Mettimi alla prova. Prometto che non ti prenderò per pazza.» Mi disse lui con un sorriso.
«Va bene. Stavo rientrando a casa a piedi da una festa a cui ero andata con Bryan…»
«Aspetta, se eri andata con lui perchè non ti ha riaccompagnata a casa?» mi interruppe lui. L’astio che provava nei confronti di Bryan era evidente nel suo tono di voce.
«Perchè ha dovuto accompagnare a casa un suo amico ubriaco.»
«E non poteva farti salire in macchina e lasciarti a casa lungo la strada, scusa?»
«Probabilmente non ci ha pensato, comunque potresti evitare di usare quel tono quando parli di lui? Ora io e Bryan stiamo insieme, quindi gradirei che provassi a fartelo piacere.» confessai.
«COSA? Ti sei messa con lui?» mi aggredì lui.
Non avevo mai visto Michele così arrabbiato. Ogni muscolo del suo corpo era in tensione, sembrava pronto a scattare in qualsiasi momento, probabilmente se Bryan fosse passato di lì in quel momento l’avrebbe sicuramente aggredito, e non solamente a parole.
«Si, sto con lui adesso. So che lui non ti piace, ma sai che voglio fare da sola le mie scelte. Spero che resterai lo stesso al mio fianco, sei un amico prezioso per me. Ma Bryan non mi ha mai fatto nulla di male, anzi, si è dimostrato gentile e comprensivo. Quindi ci voglio provare, che ti piaccia o no.»
«Non sai in che guaio ti stai cacciando Eva.» Sussurrò lui, quasi sovrappensiero.
«Evelyn! Mi chiamo Evelyn!» sbottai. 
Sentendo quel nome mi erano improvvisamente tornati in mente quei mostri. Rabbrividii. Dopo tutto la fatica che avevo fatto per convincerlo a smetterla di chiamarmi così, ricominciava proprio ora?
«Scusami, mi è sfuggito. Comunque, Bryan a parte. Che ti è successo al braccio?»
Così gli raccontai tutto, dei mostri, di quella voce e della strana luce che era esplosa tra me e loro.
«Lo so, è assurdo, vero?» dissi, appena concluso il mio racconto.
Mi aspettavo che scoppiasse a ridere, invece Michele mi fissava serio come non mai.
«Ti sbagli. Non è assurdo, io ti credo. Sono convinto che può esserci molto oltre lo sguardo umano, cose buone, ma anche malvagie. Ma tu stai tranquilla, ti hanno ‘attaccata’ quando eri sola, vorrà dire che finchè non ne sapremo di più ti starò accanto. Non ti lascerò sola, sono qui per te, ok?»
Facendo attenzione a non farmi male al braccio ferito Michele mi abbracciò, stringendomi forte a sè, mentre io mi lasciavo improvvisamente andare ad un pianto liberatorio.
«Non permetterò a nessuno di farti del male.» Sussurrò tra sè con un filo di voce, ma riuscii a sentirlo lo stesso.
Sorrisi, godendomi la beatitudine e la serenità che riusciva sempre a trasmettermi con un semplice abbraccio. Tra le braccia di Bryan mi sentivo libera, senza limiti, piena di energie e pronta ad affrontare qualsiasi cosa il mondo avesse da offrimi; ma quando era Michele ad abbracciarmi… mi si aprivano le porte del paradiso. E non c’era libertà che potesse reggere il confronto con il paradiso che mi prometteva Michele con un semplice abbraccio. Peccato che non avrei mai potuto condividere quel paradiso con lui.
Tra le sue braccia devo essermi addormentata, perchè feci un sogno veramente stranissimo. Sognai che stavo dormendo tra le sue braccia, quando lui aprì le sue grandi ali candide, mi prese in braccio dolcemente, e spiccò il volo. Volammo sulla città fino a raggiungere casa mia, entrammo nella mia camera attraverso la finestra, poi lui mi adagiò sul letto facendo attenzione a non svegliarmi. Poi si fermò a guardarmi dormire per qualche istante.
«Ti amo, Evelyn.» Sussurrò.
Io aprii gli occhi di scatto, decisa a confessargli che lo amavo anche io, ma mi svegliai in camera mia, sola. Era stato solamente un sogno. Controllai il braccio ferito. Michele doveva avermelo bendato prima di andarsene.  Allora l’incontro con quei mostri era accaduto veramente. Aprii la mano, stringevo ancora la piuma che avevo raccolto da terra. Sospirai, prima di voltarmi su un fianco e riaddormentarmi.

 
***

Quando scesi a fare colazione la mattina successiva, mio padre notò subito la fasciatura sul mio braccio.
«Cielo Evelyn! Che ti è successo?» esclamò.
Bene, ora che gli raccontavo? Non potevo certo dirgli la verità, mi avrebbe presa per pazza. Così mi inventai una bugia su due piedi.
«Niente di che, sono inciampata sulla ghiaia e mi sono grattata il braccio. Nulla di serio, tranquillo.»
«Sei la solita sbadata. Vieni, la colazione è pronta.»
Così mi sedetti a tavola e mangiai la mia colazione, poco dopo anche Ryan scese, e ci mettemmo un po’ a giocare insieme. Amavo passare le mie domeniche in famiglia, so che una ragazza della mia età di solito preferiva uscire con gli amici piuttosto che chiudersi in casa, ma dopo aver perso mia madre cercavo di vivere sempre a pieno ogni momento che potevo passare insieme ai miei familiari. Avevo imparato a mie spese che non è poi così scontato avere accanto la propria famiglia per buona parte della propria vita, non mi piaceva pensarci, ma mi ero resa conto che avrei potuto perdere mio padre o mio fratello in qualsiasi momento, e non volevo avere alcun rimpianto.
Improvvisamente venni distratta dalla suoneria del mio cellulare, lo estrassi dalla tasca e controllai. Due nuovi messaggi, Ash e Michele.
«Buongiorno, come stai oggi? Ricorda, se vai da qualche parte da sola avvisami, ti accompagnerò.» scriveva Michele.
Sorrisi. Era molto dolce da parte sua, ma dal canto mio mi sentivo in colpa, non volevo che la sua domenica dipendesse dai miei spostamenti. Così decisi che sarei stata a casa, lasciandogli la sua libertà.
«Ciao bella! Se oggi sei libera, passeresti da me?» scriveva invece Ash.
Risposi ad Ash che l’avrei raggiunta subito, il messaggio non lasciava trasparire nulla, ma avevo la sensazione che avesse bisogno di me, e non volevo farla aspettare. Avvisai Michele che avrei fatto due passi fino a casa di Ash, ma che sarebbe andato tutto bene, non serviva che si scomodasse ad accompagnarmi. Effettivamente dopo quello che mi era successo la sera prima avevo un po’ paura ad uscire da sola, ma non volevo darlo a vedere, insomma, non potevo dipendere completamente da lui, dovevo essere pronta anche a cavarmela da sola.
«Aspettami, sto arrivando.» rispose lui.
Nonostante tutto sorrisi, ero felice di non essere sola, e che ci fosse lui al mio fianco. 
Intanto che lo aspettavo mi vestii e mi pettinai. Considerai l’idea di indossare una maglia a maniche lunghe per coprire la fasciatura, ma, nonostante fossimo solo a inizio Maggio, si preannunciava una giornata piuttosto calda, così indossai una maglietta a maniche corte a cui aggiunsi un leggero giubbetto in jeans per evitare gli sguardi curiosi della gente per strada.
Appena arrivò Michele salutai mio padre e uscii di casa.
«Ciao, allora come va la ferita oggi?»
«Beh meglio di quanto credessi. Mi dà solo un po’ di fastidio ogni tanto, ma nulla di serio, dopotutto mi hanno solo colpita di striscio. Spero di poterla già togliere domani. Non voglio dover raccontare a tutti che sono inciampata sulla ghiaia, ci faccio la figura della scema.»
«É questo che hai raccontato a tuo padre?»
Annuii. Immagino che ciò bastò a tranquillizzarlo, perchè cambiò improvvisamente discorso.
«Comunque, a proposito di ieri notte, ci ho pensato, ed ho una teoria. Assurda, magari, ma meglio di niente.»
Lo fissai sorpresa. Aveva davvero trovato una spiegazione a quello che mi era successo? Erano giorni che ripensavo agli eventi dell’ultima settimana, e non ero riuscita a trovarci un senso logico, Michele invece in una sola notte aveva già una teoria?
«Davvero? Dimmi tutto!» esclamai, entusiasta.
«Ehi, ehi, frena! Conoscendoti non so quanto ci crederai, ma secondo me quei mostri sono dei demoni.»
«Demoni? Ma cosa vogliono da me?» chiesi, scettica.
Michele ci pensò un po’ su prima di rispondere.
«Solitamente i demoni attaccano gli umani senza una ragione precisa, solo per il piacere che provano nel fare il male.»
«Ma perchè sembrano essersi accaniti su di me?» chiesi.
Naturalmente non mi aspettavo che Michele sapesse rispondere a tutte le mie domande, ma avevo bisogno di farmele, avevo bisogno di capire, altrimenti ci avrei presto perso la testa.
«Una ragione potrebbe essere che si sono intestarditi su di te perchè non sono riusciti nel loro intento la prima volta, quindi ora è diventata una questione personale, diciamo.»
Annuii, in qualche strano modo, quella teoria poteva avere senso. Ma c’era ancora una cosa che non quadrava.
«E non è che sai anche chi o cosa mi ha salvato ieri sera?»
Michele mi fissò a lungo prima di rispondere. Sembrava quasi incerto se rivelarmi o meno quello che sapeva.
«Se ammettiamo l’esistenza dei demoni, può essere che a contrastarli sia stato un angelo.»
Un angelo? Ma gli angeli non esistevano! E di certo non si manifestavano apertamente. Non che il ‘mio’ l’avesse fatto, in effetti, si era limitato a salvarmi senza mostrarsi, sempre che fosse stato realmente un angelo. Alla storia sui demoni avevo creduto, mio malgrado; avevo visto ‘in faccia’ quei mostri, e non c’era nessun’altra categoria sotto la quale avrei potuto collocarli.Ma ammettere l’esistenza anche degli angeli? Mi tornò in mente il sogno che avevo fatto quella stessa notte. Michele che mi riportava a casa in volo. E ora Michele stesso che mi parlava di angeli… che ci fosse stato del vero in quel sogno? Che Michele fosse realmente un angelo? Di nuovo, come quel pensiero si formò nella mia mente, la mia parte razionale lo bollò immediatamente come ‘assurdità’. Insomma, già l’esistenza stessa dei demoni e degli angeli era poco verosimile, ora arrivavo addirittura a sospettare che il mio migliore amico fosse un angelo. Stavo davvero perdendo ogni barlume di sanità mentale.
«Ma gli angeli non esistono, Michele.» commentai, pensierosa.
«Non hai esitato a credere all’esistenza dei demoni però, mi pare.» rispose, brusco. «Sei arrivata. Io vado, ci vediamo dopo.»
Senza aggiungere altro si voltò e si incamminò.
«Michele, aspetta!»
Non si voltò nemmeno. Sospirai e suonai al campanello di casa di Ashley, avrei risolto piú tardi le cose con Michele, ora la mia migliore amica aveva bisogno di me. Il presentimento che avevo avuto leggendo il suo messaggio infatti si rivelò fondato, quando lei mi aprì la porta di casa in lacrime.


CANTUCCIO AUTRICE:

Rieccomi! Scusatemi per il ritardo!
Coomunque... capitolo in cui succede un po' tutto e niente. La trama non prosegue granchè, ma la nostra cara Evelyn sta cominciando a sospettare qualcosa su Michele, anche se non vuole crederci, ma che dite? Ha capito che l'amico non è quel che sembra? 

Evelyn: Naa... gli angeli non esistono... 

Seh, come no, e a salvarti è stato un folletto che passava di lì, certo.

Michele comunque se n'è andato abbastanza in malomodo. Chissà perchè? Solo perchè lei non gli crede? O c'è dell'altro?

Ok, basta, mi zittisco prima di parlare troppo.

Comunque posso anticiparvi che nel prossimo capitolo ci sarà un leggero colpo di scena.

Ok, ora vi saluto prima di dilungarmi troppo,

A presto,

Wingy

 
   
 
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