Nel 1909, io, Catherine, presi la prima cotta della mia vita, a Parigi con i miei genitori, i principi Raulov e il mio amato fratellino, andammo per due settimane, lui si chiamava Philippe e scenario furono i giardini del Lussemburgo, teatro del nostro primo bacio. E ancora e di nuovo la Spagna, il mio futuro e ancora non sapevo.
-Tu?- una sola sillaba di disprezzo.
Tornando in Russia, la zarina mi scrutava più inquisitoria del solito,appurando che ero cresciuta e la somiglianza con mia madre, a quando era una ragazza come me.
Le evidenze sempre più suntuose e marcate, i capelli castani che nel sole vibravano di ramati riflessi, ero alta e snella, senza goffaggini apparenti.
La copia della giovane principessa Ella, che, in segreto, aveva conquistato principi e granduchi
Alessandra fece una smorfia, come se avesse visto qualcosa di sgradito e ebbi un presagio di sventura nelle ossa, conoscevo fin troppo bene la trama delle sue fissazioni, i sintomi delle sue idee fisse e irreali.
Si convinse, infatti, che fossi io a istigare Olga ed essere intrigante e malevola, a discutere con Rasputin, nessuno doveva creare attriti o ingerenze tra lei e il sant’uomo giunto dalla Siberia, nemmeno l’amica di sua figlia.
Fu un esilio, una dura stagione, la nostalgia così forte da chiudermi la bocca dello stomaco.
-Tu?- una sola sillaba di disprezzo.
Tornando in Russia, la zarina mi scrutava più inquisitoria del solito,appurando che ero cresciuta e la somiglianza con mia madre, a quando era una ragazza come me.
Le evidenze sempre più suntuose e marcate, i capelli castani che nel sole vibravano di ramati riflessi, ero alta e snella, senza goffaggini apparenti.
La copia della giovane principessa Ella, che, in segreto, aveva conquistato principi e granduchi
Alessandra fece una smorfia, come se avesse visto qualcosa di sgradito e ebbi un presagio di sventura nelle ossa, conoscevo fin troppo bene la trama delle sue fissazioni, i sintomi delle sue idee fisse e irreali.
Si convinse, infatti, che fossi io a istigare Olga ed essere intrigante e malevola, a discutere con Rasputin, nessuno doveva creare attriti o ingerenze tra lei e il sant’uomo giunto dalla Siberia, nemmeno l’amica di sua figlia.
Fu un esilio, una dura stagione, la nostalgia così forte da chiudermi la bocca dello stomaco.
Correvano appunto i primi mesi dell’anno 1910 quando Alessandra decise che la mia frequentazione non risultava più essere gradita .Anzi era inopportuna, non confacente. Non lo disse in questi esatti termini, non in mia presenza, ma gli effetti erano quelli. La istigavo alla ribellione, al malumore, sosteneva Alix, la mia era una cattiva influenza e andava estirpata, come se fossi una gramigna. Solo perché Olga non tollerava la presenza di Rasputin, l’Amico, come lo appellava, si faceva abbindolare da chi fingeva di darle retta, nessuno doveva contrastare la volontà della zarina. Tranne che di religione o di quel finto contadino, i cui scandali erano la favola della capitale, non avevamo mai parlato, se non scarni accenni . (... Contadino poi ucciso nel dicembre 1916 da un attentato complottato dal principe Jusopov, il granduca Dimitri Romanov e un deputato della Duma, Puriskev .. Buttarono il cadavere nella Neva ghiacciata, quando si seppe che il finto monaco era morto la gente ballava e la zarina Alessandra piangeva.. ) Un esilio e toccava aspettare le domeniche, quando visitavano San Pietroburgo e ci ritrovavamo da Olga, la zia delle ragazze, la sorella di Nicola II. Erano solo miseri surrogati rispetto alla frequentazione di prima, ci sarebbe voluto poi Aleksei che voleva le mie storie, sempre e comunque, e sua madre aveva esaurito le scuse plausibili e non, non potevo essere sempre malata, in viaggio o in visita. Per scambiare due parole e ridere, era mio zio a tenermi allegra, mia madre era occupata da Sasha e mio padre era ancora più evanescente del solito. Non era cattiveria, lei mi riteneva abbastanza grande per arrangiarmi da sola, mentre mio fratello era piccolo. Un grande affare, come no. Un primo assaggio dell’età adulta e la luce del tramonto bagnava i petali delle rose come sempre … come ai tempi degli antichi dei, che riempivano forse i bagagli di sogni e parole, una mia remota fantasia. Già, ma non era una fantasia il distacco che mi mostrava il principe Raulov mio padre, il suo viso evanescente come fumo, un fiordaliso, pareva quasi non volersi affezionare a nessuno per il timore forse della perdita, era rimasto presto orfano e la sua educazione era stata severa, spartana .. Il massimo della confidenza era dirmi che amava la torta di mele cosparsa di vaniglia Inutile aggiungere che quando mi presi la briga di cucinarne una, sotto la supervisione della cuoca, neanche si degnò di mangiarla.. A parole mio padre era contento, nei fatti era mio zio che si occupava di me, insegnandomi a cavalcare, a smontare le armi e sparare, a farmi ridere anche quando non avevo voglia, inimitabile scanzonato, uno scapolo d’oro che dribblava con eleganza di gatto le manovre matrimoniali della giovane zarina .. . Per sua fortuna, la fortuna bara dei Rostov Raulov, ereditata dal nostro mitico antenato Felipe, la devota amica di Alessandra, Anna Vyribova, si era sposata, nel 1907, risparmiando ad Aleksander un immenso imbarazzo, che non era roba da poco rifiutarla, era la prediletta ancella della Zarina, la sua amica personale. Il matrimonio era stato poi annullato per mancata consumazione, e la giovane damigella, figlia di un cancelliere di Corte, ronzava mite e indolente presso la sua imperiale amica, che con il trascorrere del tempo divenne sempre più importante ed asfissiante.. Alix, nella sua immensa vanità, riteneva di non potere sbagliare e non accettava critiche da nessuno, così che la Vyribova, che le dava sempre ragione, divenne la sua favorita. Più ed ancora, era una fedele, entusiasta seguace di Rasputin. Nel contempo era noiosa, senza particolari attrattive, dimessa e poco spiritosa, tanto che Alessandra stessa la chiamava la vacca .Tanto era. Di sicuro a lei non sarebbe venuto certo in mente di paragonare le stelle ad aculei argentati come ad Olga o raccontare storie sulle brumble roses. La mia unica, prediletta Olga, mia ombra e mio riflesso . Legate troppo e ancora, volevamo vivere mille avventure, vedere il mondo, come due foglie simili in uno stesso ramo. Nella distanza, ho vissuto mille avventure, per lei e per me, ma non basta. Non basterà, siamo state amiche e sorelle, troppo o troppo poco. |