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Autore: _Girella_    28/02/2017    1 recensioni
-Va bene, Atsuya. Hai vinto. Puoi tornare sulla Terra, tuo fratello ha ancora bisogno di te.
Vivrai ancora per un po’. Ma ci sono dei limiti, e tu li conosci bene.
E soprattutto, non potrai restarci per sempre. Arriverà il momento in cui la tua anima terrena si consumerà
e sarai costretto a dire addio una volta per tutte a Shirou. Sei sicuro di volerlo fare?-.
Dal cap. 13
-Non manca molto ormai-.
-Cosa? Di già?-
-Atsuya sta per fare la sua scelta. E il suo destino si compirà-.
Gabriel non rispose. Semplicemente, si ritrovò a sperare che facesse la scelta giusta.
Ben sapendo che non sarebbe stato così. 
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hide-and-seek
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-Una delle poche cose in grado di uccidere davvero un angelo .
 
 
Quelle parole risuonavano nella mente di Shirou come se qualcuno le avesse registrate e stesse premendo play senza interruzione. Ancora poco e la testa gli sarebbe esplosa.

Atsuya cominciò a tremare sotto il suo tocco. Gli passò una mano nei capelli. –Cosa?- domandò a voce così bassa che nessuno lo udì.

-Com’è possibile?-. Gouenji si era avvicinato. – Credevo che gli angeli fossero immortali-.

-Teoricamente, è così- spiegò Gabriel osservando i tagli sul petto dell'angelo, da cui sgorgava fin troppo sangue. –Siamo immuni a qualsiasi arma umana e non moriamo di vecchiaia, ma possiamo essere uccisi. E' una cosa che accade così di rado. Uccidere un angelo è uno sfregio alla natura stessa delle cose, causa un grande dolore,  a nessuno verrebbe mai in mente di fare una cosa del genere-.

La voce di Shirou risuonò debolmente. –C’è un modo per curarlo?-.

Che domanda sciocca. Certo che c’era. Doveva esserci.

Gabriel lo guardò negli occhi e desiderò ardentemente di potergli dare una risposta diversa, una qualsiasi. Ma non poteva mentire, non avrebbe avuto senso.

In realtà, Shirou non avrebbe avuto bisogno di sentire nulla. Lui sapeva, aveva capito. Era una sensazione, una consapevolezza viscerale che gli stringeva lo stomaco. Eppure, voleva lo stesso aggrapparsi a quella speranza.

L'angelo scosse la testa. Michael gli fu accanto in un attimo, e gli strinse forte la spalla. -No. Il veleno di un demone è estremamente letale. Temo… temo che non ci sia nulla che possiamo fare per lui-.

Cercò di lasciar cadere quelle parole in tono neutro, ma il tremito ne tradiva il dolore.

Non sarebbe dovuta andare così.

 -No…-.

Shirou perse completamente la testa.  Era troppo. Non poteva sopportarlo.

Non un’altra volta.

Non poteva averlo ritrovato solo per vederlo scomparire di nuovo.

Afferrò Gabriel per il colletto della camicia, incurante di tutti gli sguardi che si posarono su di lui, pieni di dolore. Strinse i denti per trattenere le lacrime. –Ci deve essere qualcosa che possiamo fare per lui. Deve esserci! Non puoi lasciarlo morire, non puoi!-.

Nessuno, nemmeno Gabriel, fece niente per fermarlo. Era devastato dal dolore.

Scivolò in ginocchio e si prese la testa tra le mani, il corpo scosso dai singhiozzi. –Non ancora. Per favore, Atsuya, non di nuovo. Non ce la faccio-.

-Shirou-.

Il piccolo angelo aveva alzato la testa e osservava il fratello con un debole sorriso. Allungò stancamente il braccio e Shirou gli afferrò subito la mano. –Va bene. Va bene così…-.

Shirou non poteva credere alle sue orecchie. Lo strinse forte –Ti prego, no Atsuya. Dobbiamo fare qualcosa-.

-Non c’è niente da fare, Shirou. Mi dispiace, ho sbagliato tutto con te…-.

-Non è vero!-.

- Non avrei dovuto dirti la verità. Volevo proteggerti, e invece ti ho solo messo in pericolo. Non sono proprio adatto per fare l’angelo custode…-.

-Non dirlo!-. Shirou gli lasciò la mano e lo abbracciò, affondando il volto nei suoi capelli. Quanto aveva desiderato stare un po’ vicino a suo fratello… certo si era immaginato circostanze molto diverse. –Non avresti potuto far di meglio, Atsuya. Sei tornato da me, e questo è sufficiente-.

Stavolta, anche le guance di Atsuya si rigarono di lacrime. Era tanto che non lo vedeva piangere.  Shirou si sentì stringere il cuore.

-Vorrei fare un’ultima cosa con te, Shirou-.

 ll ragazzo lo allontanò leggermente da sé, per permettergli di parlare senza fatica. –Cosa?-.

-Vorrei che andassimo in un posto-.

Tacque, ma Shirou aveva capito. Con un ultimo singhiozzo, si tirò su e si passò un braccio del fratello attorno alle spalle.

Rivolse uno sguardo di ringraziamento a Gabriel e Michael, che erano due degli angeli più potenti ed antichi del Paradiso e che erano andati contro le regole per aiutarlo. Leggeva nello sguardo di Gabriel che avrebbe voluto far di più per lui, ma aveva fatto più di quanto credeva, e sperava che un giorno sarebbe riuscito a perdonarsi.

Gli sorrise, e si voltò verso i suoi amici.

Kazemaru e Midorikawa piangevano a dirotto, nonostante cercassero in tutti i modi di nasconderlo. Kazemaru aveva il volto nascosto nella spalla di Endou. Persino Kidou aveva distolto lo sguardo, e le nocche della mano che teneva stretta in quella di Fudou erano bianche.

Atsuya li guardò uno per uno. –Non so come avrei fatto senza di voi, amici- disse, col solo risultato di fra sfuggire un singhiozzo anche a Hiroto. Ma doveva lasciarli nel modo giusto, adesso che ne aveva l’occasione. –Non vi dimenticherò mai-.

Endou gli sorrise da sopra la spalla di Kazemaru. –Nemmeno noi, Atsuya. E’ stato davvero fantastico-.

Atsuya si rivolse a Gouenji. –Grazie- disse soltanto.

Centinaia di emozioni si riversarono in Gouenji, facendolo quasi barcollare. Si chiese come avesse potuto dubitare di lui, anche solo per un secondo. –Siamo noi a doverti ringraziare, Atsuya. Per… beh, per tutto-. Lanciò uno sguardo a Shirou. –Vorrei solo che le cose non fossero finite in questo modo-.

-Ma questa non è la fine- mormorò Atsuya. –Tutto questo è solo un altro inizio-.
 
 
Arrivarono nel parco giochi in pochi minuti e si distesero nell’erba alta, solo loro due, come quando erano bambini e si nascondevano perché nessuno li trovasse. Adesso erano chiaramente visibili nella distesa di verde, ma l’effetto era lo stesso. Esistevano solo loro due, isolati dal resto del mondo.

Ci sarebbero state tante cose da dire. Lacrime da versare. Ricordi da sfogliare.

Ma loro rimasero semplicemente in silenzio, mentre lentamente il sole si avvicinava all’orizzonte. Era quasi il tramonto.

Si tennero per mano tutto il tempo.

Si sorrisero, un paio di volte.
 
“Ti voglio bene, Shirou.

Ti voglio bene anche se mi odi”.

 
 
-Sai…- sussurrò a bassa voce Shirou. –Tempo fa, il cielo era l'unica cosa che mi ricordava che non ero solo. Adesso so che avevo ragione-. Si voltò a guardare il fratello. –Tu ci sei sempre stato, non è vero?-.

-Tu non sei mai stato solo. Quando ti ho lasciato… mi sono odiato, ho odiato la valanga e il maledetto destino. Odiavo l’amore che ci legava, perché era troppo profondo. Non avrei mai permesso a qualcosa di futile come la morte di separarci-.

Si alzò un lieve venticello, che fece ondeggiare la catena delle altalene. Atsuya rabbrividì.

-Hai freddo?- chiese Shirou.

-No, non più-.

-Sei sicuro?-.

-Si, perché continui a chiedermelo?-.

-Non saprei… forse cerco solo un pretesto per abbracciarti-.

Si strinsero uno all’altro. Entrambi avevano aspettato quel momento per anni, e nonostante sapessero che non sarebbe mai arrivato, non si erano arresi. La loro attesa non era stata inutile. Si erano ritrovati. Ma a quale prezzo?

-Mi dispiace- mormorò Atsuya. –E’ tutta colpa mia-.

-Invece, penso che tu non potessi comportarti in modo migliore e se permetti, è la mia opinione quella che conta-.

Atsuya si lasciò sfuggire una risatina.

“La risata di mio fratello… quanto desideravo risentirla”.

 
“Ti ho voluto bene, Shirou.

Ti ho voluto bene anche se mi hai odiato”.
 
 

-E’ quasi ora- osservò, scrutando il cielo.

Shirou sentì una stilettata di ghiaccio al cuore. –Sei sicuro?- chiese in  un ultimo, disperato tentativo di persuaderlo a cercare una soluzione.

Atsuya sorrise. -Si, Shirou. Questi tagli stanno prosciugando le mie energie-.

-Se penso che non ti rivedrò più…-.

-Ma ci rivedremo, Shirou. Noi ci troveremo sempre. Ricordi quando eravamo bambini e giocavamo a nascondino proprio qui, in questo parco? Alla fine, ci trovavamo sempre-.

Grosse lacrime calde rigarono le guance di Shirou mentre avvertiva l’eco delle voci innocenti di due bambini.

La luce di Atsuya si era affievolita. Stava letteralmente scomparendo.

-Allora, te ne vai di nuovo-.

-Non vorrei, Shirou. Ma si, devo andarmene-.

Il suo corpo era quasi diventato trasparente. Le ali avevano smesso di brillare.

Solo il suo sorriso rimaneva intatto.

Shirou si sentì sciogliere il cuore mentre la mano del fratello che lui stringeva perdeva consistenza, finchè non si ritrovò a stringere l’aria.

Si alzò a sedere di scatto. –E’ un addio?-.

-Non è niente-.

Scoppiò a piangere e allo stesso tempo a ridere. Guardò l’ultima volta il volto del fratello, prima che scomparisse definitivamente. Adesso lo sapeva, per rivederlo gli sarebbe bastato guardarsi allo specchio. Ma quel pensiero faceva solo più male.

-Inizio a contare- disse la voce di Atsuya.

Shirou alzò lo sguardo al cielo. Piangeva.

-Se ti trovo, ti abbraccio e non ti lascio più andare-.

-Se non mi trovi, sono dietro alla nostra stella-.

Poi ci fu solo silenzio, e Shirou seppe che se n’era andato.

Si lasciò cadere a terra. Nel cielo ancora rosato, apparivano le prime stelle.

Fu solo a quel punto che si lasciò andare al dolore. I tremiti gli scuotevano il corpo e i suoi singhiozzi squarciavano l’aria mentre l’enormità di quello che era successo gli piombava addosso tutta insieme.

Adesso sapeva che non l’avrebbe mai più rivisto.

Allora perché si sentiva felice?
 
 
Quando tornò a casa di Kidou, si sorprese nel ritrovare tutti i suoi amici esattamente dove li aveva lasciati.  Erano passate ore, ormai era notte inoltrata.

-Gabriel?- chiese quando Gouenji gli si avvicinò.

-Se n’è andato-.

-Non l’ho nemmeno salutato-.

-L’ho fatto io per te-.

Guardò uno per uno i suoi amici. Un gran calore gli si diffuse nella zona del cuore.

 -Va tutto bene?- chiese Gouenji.

 
“Ti vorrò bene, Shirou.

Ti vorrò bene anche se mi odierai”.
 

Shirou alzò lo sguardo al cielo. Ed eccola lì, più brillante che mai, individuò la loro stella.

-Si- rispose, rivolgendole con gli occhi un segno di saluto. Non si sarebbe più dimenticato dov'era, ne era certo. –Adesso va davvero tutto bene-.
 
 
Se n’è andato. Se n’è andato di nuovo.

Ma adesso sono felice.

Ho capito che non devo sognare la mia vita, devo vivere i miei sogni.

E ho capito che qualunque cosa farò, non sarò solo.

Che qualcuno mi sarà accanto.

Sia pure angelo, spirito o semplice amico.

[Shirou]
   
 
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