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Autore: Riholu    06/03/2017    1 recensioni
[Storia ambientata prima degli eventi di B2 e N2]
Ad Unima non c'è più tempo di divertirsi, perché i Pokémon stanno soffrendo per mano di un team sconosciuto.
Non c'è più tempo di giocare al novello allenatore, e Touko dovrà impararlo presto, se vorrà aiutare la sua regione a curarsi dalle Ombre.
Tratto dal testo:
I due ragazzi si guardarono per un attimo, per capire chi è che dovesse parlare.
Alla fine prese parola il primo.
«Ciò che stiamo per dirti probabilmente ti scioccherà un po', ma non è il caso di addolcirti la pillola. Hai comunque l'età per capire, quindi cerca di affrontare la verità con diplomazia. Qualunque sia. E di crederci, soprattutto»
[REVISIONE IN CORSO --> Capitolo 13]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Touko
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 94


 

Il ritorno ad Unima fu lungo e stressante per i due ragazzi.
Wes era teso come una corda di violino, il pensiero che costante andava alla salute del fratello minore, le mani saldamente strette attorno al piumaggio di Ho-Oh al limite del sopportabile.


Touko, a dorso di Zekrom, era anch'ella tesa ma cercava di pensare in positivo.
Ragionavano assieme su un modo per entrare nell'Intramondo, ma non era semplice: il dragone conosceva solo delle leggende, voci, non era mai stato necessario entrarvi.
Anche quando, l'unico metodo che conosceva era il sogno.

“Cosa intendi esattamente per sogno, Zekrom?”.

Quello che ogni creatura vivente può formulare durante il sonno. Credo che l'uomo che scoprì l'Intramondo abbia detto che dopo esservi uscito si sia come svegliato” rispose questi.

Mentre ne discutevano, Unima fece capolino all'orizzonte: la fenice vermiglia esclamò il suo verso, attirando la loro attenzione, scendendo in picchiata verso la loro destinazione come una freccia infuocata.
Il Leggendario al seguito fece lo stesso, accostandosi ad Ho-Oh come un meteorite.

Mentre entravano nell'area sopra Unima, intravedendo le montagne, il biondo portò il cellulare all'orecchio dopo aver composto il numero di Rui.
Dopo due squilli l'amica rispose.

«Wes??».

«Dove siete?».

«Levantopoli».

Senza aspettare ulteriormente, Wes chiuse la chiamata e fece cenno a Touko di seguirlo, dando poi ordine alla fenice di virare verso il sud, sorvolando le isolette, Soffiolieve e Quattroventi.
I due ragazzi atterrarono nella piazza principale della cittadina, facendo scappare i presenti in cerca di rifugio, e scesero dalle loro cavalcature guardandosi attorno. Rui venne subito incontro a loro, chiamandoli a gran voce.

«Andiamo» proferì secco il biondo, lasciando i Leggendari in piazza in attesa e prendendo per mano la compagna di viaggio per raggiungere l'altra.

Appena furono tutti e tre assieme si diressero verso i quartieri condominiali, mentre Rui metteva al corrente il leader dei fatti.

«Non sapevamo dove sbattere la testa, nemmeno Komor e gli altri sanno come raggiungere l'Intramondo. Belle nemmeno sa cosa sia».

«Tipico» sospirò Touko, affrettando il passo per stare appresso all'amico.
Questi infatti avanzava a passo felpato, serio in viso come mai lo era stato.


«Abbiamo quindi chiamato la professoressa Aralia, e lei ci ha consigliato di rivolgerci ad una certa Zania, sua amica e ricercatrice che pare studi ciò che è legato al mondo del sogno» concluse Rui.

«Zekrom mi ha detto che l'unico modo che conosce per entrare nell'Intramondo da Unima sia proprio tramite i sogni» annuì la brunetta, guardando l'amica e il biondo.

Wes non disse nulla per tutto il tragitto, ascoltando soltanto ciò che avevano da dire e ragionandovi.
“Ho-Oh, tu ne sai nulla?” domandò telepaticamente al compagno.

Le uniche volte in cui ho sorvolato questa regione, prima di conoscerti, mi è parso di vedere solo una fitta foresta al centro dell'isola, ma non ho visto vita tra quei rami” rispose la fenice, in piedi in piazza accanto a Zekrom, intento a scrutare ogni passante che si soffermava sulle loro figure maestose.

I tre ragazzi giunsero all'edificio in cui abitava la fantomatica scienziata, suonando al campanello.
A rispondere loro non fu la proprietaria dell'appartamento, ma la voce di Camilla.

«Rui?».

«Camilla, siamo noi. Facci aprire» rispose il ragazzo.

Il portone venne presto sbloccato e i visitatori poterono salire ai piani superiori di corsa, trovando la Campionessa ad aspettarli dopo un paio di piani. Salutarono la donna con un cenno del capo, entrando poi nel monolocale.
Al suo interno vi erano stipati entrambi i gruppi di allenatori, chi in piedi chi seduto, ma tutti ugualmente nervosi e ansiosi. Esclamarono i nomi del leader e della brunetta quando li videro entrare e gli andarono subito incontro accalcandosi.

Touya andò subito ad accogliere la sorella con un abbraccio di sollievo che stupì la ragazza.

«Touya!».

«Perdonami, ma ero un po' preoccupato, nonostante non fossi sola ad Auros. Il viaggio?» domandò il castano, dopo averla lasciata.

«Tutto apposto. Non è il momento ora, però».

Wes lasciò che lo riempissero di pacche, cercando di rassicurare tutti che stava bene e che andava tutto bene.
Vide una donna sconosciuta con la coda dell'occhio e la guardò subito.

Zania era una donna con profondi occhi indaco e lunghi capelli viola scuro, decorati da una molletta con un fiore lilla.
Indossava un camice simile a quello della prof. Aralia, sbottonato solo sul petto mettendo in mostra una canottiera rosa, e neri occhiali a mezzaluna, le lenti non troppo spesse.
Accanto a lei fluttuava un Musharna.


«Benvenuto Campione. Sono Zania, la ricercatrice affidata allo studio dell'Intramondo e di ciò che lo riguarda» si presentò la donna con un piccolo inchino, come di consueto ad Unima.

Il ragazzo ricambiò l'inchino e le andò incontro.

«Bando ai convenevoli. Può aiutarci?» chiese, cercando di controllare l'ansia che provava, invano.

«Mhmh. I sogni non sono materia facile da studiare, ma con l'aiuto di Musharna e delle sue capacità dovrei poterle consentire l'accesso all'Intramondo. Il problema è che il lettino è unico... Soprattutto, Musharna non può garantire per più di due persone».

«Io sarò sufficiente».

«Cosa? No! Io vengo con te» protestò Touko, raggiungendo Wes.

«Touko, non puoi venire» le rispose il ragazzo, sostenendo il suo sguardo.

«Ed io non ti lascio solo contro tutti i Cripto. So dare mazzate e i miei Pokémon sono forti».

«Non potrei proteggerti se fossi in pericolo!».

«Non mi sembra il momento di litigare, Wes» li interruppe Touya.
Si girarono sorpresi a guardarlo.

«E' chiaro che tu da solo non possa affrontarli, nemmeno con l'aiuto di Ho-Oh. Lugia è stato rapito insieme a tuo fratello. L'unico Leggendario esterno alla tua squadra l'ha mia sorella. E lei sa difendersi, ormai» continuò il castano.

«Touya ha ragione, Wes. E' molto più razionale di te per ora» lo appoggiò Camilla, seria anche lei in viso.

«E sai bene quant'è difficile per lui lasciare che Touko rischi la sua vita. Fra noi tutti... E' quella più forte» affermò Belle, guardando gli altri ragazzi che annuirono in risposta.

«L'importante per ora è salvare Michael» disse Lucinda, seduta su una poltroncina con le mani strette in grembo.

Il biondo si vide messo alle strette e sospirò pesantemente, dopo averci pensato un attimo. Tornò a guardare la ricercatrice, che era andata a sistemare il “letto” su cui avrebbero dovuto stendersi lui e l'amica: era un enorme cilindro diviso a metà con una lettino dentro, cuscino incluso; l'altra metà era un coperchio, in quel momento aperto per accoglierli.
Il tutto era collegato a diversi macchinari di controllo e gestione. Dietro allo stesso lettino svettava un secondo contenitore cilindrico, posto in verticale, anch'esso collegato ai macchinari. Al suo interno era andato a sistemarsi Musharna, che seguiva i movimenti della sua allenatrice.

Zania si volse verso i due ragazzi immolati, china al computer principale.

«Se avete deciso, chi deve andare si stenda nel lettino» li invitò, indicando con un gesto della mano il giaciglio.

Touko si privò delle pokéball, affidandole al fratello maggiore, e andò a stendersi su un lato del lettino, lasciando lo spazio perché l'amico potesse accomodarsi a sua volta.
La donna le passò un caschetto di elettrodi e se lo assicurò subito al capo.

Il ragazzo sospirò per l'ultima volta, cedendo le pokéball a Rui, e andò a stendersi accanto all'allenatrice una volta assicurato il proprio caschetto alla testa.
La brunetta gli sorrise, sicura, e gli prese la mano per dargli coraggio.
Tutto sommato era un sollievo per lui non essere solo in quel raid.

La scienziata chiuse il portellone appena si furono accomodati entrambi.
Si volsero verso la dottoressa, visibile dal cilindro tramite una finestrella in vetro, ascoltando cosa stava dicendo.

«Verrete forzati al sonno dal Fumonirico di Musharna. Verrete trasportati nell'Isola dei Sogni, altresì Dream World. E' un'isola vasta quanto lo sono i vostri sogni: fate in modo che siano mirati su un unico obiettivo entrambi, o vi perderete per strada. Io controllerò la vostra attività cerebrale da qui, per prevenire problemi» spiegò.

«E se accadessero?».

«Interromperò il vostro sonno. Comunque, non passerete per lo stesso sogno, ma avrete un canale comune: l'Albero dei Sogni. Dovrete esprimere il vostro desiderio all'albero, nel vostro caso l'Intramondo, e passare nella cavità del suo tronco. Comparirete nell'Intramondo con le vostre coscienze, ma sarà come essere realmente lì, con tutti i sensi. I vostri corpi subiranno le eventuali ferite, quindi fate molta attenzione».

Vide i due ragazzi annuire e chiudere gli occhi, per concentrarsi.

Le loro mani sempre unite.

Zania attese qualche minuto, mentre Musharna espirava il Fumonirico nel cilindro dove giacevano Touko e Wes, i loro compagni di squadra che si accalcavano a vedere il procedimento curiosi e speranzosi.
L'interno della capsula si riempì di una fitta nebbiolina rosa, rendendo presto quasi impossibile distinguere gli allenatori al suo interno.
Appena i valori sullo schermo le confermarono che avevano preso sonno, si prodigò per condurli sulla retta via.




Anche se il corpo di Tsutai giaceva inerme davanti gli occhi di Michael, all'interno della sua coscienza si stava svolgendo una battaglia furiosa per la supremazia sin da quando
Harkos era svenuto.

L'uomo, ormai totalmente libero dall'oppressione dell'Ombra, stava scaricando su quest'ultima tutte le ingiurie subìte dai suoi cari e l'odio che aveva accumulato contro di lui e contro sé stesso. Tsutai odiava sé stesso, per la propria debolezza ed incapacità, inaffidabilità, per aver lasciato sola la famiglia, i figli.

Non sarebbe mai riuscito a perdonarsi per tutto il male che aveva fatto, ma non era il momento di cercare il perdono.
Prima doveva ottenerlo da qualcun altro.

Gettò per terra di peso il nemico dopo aver bloccato un suo attacco, e lo bloccò con un ginocchio sul busto, infierendo con tutto il suo peso. Prese a tempestarlo di pugni a raffica, ignorando i gemiti di dolore di quella creatura che non sarebbe mai dovuta maturare.
Si fermò un attimo col fiatone, osservando la propria opera: benché l'Ombra fosse nulla di più di una violastra figura nebulosa, una chiara smorfia storpiava il perenne ghigno malevolo; gli abissi rossi che erano i suoi occhi esprimevano unicamente emozioni negative e una profonda tristezza, sofferenza, ma anche paura, facendo per un attimo vacillare le intenzioni del rosso.

Tsutai digrignò i denti, spostandosi da sopra l'Ombra, guardando le proprie mani sporche di fuliggine viola, le nocche irritate dai pugni violenti.
Sospirò, guardando freddo la creatura agonizzante ai suoi piedi; ne provò pena.


«Tutta qui la tua rabbia, Tsutai?...» rantolò questi, alzandosi sui gomiti e sostenendo ostinatamente lo sguardo dell'altro.

«Avrei ancora tante di quelle mazzate da darti, per tutto ciò che hai fatto... Ma infierire su di te non risolverà nulla. Alzare le mani non porta a nulla» rispose serio l'uomo, spostandosi ulteriormente per consentirgli di alzarsi.

«Come sei fatto poetico...».

«Non ne hai ancora abbastanza, per caso?».

Harkos ghignò per un attimo, per poi tamponarsi il nebuloso labbro ferito.

«Non ne avrò mai abbastanza» rispose, fissando con astio gli occhi dell'ospite.

«Ah sì? Beh, io non ho più tempo per giocare con te. Ci si vede» ghignò in risposta Tsutai, sorridendo serafico prima di sparire davanti gli occhi dell'Ombra.

Dopo un attimo di silenzio totale, la creatura batte il pugno a terra, restando steso dolorante per le troppe botte ricevute.
Gli vennero per un attimo gli occhi lucidi, ma non vi badò, intento com'era a cercare un'altra ragione per cui alzarsi e tornare alla carica.

Non ne trovò.
Aveva perduto il suo scopo.

Si strinse le gambe al petto, sentendo sempre meno lo spazio attorno a sé.
 

*


Sono tornata!
Diciamo che ho diminuito drasticamente il ritardo, rispetto a quanto c'ho messo per postare il 93esimo.
Chiedo nuovamente scusa per questo.

Ringrazio SweetMiky per il commento, sono lieta di vedere che tu sia ancora qui!
Detto ciò, vi saluto fino al prossimo capitolo. Che per inciso, è già iniziato.

   
 
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