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Autore: emylee    20/03/2017    6 recensioni
Draco Malfoy viene scelto dal Signore Oscuro per una missione di vitale importanza.
Con orgoglio accetta, ma cosa succede se, al momento del compimento della missione, si pente e scappa?
Il futuro non gli riserverà tante belle sorprese.
Harry Potter in miniatura lo guardava con un cipiglio confuso e, sotto sotto, un po' spaventato. Lasciò cadere quella roba tagliente che aveva per le mani e si avvicinò a lui, per poi fermarsi con le mani sui fianchi. Era piccolo, più piccolo di quanto Draco avesse immaginato prima di mettersi in viaggio. Gli occhiali, notò con orrore, erano gli stessi che aveva sempre portato.
«Potter!» gridò. Non si aspettava di trovarlo così facilmente.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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III


La vocina acuta di Potter lo chiamò, facendolo sobbalzare. «Draco? Va tutto bene? A cosa pensi?»

Al fatto che a breve dovrò ucciderti. «Alla strada giusta. Scusa, mi sono distratto, comunque. Andiamo?»

Si mise in piedi e camminò con lentezza estenuante per tutta la strada principale, e deserta, di Privet Drive. Si guardò intorno circospetto, il Signore Oscuro lo aveva messo in guardia su possibili spie che stavano tenendo d'occhio Potter, ma era essenzialmente presto, poco dopo l'alba, e non c'era anima viva in giro.

Poteva stare tranquillo.

Allora perché, un angolo della sua mente, sperava che qualcuno lo fermasse?

Si inoltrarono in un parco poco lontano, circondato da alberi fitti. Il Signore Oscuro gli aveva detto che, poco lontano da lì, doveva esserci una radura con un rudere abbandonato. Poteva essere un buon posto per un infanticidio? Pensò, distratto, Draco, la nausea che saliva mano a mano che i passi li allontanavano dalla casa babbana degli zii di Potter.

«Ci sono venuto qualche volta in questo parco, ma non mi sono mai divertito.» confessò Potter dopo minuti di silenzio, «Dudley e i suoi amici mi rincorrevano. Giocavano alla caccia, e la preda la facevo sempre io.»

«Cosa facevano quando ti prendevano?» Sapeva, però, cosa aspettarsi dalla risposta.

Il piccolo Potter scrollò semplicemente le spalle, «Una volpe cosa fa al coniglio che caccia? Cerca di ucciderlo. Per fortuna, nel mio caso non cercano di mangiarmi, ma me ne danno tante.» gli strinse una mano, e gli sorrise, come se fosse lui da tranquillizzare e non viceversa. E forse alla fine aveva pure ragione. «Però non mi faccio mai prendere, Draco, sono davvero veloce sai?»

«Sì. Anche da grande sarai molto veloce.»

«Davvero?» i suoi occhioni brillarono, «Ma anche da grande dovrò scappare?» chiese poi, preoccupato.

Draco non rispose.


«Wow! Non ero mai arrivato qui! Ma siamo sempre a Privet Drive?»

Avevano appena messo piede sulla terra smunta della piccola radura poco dietro il parco babbano. Potter si guardava intorno, un po' confuso, ma estasiato alla vista del piccolo rudere abbandonato.

«Giochiamo lì dentro? A nascondino? Non ho mai giocato a nascondino,» e prima che Draco potesse chiedergli che gioco fosse questo nascondino di cui stava parlando, Potter lo tirò per una mano, «o forse possiamo andare a caccia di fantasmi! Ho visto che in tv alcune persone lo fanno. Non guardo molto la tv, ma quando pulisco camera di Dudley di nascosto l'accendo per un po'.»

Draco continuava a non rispondere, ascoltando con un macigno sul petto le parole del bambino. Mano a mano che si avvicinavano al rudere, composto da pietre lisce e ricoperte di muschi e licheni, il peso che gli rendeva difficile respirare diventava sempre più insistente e insopportabile.

Non era la persona adatta ad un compito del genere. Come aveva mai potuto accettare il compito di uccidere Potter? Potter da bambino, per di più! Cercò dentro di sé di nuovo quell'orgoglio e quella fierezza che lo aveva accompagnato fino al giorno prima, ma non la trovò da nessuna parte.

Sentì solo la melma che gli riempiva la gola.

«Perché mi hai portato proprio qui?»

Draco deglutì, «Non volevi allontanarti troppo, giusto? Ci avremmo messo troppo, poi, per tornare a casa. Mica vuoi essere punito al tuo ritorno, vero?»

«No no!» Potter scosse la testa e gli sorrise con la bocca sdentata, «Hai fatto bene! Quando avremo più tempo andiamo da più più parti! Più più lontano!»

Non appena entrarono nel rudere, Potter cercò subito di lasciare la sua mano per mettersi a correre ed esplorare i dintorni, ma Draco non glielo permise. Lo tenne accanto a sé, cercando di non stringere troppo il piccolo e troppo sottile polso che aveva tra le dita. Si piegò sulle ginocchia, in modo tale da essere alla stessa altezza di Potter.

«Prima di giocare,» deglutì di nuovo, sentiva un saporaccio orribile in bocca, «devo farti vedere una cosa.»

«Che cosa?»

Draco prese la sua bacchetta nascosta dalla lunga manica della giacca, e la puntò sul viso scettico di Potter.

Lui aggrottò le sopracciglia, «Un pezzo di legno?»

«Sì, Pot– Harry.» cercò di sorridere ma non fu convinto di esserci riuscito, «È una bacchetta. Non toccarla.»

«Vuoi prendermi a bacchettate?» chiese, guardandolo un po' impaurito, «Come fa zia Petunia con il mestolo?»

«No... no, Harry. Non ti prenderò a bacchettate.»

Si rincuorò appena pensato che, dopotutto, Potter non avrebbe sofferto. Con l'avada kedavra, un secondo e sarebbe morto: non avrebbe avuto neanche il tempo di sentire il minimo dolore.

«Voglio farti vedere una... cosa bella.»

«Con una bacchetta? Sei un prestigiatore?»

Draco non sapeva bene cosa fosse un prestigiatore, ma annuì semplicemente e si rimise in piedi, accertandosi che Potter non si allontanasse da lui.

Non lo fece, il bambino restò soltanto a fissarlo in attesa. Fiducioso.

Harry Potter, piccolo ed innocente, ancora ignaro di tutto quello che, una volta messo piede ad Hogwarts, avrebbe subito e sopportato, si fidava di lui, Draco Malfoy.

In un altro contesto, in un altro luogo, Draco sarebbe scoppiato a ridere.

In quel momento, invece, gli veniva solo da vomitare.

Puntò la bacchetta sul suo viso, sugli occhiali storti, sugli occhioni verdi come smeraldi, sulla cicatrice che nel giro di tre anni si sarebbe arrossata e avrebbe bruciato.

Gli tremò la mano, mentre apriva la bocca secca. Le parole erano così difficili da pronunciare...

«Avad...» deglutì.

«Avada...» tossì.

«Avada Ked...av...» si morse il labbro, stringendo gli occhi.

Li chiuse e si prese la testa tra le mani. Non ci riusciva, non ci riusciva! Non era in grado di uccidere un bambino! Eppure era sembrata così semplice come missione, uccidere Potter da bambino! Si era così concentrato su Potter, sul fatto di dovere uccidere proprio lui, di potersi vendicare di tutto quello che gli aveva fatto passare per tutti quegli anni, che non aveva affatto pensato al fatto che si sarebbe trovato davanti a sé pur sempre un bambino, poco contava fosse poi Potter.

Era un bambino.

«Draco? Va tutto bene? Non ci riesci?»

Aprì gli occhi, guardando di nuovo il viso confuso ed ora preoccupato del piccolo Potter. Salazar, si sentiva così sporco, aveva voglia di grattarsi e di scrostarsi tutto il sudicio di dosso.

«Mi dispiace...» mormorò, facendo un passo indietro.

«Per cosa? Draco?»

«Mi dispiace tanto, Harry... devo andare... mi dispiace...»

Scappò come il codardo che era, abbandonando Potter da solo in quel rudere che sarebbe dovuto essere la sua tomba.


Corse via, non curandosi di dove fosse diretto o dove stesse andando. Si inoltrò sempre di più tra gli alberi fitti, prendendo con gli occhi gonfi di lacrime frustate il Maelström accuratamente nascosto nelle pieghe della tasca dei suoi pantaloni.

Si fermò solo dopo aver corso per chissà quanto tempo, guardandosi appena indietro e sospirando sollevato quando non riuscì a intravedere neanche l'ombra del rudere.

Strinse il Maelström tra le dita, e pensò che lui non era affatto adatto a questo compito. Sarebbe tornato nel suo tempo, nel 1998, e avrebbe pregato, anche a costo di beccarsi qualche cruciatus dal Signore Oscuro o da suo padre, di poter essere sollevato da quell'incarico. C'erano centinaia di Mangiamorte che erano pronti a maledire a vita Potter, persino più di lui, e che non avevano affatto problemi nell'uccidere un bambino indifeso.

Draco era debole, se ne rendeva conto. Era debole, e lo era diventato ancora di più nel guardare gli occhi fiduciosi di Potter, il suo sorriso sdentato e felice, nel sentire la sua piccola mano stringere la sua.

Oh, ma l'avrebbe sicuramente pagata per il suo passo indietro. Il futuro che lo aspettava sarebbe stato pieno di punizioni e di sguardi delusi per il suo fallimento, ma a Draco davvero non importava. Aveva un marchio sul braccio, prediligeva la magia oscura, ma non voleva essere un assassino. Non un assassino di bambini, non l'assassino di nessuno.

Chiuse gli occhi, stringendo il ciondolo dorato, pensando intensamente Casa mia, 1998.

Il vortice lo inghiottì nuovamente come il giorno prima, sballottolandolo a destra e a manca, infradiciandolo dalla testa ai piedi. Temette di vomitare non appena sarebbe arrivato a destinazione, già che si sentiva pieno di spazzatura nello stomaco.









Spazio Autrice.

Ed ecco io terzo capitolo, possiamo dire addio (per il momento, almeno) al piccolo Potter! 
Almeno non è un addio definitivo XD
Draco ora tornerà nel suo tempo, cosa lo aspetta? Diciamo che nulla di bello, i viaggi temporali non portano mai nulla di bello, hahaha!
Mi dispiace per tutti quelli che avrebbero preferito vedere altre interazioni tra Draco e il piccolo Harry, ma avendo una trama ben precisa in mente, ci sono cose che devono essere sistemate con il grande (?) Potter.
Ringrazio di cuore tutte le tantissime persone che hanno aggiunto tra le preferite/ricordate/seguite questa storia! Sono contenta che l'idea piaccia così tanto, piace molto anche a me! 
Ringrazio anche coloro che hanno lasciato le dolcissime recensioni, adoriamo tutte Draco alle prese con i piccoli marchi Potter!
Attendo i vostri commenti, che mi fanno sempre enormemente piacere :)

Emily.

  
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