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Autore: smak978    20/03/2017    11 recensioni
"Succorbentis?" Chiese Malfoy con un filo di voce, coprendo subito il volto con quell'insopportabile maschera. "Hai la Succorbentis?" Silenzio. "Lo sai che è una malattia incredibilmente rara, vero? ...E lo sai che è incurabile, vero?" Silenzio. "Non c'è da stupirsi che ti rifiuti di accettarlo." Ron/Hermione/Grifondoro OOC
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Hola gente, buon inizio di primavera a tutti! (rip persone con l'allergia al polline) Vi auguriamo una buona lettura e vi ringraziamo tantissimo per il love che, come sempre, ci trasmettete attraverso le recensioni <3 *^* Alla prossima!! *si smaterializzano*



Capitolo 25 – Serpeverde




 
Harry storse il naso mentre seguiva Malfoy nella Sala Grande, prendendo nota dell’aumentare dei bisbigli. Sì, era in pigiama. Era davvero così scandaloso? Qualcuno doveva pur essersi presentato a pranzo mezzo vestito in passato, con i calzini scompagnati o con la camicia alla rovescia. Non riusciva a ricordare nessuna occasione del genere in quel momento, ma era certo che ce n’erano.
 
“Tu e le tue solite entrate teatrali.” Malfoy era addirittura divertito da quella situazione; tuttavia, il suo ghigno svanì quando incontrò lo sguardo di Harry. Non ne capiva il motivo; non si poteva dire che non ci stava mettendo impegno. Si era sforzato di ricambiare il suo sorriso, di alzare gli occhi al cielo, e si era finto divertito dal suo commento sorprendentemente azzeccato. Perché i Malfoy erano fabbricati con un dannatissimo rilevatore di bugie interno?
 
“Pensi che sia particolarmente… saggio sedersi al tavolo Serpeverde oggi?” In fin dei conti, alcuni studenti avevano manifestato una discreta sete di sangue. “Penso che stiamo un tantinello tirando la co-”
 
“Dove altro vorresti sederti?” Be’, colpito e affondato.
 
Harry percorse il tavolo con lo sguardo, adocchiando velocemente il piccolo, infernale, bruto tarchiato. Goyle incrociò il suo sguardo con una smorfia rabbiosa; se possibile, Harry era certo che la forchetta nella sua mano si sarebbe piegata sotto la pressione del suo pollice. Harry non voleva assolutamente trovarsi nelle sue vicinanze, neanche con una distanza minima di dieci metri. Ancora meglio se era fuori dal raggio d’azione dei suoi incantesimi, a dirla tutta.
 
Le mani di Harry continuavano a tremare incontrollatamente. Era ancora sbalordito dal fatto che qualcuno aveva usato una Maledizione Senza Perdono all’interno della scuola. Su un altro studente, per giunta. Non riusciva a capacitarsi del fatto che, non meno di mezz’ora prima, era sul pavimento dei sotterranei in preda alle convulsioni.
 
E Goyle l’avrebbe scampata. Nessuna ripercussione.
 
Perché Harry era assolutamente sicuro che non l’avrebbe detto a nessuno; e comunque, era inverosimile che gli credessero. Il grande Harry Potter, uccisore del male allo stato puro, più comunemente detto Voldemort, che non riusciva a lanciare un semplicissimo incantesimo difensivo contro Goyle? Si sarebbero fatti delle domande, come aveva fatto Nott. Perché era tutto così dannatamente complicato?
 
L’unica ragione per cui Malfoy non aveva notato le sue mani era perché Harry aveva finto di avere freddo e si era fatto prestare uno dei suoi maglioni. Le mani erano al sicuro, coperte dalle maniche, lontane dagli occhi, ma decisamente non lontane dalla sua mente. Harry riusciva a sentire i loro fremiti, ed era incapace di tenerle ferme.
 
Probabilmente aveva un aspetto ridicolo, ma almeno Malfoy non aveva ancora fatto domande.
 
Trattenne un sospiro mentre seguiva l’altro verso il tavolo Serpeverde, e diede un’occhiata alla Sala. I suoi occhi caddero immediatamente su una furiosa Hermione, che era in piedi e… lo indicava. Oh, grandioso. Fantastico. Aveva proprio bisogno che ci si mettessero anche loro. Ma almeno sembrava che Ron la stesse trattenendo dal correre dall’altra parte della Sala Grande; Harry comprendeva che presentarsi a pranzo in pigiama doveva sembrare bizzarro. Per di più con Malfoy che camminava impettito davanti a lui. Non era strano pensare che fosse stato il biondo a costringerlo. Ma perché non potevano semplicemente credere che si trattava di qualcosa di divertente, come una sfida, per esempio? Pensavano davvero che fosse così indifeso?
 
Le sue mani continuarono a tremare.
 
Harry si strinse al fianco di Draco sulla panca, sedendosi impacciatamente senza usare le mani. Se gli altri avevano notato qualcosa, non lo davano a vedere. Non che fossero nella posizione di notarlo; Zabini era troppo impegnato a mandar giù enormi bocconi di cibo, come per impedirsi di parlare, e Nott si limitava a fissare intensamente il suo piatto. Che divertimento.
 
Goyle, grazie al cielo, era seduto in fondo al tavolo. L’unico dettaglio che manifestava la sua irritazione era il mucchio di posate piegate e sparpagliate intorno a lui, e dal modo in cui nessuno sembrava preoccuparsene, Harry dovette supporre che accadesse spesso. Lo sguardo assassino era diretto a lui? Anche quella non era una novità.
 
Un silenzio imbarazzante discese su di loro, nessuno incrociava lo sguardo degli altri. Perfino Malfoy sembrava seccato, anche se quella mattina era apparso umano. Guardò con cipiglio il suo piatto, tuffandosi sul suo toast ancor prima di salutare i suoi compagni di Casa. La sua capacità di cambiare emozioni nel giro di un istante avrebbe suscitato il suo interesse, se solo Harry non fosse stato così maledettamente confuso.
 
Malfoy gli era sembrato felice mezz’ora prima. Aveva passato il tempo a giocherellare, cazzo, gli aveva chiesto scusa, tanto per fare un altro esempio. E aveva addirittura cercato di alleggerire l’atmosfera appena i bisbigli della Sala Grande li avevano assaliti, per l’amor di Merlino! Nell’arco di quei venti secondi impiegati per sedersi, aveva già uno sguardo che se la batteva alla pari con l’espressione di Goyle. Quella doccia doveva avergli lavato via ogni residuo di calore; in senso letterale o metaforico, a voi la scelta.
 
Come aveva fatto la giornata a passare da piacevole ad apocalittica?
 
E non era nemmeno un’iperbole.
 
Harry sospirò fra sé e sé, e allungò una mano verso il suo calice. Visto che tutti evitavano di guardarsi, nessuno si chiese perché l’aveva alzato con la mano ancora avvolta dalla lana. Fu un peccato che finì per rovesciare il suo calice di succo sul tavolo, attirando l’attenzione di ogni singolo commensale.
 
Come se il pigiama non bastasse.
 
“Merda, io…uhm, scusate-”
 
Malfoy fece evanescere tutto il casino che aveva combinato senza neanche guardarlo, comunque i suoi occhi si assottigliarono pericolosamente. Interruppe Harry con un singolo schiocco della lingua; avrebbe potuto dare alla sua rabbia una forma corporea. Per poco non ne emanava ondate visibili anche a occhio nudo. “Okay, Potty, che cazzo succ-”
 
“Fottutissimo Salazar in una tazza!” Nott imprecò ad alta voce, spingendosi contro il tavolo. Le sue posate caddero al suolo mentre si guardava freneticamente intorno, osservando gli altri tavoli. Maledizione, anche se quel giorno l’intera Casa Serpeverde avesse dato alla propria rabbia una forma corporea, nessuno avrebbe battuto ciglio. Ad ogni modo, la maggior parte di loro rabbrividì sotto il suo sguardo. Strano, visto che di solito era una delle persone più riservate fra i Serpeverde. Forse era il caso di dire che incuteva paura proprio per quello. L’ignoto era sempre temuto, come gli era stato palesemente ricordato.
 
Nott si voltò ancora di scatto, spingendo via da lui il suo piatto quasi intatto. “Chiunque sia il piccolo bastardello che si sta esercitando su di noi con le Fatture Pungenti morirà. Non gli lancerò una maledizione; quello che farò sarà, letteralmente, staccargli la testa dal collo.” Ruggì, strofinandosi il braccio. “Draco, vedi qualcuno che impugna la bacchetta?”
 
Harry si accigliò, perplesso; o era un’incredibile coincidenza, oppure…
 
Quando Nott incrociò il suo sguardo, Harry gli sorrise ammirato, facendogli un leggero cenno con la testa. Lo stava aiutando a coprire il tremolio. Nott si stava comportando in modo amichevole, anche se così facendo metteva in pericolo altri studenti. Rispettava comunque il suo gesto.
 
Era saggio presupporre che tentare di usare le posate si sarebbe rivelata un’ennesima catastrofe, quindi il piatto di Harry rimase intatto. Cercò di ignorare il leggero brontolio del suo stomaco; fino a quel momento se l’era cavata benissimo non mangiando. Guai a Malfoy se interveniva, perché la ciliegina sulla torta per rendere quella situazione sgradevole ai limiti dell’impossibile era proprio il suo stomaco che iniziava a brontolare.
 
Harry alzò lo sguardo per incontrare quello di Zabini, il ragazzo scuro gli rivolse un leggero ghigno. Mentre lo osservava, i suoi occhi neri brillarono per il divertimento, poi si voltò verso Nott con le sopracciglia alzate. Era abbastanza ovvio che non si era bevuto quelle stravaganti minacce di morte. Al contrario, sembrava curioso. Come se avesse un rompicapo da risolvere. Dannati Serpeverde.
 
Perché Harry non si era fatto degli amici a Tassorosso?
 
Una crescente trepidazione si fece strada nello stomaco di Harry man mano che il ghigno dell’altro si estendeva, ma fortunatamente appena l’altro aprì la bocca per dare il via all’imminente lite, Parkinson decise di arrivare e sedersi sgraziatamente al tavolo, non spingendo per poco Zabini giù dalla panca per sedersi fra i due ragazzi. Quindi Dio esisteva. Anche se implacabile.
 
Il pranzo sarebbe diventato la tomba di Harry; si sentiva già come se avesse corso una maratona, dal modo in cui il cuore gli martellava nel petto. E per di più c’erano due Serpeverde sospettosi accanto a lui, di cui uno sapeva tutto, e l’altro sogghignava tanto quanto un predatore con la sua preda.
 
Parkinson tamburellò le mani sul tavolo, saltellando praticamente sul posto. I suoi occhi pendolarono da Harry a Malfoy, finché non si posarono sul moro. Il suo sorriso si ingrandì ancora di più, se possibile. Era come se stesse programmando nella sua mente il modo migliore per iniziare la conversazione. Con un po’ di fortuna sarebbe stata delicata, o discreta. Qualcos’altro che rappresentasse i Serpeverde, oltre alla rabbia e alle brutalità che si erano manifestate in passato.
 
“Allora, avete scopato?”
 
Non era assolutamente quello che si erano aspettati, neanche lontanamente. Zabini si soffocò con il succo, annaffiando uno sfortunato ragazzino del secondo anno, mentre Nott sobbalzò come se fosse stato ‘affatturato’ di nuovo. Malfoy era il solo a sembrare indifferente; continuò a morsicare il suo toast, spostando pigramente lo sguardo tra gli altri partecipanti della conversazione.
 
Harry non si accorse di avere la bocca spalancata finché il biondo non allungò una mano per alzargli la mascella, e quel tocco risvegliò la sua capacità di formulare pensieri compiuti. No, non aveva sentito bene. Non gli avrebbe fatto una domanda così personale… Zabini stava ancora tossendo, con gli occhi che lacrimavano, e Nott stava cercando con tutte le forze di trattenere un ghigno. Oh sì, sì che l’aveva fatto.
 
“Non risponderò a questa domanda!” Sbottò Harry, mortificato dal rossore alle sue guance. Si voltò verso Malfoy per chiedergli aiuto, ma quell’idiota si limitò a dare un altro morso alla sua fetta di pane! Tuttavia gli angoli della sua bocca tendevano all’insù; che cretino! Lasciare Harry indifeso contro quella fangirl!
 
“È un sì.” Ridacchiò Zabini, incurante dell’occhiata rabbiosa che Harry gli lanciò. Non avrebbe mai affrontato quella conversazione con i Serpeverde!
 
Parkinson cacciò letteralmente uno strillo, sprigionando ondate di euforia. Spaventoso, ecco cos’era. Anzi, tutta quella situazione era raccapricciante! “Dettagli!”
 
“No!” Harry dovette ripeterlo molte volte prima di rendersi conto che l’altra non stava prestando attenzione. “Non è successo niente!”
 
“Non è successo niente un corno.” Ma da che parte stava Zabini? Era stato il più normale del gruppo, fino a quel momento! “Guarda quanta tensione sessuale c’è nell’aria.”
 
“C’è decisamente tensione sessuale.” Convenne Nott, ghignando per l’occhiata incredula che gli lanciò Harry.
 
“Traditore!” Come poteva passare dall’avere istinti omicidi all’essere pronto a deridere Harry nel giro di un istante? Quelli lì mancavano chiaramente di qualche emozione vitale! Si voltò disperatamente verso Malfoy, che stava di nuovo ghignando. Probabilmente per il rossore alle guance di Harry. “Che diavolo fai? Aiutami!”
 
“Perché?” Perché? Perché?! Quel piccolo bastardo presuntuoso aveva avuto la faccia tosta di chiedergli-! “C’è decisamente della tensione sessuale qui.” Oh, ben fatto Draco. Quello sì che li avrebbe tenuti a bada.
 
“Su, andiamo! Voglio i dettagli!” Insistette Parkinson, sbattendo una mano sul tavolo. Come se il gesto non avrebbe catturato le attenzioni di tutta la Sala. “Chi è stato sopra? Oh, be’, domanda stupida suppongo-”
 
“Che vorresti dire?” La interruppe Harry, che si accigliò quando tutti ridacchiarono. Perfino Draco non trattenne le risate; e non era perché gli era piaciuta la sua risposta.
 
“Be’,” Oh Dio, perché stava sorridendo in quel modo. Dal tono che aveva, sembrava che stesse cercando di essere gentile; gli occhi di lei brillarono di una gioia maliziosa. Grandioso. “È solo un po’ ridicolo, il pensiero di te sopr-”
 
“Perché, sarebbe così ridicolo se fossi stato sopra?” La interruppe ancora Harry, ignorando l’aumentare dei ghigni lungo il tavolo, quasi come un’onda. A quanto pareva tutti quanti stavano origliando adesso.
 
Pansy imitava il sole. “Ci sei stato?”
 
“Nessuno dei due ci è stato.” Ripeté Harry per la quinta volta. “Ma potrei assolutamente farlo!” Fu un po’ offensivo il modo in cui non gli diedero credito.
 
“Tu vuoi stare sopra, vero, Potter?” Ghignò Zabini, che rise quando Harry diventò paonazzo. Dio, aveva davvero affrontato una conversazione sulla sua inesistente vita sessuale, con i Serpeverde?
 
“Cosa? No!”
 
“Allora sei passivo?”
 
“…no.”
 
“Allora cosa sei?”
 
Harry decise che era il momento perfetto per nascondere la testa fra le braccia, ricordandosi troppo tardi che le sue mani stavano ancora tremando. Non era una buona idea avere le mani in bella mostra in quel momento, quindi le ritrasse velocemente sotto il tavolo, sospirando fra sé e sé mentre lo faceva. Come avrebbe fatto a nascondersi senza le sue mani? Non aveva molta voglia di affrontare quella conversazione; i Serpeverde stavano ancora ridendo per il modo in cui l’avevano messo alle strette.
 
Nonostante l’umiliazione, si ritrovò a sorridere leggermente divertito.
 
Aveva decisamente qualcosa che non andava.
 
“Oh,” Parkinson ebbe un’improvvisa epifania, e spalancò esageratamente gli occhi. “Sei vergin-!”
 
“Il fatto che non abbiamo tutti il tuo stesso livello di esperienza,” Finalmente Draco si decise a dare un piccolo contributo, grazie al cielo. Harry avrebbe potuto abbracciarlo in quel momento; sapeva sempre quando intervenire per distogliere l’attenzione. “non ci rende automaticamente tutti vergini. Non è successo niente questa notte. Smettetela di torturare Potter.”
 
Harry tirò un sospiro di sollievo quando Parkinson mise il broncio, appoggiando la testa su un braccio mentre li osservava annoiata. Come cambiavano velocemente le loro emozioni. “Oh, solo robette quindi.”
 
Doveva azzardarsi a chiederglielo? “…robette?”
Okay, sapeva che non avrebbe dovuto incoraggiarla. Ma il sospiro esagerato di Draco, la risatina strozzata di Zabini, e il calcio che Nott gli diede allo stinco mentre scuoteva la testa erano un tantino eccessivi.
 
“Sai, pompini, seghe-”
 
“Pansy!” Zabini si coprì gli occhi con una mano, scuotendo la testa. “Non volevo delle immagini in mente! I miei occhi! Bruciano!”
 
Harry sbuffò divertito, guardando ancora una volta le sue mani tremanti sotto il tavolo. Di conseguenza, non si rese conto che tutti gli altri avevano smesso di ridere ed erano piombati in uno stoico silenzio.
 
“Posso parlarti?” Fu uno sforzo non cadere dalla panca quando sentì la voce di Ron. E fu egualmente difficile non tentare immediatamente di sfoderare la bacchetta; okay forse stava leggermente esagerando. Ma non era da biasimare, specialmente dopo quella mattina.
 
“Il tuo incredibile livello di stupidità è sorprendente, Donnola,” Intervenne Draco, uno dei pochi a non ghignare. No, Malfoy no. Lui doveva per forza assumere una smorfia arrabbiata o severa e creare un litigio dal nulla. “Stai già parlando. La questione non è se puoi parlare oppure no, perché l’avevi già reso abbastanza evidente, ma piuttosto se Harry vuole ascoltarti.”
 
“Sì, va bene, Ron.” Harry lo interruppe velocemente, folgorando con lo sguardo il Serpeverde. “Uhm… andiamo in corridoio. Meno impiccioni.” Si tirò su dalla panca, tirando velocemente giù le maniche del maglione per coprirsi le mani; si erano arricciate un po’, esponendo le dita. Ma gli altri non l’avevano notato, giusto?
 
Lanciò una rapida occhiata verso il tavolo e vide Nott guardarlo e scuotere la testa, incredulo. Non era colpa sua se il maglione si muoveva a suo piacimento! Zabini, tuttavia era accigliato. Così come Draco.
 
Nulla di grave; era solo perché Ron si era presentato al loro tavolo, nulla di più.
 
“Non si chiama impicciarsi se ce l’hai scritto in faccia.” Urlò Pansy alle loro spalle mentre si incamminavano impacciatamente verso il corridoio; probabilmente era anche convinta di quello che diceva.
 
Il tragitto verso il corridoio fu imbarazzante, e carico di tensione. La cosa lo feriva. C’era stato un tempo in cui avrebbero potuto parlare di qualunque cosa, anche delle cose più disparate che attiravano gli sguardi preoccupati dei passanti nei corridoi. Adesso, solo il silenzio.
 
Era per il bene di Ron, dopotutto…
 
Più o meno.
 
Harry si accigliò al pensiero. Era per il bene di Ron. L’avrebbe capito, alla fine. Quello che voleva Harry non importava a quel punto.
 
Rimasero impalati in corridoio per altri cinque minuti, senza proferire parola.
 
Dannazione, Harry preferiva la conversazione con i Serpeverde a questo.
 
Ma era stato Ron a voler parlare, quindi poteva fare anche il primo passo.
 
“Allora… uhm…” Sembrava che stesse recuperando il sonno; il solco che di solito gli segnava la fronte era iniziato a diminuire, dandogli un’aria più rilassata. Harry per poco non sorrise; era un buon segno. Significava che il suo amico si stava riprendendo. Ron sospirò, stringendo i pugni. Ecco l’attitudine Grifondoro di tuffarsi direttamente nelle situazioni. “Sono venuto a darti un avvertimento. Niente di pericoloso, giuro, ma qualcuno doveva pure tirar fuori le palle e dirtelo, e visto che al momento gli altri si stanno comportando da idioti… be’ lei non è davvero un’idiota, non dirle che te l’ho detto, è comunque la persona più intelligente che conosco… aspetta, sto perdendo il filo del discorso. Hermione e Neville ti stanno spiando.”
 
Be’, quello non se l’aspettava.
 
“Che intendi con ‘spiando’?” Hermione e Neville? Dannazione. Perché non riuscivano ad accettare l’idea che era tutto a posto?
 
“Intendo che ti origliano e trascrivono le tue conversazioni.” Perfino Ron sembrava arrabbiato, anche se si supponeva che dovesse essere infuriato con Harry. Si mosse a disagio, grattandosi il naso. “Li ho avvertiti di smetterla, ma non l’hanno fatto, quindi… ho semplicemente pensato che avresti voluto saperlo. Sai, per lanciare un Incantesimo Silenziatore o cose del genere.”
 
A Harry scappò un sorriso, desiderò di poterlo fare. Ron era… ancora Ron. “Grazie amico.”
 
Ron fu sorpreso da quella frase, e sorrise impacciatamente. Scrollò le spalle, evitando di incontrare lo sguardo di Harry. “È solo che non mi sembrava giusto.”
 
Be’.
 
Adesso cosa avrebbero dovuto dire?
 
Sebbene avesse recapitato il messaggio, Ron non sembrava in procinto andarsene. Harry strinse i denti, rifiutandosi di parlare. Voleva raccontargli delle tendenze da fangirl di Parkinson e delle risate che si erano fatti quella mattina, anche se avevano riso a sue spese. Voleva dirgli che aveva le farfalle allo stomaco ogni maledetta volta che Draco lo guardava con quel ghigno stampato sulle labbra e gli occhi che brillavano per il tacito divertimento. Voleva dirgli che Dudley sarebbe venuto a Hogwarts la prossima settimana. Dudley.
 
Ma doveva restare in silenzio.
 
Non importava se iniziava ad avere dubbi sul perché.
 
“Mi dispiace che abbiano buttato fuori la tua roba, hanno esagerato.” Farfugliò Ron, grattandosi impacciatamente la testa. “Hai… be’, dove hai dormito?”
 
“In giro.” Harry scrollò le spalle, poi si rese conto di com’era suonata quella frase. “Cioè, in infermeria, nella Stanza delle Necessità. Va tutto bene.” Ma Ron tirò un sospiro come se fosse sollevato, e annuì.
 
“Sai…uhm…” Harry notò con leggera sorpresa che Ron era diventato paonazzo, ed evitava apertamente il suo sguardo. Faceva sempre così quando era imbarazzato, quindi qualunque cosa volesse dire doveva essere interessante- “Grifondoro non è più la stessa senza di te.” Disse d’un fiato, con una smorfia. Essendo un Grifondoro, non era molto in sintonia con le sue emozioni. In realtà nessuno di loro lo era. Era più un affrettarsi a dire qualcosa, sentirsi imbarazzati, e aspettare finché non sentivano di poter alzare la testa senza colorarsi di varie sfumature di rosso.
 
Harry recepì il messaggio; mancava a Ron. E anche se si stava divertendo con i Serpeverde, e si era ripromesso che l’altro non gli sarebbe mancato, non era così.
 
Sì, avevano avuto altri litigi in passato; ma ci avevano sempre messo una pietra sopra. I ragazzi non riuscivano a tenere il broncio, dopotutto.
 
“Ci farai l’abitudine.” Rispose piano Harry con un sorriso amaro, e Ron si accigliò, alzando lo sguardo per incontrare quello di Harry. Aprì la bocca, ma prima che potesse dire niente la porta si spalancò alle loro spalle.
 
Entrambi i ragazzi si voltarono di scatto, confusi dall’uscita di Nott dalla Sala, il ragazzo rivolse a Harry a malapena lo sguardo prima di sorpassarlo e iniziare a correre.
 
“L’ha scoperto!” Sibilò, lanciandosi in direzione delle scale.
 
Cosa?
 
Harry rimase perplesso, e si scambiò uno sguardo esterrefatto con Ron, dopodiché anche Zabini uscì in fretta e furia dalla Sala Grande, per una volta senza il suo solito ghigno.
 
“Merda, scusa Potter, davvero.” Gli afferrò letteralmente il braccio, trascinandolo via da Ron. “Prendo in prestito il tuo toy-boy, Ronny.” Anche in una situazione di pericolo imminente, riuscì a pronunciare il nome di Ron con un tono suggestivamente smielato. Zabini aveva talento. Un vero talento. “Andiamo, Potter, so che puoi correre! Corri!”
 
“Da cosa?!” chiese Harry, guardando ancora la porta, completamente scioccato. Che diavolo prendeva a quei… oh.
 
Oh cazzo!
 
Harry si voltò di scatto con l’intenzione di nascondersi nei sotterranei, ma Zabini lo afferrò di nuovo per il braccio, trascinandolo verso le scale. “No, pessima idea; conosce i sotterranei come il palmo della sua fottutissima mano. Ci metterebbe all’angolo in men che non si dica.”
 
I tre ragazzi risalirono le scale, tenendo d’occhio la porta per vedere quanto tempo avevano a disposizione.
 
“MALEDETTISSIMO HARRY POTTER!”
 
Non molto.
 
Avevano un drago alle calcagna.
 
Tutti e tre saltavano tre gradini alla volta, sfrecciando nel corridoio verso le scale mobili. Il suo cuore stava già battendo all’impazzata, ma non per la paura. Merlino no, non aveva paura di Draco. Era divertente.
 
Non correva così da settimane.
 
Sorpassò velocemente Zabini, e raggiunse Nott che, doveva aggiungere, aveva avuto un vantaggio nella partenza. Nessuno dei due sembrava divertito da quella corsa per i corridoi, ed entrambi avevano già l’affanno. Tuttavia, riservavano un’occhiataccia a qualunque passante sembrasse vagamente interessato loro.
 
“Al diavolo!” Riuscì a ringhiare Nott verso una matricola, e ghignò quando questa scoppiò in lacrime. Povera Tassorosso.
 
Harry risalì gli scalini guardandosi intorno per trovare quello che cercava. “Lì!” Indicò, guidandoli. Riuscivano a sentire Draco correre dietro di loro, i suoi passi furiosi riecheggiavano sulle pareti. Non si azzardavano neanche a guardarsi indietro, per paura di trovarselo di fronte. Tutti sapevano che era veloce quanto Harry, o forse di più. Non avevano possibilità di seminarlo.
 
Harry saltò sulla scala mobile appena iniziò a spostarsi, girandosi per assicurarsi che anche gli altri due ce l’avessero fatta. C’era mancato poco, Zabini si era aggrappato disperatamente alla ringhiera mentre la scala si spostava, e impallidì notevolmente quando si rese conto che se avesse mollato la presa, sarebbe stata la sua fine. Sul serio, neanche lui avrebbe saltato come aveva fatto Zabini.
 
Certe volte i Serpeverde avevano più coraggio dei Grifondoro.
 
“Più stupido di un Tassorosso.” Commentò Nott, aiutando il suo amico ad arrampicarsi dall’altra parte della ringhiera.
 
Harry non stava prestando attenzione. Stava fissando il Malfoy furioso che era stato letteralmente a pochi metri di distanza da loro.
 
Tuttavia, Draco non si fermò a ricambiare lo sguardo. Assottigliò gli occhi, e imboccò un corridoio adiacente.
 
Conosceva forse una scorciatoia?
 
“Perché sta inseguendo noi?” Chiese Harry mentre sfrecciavano giù per le scale, senza l’ombra della velocità che avevano pochi minuti prima. I Serpeverde non erano decisamente tipi sportivi. “Goyle era seduto proprio lì!”
 
“È stato Goyle?” Sbraitò Zabini, che per poco non inciampò mentre si voltava di scatto per guardare Harry. Nott si limitò a… coprirsi incredulamente il volto con una mano? Era una cosa così incredibilmente… non-Serpeverde.
 
Oh. Si vede che era quella la ragione per cui li stava inseguendo.
 
“Be’… perché sta inseguendo voi due allora?” Chiese Harry, che svoltò in un corridoio e per poco non si schiantò contro due Corvonero. “È con me che è arrabbiato.”
 
“Perché questo perfetto idiota accanto a te…!” Affannò Nott, lanciando un’altra occhiataccia a Zabini.
 
“Non è colpa mia se sei così Tassorosso da non riuscire a mantenere un’espressione indifferente!” Ribatté il ragazzo dalla pelle scura. Tuttavia stava sorridendo; era ovvio che se la stava spassando fin troppo. “Non saresti potuto sembrare più colpevole neanche se ti avessero beccato con le mani nella cazzo di marmellata!”
 
“Tutto questo non sarebbe successo se avessi tenuto le mani nascoste!” Ringhiò Nott a Harry, afferrandogli il braccio per trascinarlo in un altro corridoio. Stavano correndo in un labirinto; Harry non aveva la più pallida idea di dove si trovassero. “Cazzo, hai fatto cadere il succo… l’hai forse fatto apposta per farti scoprire?”
 
“No!”
 
“Penso che tu voglia semplicemente attirare attenzione.”
 
Fottiti.” Sbottò Harry, facendo roteare gli occhi. Era lui quello nei guai lì. Harry si guardò intorno nel corridoio, e tirò un sospiro di sollievo quando intravide un arazzo; se non andava errato, nascondeva una stanza segreta. “Lì dietro.”
 
Camminarono lentamente, affannando e annaspando mentre cercavano di riprendere fiato. Riuscivano ancora a sentire Draco che correva nei dintorni; i suoi passi si avvicinavano in maniera inquietante diventando sempre più pesanti. Forse avevano alzato un po’ troppo la voce mentre litigavano. Harry alzò l’affresco, notando il ghigno d’approvazione di Zabini.
 
“Non sapevo di questo quadro.” Disse, scivolando all’interno della piccola stanza.
 
Harry lo seguì, accigliato. “Aspetta, perché diavolo stai scappando anche tu?”
 
“Perché è un idiota.”
 
“Oi” Zabini tentò di sembrare offeso, ma il suo ghigno rovinava tutto. “Questo mi ha ferito.”
 
“Tzé, ‘sembrava che l’avessero cruciato!’. Da che razza di ritardati pazzoidi sei stato cresciuto?”
 
“Gliel’hai detto?” Domandò Harry, sospirando. Si appoggiò contro la parete, cercando di riprendere fiato. Aveva ancora l’adrenalina in circolo; era grandioso. “Pensavo che i Serpeverde fossero furbi.”
 
Nott ghignò sentendolo, riposandosi contro la parete opposta. Era solo una piccola stanzetta di pochi metri quadrati. Vuota. Una piccola finestrella nell’angolo lasciava filtrare la luce, ma a parte quello, non c’erano mobili. A dire il vero non sembrava avere nessuna utilità.
 

 
Harry avrebbe potuto tranquillamente spostare la sua roba lì dentro. E forse anche trasfigurare un letto? Oppure, pensò amaramente, farlo trasfigurare a qualcun altro. Almeno avrebbe avuto una stanza tutta sua.
 
“Sul serio Potter, Goyle?” Chiese Zabini, scuotendo la testa come se fosse deluso. “Le tue doti difensive stanno andando a rotoli.”
 
“Forse migliorerebbero se usasse la bacchetta.” Intervenne Nott, ignorando lo sguardo fisso di Harry su di lui.
 
“Esatto, come mai non la usi?” Zabini sembrava un bambino curioso che faceva domande impossibili al suo maestro di scienze. “Adesso che sono arrivato alla conclusione che non sei così stronzo come pensavo, posso anche ammettere che non te la cavi tanto male con gli incantesimi. Certo, non sei originale come il mio Ronny, ma…” Disse con un ghigno presuntuoso che strappò agli altri due dei sorrisi esasperati, “ma sei a posto.”
 
“Lo prenderò come un complimento.” Rispose Harry, che sorrise quando sentì la risata dell’altro. Erano davvero divertenti una volta che li conoscevi meglio. La maggior parte di loro.
 
“E adesso abbiamo un legame.” Harry non sapeva di poter sorridere così tanto. “Stiamo legando. Un complimento qui, un piccolo scambio di informazioni là. Possiamo forgiare una relazione simbiotica.”
 
“E io cosa ci ricavo?”
 
“Le due parti non devono necessariamente ricavarne entrambe benefici.” Rispose Zabini immediatamente. “Io ti ho fatto delle lusinghe; e tu puoi dirmi perché ti piace fare la parte del Magonò.”
 
“Non usare la magia non fa di me un Magonò.” Harry fece finta di non notare che avevano entrambi alzato palesemente gli occhi al cielo. “Ci sarà un motivo se sono stato ammesso a una scuola di magia. Carino da parte vostra notarlo.”
 
“Non usare la magia mentre si frequenta la suddetta scuola fa sì che tu rientri più o meno nella stessa categoria di Gazza.” Oh, fantastico. Harry amava i piccoli interventi di Nott; gli davano sempre qualcosa di interessante su cui riflettere. La sua autostima stava lentamente calando al livello di Gazza.
 
“Ho una bacchetta. È solo che non la uso.” Harry non riusciva a credere di averlo appena ammesso. Stava tentando di far credere a tutti che era normale, d’accordo, raccontando loro solo mezze verità. Ma…
 
Era stanco di tutto questo. Stanco dei segreti e di nascondersi… e sebbene fossero Serpeverde, sembravano piuttosto onesti. Nott l’aveva coperto già due volte quel giorno, e Zabini era… Zabini. Non c’erano abbastanza parole per descriverlo.
 
Harry stentava a crederci, ma voleva avere fiducia in loro.
 
Voleva parlargliene, anche solo per farli smettere d’indagare.
 
“Perché?” Insistette Zabini, che tirò un sospiro esagerato quando Harry si limitò a scuotere la testa. Non gliel’avrebbe detto per un semplice capriccio. “Be’ penso che sia arrivato il momento di giocarsi la carta Serpeverde. O ci dici perché non usi la bacchetta, oppure lasceremo questo magnifico e sicuro stanzino per dire a Draco che è Goyle la persona che stai proteggendo.”
 
“Proteggendo?” Chiese Harry incredulo, “Come diavolo puoi pensare una cosa del genere? È davvero così sbagliato volersi tenere per sé il fatto di essere stati colpiti da una maledizione?”
 
“Conterò fino a tre.”
 
Harry squadrò il Serpeverde, stentando a credere che un sorriso voleva farsi strada sulle proprie labbra. Non voleva essere divertito; con ogni probabilità, l’avrebbero presa come un incentivo. “In un modo o nell’altro dovevate per forza comportarvi da Serpeverde.” Sospirò, riflettendo attentamente. Ci doveva pur essere un modo… oh.
 
“Bene. Io ti dico perché non uso la bacchetta, e tu non lo dici a Draco.” Mise in chiaro, cercando di mantenere la sua espressione indifferente. Andiamo, era con Draco tutti i giorni; doveva pur aver imparato qualcosa. Zabini annuì, e il suo ghigno tornò in posizione.
 
Credevano di averlo messo con le spalle al muro.
 
“Bene. Non uso più la magia perché non ho la mia bacchetta.” Scrollò le spalle come se non fosse importante, e continuò appena gli altri due cercarono di aprir bocca. “L’ha presa Draco.”
 
“Ma hai una bacchetta durante le lezioni.” Affermò Nott, assottigliando lo sguardo; non gli credette nemmeno per un secondo.
 
Harry sfoderò la sua bacchetta falsa e la lanciò al Serpeverde, così che potesse constatare di persona. “È finta. Per tutto questo tempo ho continuato ad agitarla inutilmente, facendo finta di sbagliare. Soddisfatti? Bene, non ditelo a Draco.”
 
Zabini stava già scuotendo la testa, con un ghigno. “Non ci hai-”
 
“Mi hai chiesto perché non uso la bacchetta,” lo corresse velocemente Harry, ghignando. “E io te l’ho detto. Ce l’ha Draco. Nessuno mi obbliga a dirvi perché ce l’abbia, come mai l’abbia presa, o perché la cosa non mi preoccupi minimamente. Quindi, non ditegli di Goyle.”
 
Harry si aspettava che si arrabbiassero. Ma, al contrario, risero. Risero.
 
“Allora ieri non mentivi a proposito del Cappello Parlante.” Ridacchiò Zabini; semmai, sembrava appagato. “Hai davvero qualcosa di Serpeverde in te.”
 
“Se si cerca di ignorare la pila soffocante di Grifondiozia sotto cui lo nascondi.” Aggiunse Nott spostandosi contro il muro. Poteva quasi essere considerata una battuta. “Suppongo che dovrò rivalutare l’opinione che avevo di te.”
 
Harry notò che non l’aveva rivalutata, supponeva soltanto di doverlo fare. Prima o poi. Dannati Serpeverde, erano tutti incapaci di chiedere scusa.
 
A parte Zabini, a quanto pareva.
 
E lui era… Zabini.
 
Harry desiderò di essere stato abbastanza sveglio da portare la mappa con sé, così da poter monitorare gli spostamenti di Draco. Stare lì dentro era quasi snervante come trovarsi lì fuori. Con la sua fortuna, avrebbe sporto la testa per controllare proprio mentre il biondo imboccava il loro corridoio.
 
“Allora, perché Draco ha la tua bacchetta?”
 
“Bel tentativo.” Si limitò a rispondere Harry, che scosse la testa quando Zabini si lasciò scivolare a terra contro la parete. Pensava davvero che Harry fosse così ingenuo?
 
“Quindi, perché Goyle ha deciso di tirar fuori il Mangiamorte che è in lui?”
 
Harry fu sorpreso da quella domanda, e ancor di più dal tono pericoloso di Zabini. Non pensava che ne fosse capace. “Io… lui non sapeva che avevo passato la notte lì. Si è arrabbiato, credo. Pensava che avessi dormito nel letto di Tiger.”
 
“Tu credi che si sia arrabbiato.” Borbottò Nott al suo fianco. “Idiota.”
 
“Aspetta un attimo!” Improvvisamente Zabini apparve positivamente sorpreso. “Perché Theo lo sa? Sono io quello che sta cercando di instaurare un rapporto con te! Siamo noi due a dover legare!” Diede dei colpetti al pavimento accanto a lui, facendo cenno a Harry di raggiungerlo. “Vieni via da quel… parassita, Potter.”
 
“…non puoi essere serio.”
 
Ma mentre Harry rimaneva immobile, Zabini continuò a dare colpetti al pavimento, e a fare quei versetti irritanti usati per attirare i gattini. Capiva che il Serpeverde era un po’ diverso dagli altri, un tantino più amichevole ma…
 
Harry lo raggiunse con disinvoltura. Stavano parlando delle Maledizioni Senza Perdono; l’altro stava solo cercando di sdrammatizzare. Come aveva fatto quando aveva proclamato il suo amore per Ron. Sarebbe andato molto d’accordo con i Grifondoro.
 
“Adesso che possiamo legare indisturbati,” Disse, ghignando per tutto il tempo. “Perché Theo lo sapeva?”
 
Mhh, come faceva a rispondere senza sembrare un perfetto idiota incapace?
 
“Avevo dimenticato di prendere la pozione che dovevamo mettere di nascosto nel succo di Potter,” Rispose Nott, noncurante perfino dell’occhiataccia indignata di Harry. “E li ho beccati.”
 
“Ha!” Gridò trionfante Zabini, sorridendo di nuovo. Harry non riusciva a capire che c’era di così entusiasmante nel incappare in una scena di tortura- “Hai un debito con Theo. Siamo qui per riscuoterlo. Perché Draco ha la tua bacchetta?”
 
“Perché me l’ha sottratta.” Rispose immediatamente Harry, che sorrise quando Nott sferrò un calcio allo stinco di Zabini. Che debito sprecato. A quanto pareva, Nott la pensava allo stesso modo.
 
“Maledetto Imbecille! Era il mio debito, razza di scarto Tassorosso!” Quella gli era nuova. “Non farlo rispondere in maniera criptica! Che razza di Serpeverde decerebrato sei?”
 
“Uno di quelli fottutamente fantastici.”
 
Harry si voltò verso la porta appena sentì un rumore… erano passi? Ma… nessuno era entrato nella stanza. Erano ancora al sicuro. Be’, lui lo era, per il momento.
 
“Draco ti ammazzerà per non averglielo detto.” Disse Zabini rivolgendosi a Nott, con un sorriso sulle labbra. Non sembrava essere dispiaciuto per la perdita del suo amico. “Ammazzerà anche Goyle quando lo verrà a sapere. E ammazzerà me quando scoprirà che lo sapevo. Potter invece potrebbe sopravvivere perché è il suo toy-boy. Pansy castrerà Goyle da parte tua.” Fece un cenno a Harry. Non aveva nemmeno l’aria di mentire. “Sarà un gran bel lago di sangue. Che divertimento.”
 
“Penso che tu stia esagerando.”
 
“Potter, allora perché ci stiamo nascondendo in questo stanzino?”
 
Ah, bella domanda.
 
“Allora, Potter, tornando all’affascinante discussione di stare sopra o sotto…”
 
.
 
.
 
.
 
 
Blaise e Theo si guardarono, comunicando con il loro sguardi. Blaise non voleva ridursi a fare una cosa del genere ma dal momento che Potter era senza bacchetta, non si sentiva così indeciso. Sapeva che la sua bellezza folgorante non sarebbe stata rovinata da qualche incantesimo di Potter e quindi poteva permettersi di rischiare, e anche un po’ perché Potter non poteva lanciare neanche un incantesimo per difendersi.
 
Che era esattamente il motivo per cui si era cacciato in quel guaio.
 
Blaise non riusciva a non sorridere a Potter; in quel momento era paonazzo e cercava di districarsi impacciatamente dalla conversazione che Blaise aveva assolutamente intenzione di continuare. Avrebbe dovuto ricordare l’argomento per una giornata storta… un’altra giornata storta. Potter era… che fosse maledetto per averlo anche solo pensato… adorabile. Aveva senso dell’umorismo, e non complottava nulla. Era un nuovo, rinfrescante concetto per i Serpeverde, e avrebbe maledetto chiunque si fosse azzardato a definirlo un rammollito per averlo pensato. Bastava metterli in una stanza con Potter per un’ora, e sarebbero usciti come delle fangirl.
 
Il pensiero non lo rallegrò. Era così…
 
Questo era un altro problema. Non riusciva a completare la frase.
 
Era così, cosa?
 
Arrabbiato? No, era furioso. Avrebbe potuto mutilare bambini senza batter ciglio. Non l’avrebbe fatto, ma era comunque risentito. Come osava Goyle fare una cazzata del genere?
 
E se ci fossero stati incantesimi per rilevare la magia oscura?
 
E se Potter avesse deciso di dirlo alla Preside?
 
E se, Salazar non voglia, Theo non l’avesse colto in flagrante?
 
Fra tutta quella rabbia, c’era uno strano senso di torpore.
 
Era come se riuscisse a sentire le parole e a rispondere, ma in realtà stava… attendendo.
 
Sì, attendendo era la parola perfetta.
 
L’incantesimo di Theo colpì Potter diritto al petto, facendo capovolgere le sue iridi, che scomparvero alla vista. Sarebbe rimasto k.o. per un bel po’. Bene. Aveva bisogno di riposare.
 
Blaise smise immediatamente di sorridere, e stese Potter sul pavimento per evitare che rimanesse appoggiato alla parete; fu un piccolo sforzo, ma la schiena del Grifondoro l’avrebbe ringraziato il mattino seguente.
 
I suoi occhi si posarono sulle mani di Potter, che stavano ancora tremando.
 
Quel piccolo bastardo
 
Senza dire una parola, entrambi si alzarono e lasciarono la stanza. Avevano lasciato a Potter la sua bacchetta finta.
 
Merlino, una bacchetta finta? Che diavolo stava succedendo? Di sicuro, più di quanto avevano immaginato. Draco prendeva in ostaggio la sua bacchetta e, per giunta, Potter glielo lasciava fare? Cosa ci poteva essere di peggio che diventare un Magonò? Merda… bastava dare un’occhiata a Gazza! Riprenditi quella cazzo di bacchetta, Potter!
 
“Non lasceremo correre.” Disse piano Blaise, ricevendo un impercettibile cenno affermativo dall’altro. Sapeva che il suo amico sarebbe stato più che contento di chiudere un occhio su quella brutalità; era intuibile da quello che aveva tentato di fare quella mattina, dicendo a Potter di evitare Draco. Era davvero sorpreso dell’intervento di Theo in difesa di Potter; di solito gli altri si dimenticavano che il suo amico era un perfetto Serpeverde.
 
Se qualcosa andava a suo favore, avrebbe lasciato che accadesse. Altrimenti, non avrebbe sprecato neanche un secondo del suo tempo.
 
Quindi perché mai avrebbe dovuto intervenire per difendere Potter, tenendo conto anche del fatto che era arrabbiato con lui la scorsa notte?
 
Non avrebbero lasciato correre. Soprattutto dal momento che avevano attaccato un Serpeverde.
 
Blaise non disse più nulla finché non raggiunsero i sotterranei, dove farfugliò a malapena la parola d’ordine. Entrò nella Sala Comune, e il suo sguardo si indurì quando constatò il numero di alunni presenti.
 
“Goyle?” Chiese a un primino… Braxton se non ricordava male. Il ragazzo annuì, indicando il loro dormitorio.
 
Era l’ideale.
 
“Andate via tutti. Se non lo fate, preparatevi a tenere la bocca chiusa.”
 
Fu tutto quello che servì per far obbedire la maggior parte degli studenti nella stanza, che si diressero velocemente verso l’uscita. Poteva tranquillamente scommettere che nessun’altra casa avrebbe svuotato la Sala Comune con quella velocità; a Serpeverde si rispettavano l’un l’altro. Il rispetto sarebbe servito a far tenere loro la bocca chiusa.
 
E, naturalmente, l’affollamento dei sotterranei avrebbe allertato Draco.
 
Fu lì nel giro di pochi istanti.
 
Chi?” Ringhiò appena la porta sbatté alle sue spalle. Blaise si voltò per rispondergli, ma Theo intercettò di nuovo il suo sguardo. Strano. Sì, avevano detto a Potter che non l’avrebbero detto a Draco, ma non si aspettava davvero che mantenessero la promessa, giusto?
 
Be’, non era proprio una promessa, ma il lato Grifondiota di Potter l’avrebbe sicuramente considerata come tale.
 
Dannazione. Non voleva perdere la fiducia di Potter. E a quanto pareva, neanche Theo.
 
Che diavolo di problemi avevano?
 
“Chi?!” Ringhiò nuovamente Draco, che aveva già impugnato la bacchetta. Blaise era stato il suo migliore amico per anni, e non l’aveva mai visto infuriarsi così tanto per qualcun altro. Non era mai stato più pronto a difendere qualcuno come lo era con Potter.
 
Perché aveva preso la sua bacchetta? Era per proteggere il Grifondoro?
 
“Ti ha chiamato ‘Draco’ per tutto il tempo che abbiamo parlato.” A Theo sembrava davvero il momento adatto per dirglielo? Avrebbe solo aumentato la sua… oh. Se Draco era furioso, avrebbe fatto lui la maggior parte dei danni.
 
Dannazione, anche Blaise voleva sangue.
 
Immaginò un altro ‘chi’ formarsi sulle labbra di Draco, con ogni probabilità urlato, e accompagnato esso stesso da un crucio. Quindi, Blaise si diresse verso il suo dormitorio.
 
Seguito dagli altri.
 
E lanciarono uno sguardo mortale a quello scimmione che grugnì nel suo sudicio letto disfatto. “Cosa?”
 
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