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Autore: fra_eater    09/04/2017    5 recensioni
per chi passa la vita solcando le onde non può non amare il mare, eppure tutti sanno che, oltre che amato, esso può essere molto odiata, specialmente se inghiotte persone e le riporta alla riva private i qualcosa.
Eccomi con una long su ZoroXTashigi, con accenni a Franky XRobin e RufyXNami
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Tashiji, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Robin scrutava corrucciata la gente di fonte a sé.
 Qualcosa non andava.
C’era qualcosa ce non la convinceva.
Erano tutti troppo… Troppo…  tranquilli.
Zoro e Tashigi si ignoravano palesemente, anzi, sembravano odiarsi ancora di più.
Nami e Rufy si comportavano come al solito, bisticciando come cane e gatto per la mancata educazione a tavola del capitano.
“Cosa c’è che non va?”
Robin trasalì. Alle sue spalle, Franky la guardava con un sopraciglio alzato e le labbra corrucciate; la fissava preoccupato da quel volto troppo pensieroso. Lei lisciò le labbra in un sorriso poco convinto ma che gli lasciò capire che non aveva niente che non andasse.
“I miei piani non stanno andando come vorrei” rispose dopo un po’, fissandolo negli occhietti accigliati.
Franky le passò un braccio intorno alle spalle “Andiamo a rilassarci in piscina” disse “Tutte le cose prenderanno il verso giusto, basta solo attendere”.
 
“Tashigi, per favore, potresti ritirare il bucato?” chiese Nami alla ragazza seduta sul tavolino della cucina mentre lei lanciava un’occhiata dall’oblò alla cartina di fronte a sé “Presto inizierà a piovere”.
La mora annuì con il capo. Nella stanza c’erano solo loro due.
“Ti vedo molto concentrata, Nami” commentò la ragazza con un sorriso, ormai sentiva che il rapporto tra lei e la pirata si stava trasformando in un rapporto di amicizia. La navigatrice annuì, prendendo in mano l’Eternal Pose “Se i mie calcoli sono esatti ci spettano ancora due giorni di navigazione, forse anche meno”  esclamò con un sorriso soddisfatto.
Tashigi non rispose, prese il cesto per la biancheria e uscì fuori.
 
Il vento si stava alzando così come i nuvoloni neri che si stavano addensando all’orizzonte. Un altro temporale.
Tashigi si sbrigò a prendere le ultime lenzuola stese e a infilarle nel cesto, facendo leva sulle gambe per poterlo sollevare.
Nami l’aveva avvisata che presto sarebbe iniziato a piovere. Le nuvole si avvicinavano sempre di più. Non si sarebbe trattato di un temporale come quelli che l’avevano trascinata sott’acqua, ma ormai cominciava a guardare il cielo con un certo timore.
Con lo sguardo cercò una figura che sapeva addormentata contro una parete. Avevano deciso di continuare a comportarsi come al solito, come marine e pirata, per non far sospettare nulla agli altri, per non far capire cosa fosse successo quella notte.
Si portò il cesto al viso per nascondere a sé stessa il rossore  che le provocava il solo ricordo.
Ricordava perfettamente come Zoro l’avesse portata nella sua palestra, sulla cima dell’albero maestro. Lì l’aveva spogliata senza fretta dalle sue vesti e dalle sue paure, compresi i suoi pregiudizi e gradi, e lei aveva fatto altrettanto, anche se con maggiore impazienza, convinta che quella lei così impudica e menefreghista presto sarebbe scomparsa per far nuovamente posto all’insicura e testarda Tashigi a cui facevano capo i G-5.
Sul suo corpo sentiva ancora il sudore appiccicoso e dall’odore inebriante del pirata su di lei; era certa che con le dita avrebbe potuto disegnare il contorno del suo corpo marmoreo a memoria, senza sbagliare.
I suoi occhi saettarono sul ponte deserto e lo vide, addormentato come si aspettava, la schiena contro la parete, le braccia conserte e le gambe incrociate.
Possibile che fosse sempre così narcolettico? Non era neanche riuscita a dirgli due parole dopo che aveva fatto l’amore che subito si era addormentato sul pavimento di legno e lei l’aveva seguito tra le braccia di Morfeo, sopraffatta da tutte le emozioni di quella serata.
Fare l’amore.
Le batteva forte il cuore al pensiero di quelle parole che si erano scambiate, dei suoi baci sulla pelle, della sua incapacità di resistergli unita alla sua volontà di concedersi completamente a quell’uomo che era al tempo stesso luce e ombra nel suo cuore.
Ma quanto sarebbe durato? Due giorni altri e tutta quella magia sarebbe finita per sempre.
Strinse le estremità del cesto e camminò verso l’interno, passando vicino al pirata addormentato.
Fu questione di un attimo. Tashigi non si era accorta che il ragazzo aveva allungato una gamba nel sonno, facendole uno sgambetto che la fece ruzzolare su di lui, il cesto e il suo contenuto in aria.
Zoro aprì gli occhi quando sentì il peso improvviso su di sé e, riconoscendola, attese che uno dei lenzuoli cadesse su di loro per afferrare con urgenza quel volto arrossito per l’imbarazzo e baciare quelle labbra così dolci e succulente.
Voleva passare ogni attimo con lei. Imparare a memoria il sapore di quelle labbra in modo tale da sentirne la mancanza ogni attimo che non le aveva a portata di mano.
Ma il suo idillio durò poco. Tashigi si scostò con foga, togliendo il lenzuolo da dosso al ragazzo e rimettendo tutto nel cesto regalandogli uno sguardo sprezzante.
“Che ti piglia?” le sussurrò mentre l’aiutava a raccogliere i capi caduti.
Lei non rispose.
“Ei” insistette lui. Lei alzò lo sguardo, gli occhi rossi come sul punto di piangere.
Zoro si guardò intorno. Sul parapetto c’erano Usopp e Brook che stavano pescando, non poteva rischiare che lo vedessero in atteggiamenti intimi con lei.
“Fra un’ora in biblioteca” le sussurrò all’orecchio mentre metteva una camicetta a fiori nel cesto che lei reggeva.
Vedendo che non rispondeva si sporse un attimo per baciarle fugacemente il capo, tra i capelli corvini.
Lei arrossì per questo gesto di tenerezza e si limitò ad annuire.
 
Nami baciò un’ultima volta le labbra di Rufy prima di allontanarsi con un sorriso biricchino.
Si trovavano nella biblioteca della nave, unico luogo in cui potevano temere l’intrusione solo di Robin (anche se recentemente Tashigi era diventata un’assidua frequentatrice) ma erano ben certi che la bella archeologa fosse impegnata nella lettura di un pesante tomo sotto i caldi raggi del sole a bordo piscina.
“Nami, perché ci nascondiamo?” chiese il capitano della Sunny scrutando la sua sottoposta con occhioni a palla. Lei sbuffò, sicuramente quella non era la prima volta che il ragazzo le poneva quella domanda a cui doveva aver ampiamente risposto “Vuoi rischiare che Sanji ti proibisca di mangiare per il resto dei tuoi giorni?”.
Il ragazzo scosse il capo con veemenza.
“Allora sopporta in silenzio” sentenziò la ragazza.
“Va bene” lo sguardo di Rufy era basso, ma presto un sorriso gli piombò sul viso e allungò le sue braccia, avvinghiandosi quanto più poté intorno alla ragazza “Ma solo se continui a baciarmi”.
“Quanto sei idiota” esclamò Nami ridacchiando e assecondandolo. Mai e poi mai si sarebbe sognata tutto questo.
Continuarono a baciarsi con foga quando Nami si bloccò di colpo.
“Che succede?” chiese Rufy, sconcertato da tale comportamento.
“Ssh” Nami lo zittì con un cenno della mano.
Li aveva sentiti chiaramente. Il suono di passi che si muovevano veloci nella loro direzione. E non appartenevano ad una sola persona.
“Sta arrivando qualcuno!” esclamò, allarmata “Dobbiamo andarcene da qui! Ma non possiamo essere visti!”
“Possiamo nasconderci!” rispose Rufy, calmo.
“Certo, genio!” Nami era sprezzante come lo era tutte le volte che il ragazzo aveva qualche idea completamente idiota “E dove? Sotto i libri?”
“Dietro” disse con calma.
“Come se potessimo!” Nami cominciò a girare intorno, pensando al da farsi “Dobbiamo uscire, non c’è altra soluzion…” le parole le morirono in gola.
Rufy aveva spostato una libreria quel tanto che bastava per rivelare un varco nella parete “Entra, su. Me l’ha mostrata Franky” la incitò.
Senza fare domande- che poi sicuramente avrebbe fatto dopo- Nami entrò nel varco, mentre Rufy chiuse la porta/libreria lasciando solo uno spiraglio che gli permettesse di vedere quel che succedeva.
I due ragazzi cercarono di guardare dalla piccola fessura che era rimasta aperta, certi che ai loro occhi sarebbe comparsa l’archeologa in compagnia di qualcun altro della ciurma, sperando che il tempo che dovevano trascorrere in quella stanza fosse poco e garantire a loro una rapida fuga verso un luogo più sicuro, ma,invece della mora, due altre persone entrarono nella stanza.
Rufy e Nami non riuscirono a credere ai loro occhi quando Zoro e Tashigi entrarono nella sala mano nella mano, guardandosi in giro attentamente per essere certi di essere soli.
Zoro si avvicinò alla porta “Sarà meglio chiuderla a chiave” disse spostando una libreria per bloccare la porta.
“Perché non ci abbiamo pensato anche noi?” sussurrò Rufy, beccandosi una gomitata nello stomaco dalla ragazza per farlo tacere.
Tashigi si guardò intorno, allarmata.
“Qualcosa non va?” chiese lo spadaccino, avvicinandosi a lei e prendendole le mani, con dolcezza.
La ragazza scosse il capo “Credevo di aver sentito un rumore” rispose con un sorriso, poi poggiò il suo capo sul petto del ragazzo, facendosi circondare dalle sue braccia muscolose.
Nami e Rufy erano sempre più sorpresi, non era da Zoro essere così dolce e premuroso con qualcuno o qualcosa che non fossero le sue spade.
“Ora mi spieghi che ti è successo?” chiese dopo averle posato un bacio tra i capelli scuri.
Tashigi allontanò il volto e sospirò “Nami ha detto che fra due giorni raggiungeremo Smoker e gli altri. Anche meno probabilmente”.
“Sapevamo che sarebbe arrivato questo momento” rispose il ragazzo, freddo.
“Come?” esclamò Tashigi, il volto contratto in una smorfia di sgomento “Come fai a essere così freddo dopo stanotte?”
“Perché siamo diversi” sentenziò.
“Vuoi dire che mi hai solo usata per il tuo diletto?” chiese lei,pungente come mai era stata e allontanandosi da lui con un balzo, come un gatto che sfugge dal padrone.
“Quanto sai essere idiota?” chiese Zoro con sarcasmo “Io non mi sono divertito con te! Io…” ma non finì la frase, arrossendo di colpo e guardando da un’altra parte, cercando di mantenere un certo contegno.
Lei si avvicinò con passo leggero “Tu?” lo incalzò, ma Zoro guardò da un’altra parte, distogliendo lo sguardo dalla ragazza come se il soffitto fosse improvvisamente molto interessante.
“Roronoa Zoro” Tashigi parlò con autorità “Dimmi subito quello che stavi dicendo”
“Oppure?” chiese lui con fare sprezzante, arricciando il naso in segno di sfida.
Tashigi abbassò il capo. C’era una sola arma che potesse utilizzare, non ne sarebbe andata fiera dato che era una cosa che andava contro il suo essere, ma sapeva che se voleva ottenere quella risposta doveva giocare sporco.  Sollevò lo sguardo, rivelando un viso dall’espressione dolcissima che poche volte Zoro era stato in grado di vederle in viso eccetto quando si trattava di bambini “Dirò a Sanji che mi hai violentata”.
L’aveva detto. Aveva rivelato il suo lato da femmina subdola che odiava, ma a mali estremi…
Nella sua testa Zoro immaginò il cuoco urlargli contro, avvelenarli il cibo e, cosa ancora più preoccupante, impedito di dormire indisturbato.
La fissò con sufficienza. Non si sarebbe mai aspettato che Tashigi potesse ricorrere a certi trucchetti infami, quella doveva essere sicuramente la troppa vicinanza con Nami.
“Non mi è dispiaciuto” ammise arrossendo di colpo “Per essere…” e bofonchiò qualcosa di non facilmente udibile.
Tashigi si avvicinò il più possibile “Ripeti per favore”.
“Per essere la prima volta” sbottò lui, arrossendo di colpo.
Lei rimase un attimo interdetta, troppo concentrata a fissarlo mentre cercava di sostenere il suo sguardo in attesa di una reazione che tardava ad arrivare.
“Sono…” non poteva credere a quelle parole “… la prima?” e poi scoppiò a ridere, superando la risata che sfuggì dalle labbra della celata Nami che si guadagnò un’occhiata curiosa dal suo capitano.
“Smettila!” urlò Zoro “Non è divertente”
Tashigi tacque, cercando per alcuni secondi di bloccare la risata.
“Questa è una cosa molto carina, invece” disse con un sorriso “Significa che ci tieni a me”
Zoro sbuffò, poi la baciò sulle labbra, con calma e dolcezza “Su qualcosa sei riuscita a battermi”
“Un giorno lo farò anche con le spade” rispose pronta lei “Ma ora dobbiamo decidere che fare quando tornerò con i marine”
“Seguirai la tua vita e io la mia” rispose il pirata, di nuovo recuperata la serietà.
“Finisce tutto qui? Inizia e finisce con una notte?”
Il ragazzo la fissò a lungo prima di rispondere “Non finirà mai veramente” disse “Ma per il tuo bene non possiamo fare altrimenti. Se qualcuno lo scoprisse…”
“Sarei condannata a morte, lo so” concluse lei, lo sguardo triste “Ma come potrò mai rinnegare tutto questo? Io ormai credo di…”
Zoro le tappò la bocca con la mano “Se lo dici renderai tutto ancora più difficile”.
Gli occhi di lei si riempirono di lacrime, lacrime che velocemente proruppero in un pianto sonoro che zuppò il petto del ragazzo che iniziò ad accarezzarle i capelli, ancora una volta dimostrava di avere una dolcezza celata che poteva essere presentata solo a determinate persone e Tashigi era una di queste, forse la sola che fosse riuscita a far emergere questo lato tenero.
“Stiamo insieme questi due giorni” esclamò la ragazza, fissandolo con gli occhi scuri e lucidi “Stiamo attenti a non farci scoprire, ma stiamo insieme”.
“Qualcuno sta perdendo il proprio orgoglio da spadaccino?” chiese Zoro alzando un sopracciglio.
Lei lo fissò con austerità, come se si stesse arrabbiando “Io so cosa voglio, Roronoa. Voglio che in questi giorni io e te passiamo ogni momento che ci è concesso insieme, come se non fossimo un pirata e una marine ma due persone comuni, dimenticandoci i nostri ruoli e il nostro odio. Una volta che avrò messo piede fuori da questa nave…”.
“Tu tornerai ad essere la solita antipatica, noiosa e fanatica delle spade”.
“Sarò nuovamente il capitano del G-5!” continuò ignorandolo  e regalandogli un’occhiataccia.
Lui portò le braccia al petto, incrociandole sotto il petto in posizione di attesa. Quei giorni passati con lei gli avevano insegnato a capire i suoi silenzi, i suoi sguardi.
Tashigi si lanciò in avanti, abbracciandolo e lui ricambiò  l’abbraccio, cullandola come una bambina.
“Perché non siamo delle persone comuni?” chiese, stringendo i pugni sulla sua veste “Perché non possiamo essere due ragazzi normali che dopo tanti litigi hanno capito di provare qualcosa di…” si bloccò, non lo voleva dire, sapeva perfettamente cosa provava per lui, ma dirlo ad alta voce… quel sogno che stava vivendo doveva presto fare i conti con la realtà e non sapeva come avrebbe fatto a salvarsi.
“Sarebbe stato tutto più noioso” esclamò lui, allontanandola leggermente “mentre il proibito rende tutto più eccitante” sussurro, baciandola con lussuria.
“Chi ti ha insegnato tutto questo?” chiese Tashigi, divertita mentre le mani di Zoro si spostavano senza ritegno sotto la sua maglietta bianca.
“Brook” rispose con calma , passando a torturare il collo della giovane “Quel vecchio pervertito ne sa una più del diavolo”.
Tashigi tentò di opporre resistenza, allontanandolo da lei con non molta forza “Che intenzioni hai?” chiese, con un sorriso furbetto da finta innocente.
“Hai detto che dobbiamo sfruttare il tempo che passiamo insieme, vero? E allora…” e si rifiondò sulle sue labbra, baciandole con urgenza.
“Rufy, non guardare!” sibilò Nami, cercando di mettere una mano sugli occhi del capitano.
“Ma che stanno facendo?” chiese il ragazzo allontanando la ragazza, spingendola verso il basso per cercare di vedere meglio.
“Non guardare!” esclamò, tirandoli una gomitata sotto il mento e facendolo sibiliare.
Zoro si allontanò repentinamente dalla ragazza,come fulminato, il capo che scattava veloce in tute le direzioni della stanza.
“Che ti prende?” esclamò Tashigi tenendosi su i pantaloni che il ragazzo le aveva sbottonato poco prima.
“Mi è parso di sentire un rumore” rispose, facendole cenno con una mano di non parlare mentre si muoveva furtivo nella stanza.
Rufy e  Nami trattennero il respiro. Se li avessero scoperti sarebbe stato un problema sia per loro che avrebbero dovuto spiegare il perché si trovavano lì e poi avrebbero messo in imbarazzo i due spadaccini e chissà come si sarebbero vendicati.
Zoro camminava lento e anche Tashigi iniziò a fare lo stesso. Una delle caratteristiche di ogni spadaccino a quanto pare era essere un cacciatore. Le loro movenze, placide, tranquille, come se l’aria stessa gli guidasse e fossero un tutt’uno con loro, toccavano le coste dei libri, osservavano attentamente tutto l’ambiente per essere cerci che nulla gli fosse sfuggito o se ci fosse qualcosa di insolito.
“Robin-Chaaan! Nami-swaaan! Tashigi-saaaan!”
La voce di Sanji riecheggiava per le scale.
Zoro si rilassò “È solo il beota” esclamò, poi prese Tashigi per la vita, portandosi alle sue spalle e annusandole l’incavo del collo “Non andare”
“Ma mi sta chiamando” ridacchiò lei “Devo andare”
“Non preferirai lui a me, vero?” gli occhi del ragazzo si ridussero a due fessure.
Tashigi lo guardò con sufficienza, poi gli regalò un ghigno “Lui almeno non è antipatico come te e mi riempie di attenzioni”
“Una di voi è in bibliotecaaa?” la voce di Sanji era sempre più vicina.
Zoro fissò Tashigi “Non lo fare”.
“Sono qui!” esclamò la ragazza ad alta voce, beccandosi un’occhiataccia “Serve niente, Sanji?”
“Oh, Tashigi- san! Ho preparato uno spuntino delizioso per voi mie dee”
“Perché vuoi andare?”
“Per non far sospettare nulla, lo sai”
Zoro arricciò il naso “E io che dovrei fare?”
“Esci dopo un po’ che sono uscita io e poi ti raggiungo in palestra. Abbiamo deciso di allenarci, no?”.
Sembrava quasi che lo avesse invitato a lanciarsi. Zoro si buttò in avanti, stringendo forte la ragazza e baciando con forza le labbra fino a farle arrossare.
Rufy e Nami non potevano credere che in intimità Zoro potesse essere così caloroso, per niente freddo, sembrava che in quei momenti non fosse lui, fosse un uomo senza difese, senza armature né spada.
Quando si sciolsero dal bacio Tashigi andò verso la porta “Non permettergli di toccarti” sibilò il ragazzo, ritornando a essere lo scontroso che tutti conoscevano.
Lei ridacchiò “Sei geloso di me o di lui?” e andò via senza attendere la risposta, con un sorriso sul volto e le guancie imporporate.
Zoro sospirò, passandosi una mano tra i capelli radi “Che mi hai fatto?” mormorò a se stesso fissando la porta.
Attese alcuni minuti in piedi, poi varcò anche lui la soglia.
Nami e Rufy ricominciarono a respirare.
Erano diventati blu a furia di trattenere il respiro e respirarono come mai avevano fatto in vita loro.
Uscirono piano dal loro nascondiglio, guardandosi intorno per essere certi che non ci fosse nessuno nei paraggi.
“Ma che stavano per fare?” fu la prima domanda che uscì dalla bocca del capitano, ma Nami lo ignorò, anzi, si rivolse a lui con un sorriso raggiante “Avevo ragione!” esclamò a gran voce, saltando su come una bambina “Sapevo che quei due erano innamorati e ora ne ho la conferma e…” si bloccò, sul volto ancora il sorriso quando un pensiero per niente gioioso le attraversò la mente.
“Che succede, Nami?” chiese il ragazzo, preoccupato da quel cambiamento improvviso.
“Sono destinati a soffrire” fu la sola risposta della ragazza “Non potranno stare insieme, loro non possono. Noi non possiamo”
“Che cosa?” Rufy balzò. Com’era possibile che ora il discorso era passato su di loro?
“Rufy, io e te dobbiamo smetterla qui” Nami sembrava in preda ad una strana paura “Io e te. se qualcuno della ciurma lo scoprisse, se un giorno dovremmo non amarci più che cosa succederebbe? La ciurma si scioglierà per colpa di stupidi sentimentalismi?”
Rufy non rispose.
Nami pensò che fosse un concetto troppo grande per lui “Ascolta, Rufy, io e te…”
“Ho capito benissimo” la interruppe lui “Non sono stupido” .
E andò via, lasciandola sola e interdetta nella biblioteca.
 
Robin assaporò il suo cocktail alla frutta scrutando Tashigi di fronte a sé.
Sembrava la solita, eppure c’era qualcosa di diverso il lei.
I capelli erano spettinati, scomposti; le labbra con cui tirava la cannuccia erano gonfie, quasi livide; ma quel che la lasciava più perplessa erano gli occhi. Erano raggianti.
Sembravano emettere felicità nonostante la sua solita compostezza e serietà.
“Capitano della marina” la chiamò. La ragazza sobbalzò, sorpresa “Dimmi, Robin?”
“Sembri felice” disse la donna, poggiando il bicchiere di fronte a sé “ Successo qualcosa di bello?”
La ragazza arrossì di colpo, poi prese a giocare con i capelli, quasi a voler giustificare il loro disordine “Nami mi ha detto che presto raggiungeremo i miei uomini” rispose “Questo è il motivo”.
“Oh, capisco” esclamò Robin “Sono felice per te”.
La ragazza si limitò a sorridere, imbarazzata.
L’archeologa si allungò verso di lei, intenzionata a carpirle quante più informazioni possibili, quando i suoi occhi furono rapidi dalla figura del capitano che si muoveva nervoso per la nave e di Nami, alle sue spalle, con un’espressione colpevole.
“Credi che abbiano litigato?” chiese Tashigi dopo aver seguito il suo sguardo.
Robin corrucciò le labbra “Mi chiedo cosa stia succedendo su questa nave”.





N.d.A. Da Novembre mi ripresento solo oggi?Purtoppo si U.U Mi dispiace farvi attendere, ma odierei ancora di più se dovessi proprio rinunciare a scrivere la storia per manacanza di tempo,quindi spero che abbiate ancora un pò di pazienza e aspettaite il prossimo e ultimo capitolo.
Grazie di tutto
Fra

 
  
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