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Autore: ___Page    13/04/2017    3 recensioni
"Non ci ho mai creduto, io, in queste stronzate, il solo valore a cui abbia mai tenuto fede è da sempre l’amicizia ma lei ha capovolto tutte le mie convinzioni.
Io sono entrato nel suo negozio, lei è entrata nella mia vita e a pochi mesi di distanza anche a casa mia, con una valigia e un paio di quadri e, incredibilmente, non ho provato nemmeno per un attimo l’impulso di scappare.
Il punto è che se trovi la persona giusta, tutto diventa semplice.
Se trovi la donna che sa tenerti testa, che non ha stupide paturnie femminile, che sì ogni tanto piange ma solo per colpa degli ormoni e non per un caramelloso quanto idiota film romantico, che non ti stressa se un venerdì sera vai a bere una birra con il tuo migliore amico, che ti sopporta senza rinfacciarti ogni singola cosa…"
Sì, ma cosa succede se vieni colpito dalla maledizione del terzo incomodo?!
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Nojiko
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi muovo agile ed esperta tra gli scatoloni, scalciandoli via a destra e a sinistra. La consegna di inizio stagione è sempre folle e con Pasqua alle porte mi è arrivato un carico ancora più abbondante del solito.
Mi fermo a tamponarmi la fronte con il dorso della mano. Ieri sera tra una cosa e l’altra siamo andati a letto tardi e io ho fatto una faticaccia ad addormentarmi. Continuavo a ripensare alla figura che abbiamo fatto con Law e Koala.
Non fosse stato per il modo sempre positivo che ha Koala di affrontare la vita, non avrei più il coraggio di guardarli in faccia, figuriamoci occuparmi della loro figlia. Comunque. Meglio non pensarci.
In realtà sono grata a questa maxi-consegna che mi permette di tenere la mente impegnata e non pensare. Né a quanto successo ieri sera, né ad altro. Anche se a quel problema, a quanto veramente io cominci a non tollerare più la mancanza fisica di Kidd, non smetto mai veramente di pensarci.
Se riesco a occupare la mente, ci pensa il mio corpo a ricordarmelo.
Come in questo momento.
Mi è bastato pensare il suo nome e già sento un pulsare diffuso un po’ ovunque e più intenso là dove è giusto che sia più intenso. Io non so se ne esco sana.
Sono veramente troppo al limite perché tutto questo non mi provochi danni cerebrali. Per esempio, anche ora, mentre sistemo gli scatoloni, non posso fare a meno di pensare a cosa non gli permetterei di farmi se solo fosse qui. Proprio qui, nel mio negozio, dove mi sono sempre categoricamente rifiutata di lasciarmi andare ad alcun istinto primordiale, forte della professionalità che ho ereditato da mamma.
Anche se mi piace farlo in modo strano e in posti strani, anche se mi eccita farlo dove non si dovrebbe, questo è sempre stato un luogo off limits. Tengo troppo alla mia attività, che si basa su una clientela di nicchia ma abituale, per rischiare di rovinare tutto per una scappatella.
Sono sola qui e se qualcuno entrasse nel bel mezzo dell’atto sarebbe davvero difficile mantenere le apparenze. Ammesso di riuscire a sentire l’eventuale cliente, perché Kidd mi fa sempre urlare così forte, come se ogni singola fibra del mio essere volesse comunicargli che paradisiaca sensazione è stare tra le sue braccia così, persa, abbandonata e sua, libera come non mi sono mai sentita in nessun’altra situazione o luogo, libera come una foglia che si stacca da un albero e si lancia senza paura nel vento.
Eppure se adesso fosse qui, manderei al diavolo la professionalità per una volta, per questa volta.
Pur di sentirlo di nuovo, anche solo per poco. Sarebbe così rigenerante. Come un temporale estivo. E potremmo metterci proprio lì, dietro quegli scatoloni ancora interi che, senza volerlo, ho disposto a formare un fortino. Saremmo al riparo, anche entrando qui non ci vedrebbe nessuno, potremmo… potremmo… se solo fosse qui…
Il campanello che suona mi fa sobbalzare.
«Okay! Ora ascoltami bene!»
Sgrano gli occhi quando il suo ringhio riecheggia per tutto il negozio. Un fremito mi percorre la schiena dalla base del collo all’osso sacro.
Dei tonfi seguono la sua teatrale e incazzosa entrata in scena, quando comincia a picchiare il pugno sulla porta chiusa del retro del negozio. Anche se non lo definirei bussare.
È più un aggredire. Un tentativo di sfondarla o addirittura scardinarla.
Mi muovo per fermarlo prima che la butti giù ma incespico nei miei stessi piedi e in uno scatolone di quelli più piccoli.
«So che sei lì dentro e so che non vuoi farlo qui e nelle ore di lavoro. So che protesterai ma è bene che tu lo sappia. Oggi non accetterò un no come risposta, chiaro?! Sono venuto qui con un ben preciso obbiettivo e non me ne andrò finché non l’avrò ottenuto. Quindi preparati perché, accada quel che accada, io e te oggi faremo sesso! Mi sono spiegato, donna?!»
Oh. Santo. Roger.
Mi lancio praticamente fuori dal labirinto di cartone che mi imprigiona, affrettandomi a raggiungere la porta e lui.
Cosa gli è saltato in testa?
Ora io capisco l’astinenza e tutto, però…
«Ti sei spiegato davvero molto bene. E non ho nessuna intenzione di tirarmi indietro.»
La sua voce mi fredda a metà delle scale che portano dal magazzino sotterraneo al negozio.
Ecco. Magnifico.
Proprio quello che ci voleva.
Mi passo una mano sul volto e grugnisco prima di riprendere a salire i gradini due per volta. Okay, lo so, un po’ se l’è cercata.
Se entri in un luogo pubblico a passo di carica e ti metti a urlare che vuoi fare del sesso, è abbastanza normale che succeda qualcosa di poco piacevole. Ma nella maggior parte dei casi si tratta di una vecchietta indignata che prova a picchiarti con un bastone. O una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Ma questa però è sfiga!
Entrare nel negozio della propria fidanzata mentre è chiuso al pubblico e pretendere dell’intimità con lei sarà socialmente inappropriato ma dovrebbe essere più sicuro. In linea di massima non ti aspetteresti certo di avere bussato alla porta sbagliata e avere proposto del sesso all’arrapata milf con un problema di ninfomania, assidua frequentatrice del negozio della tua ragazza e dei suoi corso di bricolage.
Se succede una cosa del genere è, appunto, sfiga!
E sì, Kidd è parecchio sfigato a quanto vedo quando arrivo finalmente sulla cima delle scale che portano giù al magazzino. Faccio giusto in tempo a vedere lui che indietreggia terrorizzato e Califa che parte all’attacco, staccandosi dallo stipite della porta del retro, a cui era appoggiata mollemente in una posa che nelle intenzione sicuramente voleva  essere sexy.
Kidd si precipita fuori dal negozio e Califa lo segue a ruota, correndo con una velocità e un’agilità che hanno dello straordinario visti i tacchi vertiginosi che indossa.
E corro anche io, fermandomi però sulla soglia del negozio e osservando Kidd tagliare per il parco qui di fronte con Califa alle calcagna. Sospiro, sconcertata.
Stasera sarà una furia a casa. Ma, per lo meno, io non devo finire di svuotare gli scatoloni da sola. Svoltano l’angolo proprio in questo momento, arrivando tutti insieme, mentre si sganasciano dal ridere per non so bene cosa, anche se posso fare una previsione.
Si sono resi tutti disponibili e non so dire quanto io mi senta fortunata per averli nella mia vita. Sono tutti qui, Bon-chan, Caimie e Marco, che ha preso pure la mattina libera al lavoro e ha coinvolto il suo ragazzo, Izou, un tipo eccentrico e parecchio… gioioso diciamo. A sorpresa c’è anche il ragazzo di Caimie, Duval, che deve essersi aggregato all’ultimo e che sono piuttosto certa che sia la fonte delle loro risate. Ci metterei la mano sul fuoco che si è appena esibito in un dei suoi occhiolini plastici.
Ma le loro risate hanno vita breve quando si accorgono dell’inseguimento che sta avendo luogo a pochi metri da noi. Si fanno sempre più perplessi e accigliati, man mano che si avvicinano all’ingresso e a me, fino a fermarsi e contemplare la scena come se stessero cercando di capire un quadro di arte contemporanea.
«Ha usato le parole sbagliate nel momento sbagliato.» mi premuro di spiegare dopo qualche secondo.
«Accidenti se corre.» mormora Marco e so con certezza assoluta che sta parlando di Califa.
«Cosa succede se lo prende?» domanda Duval e Caimie diventa rossa fino alla punta dei capelli.
«Dovrò tagliarli le palle anche se tecnicamente non sarà stata colpa sua.» mi stringo nelle  spalle mentre mi faccio da parte per farli entrare.
Izou si attarda, continuando a fissarli, ormai due capocchie di spillo in fondo alla strada. «Quasi quasi mi unirei a loro.» afferma con un ghigno malizioso sulla faccia. Marco che sta entrando ora, si ferma sulla soglia e sospira sonoramente, scatenando la sua immediata reazione. Izou ruota istantaneamente per fronteggiarlo, o meglio per fronteggiare la sua schiena. «È inutile che sospiri Marco-chan! Sei tu che mi hai negato ciò che è mio di diritto! Tutto quel blaterale che avremmo fatto tardi e ora ti stupisci se sono in astinenza!»
«Izou non puoi parlare di astinenza dopo nemmeno dodici ore.» gli fa notare Marco, sempre ragionevole.
Sospiro sconsolata, lanciando un’ultima occhiata alla strada. Non sa proprio di cosa sta parlando.
«Perché no?» protesta imperterrito. «Califa ne parla dopo dodici minuti!»
«Izou…»
«Va bene, va bene, ho capito! Tanto me lo dovevo immaginare. È martedì in fondo. Il martedì è sempre uno schifo.» mormora, mortificato e melodrammatico.
Mi blocco sulla porta, presa in contropiede. «Oggi è martedì?» domandò, sorpresa.
Ho perso un po’ il conto dei giorni ultimamente ma non mi ero proprio resa conto che oggi fosse martedì. Non… non può essere martedì.
«Sì perché?»
Li osservo per un attimo senza vederli, interdetta.
Martedì? È davvero martedì?
«Nojiko?» mi chiama piano Caimie con voce sottile e preoccupata. «Qualcosa non va?»
«Oh no! No Caimie, è tutto a posto tranquilla!» mi affretto a rassicurarla, riscuotendomi e avvicinandomi a loro che si sono già messi a riordinare quello che sanno, in attesa di nuove direttive.
Mi piego per aprire la scatole che contiene i nastri di raffia, presente di testa solo per metà.
Martedì. Oggi è martedì.
Okay.
Non è un problema.
Devo solo ricordarmi di respirare. 







Angolo dell'autrice: 
Weeeeeee gente splendida!! Niente alla fine non ho resistito e ho cambiato il titolo. 
Comunque sono qui per ringraziarvi come sempre ovviamente ma soprattutto per dirvi che non ho potuto non inserire Duval in coppia con Kayme in questo capitolo dopo aver letto la fantastica FF di Momoallaseconda, Saturday Rainy, che vi consiglio caldamente. La ringrazio per avermi aperto gli occhi e un mondo su questo pucciosissimo pairing. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! 
Un bacione. 
Page. 

 
  
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