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Autore: JEH1929    15/04/2017    3 recensioni
E così era stato deciso: avremmo abitato insieme.
Io mi ero gettata a capofitto nella novità senza pensare veramente cosa essa potesse veramente comportare, come mi succedeva sempre. Come al solito avevo riflettuto assai poco e così avevamo iniziato a visitare un appartamento dietro l’altro, quanto più vicini possibile all’università.
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“Sarò la tua sabbia, la tua erba, il tuo cielo, la tua felicità. Ti amo. Tua per sempre, Sana”
E mentre stringo fra le mani il libretto e non riesco a trattenere una piccola lacrima, che mi brucia gli occhi, penso a quanto la sorte possa essere ironica e a quanto sia facile che tutto ciò che pensavi avresti posseduto per sempre possa essere perduto in un millisecondo.
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Fanfiction su Sana e Akito e su quello che potrebbe essere loro successo dopo la fine del manga.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stanotte ho fatto un sogno meraviglioso. Ero tra le braccia di Akito e lui mi stringeva forte, come se non avesse mai smesso di amarmi, come prima. Io aprivo gli occhi e un meraviglioso sguardo dorato mi avvolgeva. Sapevo che questa volta non mi avrebbe respinta, perché era solo un sogno, potevo fare quello che volevo, no? Quindi mi ero stretta di più a lui e avevo sussurrato il suo nome, appoggiando le labbra sul suo orecchio. Lui mi aveva fatto sdraiare sul letto e nel momento in cui si era allontanato mi ero sentita persa, ma poi si era sdraiato al mio fianco e le sue braccia mi avevano avvolto di nuovo. Questo sogno mi ha lasciato una sensazione di tranquillità tale che penso di poter dire che sarà una bellissima giornata, neanche gli insulti e i litigi con Hayama potranno scalfire il mio buonumore. Apro gli occhi nel mio soffocante sgabuzzino, ma per la prima volta sento di aver dormito davvero.
- Buongiorno! – esclamo entrando in soggiorno.
Gomi è sdraiato sul divano, come al solito, gli occhi socchiusi e una tazza di caffè nella mano destra. Aya è seduta al tavolo di cucina e mi rivolge una strana occhiata non appena mi vede, ma io faccio finta di nulla.
- Dove sono gli altri? – chiedo allegramente.
- Hisae è al negozio, Tsu all’università. – risponde Gomi.
- Akito-kun è in bagno. – dice Aya, guardandomi di sottecchi.
La guardo interrogativa, cercando di decifrare il suo sguardo, ma lei distoglie gli occhi dai miei. Ma oggi neanche questo potrà scalfire il mio buonumore.
Prendo un biscotto dal sacchetto e mi siedo sul divano, Gomi ritrae appena le gambe per farmi sedere, mi metto a mordicchiare il biscotto, accendendo la televisione.
Il volto di Naozumi appena subito in primo piano. Sta pubblicizzando il suo film e questa è un’intervista. Nonostante tutto, mi sorprendo ancora un po’ di vedere che il mio migliore amico è diventato una vera e propria star. Certo, era famoso anche prima che ci conoscessimo, ma negli ultimi anni la sua popolarità ha raggiunto tutto il mondo, dovuta anche al suo aspetto particolare, con quei suoi meravigliosi occhi celesti. Mentre seguo con attenzione l’intervista, la porta del bagno si apre e Akito esce indossando la sua tuta da ginnastica. Lo sento immobilizzarsi alle mie spalle, ma non ci faccio molto caso.
- Buongiorno. – mi rivolgo nella sua direzione, sorridendo.
Riesco a cogliere un barlume di sorpresa nei suoi occhi, prima che assumano il loro solito aspetto impassibile.
- ‘Giorno. Vedo che Kamura ha finito di girare il suo film.
- Sì, tra pochi giorni tornerà a Tokyo e allora potremo vederci! – dichiaro in preda all’entusiasmo, prima di ricordarmi con chi sto parlando.
La mascella di Akito si contrae leggermente, prima che si avvicini al tavolo per versarsi una tazza di caffè.
- Anch’io… - Gomi tende la tazza verso Hayama, che si limita ad ignorarlo, lo sguardo puntato sul volto di Naozumi in televisione.
- Oggi sei allegra. – dice Aya.
- Già, non vedo perché non dovrei esserlo. Oggi è una bella giornata e domani inizierò l’università. Chissà quante persone nuove potrò conoscere e quanti nuovi amici potrò farmi. – dico, saltando su dal divano e stringendo un pugno verso l’alto.
Hayama sbuffa, ma io lo ignoro.
- Ah, allora è perché domani inizia l’università che sei così felice? – chiede di nuovo Aya.
La guardo interrogativa, senza capire dove vuole andare a parare. Ricordo il sogno di questa notte e inconsciamente sorrido, ma non ho alcuna intenzione di raccontarlo ai miei amici, in particolare non in presenza di una certa persona. E poi raccontarlo non farebbe altro che confermare la loro ipotesi che sono ancora innamorata di Hayama. Ipotesi del tutto falsa, fra l’altro.
- Certo che sì.
- Cerca solo di non dimenticarti dei tuoi vecchi amici. – balbetta Gomi, ancora mezzo addormentato.
- Anche volendo, come sarebbe possibile? Viviamo insieme!
Hayama si alza. Sembra irritato, ma non ne sono sicura al 100%, quando fa così diventa sempre incomprensibile.
- Vado a correre. – dice ed esce, sbattendosi la porta alle spalle.
- Sana-chan?
- Che c’è Aya-chan? Hai un’aria strana stamattina.
- Non è che potrei parlarti?
- Certo.
- Da sole.
- Ok, ho capito, mi levo di torno. – Gomi si alza pesantemente dal divano, si versa un’altra tazza di caffè e poi si chiude in camera. Sono sicura che ha intenzione di rimettersi a dormire.
- Dimmi tutto. – guardo Aya.
- Ecco…- non sa da dove iniziare.
- Sei sicura che vada tutto bene? Tsu sta bene?
- Sìsì, non è per questo. Io sto bene e anche Tsu. È per te…
La guardo stupita, senza minimamente capire cosa sia successo.
- Sana-chan… Tsuyoshi vi ha visti.
- Eh?
- Stamattina presto, Tsuyoshi era convinto che iniziassi anche tu l’università, quindi, prima che potessi fermarlo, ha aperto la porta del tuo sgabuzzino per svegliarti ed evitarti di fare tardi…
- Non l’ho sentito…
- No, perché tu non c’eri.
- Cosa stai dicendo? – ormai sono sicura di avere uno sguardo sconvolto. Adesso sono diventata anche sonnambula?
L’occhiata che Aya mi rivolge è altrettanto allucinata.
- Ti abbiamo cercata in bagno, pensando che fossi lì… - continua. – Ma non c’eri. Allora Tsuyoshi ha deciso di chiedere ad Akito-kun, ha aperto la porta della sua camera. Si è immobilizzato e io l’ho raggiunto. E vi abbiamo visti. Dormivate abbracciati.
- COSA?
Il mio urlo è così alto che Aya si scansa e Gomi si affaccia sullo stipite della porta.
- Che succede? – chiede.
- Niente, Gomi-kun. Torna a dormire. – gli risponde Aya.
Io e Aya continuiamo a guardarci piuttosto sconvolte.
- Non ricordi quando è rientrato ieri sera?
Scuoto la testa. Improvvisamente mi si accende una lampadina.
- Però ieri sera volevo prendere dei vestiti e sono andata in camera di Hayama. Forse mi sono addormentata…
- Ti sei addormentata mentre prendevi dei vestiti?
- Ok, mi sono seduta sul letto e mi sono messa a pensare.
Scuote la testa, sicuramente per la mia solita sbadataggine.
- E adesso cosa pensi di fare?
Già, cosa penso di fare. Quindi quello che pensavo fosse un sogno in realtà non lo era? Solo la sua espressione dolce devo essermela sognata. Hayama non ha mai espressioni dolci. Mi chiedo perché non mi abbia svegliata con una delle sue solite sfuriate. Forse perché la sua bellissima Nori l’ha scacciato dal suo letto e lui non ha trovato niente di meglio che consolarsi con me. Aveva bisogno di calore umano e mi ha trovata lì. E questo mi fa arrabbiare. Questo è riuscito decisamente a rovinare il mio umore.
- Me la pagherà, senza alcun dubbio!
Aya mi guarda stupita, come se si aspettasse una risposta totalmente contraria.
- Eh?
- È chiaro che me la pagherà! – urlo di nuovo, mentre Aya tenta di tapparmi la bocca per evitare di svegliare nuovamente Gomi.
 
Mi piace correre, mi aiuta a rilassare i pensieri e adesso ne ho veramente bisogno. Mi chiedo perché sono stato così stupido da cercare Kurata. Lei adesso non sembra avere occhi che per Kamura. Non sono geloso, ma non può che darmi fastidio, quel damerino così perfetto, così bello, l’uomo ideale. Stamattina mi sono svegliato più tranquillo del solito. Ok, non mi ero più svegliato in questo modo da quando Kurata mi ha lasciato. Appena l’ho vista dormire beatamente, ho deciso che non volevo rovinare quel momento sentendo le sue urla e i suoi improperi nella mia direzione, quindi l’ho sollevata e riportata nel suo letto. Così almeno non scoprirà mai cosa è successo e non ci sarà bisogno di nessuna spiegazione. Spiegazione che fra l’altro non saprei fornire, visto che non riesco a spiegare neanche a me stesso cosa ieri sera mi abbia indotto a lasciarla nel mio letto. Forse il vuoto che sentivo nel petto quando sono uscito da casa di Nori, oppure il modo in cui ha sussurrato il mio nome… Fatto sta che non devo pensarci e devo solamente dimenticare questa notte. Eppure avrei soltanto voglia di prendere a calci qualcosa, pensando a come Kurata sembra felice di rivedere Kamura dopo questi ultimi mesi. So che non l’ha più rivisto da quella notte in cui mi ha trovato sotto casa sua. Hanno litigato, a quanto mi ha detto Tsuyoshi, io ovviamente non le ho chiesto nulla. E sempre da Tsuyoshi ho saputo che non si sono mai frequentati come qualcosa di più che migliori amici, nel periodo in cui ci siamo ignorati, ma che si sono avvicinati moltissimo. Poi Kamura è partito per quel suo film e hanno cominciato a sentirsi sempre a telefono, a volte anche quando Kurata usciva con noi altri. Irritante. Adesso, averla sotto gli occhi ogni volta che parla di lui è una tortura lenta e dolorosa. Anche se non posso più pretendere che lei non frequenti nessuno, vorrei che non fosse proprio Kamura, nonostante sappia che lui è davvero un bravo ragazzo e nonostante tutto quello che ha fatto per lei in questi anni. Forse proprio per questo. È così difficile reggere il confronto con lui: così dolce, così gentile, così profondo. Il mio opposto.
Passando, noto un cartellone pubblicitario, dove spicca una Kurata appena sorridente, che cammina sensualmente nel suo abitino stretto in vita. È la pubblicità di un paio di scarpe qualsiasi, ma io non riesco neanche a notare quelle scarpe, il mio sguardo è attirato dalle gambe bianche e tornite, dagli occhi brillanti color cioccolato e da quel sorriso enigmatico. E improvvisamente ho di nuovo voglia di colpire qualcosa. Con un sospiro mi avvio nuovamente verso casa.
Non appena mi chiudo la porta alle spalle, avverto un paio di occhi che mi bruciano la nuca e capisco che c’è aria di guerra e che sicuramente io sarò il diretto e inconsapevole interessato. Infatti, non appena mi volto, Kurata incatena gli occhi cioccolato ai miei. È rossa in viso e l’irritazione la scuote da capo a piedi, mentre tiene le braccia sui fianchi, pronta a fare la sua prima mossa. E prima che possa anche solo capire il motivo della sua rabbia, lascio che la mia solita espressione neutra e impenetrabile mi avvolga, mettendomi sulla difensiva.
- Come ti sei permesso?
- Cosa avrei fatto, sentiamo.
Riesco a leggere le sue emozioni e a prevedere le sue reazioni e infatti fa un passo avanti, portando il busto leggermente in avanti e aggrottando la fronte.
- Cosa pensi che sia? Un giocattolo con cui puoi divertirti quando più preferisci?
- Eh?
Adesso sono sinceramente confuso.
- Non è che perché Nori, o come cavolo si chiama, ti butta fuori dal suo letto che tu allora puoi venire qui e approfittarti del fatto che in una momentanea distrazione io mi sia addormentata sul tuo letto!
Adesso tutto è chiaro, ha saputo di stanotte. Eppure quando sono uscito ero certo che non si fosse accorta di nulla…
- Non sono una bambola che puoi utilizzare a tuo piacimento quando ti pare e piace, chiaro? Sicuramente non dopo essere stato a letto con quella specie di… - balbetta, esitando e riprendendo fiato. L’accenno alla parola “bambola” mi fa sussultare leggermente, ma riacquisto ben presto il controllo e lei non se ne accorge.
- Quella specie di… non so cosa, soltanto perché ti senti solo e hai bisogno di compagnia, chiaro? - conclude.
La sua voce è salita di un po’ troppe ottave, arrivando a diventare quasi stridula. E ovviamente, come al solito, non ha capito niente. Il problema è che le poche parole che mi escono dalla bocca non fanno che farla arrabbiare ancora di più.
- Non essere ottusa, Kurata.
- Ottusa? Io sarei ottusa?
- Certo e non sai quanto.
Scuote la testa nervosamente, cercando di controllarsi, ma lei non è mai stata brava a controllare la rabbia e lo sappiamo entrambi.
- E anche così infantile. – ribadisco.
- Ah io sono infantile?
Sta per esplodere e io non riesco a trattenere un sorrisetto sarcastico, che sembra definitivamente mandarla in bestia.
- Se io sono infantile, tu sei un egocentrico megalomane, un teppista immaturo e donnaiolo!
Nello stesso momento in cui dice quelle parole la vedo spalancare gli occhi e portarsi una mano alla bocca ed entrambi siamo sbalzati nel passato.
 
L’erba morbida mi accarezza le gambe lasciate scoperte dalla gonna della divisa. Siamo in primavera e la brezza si sta facendo tiepida. I ciliegi sono in fiore e l’aria è cosparsa del loro aroma dolce e rassicurante. Hayama, sdraiato accanto a me sul prato del liceo Jimbo, ha gli occhi chiusi e respira piano. Mi soffermo a osservarlo, la linea dura della mascella, il naso dritto e perfetto, le labbra scolpite, un accenno della prima barba che stamattina non si è rasato, il ciuffo color miele troppo lungo della frangia che gli accarezza le guance, vorrei vedere i suoi occhi dorati e poi la mia gioia sarebbe al culmine. Sorrido, respirando l’aria profumata di fiori, mi sento bene. Mi sento a casa. Poi un ghigno compare sulle labbra di Akito, senza che apra gli occhi.
- Vuoi continuare a fissarmi?
- Non ti stavo fissando. – borbotto.
Apre gli occhi e girandosi di lato li incatena nei miei.
- Stavi forse ammirando la mia bellezza divina?
- Che razza di egocentrico megalomane!
Ridacchia.
- E non sei neanche l’unica a fissarmi.
Lo guardo interrogativamente e lui con un cenno mi indica un paio di ragazze di qualche anno più piccole che lo fissano e ridacchiano. Ovviamente non me ne ero resa conto e subito mi infiammo. Anche se non lo ammetto, sono gelosa di Akito.
Distolgo lo sguardo, concentrandolo sull’erba.
- Sei gelosa. – non è una domanda, è un’affermazione, detta con quel suo tono un po’ strafottente.
- Certo che no! – esclamo.
- E invece sei proprio gelosa. – si sdraia nuovamente sulla schiena, con un’espressione soddisfatta sul volto e io vorrei soltanto colpirlo con il mio martello.
- Oh per me puoi farti guardare da chiunque e guardare tutte le ragazze che vuoi.
Akito si alza, scuotendosi i pantaloni e incamminandosi verso la scuola. Guardo l’orologio, il mio vecchio orologio fedele, lo stesso che avevo prestato ad Akito tanti anni prima, e non è ancora l’ora di rientrare.
- Dove vai? – gli chiedo.
- A parlare con quelle ragazze, hai detto che per te va bene…
Balzo in piedi, affrettandomi a raggiungerlo.
- Akito Hayama, sei un egocentrico megalomane, un teppista immaturo e … un donnaiolo! – sputo fuori, senza riuscire a trattenermi, sbraitandogli intorno.
Lui scoppia a ridere, in una di quelle risate così rare, e io gonfio le guance, irritata. E solo in quel momento mi rendo conto che si è incamminato nella direzione opposta a quella in cui erano le ragazze e che si sta sedendo sotto un ciliegio in fiore.
- Ah. – riesco a dire, soltanto.
Con la mano mi fa cenno di sedersi accanto a lui e io mi siedo. Si avvicina al mio orecchio con le labbra e io penso che voglia baciarmi.
- Sei indubbiamente gelosa. – sussurra.
E io lo colpisco in testa.
- Perché ti sei spostato?
- Ne avevo abbastanza di quelle ochette e non volevo che quei ragazzi vedessero le tue gambe.
Arrossisco inconsciamente per il modo in cui fissa le mie gambe nel momento in cui pronuncia la parola. Riesco a riconnettere il cervello, accorgendomi di non aver notato nessun ragazzo.
- Quali ragazzi?
- Kurata, sei proprio senza speranza…
- Non è vero. – dico con aria fintamente offesa.
- Lo sai che non amo che qualcun altro ti guardi.
- D’accordo, però tu stai lontano da quelle due. – gli pianto un dito davanti alla faccia.
- E tu lontana da quei ragazzi.
- Affare fatto.
   
 
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