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Autore: Odinforce    17/04/2017    2 recensioni
[Men in Black]
Ambientato prima degli eventi di Men in Black 3, gli agenti J e K si troveranno ad affrontare una delle più pericolose razze dell'universo... i Predator!
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4. Caccia spietata

L’Agente K, nel frattempo, era ancora vivo. Aveva ripreso i sensi da poco, dopo essere stato aggredito nel suo appartamento da un Super Predator fuggiasco. Il Man in Black si trovava ora in un luogo ben diverso da casa sua, che riconobbe ben presto nonostante fosse avvolto dall’oscurità. L’erba sotto i suoi piedi, i cespugli, gli alberi e i lampioni parlavano chiaro.
Central Park.
Non vedeva il Predator nei paraggi in quel momento, ma questi gli aveva lasciato delle armi: il blaster e un machete di fattura aliena, ma nient’altro; il comunicatore gli era stato sequestrato. Non poteva mettersi in contatto con i suoi colleghi. Dopo aver osservato attentamente la situazione, K capì cosa avrebbe dovuto affrontare.
Il Super Predator lo aveva sfidato. Non fu difficile immaginare il perché: gli Yautja ottengono onore e rispetto uccidendo creature pericolose... e K si era guadagnato negli anni la fama di essere umano più temuto dell’universo. Quel Predator gli dava la caccia per questo, evidentemente... per guadagnare il massimo rispetto con la sua testa e ottenere la libertà.
K sospirò mentre afferrava il machete. Sapeva di non avere molta scelta in quel momento: il Predator gli avrebbe dato la caccia comunque, senza concedergli alcuna via di fuga. Erano passati trent’anni dal suo ultimo scontro con uno Yautja, ma il ricordo di quei giorni era nitido nella sua mente come se fosse accaduto ieri. Già allora non era stato facile uscire vivo da quell’esperienza... e la prospettiva di doverla ripetere dopo tanto tempo non lo allettava nemmeno un po’. Persino la sua passeggiata nello stomaco di Edgar la Piattola faceva fatica a confrontarsi con quel ricordo. Doveva ammetterlo, era diventato troppo vecchio per affrontare creature del genere.
Ma non abbastanza vecchio da decidere di arrendersi proprio quella notte.
« Molto bene » dichiarò deciso, lo sguardo rivolto verso gli alberi. « Vieni fuori e affrontami, se tanto ci tieni! »
Il ruggito del Predator fu l’unica risposta a venir fuori dall’oscurità.
 
Gli agenti A e J erano appena arrivati a Central Park, accompagnati da “King”, il Predator che aveva accettato di aiutarli. Questi era appena sceso dalla macchina, quando udì chiaramente un suono familiare in lontananza: il verso di un suo simile. Solo lui lo aveva udito, grazie ai suoi sensi supersviluppati; King fece subito un cenno ai suoi alleati, indicando la direzione da prendere. A e J obbedirono, armi in pugno.
Il trio avanzò per il parco, muovendosi con cautela attraverso il prato e gli alberi; evitarono di camminare sulle vie lastricate, per non stare troppo allo scoperto. Dovevano fare in fretta prima che accadesse l’inevitabile: questo pensiero risuonava forte nella testa di J, e dai suoi occhi appariva tutta la determinazione. A, guardandolo, poteva rendersene conto. In fondo poteva capirlo... si trattava di salvare K, un uomo che per lui era molte cose insieme: un maestro, un collega, un amico... un padre. Il padre che non aveva mai avuto. J gliene aveva parlato anni prima, durante la loro breve collaborazione: suo padre era morto quando era bambino, nel ’69, in un’imprecisata azione eroica. Anche A aveva perso il suo vecchio in circostanze drammatiche, e questo li rendeva ancora più simili; un altro fattore che li aveva uniti ai vecchi tempi...
Tempi che avrebbe voluto durassero più a lungo.
Un nuovo ringhio di King interruppe i pensieri di A. Il Predator si era fermato: guardava un punto tra due alberi a ore undici. A e J seguirono il suo esempio, stringendo la presa sulle loro armi.
« Di che si tratta? » domandò J.
« Ci sono un paio di persone, laggiù » tradusse A, tranquillizzandosi. « Sarà meglio mandarli via, non possiamo rischiare che vengano coinvolti nella caccia. »
« Sono d’accordo. Resta qui, King, ce ne occupiamo noi. »
Il Predator riattivò il suo sistema di occultamento, rendendosi invisibile. A e J avanzarono ad armi abbassate, mentre un paio di sagome emergevano dal buio: apparentemente si trattava di una coppia intenta a pomiciare su una tovaglia ai piedi dell’albero. I due MiB si scambiarono un’occhiata, ma non c’era tempo da perdere.
« Scusate l’interruzione, giovani » disse J a voce alta, « ma dovete lasciare immediatamente il parco, è in corso un’operazione di polizia. »
I due tipi a terra si staccarono, fissando i nuovi arrivati.
« J? » fece il maschio con aria sorpresa. Non era poi così giovane: aveva il naso grosso, i capelli arruffati e la barba incolta, e i suoi occhi guardavano in due direzioni diverse. J sgranò gli occhi, perché in quel tipo strano aveva riconosciuto una vecchia conoscenza.
« Jeebs! E tu che diavolo ci fai qui? »
« Oh, stavo facendo un... picnic notturno... con la mia nuova fiamma, Ingrid. Lui è un mio caro amico, l’agente J. »
« ...piacere » mormorò la ragazza al suo fianco, una tipa vestita di pelle e dotata di piercing e tatuaggi. Doveva essere un po’ brilla, e questo spiegava come avesse fatto Jeebs a rimorchiarla.
A non disse nulla, ricordando nel frattempo il tipo che aveva di fronte: Jack Jeebs era un alieno, e gestiva un banco dei pegni occupandosi di oggetti rubati, sia alieni che terrestri. Non era affatto pericoloso, e questo bastò a tranquillizzarla.
« Scusa, Jeebs, ma purtroppo non è la serata adatta per i picnic » dichiarò J in quel momento. « Stiamo inseguendo un pericoloso ricercato che non è di queste parti, se capisci cosa intendo. »
« Oh » fece Jeebs lentamente, voltandosi a guardare un’ignara Ingrid. « Sì... capisco perfettamente. Allora... sì, ce ne andremo subito da un’altra parte. Andiamo, cara, lasciamo campo libero agli agenti, questo non è più un posto sicuro. »
« Oook... »
A e J rimasero fermi sul posto, seguendo con lo sguardo Jeebs mentre trascinava via la sua ragazza barcollante, finché entrambi non sparirono nella notte. I due Men in Black si scambiarono un’occhiata divertita, poi tornarono sui loro passi.
Trovarono King dove lo avevano lasciato. Il Predator era tornato visibile e continuava a seguire tracce; proseguendo sul prato, trovarono qualcosa che non si auguravano di vedere quella notte.
Sangue umano, ancora fresco.
Per una manciata di secondi, J fu pervaso dall’orrore, credendo che quel sangue appartenesse a K, ma poco più avanti dovette ricredersi. Il trio trovò il cadavere di un uomo disteso su una panchina, smembrato in vari punti: la testa, inoltre, era stata strappata con una forza tale da staccare anche buona parte della spina dorsale. Il sangue era sparso dappertutto, come a fare da contorno a quell’orribile scempio.
« Per la miseria » esclamò J, orripilato. « Era solo un vagabondo... come hanno potuto fargli una cosa del genere? »
A chiese subito qualcosa a King, comunicando nella sua lingua.
« È opera del Super Predator, senza dubbio » disse, traducendo ciò che le aveva risposto. « Ha ucciso senza onore. Ha massacrato questo poveretto senza pietà, fregandosene del fatto che era disarmato... colpevole solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. »
« E noi non avremo pietà di lui » ribatté J. « Se ha fatto del male a K, giuro che lo squarto e darò le sue frattaglie a Dex per farci spiedini di Predator! »
Né A né King ebbero il tempo di commentare l’ultima battuta, perché subito dopo udirono una serie di rumori in lontananza: l’inconfondibile suono di un blaster in dotazione agli agenti MiB.
« K!! » gridò J.
I tre si lanciarono nella direzione da cui provenivano gli spari, senza alcun indugio. A e J raggiunsero per primi il luogo in cui stava infuriando lo scontro, appostandosi dietro un cespuglio: con loro grande sollievo, K era ancora vivo, intento ad opporre una feroce resistenza contro il suo avversario. Il Super Predator adoperava una tattica “mordi e fuggi” in quel momento, balzando fuori dalla vegetazione e sferrando rapidi colpi per poi rituffarsi tra il fogliame. K non perdeva tempo a inseguirlo, preferendo piuttosto mantenere la posizione: era malconcio e aveva il fiatone... di certo non avrebbe resistito a lungo.
« Non può farcela, maledizione » borbottò J, ansioso. « Dobbiamo tirarlo fuori da questo casino alla svelta. »
« Quel Super Predator non ce lo permetterà » osservò A, più calma. « Dovremo prima vedercela con lui per salvare K. »
King li raggiunse alle spalle in quel momento, silenzioso.
« Tu cosa suggerisci? » gli chiese A.
Il Predator emise un leggero ringhio, indicando i due Men in Black.
« Cos’ha detto? » domandò J.
« “Diversivo”. »
 
K era nei guai. Purtroppo la tattica del Super Predator cominciava a fare effetto: i suoi continui attacchi lo avevano ridotto allo stremo, costringendolo a restare sulla difensiva. Ansimava forte e perdeva sangue da varie parti del corpo, a causa dei tagli provocati dalle lame Yautja. Il Man in Black era riuscito a raggiungere un albero a cui appoggiarsi per coprirsi le spalle, ma sapeva che non sarebbe servito a molto. Anzi, dimostrava al nemico di essere con le spalle al muro. Per quanto odiasse ammetterlo, era spacciato.
Il Super Predator venne fuori ancora una volta, atterrando con forza davanti a lui. L’alieno avanzò piano verso K, petto in fuori: sembrava sprizzare puro trionfo da tutti i pori. Pregustava una vittoria che riteneva imminente. K tentò il tutto per tutto: sollevo il blaster e sparò, ma il Predator lo colpì al braccio deviando il proiettile, che gli graffiò a malapena la spalla. K ricevette subito dopo un violento ceffone in faccia, tale da fargli cadere a terra il blaster; non si arrese e provò a colpire con il machete. Il Predator lo afferrò a mani nude, per nulla intimorito. K lo udì ridere soddisfatto, prima di essere afferrato per la gola e sollevato da terra.
Era finita. Dopo tanti anni di servizio, finalmente l’Agente K stava andando incontro a una morte sicura...
Il Predator estrasse la lama, ma non colpì. Qualcosa lo distrasse prima che potesse infilzare K come uno spiedino. L’alieno abbassò lo sguardo verso un punto alla sua sinistra: qualcosa era caduto sull’erba a poca distanza da lui... qualcosa che per lui aveva un aroma delizioso.
Un hamburger.
K fu lasciato andare, con sua enorme sorpresa. Questa aumentò a dismisura quando il MiB vide che il suo avversario gli aveva voltato le spalle, dimenticandosi completamente di lui. Il Super Predator si avvicinò con cautela all’hamburger, ma non lo prese: il suo casco esaminava i dintorni in cerca di eventuali trappole o intrusi; inizialmente non vide nulla, ma poi individuò qualcuno venir fuori dai cespugli, davanti a lui. Il Predator se lo aspettava, naturalmente, e fece fuoco con il suo cannone al plasma. L’Agente A scattò di lato e schivò il colpo, estraendo nel frattempo la sua lancia Yautja.
« Raaaah! »
La donna sferrò un colpo al Predator. Questi lo parò, anche se in ritardo: l’aroma dell’hamburger e l’improvvisa comparsa di un altro agente MiB avevano rallentato i suoi riflessi. A non si arrese e continuò ad attaccare, attirando completamente la sua attenzione. Era proprio ciò che voleva... perché alle spalle del Predator, K veniva tratto in salvo da J.
« Tranquillo, vecchio... è arrivata la cavalleria! » dichiarò il giovane MiB, mentre sollevava da terra il collega.
« Heh... mi duole ammetterlo, ma ne sentivo un gran bisogno » commentò K.
Il Super Predator respinse A e si voltò: scoprì cosa stava succedendo, e reagì con un ruggito colmo di rabbia. A si rialzò in piedi e colse l’occasione, trafiggendo il nemico in un punto scoperto al fianco. Lo Yautja ruggì ancora per il dolore, ma rimase in piedi. Tornò quindi a concentrarsi su A, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, una grossa rete metallica cadde su di lui, imprigionandolo. A si fece da parte mentre King atterrava di fronte alla preda appena catturata, soddisfatto del risultato.
Il trionfo, tuttavia, ebbe breve durata. Il Super Predator era evidentemente preparato contro simili imprevisti: attivò un dispositivo sul suo bracciale, generando una sorta di scarica energetica che fuse la rete, permettendogli di liberarsi. L’alieno si rialzò in piedi, ringhiando minaccioso ai suoi nuovi avversari.
King ringhiò a sua volta, visibilmente irritato.
« Già... » gli rispose A, comprendendo ciò che aveva detto. « Neanche io mi aspettavo che sarebbe stato così facile! »
 
Nel frattempo, J aveva portato via K dal campo di battaglia con successo. Raggiunta una pista ciclabile poco lontano, il MiB più giovane richiamò l’auto con il comando a distanza, facendo accomodare il collega sul sedile posteriore.
« Tieni duro, K... ora ti riporto indietro » disse J determinato.
« Lascia stare, non sono messo così male » gli rispose K. « Ora non pensare a me... torna indietro e aiuta A! »
« Cosa? Non serve, se la caverà... e poi abbiamo uno Yautja dalla nostra parte. Quel bestione è spacciato. »
« Non puoi saperlo, ragazzo. Non mi era mai capitato di affrontare una creatura del genere... per quanto odi ammetterlo, è davvero terribile. Ora torna indietro e aiuta A... è un ordine. »
J era allibito.
« K... »
« Vai! Non c’è tempo da perdere, io starò bene. Penserò a chiamare i rinforzi, nel frattempo, tu torna indietro e aiuta la tua donna! »
J parve finalmente ricevere il messaggio. Smise di esitare, voltò le spalle a K e tornò indietro a rapidi passi. In effetti cominciava a sentirsi stupido per come aveva agito: in pratica aveva portato via il cavolo per lasciare la pecora in pasto al lupo!
Trovò A dove l’aveva lasciata, ancora alle prese con il Super Predator. A darle una mano c’era King, intenzionato più che mai a completare la sua missione. Lo affrontavano insieme, ma senza cooperare: i loro attacchi non erano coordinati, e spesso rischiavano di intralciarsi nel tentativo di colpire il nemico. Questo perché King non accettava l’aiuto di A, preferendo combattere da solo; la Man in Black lo avrebbe lasciato fare, ma era sicura che il Super Predator non avrebbe rinunciato ad affrontarla... perciò le toccava restare dov’era, sperando di concludere la battaglia al più presto.
Il Super Predator riuscì a sopraffare King, tramortendolo con una violenta ginocchiata al petto. A reagì subito dopo, approfittando dell’apertura; roteò la lancia e si lanciò in un nuovo assalto, ma lo Yautja si scansò appena in tempo. La lancia riuscì solo a graffiargli la schiena. L’alieno afferrò la lancia e strinse forte, impedendo ad A di attaccare ancora; la donna cercò di riprendersi l’arma con qualche strattone, ma invano. Alla fine rinunciò, e – con gran sorpresa dello Yautja – balzò sull’asta e gli andò addosso, colpendolo in pieno volto con un calcio.
J, vedendo l’alieno crollare a terra, si fermò di colpo. Si stava preparando ad un attacco a sorpresa per aiutare A, ma ora non sembrava più necessario. A riprese la lancia e la puntò alla gola dell’avversario, rimasto a terra sebbene fosse ancora cosciente. La donna gli ordinò di non muoversi in lingua Yautja, e lui parve obbedire. Poco lontano, King stava riprendendo conoscenza.
Un attimo dopo, tuttavia, la situazione precipitò.
Il Super Predator scoppiò a ridere mentre il puntatore del suo casco mirava al petto di A. In un istante, il suo cannone al plasma mirò e fece fuoco, troppo in fretta per chiunque. J vide inorridito la sua partner colpita in pieno dal proiettile laser, che la scaraventò a parecchi metri di distanza.
Alexa...
« Nooooo! »
Il Super Predator si rialzò in piedi, implacabile. King gli andò addosso, ma il nemico colpì in pieno anche lui, rimettendolo al tappeto. Ora J era l’unico rimasto in piedi: fissò il corpo di A, immobile sull’erba, ma respirava ancora. Sfortunatamente anche il Super Predator se n’era accorto, e si avvicinò a lei per finirla.
« Ehi tu! » gridò J all’alieno. « Cosa credi di fare, eh? Questa squadra ha ancora un giocatore pronto a farti il culo! Su avanti, cosa aspetti? Prenditela con un muso nero forte e cazzuto come te! »
Lo Yautja si voltò, attirato dagli insulti.
« Era ora, bastardo » dichiarò J, sollevando il blaster. « È facile ammazzare quando la tua preda è prossima alla pensione o non si regge in piedi, eh? Credevo che uno Yautja mettesse lealtà e onore al di sopra di tutto... o che almeno tu avessi fatto tutto questo casino per recuperarli! Prenditela con me, allora... ho quasi steso il tuo inseguitore per un Whopper, qualche ora fa. Che dici, sono alla tua altezza? »
Il Super Predator restò in silenzio per qualche attimo, come se valutasse la sfida lanciatagli dal Man in Black. Poi, lentamente, le sue mani rimossero il visore tattico, gettandolo a terra. J tornò quindi a vedere l’orrida faccia grigia e sfregiata dell’alieno, il quale gli rivolgeva ora tutta l’attenzione. Aveva disattivato il cannone al plasma, ma in compenso aveva estratto una lama dall’avambraccio: chiaramente si preparava ad uno scontro corpo a corpo. J lo accontentò, posando il blaster e afferrando il machete usato poco prima da K.
I due rimasero a distanza per qualche altro secondo, poi scattarono in avanti nello stesso momento, incrociando le lame. Fu un susseguirsi rapido di colpi, di fendenti, parate e affondi. J e il Predator restarono quindi a contatto per un po’: ognuno spingeva sulla propria lama per sopraffare l’altro. La forza dello Yautja era micidiale, ma J oppose una fiera resistenza; quando il MiB cominciò a cedere, tentò il tutto per tutto e sferrò un calcio alle parti basse dell’alieno, facendolo urlare. J si fece indietro e sferrò un nuovo fendente, ma il Super Predator si era già ripreso e lo schivò.
King, nel frattempo, si stava rimettendo in piedi per l’ennesima volta. Il Predator era deciso più che mai a compiere la sua missione, anche a costo di sacrificare la vita dei suoi alleati temporanei. Rivolse lo sguardo sul duello in atto e fece fuoco con il suo cannone al plasma: i colpi raggiunsero J e il Super Predator, esplodendo ai loro piedi. I due furono separati dallo scoppio e gettati a terra; J non riuscì a vedere più nulla per qualche istante, mentre un fischio assordante gli riempiva le orecchie. Era stordito e ferito, non riusciva a muoversi... ma lo stesso non si poteva dire del Super Predator. King, avvicinatosi per sferrare il colpo di grazia, fu colpito da una lama in pieno petto, contro ogni aspettativa.
« N-no...! » rantolò J, impotente in quel momento come una foglia secca.
Il Man in Black strisciò a terra, cercando di raggiungere l’alleato con le forze rimanenti. Poteva ancora fare qualcosa, non era troppo tardi... ma era disarmato. Disperato, ficcò le mani in una tasca della giacca e le dita si chiusero intorno a qualcosa di lungo e sottile...
King nel frattempo era caduto in ginocchio. Sangue verde sgorgava dalla sua ferita mentre il nemico torreggiava su di lui, pronto a finirlo. Non era l’Agente K, ma lo avrebbe ritrovato dopo aver eliminato quella seccatura. Il Super Predator sollevò la lama, immaginando di aggiungere una nuova testa Yautja alla sua collezione.
« Aaaargh! »
J aveva fatto la sua mossa, appena in tempo. Aveva riacquistato capacità motorie sufficienti da raggiungere il Super Predator e colpirlo di sorpresa. Lo Yautja urlò a sua volta subito dopo per il dolore, poiché il MiB gli aveva infilato un bastoncino metallico tra le chiappe. King fu lasciato andare, ma persino lui fu colto dallo stupore mentre osservava il suo nemico in preda all’agonia. Mentre il Super Predator cercava di togliersi il “macinachiappe” dal sedere, J si rialzava finalmente in piedi, ansimando. Sferrò un pugno tremendo all’alieno colpendolo al volto, tale da farlo crollare al suolo; raccolse quindi il machete e glielo puntò alla gola.
Il Super Predator non si mosse. Nei suoi occhi era evidente la paura, un sentimento che di rado si poteva vedere in uno Yautja. J non si lasciò impietosire, e strinse la presa sulla lama.
« Avresti dovuto accettare quell’hamburger che ti ho lanciato poco fa! »
E poi colpì, con un fendente rapido e preciso. La testa del Super Predator si staccò dal collo e rotolò sull’erba, inondandola di sangue.
All’improvviso era tutto finito. J avrebbe tanto voluto abbandonarsi sul prato in attesa dei rinforzi, ma non poteva permetterselo. Qualcuno aveva bisogno del suo aiuto. Il più vicino era King, già intento a medicarsi da solo, quindi lo lasciò perdere; individuò A poco lontano e la raggiunse di corsa.
« Alexa! »
« Ahia... »
La donna era ancora a terra, immobile ma viva. J fissò lo sguardo nel punto dov’era stata colpita. Il cannone al plasma l’aveva centrata al petto, ma attraverso i vestiti ridotti a brandelli fumanti non vide sangue né ferite aperte. Una sorta di maglietta nera spiccava intatta sotto la camicia, dove apparentemente si era fermato il proiettile laser.
« Ma cosa... » fece J, stupefatto, ma si rispose da solo un attimo dopo. A era sopravvissuta grazie a quella maglietta, realizzata con una fibra aliena sottile ma molto resistente, che l’aveva salvata da morte certa. Senza dubbio si trattava di tecnologia Yautja, se l’aveva protetta dai loro cannoni.
« Mai... uscire di casa senza la maglietta della salute » borbottò A con un sorriso. « Però fa lo stesso... un gran male. »
J si lasciò sfuggire un gran sospiro di sollievo, seguito da una risata. Era fatta: K era salvo, A era viva... e anche King sembrava stare bene. Il Predator aveva appena cauterizzato la sua ferita al petto con il suo kit medico, ma sembrava troppo debole per reggersi in piedi. J, dopo aver aiutato A ad alzarsi, raggiunse King e gli offrì la mano. Questi rimase a fissarla con aria indecifrabile, a causa del casco che gli copriva il volto; J appurò che fosse troppo orgoglioso per farsi aiutare, ma non voleva comunque dargliela vinta.
« Non c’è nulla di male a ricevere un po’ d’aiuto » dichiarò il MiB. « Anche i grandi guerrieri ne hanno bisogno, ogni tanto. Perciò non fare complimenti... afferrala. »
King emise un lungo ringhio. Poi accettò l’aiuto e afferrò la mano di J, che lo aiutò a tirarsi su. I due rimasero a fissarsi ancora un po’, finché dal casco del Predator non risuonò una parola.
« Amico. »
J e A sorrisero insieme, compiaciuti.
« Dunque sei stato tu, James? » disse A poco dopo, mentre esaminavano il cadavere del Super Predator. Dal suo tono sembrava impressionata oltre ogni dire. « Sei riuscito ad ammazzarlo tutto da solo? »
« Be’, buona parte del lavoro l’ho fatta io, certo... ma naturalmente non ce l’avrei fatta senza il vostro aiuto. »
« È incredibile... per noi umani è già un’impresa abbattere un comune Yautja, figuriamoci questo! Lascia che ti dica una cosa, caro... hai appena compiuto un’impresa più unica che rara. »
J fu sul punto di aggiungere qualcosa, ma fu interrotto da una serie di rumori e da un’improvvisa luce che abbagliò l’intera radura. I tre si voltarono in varie direzioni: da un lato, due squadre di Men in Black spuntavano fuori dagli alberi, armati fino ai denti; dall’altro, una navetta Yautja apparsa dal nulla stava atterrando nelle immediate vicinanze.
« Ah bene, meglio tardi che mai » commentò A. « Era ora che i rinforzi arrivassero. »
« Figurati, i rinforzi non arrivano mai prima che sia tutto finito » ribatté J, ironico. « Una cosa che non succede solo nei film. »
« J! »
Il giovane si voltò. K si era fatto avanti dal gruppo MiB e gli stava venendo incontro; zoppicava ancora, ma grazie all’intervento dei colleghi aveva recuperato un po’ di forze. Contemporaneamente, alcuni Yautja erano scesi dalla navetta e stavano andando incontro a King.
« Lo avete sistemato, a quanto pare » osservò K, fissando il cadavere del Super Predator. « Ottimo lavoro, Agente A. »
« Non ringraziare me, K » rispose la donna. « Se stasera c’è un eroe da acclamare, quello è il nostro J. »
K fissò J, più sorpreso di quanto ci si potesse aspettare da uno come lui. J alzò le spalle con fare innocente: per uno come lui si trattava di ordinaria amministrazione, in fondo. Non ne sapeva molto sull’onore e la caccia alla maniera degli Yautja, e nemmeno gli importava. Per come la vedeva lui, aveva solo ucciso altra feccia dell’universo. Si voltò a guardare gli Yautja: questi avevano iniziato a fissarlo poiché King lo stava indicando; doveva aver fatto rapporto sulla situazione... ora sapevano che un giovane Man in Black aveva ucciso il loro fuggitivo. Per un po’ nessuno fece nulla, poi tutti gli Yautja scattarono sull’attenti e fecero un gesto con il pugno, in segno di rispetto.
J era sbalordito: non sapeva cosa fare.
« Fai così » lo invitò A, ponendosi al suo fianco e ripetendo il gesto degli Yautja. J annuì, e fece il gesto a sua volta. I Predator piegarono il capo, compreso King.
Ora J era il nuovo terrestre più rispettato dal popolo Yautja.
 

 
   
 
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