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Autore: GreenCats    19/04/2017    0 recensioni
Dover scegliere quello che più ti fa star bene non vuol dire scegliere la cosa migliore.
E' questo che capita ai protagonisti: Harry e Louis.
Un amore sbagliato, che potrebbe distruggere tutto oppure aggiustare le loro vite, complete solamente dopo essersi incontrati.
Conosciuti in una chat, i due ragazzi avranno modo di scoprirsi, di iniziare ad amarsi, ma avranno mai il coraggio di andare oltre uno schermo?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ho iniziato a scrivere questa storia più di due anni fa, con il supporto di una persona. Ho ripudiato questa storia nello stesso momento in cui quella determinata persona è uscita dalla mia vita e c'ho messo un po' a capire che queste parole non sono sue ma mie e che è inutile tenerla bloccata. Mi dispiace avervi fatto aspettare tutto questo tempo, piano piano tornerò ad aggiornare e portare avanti questa storia, in un modo diverso. 

Un abbraccio ed infinite grazie, 

G.

 

 

2 ANNI DOPO

 

HARRY

 

«Ehi Nì, stai davvero bene!» - dissi, vedendolo osservarsi ancora una volta allo specchio, sistemandosi l'abito elegante. Non era più il ragazzino mingherlino tutto capelli biondi e risata chiassosa, in quei due anni era cambiato molto, diventando un uomo. Non c'era quasi più traccia di quel ragazzino irlandese, ora i capelli biondi avevano lasciato spazio ad un colore naturale, una leggera peluria prendeva parte del mento e della mascella e le spalle erano diventate molto più possenti.

 

Sotto i miei occhi era diventato ciò che sognava di essere ed io non potevo essere che fiero di lui.

 

«Non pensavo che saresti venuto al matrimonio» - ammise, sistemandosi ancora una volta il papillon blu, che si abbinava perfettamente ai suoi occhi.

 

«Solo perché non voglio rivederlo non vuol dire che mi perda il matrimonio del mio migliore amico. In questi due anni ho evitato le sue chiamate, i suoi tentativi di parlarmi e di spiegare, lo eviterò anche oggi».

 

Evitarsi per proteggersi.

 

***

 

Le cose non sono mai come sembrano. 

 

Avevo tatuato quella frase al lato del bacino, non c'era una ragione precisa, l'avevo fatto d'istinto: dopo la morte della mia migliore amica avevo imparato a vivere così, senza soffermarsi mai troppo sulle cose, a non pensarci, a viverle semplicemente. 

 

Inizialmente era stato difficile per me vivere con la consapevolezza di non averla al mio fianco. Sentivo sempre un certo dolore all'altezza del petto quando fissavo la mia mano sinistra e mi soffermavo su quella piccola croce incisa, l'avevo fatta per lei, per ricordare che nella mia vita c'era stata. 

 

Avevo paura che diventasse solo un ricordo offuscato, un'ombra grigia del passato. 

 

Avrei dovuto tatuare qualcosa di più significativo di una croce ma in quel momento non avevo trovato niente di meglio. Niente che mi parlasse di lei e questo non sapevo come interpretarlo. Erano stati periodi bui, momenti in cui mi ero chiuso ed isolato da tutti, in fin dei conti avevo imparato dal migliore. Non avevo rivolto a nessuno la parola ed erano stati inutili tutti i tentativi da parte dei miei amici, di Louis. Avevo deciso di chiudere tutti fuori e crogiolarmi da solo nel dolore, convinto che nessuno potesse restituirmi la vita, quel pizzico di forze per andare avanti. Come nessuno avrebbe potuto fare nulla per far tornare indietro Beth e la sua rumorosa risata. 

 

Ma soprattutto Louis non aveva potuto farci nulla, aveva semplicemente aspettato con le spalle alla porta, pronto per ascoltarmi, pronto a fare di tutto per l'amore della sua vita - come mi ripeteva ogni mattina, insieme al buongiorno - ma quello non era stato abbastanza, non quando nelle nostre già incasinate vite era arrivato Des Styles ed inevitabilmente era tutto sprofondato. Allora i 'Ti amo' sul muro dopo aver fatto l'amore divennero sempre meno, come i sorrisi, come le parole che ci scambiavamo, come i sentimenti che condividevamo, insieme a me crollammo anche noi.

 

Era andato tutto letteralmente in frantumi, come il mio cuore a quella notizia: la morte di Beth non era stata un incidente e mio padre me l'aveva detto ridendo, tranquillo dietro i suoi occhi terribilmente neri, tanto da rabbrividire ancora al solo pensiero, con un inquietante e serio sorriso nascosto dietro un bicchiere ricolmo d'alcol ed un'alzata di spalle; la vita di una persona qualificata come un'alzata di spalle. 

Dopo quello, io non ero riuscito a fare nulla, non avevo prove per incolpare mio padre e la neo-laurea di Louis, non poteva servire a nulla. 

 

Persino la trentennale esperienza di Mark Tomlinson, avvocato penalista, era stata inutile, non c'erano abbastanza prove per aprire un'indagine nei confronti di quel viscido essere che fino a pochi mesi prima consideravo ancora mio padre, il mio eroe d'infanzia, era tutto andato in prescrizione, lasciando Des libero di vivere la sua vita ed amare Maura.

 

"Le cose tra i signori Horan non andavano bene da un po'" - mi aveva detto un compaesano, chiedendomi delucidazioni sulla relazione tra la madre di Niall e quello che un tempo non remoto era mio padre. Si erano conosciuti per caso sul treno di ritorno da Londra verso casa e né io né tantomeno Niall eravamo riusciti a bloccare quella conoscenza, divenuta presto una frequentazione assidua ed infine quello che tutti dicevano un secondo amore.

Mio padre era visto dalla comunità cittadina come l'uomo che finalmente riesce ad aprirsi ed avere un nuovo amore, dopo aver per tanto anni sofferto dell'abbandono di sua moglie, non sapendo di tutte le segretarie ed una ragazzina con il quale si era nel frattempo intrattenuto. Forse non lo sapeva neanche Maura chi aveva accettato nella sua vita ed i tentativi di Niall erano stati tutti inutili, sua madre era accecata dall'amore ma soprattutto dai soldi che Des aveva portato nella sua vita. Non era più una semplice casalinga alle prese con le pulizie ed un nipote appena nato, ora si atteggiava da Signora, senza perdere comunque le sue abitudini poco borghesi. 

 

Niall aveva drasticamente inclinato tutti i rapporti con lei non appena era venuto a conoscenza di quell'insano rapporto che aveva coinvolto la madre, ferito il padre e portato nella sua famiglia il mio o quello che ne rimaneva. Aveva deciso di vivere lontano da quella famiglia, vivere con e di Zayn, in fin dei conti era lui la sua famiglia e quel giorno avrebbero solo ufficializzato ciò. Aveva fatto una valigia sola, infilato le poche cose che erano rimaste a casa di sua madre e con un ultimo sguardo, aveva lasciato di nuovo casa sua. Non pentendosene, Maura in fin dei conti non aveva detto nulla per fermarlo. 

 

Niall aveva vissuto da Louis e Zayn per un po' poi insieme a quest'ultimo avevamo deciso che ormai era tempo di muoversi, di cercare un solo nido dove poter stare da soli ed urlare quanto volevano durante le sessioni di sesso notturno, quando Zayn rientrava dal turno al pub e Niall si faceva trovare nudo sul letto, che a pensarci bene la stanchezza non può frenare la passione, almeno nel loro caso. 

In quei due anni si era trasformato in un uomo, era stato inserito come tirocinante in una delle case discografiche più importanti - tutti sapevamo che Des ci avesse messo lo zampino, anche in questo caso - ed era maturato, fattosi uomo, eppure ogni mercoledì bussava alla porta della mia camera ed insieme cantavamo quella vecchia canzone dei Beatles che durante quegli anni non ci aveva mai abbandonato. 

Come io con lui e lui con me. 

 

Lui era il mio nonostante.

Nonostante i casini della mia vita, ero felice grazie a Niall. Nonostante ciò che era successo, avevo Niall. Niall era ciò che mi legava ad un sorriso nonostante mio padre.

 

Sapevo che andare a quel matrimonio avrebbe voluto dire vederlo, passare un'intera giornata con il suo sguardo addosso, pensavo di essere abbastanza forte da affrontare qualche ora in sua presenza ma le forze erano venute completamente a mancarmi mentre i miei occhi smeraldini si erano chiusi in due piccole fessure, rabbuiandosi, pronti per espellere le lacrime che da troppo tempo avevo dentro non appena vidi Des tranquillo, sorseggiare un cocktail, il sorriso aleggiava sul suo volto, senza cicatrici e senza colpe. 

 

Non avevo mai pianto dopo la morte di Beth, in realtà non avevo pianto neanche il giorno del suo funerale quando zia Agnes mi aveva stretto in un abbraccio, come a sostenerla da tutto quel dolore che stava provando, pentita di non aver mai espresso a parole quel bene per la nipote. Io avevo represso tutto, avevo sentito solo un leggero rammarico nel vedere quella bara bianca chiusa. 

Volevo avercela con lei: per la storia della droga, per avermi lasciato da solo in fin di vita, per i segreti che portava addosso o dentro. Dovevo avercela con lei per avermi quasi distrutto la vita eppure, mi ero ritrovavo ad odiarla per ragioni diverse, sentimentali quasi: l'odiavo perchè non avremmo mai potuto più condividere la vita insieme e questo, mesi dopo, scoprii essere colpa di mio padre, di quel padre che con un voluta dose sbagliata di droga era riuscito a portarmi via una delle persone più importanti.  

 

Stavo scappando da lui, dall'uomo che mi aveva rovinato, da quel non più eroe che prima di andarsene definitivamente dalla mia vita aveva sussurrato un: «Avevo deciso di fare fuori Louis ma almeno con la tua amica mi sono divertito un po', sai era anche incinta»

 

Ed io allora non avevo fatto altro che scappare, che correre veloce via da tutto quel male che pensavo di non meritare: ero tornato a casa, in quella che realmente sentivo mia ed avevo aspettato che Louis facesse la stessa cosa per poi abbracciarlo - «Non voglio più essere uno Styles» - avevo detto prima di accasciarmi sul petto di Louis ed abbandonarmi a lui, sentendomi finalmente protetto, come in un porto sicuro, come a casa. 

 

La soluzione per non essere più uno Styles poi era stata ovvia, semplice e veloce.

 

In quel momento vidi Louis avvicinarsi a me, meraviglioso nel suo completo nero e senza cravatta. Odiava quel pezzo di stoffa, almeno fuori dalla camera da letto. Teneva in braccio il piccolo Alex, il figlio di Milly e Liam, erano inseparabili quei due e vederlo con un sorriso del genere, ogni volta che il piccolo era nei paraggi, era bellissimo soprattutto perché negli ultimi anni io non ero stato poi così bravo a rendere felice Louis.

 

«Zio Hally!» - disse Alex muovendo le braccia nella mia direzione, cercando di svincolarsi dalla presa ferrea di Louis che sussurrò un - «Alex calmo andiamo da zio Harry lo stesso» 

 

Li vidi avvicinarsi a me e per un attimo mi tremò il cuore, quello era il futuro che volevo - «Zio Neil!» - fece di nuovo il bambino quando vide il mio migliore amico osservarsi davanti lo specchio. Louis gli sussurrò qualcosa, prima di stampargli un leggero bacio sulla fronte e lasciarlo vagare per la grande camera da letto, adibita a stanza dei vestiti per uno dei due sposi e testimoni. Il bambino si diresse verso Niall ed afferrandogli una gamba e con qualche difficoltà pronunciò le parole che poco prima Louis gli aveva detto - «Folletto vestito» - e tutti, compreso un luminoso e fortunato Zayn sul ciglio della porta, scoppiammo a ridere.

 

Lasciata libera la piccola peste, Louis richiamò la mia attenzione - «Ho visto tuo padre, vuoi andare via?»

 

Scossi il capo nonostante gli occhi arrossati da un imminente pianto, volevo affrontarlo, volevo capire perchè e fuggire, in fin dei conti, non mi avrebbe portato più a nulla. Afferrai la mano di Louis unendola alla mia, sfiorai il cerchietto di platino all'anulare - «Voglio capire perchè».

 

Louis annuì semplicemente senza aggiungere niente, quel silenzio era abbastanza per capire che ci sarebbe stato, in qualsiasi situazione, anche dopo aver affrontato mio padre. Sapeva che mi sarei rinchiuso nuovamente in me stesso - succedeva sempre così quando si parlava di Des - ma anche in quel caso mi appoggiò, baciandomi sulla tempia come a dire 'Io sono sempre qui'. 

 

«Vuoi un perché?» - disse quella voce dalla soglia della camera aperta, gli sguardi di Zayn, Niall e Louis sul corpo massiccio di quell'uomo che aveva risucchiato parte della mia vita. A me era bastato il tono della sua voce per abbassare gli occhi e tremare, sentire le ginocchia fragili - «La tua nascita mi ha tolto la persona più importante della mia vita, io ti ho tolto la tua».

  
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