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Autore: Writer96    13/05/2017    4 recensioni
Dopo aver dimenticato un telefono per tre ore all'interno del freezer, Lily Evans - vent'anni, studentessa di chimica, fotografa per hobby e disordinata cronica- sa che nulla potrà salvarla da Alice e dallo spettacolo teatrale a cui l'amica vuole assolutamente trascinarla in veste di "fotografa ufficiale".
Quello che ancora non sa è che da quello spettacolo in poi, la sua vita è destinata a subire una svolta improvvisa.
Perché è giunto il momento, per Lily, di dimenticare Fabian e lasciare andare un passato doloroso che ancora la tormenta e non le da pace, esattamente come James Potter, artefice di buona parte delle sue disgrazie ed idiota patentato che continua a spuntare ovunque con quella sua solita e immutata aria da pallone gonfiato.
Tra felpe forse un po' troppo estrose, piccoli quaderni di appunti, spettacoli teatrali e continui e mai definitivi addii, si susseguono i drammi quotidiani e sinceri di una generazione che cerca solamente di imparare come essere adulta.
E magari, anche come amare.
I personaggi appartengono a JKR ma le vicende narrate sono originali e di mia invenzione
Presente anche la copia non-fanfiction su Wattpad!
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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6. Il terzo lunedì del mese


Lily inspirò rumorosamente e chiuse gli occhi, beandosi della sensazione di essere ancora viva.
L’adrenalina circolava all’interno del suo corpo, rendendo le sue percezioni sensoriali molto più acute e permettendole di sentire un caldo atroce nonostante i dieci gradi scarsi di quel giorno. Sospirò ancora e sorrise tra sé, posando con una certa gratitudine la mano su quella della persona che le aveva appena permesso di scampare ad una morte certa.
« Dio, ti ringrazio » esclamò, pentendosi immediatamente delle proprie parole quando si sentì rispondere con una risata fin troppo conosciuta.
« Capisco di essere bello, fantastico e di averti appena salvato la vita, Evans, ma puoi ancora chiamarmi Sirius, lo sai? » le rispose lui con tono beffardo, mentre lei si affrettava a togliere la mano da sopra alla sua e a ficcarla con un gesto irato nella tasca del cappotto.

« Banale e prevedibile battuta, Black, ma per questa volta potrò risparmiarmi la predica solo perché in effetti senza di te sarei finita sotto quella macchina » ribatté Lily, con un tono pratico e spiccio che non ammetteva molte repliche. Sirius scoppiò a ridere di nuovo senza staccare la mano da sopra il suo braccio e prima che lei potesse rendersene contò si piegò in avanti fino a trovarsi a pochissima distanza dal suo naso.
« Begli occhi, Evans, molto carini, davvero. Soprattutto ora che hai un’espressione un po’ più sconvolta e un po’ meno irritata del solito » la canzonò lui, ridacchiando di fronte alle guance evidentemente rosse della ragazza. Lily alzò gli occhi al cielo e si concesse di sorridergli sardonicamente, prima di fare un passo indietro e voltare la testa dall’altro lato.
« E’ così che accetti i complimenti, Evans? Perché davvero non è carino, insomma, potresti anche mostrarti, non so, un po’ più felice della cosa… » la provocò Sirius, scoppiando a ridere quando lei, continuando a dargli le spalle, alzò una mano e gli mostrò il dito medio con tutta l’eleganza possibile.
« Sei sempre così coglione, Black, oppure fai così solo perché è lunedì mattina? » gli domandò, allungandosi in avanti per lanciare profonde occhiate a destra e a sinistra, prima di decidersi ad attraversare. La risata di Sirius Black la seguì, facendole facilmente intuire che lui continuava a pedinarla come niente fosse.

Si sarebbe voluta mostrare più infastidita e scocciata, ma tra la felicità di essere viva – davvero, con quella macchina aveva visto tutta la sua vita passarle davanti! – e tra la decisione presa appena la sera prima si sentiva particolarmente euforica e su di giri e neanche l’irritante compagnia di Black sarebbe riuscita a spegnere il suo entusiasmo.
« Ma sei ancora Lily Evans? Sul serio, a parte un paio di insulti gettati qua e là ancora non mi hai guardato con quella tua faccia da “Sei-Uno-Scarabeo-Che-Non-Merita-Neanche-Metà-Della-Mia-Attenzione-Tanto-Sei-Stupido” » esclamò lui, camminandole accanto con una certa rilassatezza mentre estraeva con gesti noncuranti un pacchetto di sigarette dalla propria tasca. Quel gesto non sfuggì a Lily, che sorrise ironicamente ed indicò con un gesto fugace della testa il pacchetto.
« Vuoi proprio dartele tutte, eh, le arie da bel tenebroso? – continuò a sorridere di fronte all’espressione confusa di Sirius e riprese a parlare in tono spiccio – Comunque, non ti guardo come uno scarabeo. Gli scarabei erano insetti sacri presso gli Antichi Egizi e non ti paragonerei mai ad uno di loro. Al massimo puoi aspirare al grado di scarafaggio »
« Tu sei strana. Lasciatelo dire, Evans, sei proprio strana forte » esclamò Sirius, lanciandole un’occhiata in tralice. Lily continuò a mantenere un’aria indecifrabile e piuttosto soddisfatta di sé e si strinse nelle spalle, preferendo non rispondere. Sapeva di essere strana, non era certo una novità.
Del resto, era lunedì mattina e lei era incredibilmente allegra perché aveva rischiato di morire ma non era morta e, soprattutto, perché aveva appena deciso di dimenticare definitivamente l’unico ragazzo che avesse mai amato ed era pronta a gettarsi nell’impresa senza guardare neanche una volta al passato.

Una figura si avvicinò e Lily riuscì a riconoscere immediatamente Marlene McKinnon in quei movimenti studiati ed eleganti e in quel sorriso sfacciato e malizioso allo stesso tempo.
« Buongiorno » esclamò, allungandosi verso Sirius per baciarlo lentamente su una guancia. Lily spostò lo sguardo sulla propria borsa e decise che avrebbe fatto meglio ad incamminarsi, visto che lei e Black non avevano più nulla da dirsi e di certo lei non sarebbe rimasta lì ad aspettarlo come un’idiota.
Andava bene il buon umore e tutto, ma quello sarebbe stato anche troppo.
« Ciao Lily, è un piacere rivederti » la bloccò Marlene, sorridendole senza staccare la propria mano dal braccio di Sirius. Lily le sorrise, piuttosto incerta sul da farsi e si ritrovò a pensare che Marlene era una di quelle persone che non sarebbe riuscita mai a capire in vita sua, molto probabilmente.
« Stamattina Evans è di buon umore, Lens. Pensa che le ho addirittura salvato la vita » si intromise Sirius, ghignando leggermente in direzione di Lily, che scrollò le spalle e si ritrovò ad annuire, senza avere idea di cosa dire.

« E come avresti fatto a salvare la vita di qualcuno, Pad? Per caso ti sei suicidato prima che lo facesse l’altra persona? » esclamò in tono beffardo James Potter, apparendo qualche secondo dopo da dietro le spalle di Sirius. Probabilmente, si disse Lily, non doveva aver tenuto conto che fosse lei la diretta interessata del discorso, visto il modo in cui sgranò lievemente gli occhi nel vederla. Immediatamente le ultime parole che si erano scambiati tornarono alla mente di Lily e lei sollevò il mento di qualche millimetro, allontanando subito gli occhi da quelli di Potter e spostandoli per un istante sulla mano libera di Marlene, che era corsa ad afferrare il polso del nuovo arrivato. Lily storse il naso, senza riuscire a capire a che razza di scena stesse assistendo e fece per girarsi, afferrando saldamente la cinghia dello zaino.
« Ancora grazie per stamattina, Black. Marlene, ci vediamo in giro – si bloccò un secondo prima di voltarsi definitivamente e andare via e cercò di rendere la propria voce il più incolore possibile – Potter »
Dopotutto, si disse, quel giorno era abbastanza di buon umore da poter schiacciare ancor più Potter con i suoi modi perfettamente educati.
 


« La liberazione di sostanze istolesive può avvenire anche quando il fagocita tenta di ingerire materiale endogeno… Ciao, Lily Evans »
« Ciao Doc! Potresti anche smetterla di chiamarmi per nome e cognome, lo sai, vero? » ribatté Lily, sedendosi accanto a lui e scrutando con interesse la pagina del libro di patologia aperto sul banco.
« Lily Evans, sei di buon umore, stamattina? » le domandò lui, lanciandole un sorrisetto ironico e ottenendo in risposta uno sbuffo plateale. La Sala Studio era pressoché vuota, se si escludevano i due ragazzi che dormivano in maniera scomposta, accasciati su un tomo non indifferente di Anatomia e la ragazza che aveva il naso così infilato nel proprio quaderno che a stento se ne riuscivano a vedere gli occhi, e Lily fu intimamente felice di avere a disposizione uno spazio incredibilmente silenzioso.

« Sono scappata dalla mensa. Perché il terzo lunedì del mese devono sempre fare gli hamburger? » si lamentò, ripensando all’inusuale flusso di studenti aveva assediato la Mensa quel giorno, impedendole addirittura di entrare.
« Non vorrei dire una scemenza, ma direi che lo fanno per tirare su la gente… Sai, il lunedì… - Doc si bloccò e si mise a guardarla con più attenzione, sbattendo le palpebre degli occhi ad una velocità tale che Lily rimase quasi ipnotizzata – E questo ci riporta alla fatidica domanda: perché sei felice, visto che è lunedì? »
« Ho preso una decisione. Dopo aver passato una settimana a rimuginare e a deprimermi, ho preso una decisione  e in parte devo anche ringraziare James Potter, per questo » spiegò lei, rubando il libro all’amico e correggendo con una matita l’errore svolto nel tentativo di completare una Redox.
Doc la guardò senza far trapelare nulla dal suo sguardo e Lily si stupì ancora una volta di come lui riuscisse essere allo stesso modo perfettamente comprensibile e irreprensibilmente ermetico. Si erano incontrati spesso, durante quella settimana, per studiare, a volte accompagnati da Mary e Alice, altre volte rimanendo da soli con Ben, ma non era mai capitato loro di essere perfettamente da soli e quella situazione da un lato turbava Lily e dall’altro la tranquillizzava inspiegabilmente.

« Deduco che tu lo abbia ringraziato, allora, visto la maniera in cui ti ha guardato poco prima che tu entrassi a lezione di Fisica » le disse Doc, facendole alzare la testa con una muta domanda incisa negli occhi.
« No che non l’ho ringraziato, parlavo metaforicamente, figurati se io vado a ringraziare quello zotico per la figura terribile che mi ha fatto fare la settimana scorsa! Già è stato tanto ringraziare Black oggi, e avevo pure un valido motivo…»

« Ringraziare Sirius? Lily, hai cambiato compagnia di amici e non ci dici niente? » si intromise con allegria Mary, sedendosi con grazia su una delle sedie libere del tavolo. Lily non riuscì a non sorridere di fronte al suo maglione giallo evidenziatore abbinato con un paio di improbabili pantaloni a pois, scuotendo la testa con un certo divertimento.
« Ciao Maree, in realtà Black mi ha acciuffata prima che finissi sotto una macchina » spiegò, mentre Doc si riappropriava del libro e correggeva a penna, ricalcando i segni lasciati dalla matita di Lily.
« E perché stavi per finire sotto una macchina? » chiese Mary, chinandosi per estrarre un voluminoso tomo di Biologia Molecolare che fece storcere il naso a Lily solo per qualche istante.
Concentrati sulle tue intenzioni, Lils, si disse. Concentrati sul fatto che ci sono altre seicento persone intente a studiare Biologia, in questa università.

« Perché ero distratta »
« E perché eri distratta, Lils? » le domandò Mary, inclinando la testa di lato e guardandola divertita. Doc iniziò a sbuffare e sollevò i suoi occhi incredibilmente blu su entrambe, quasi a voler imporre loro un certo silenzio.
« Perché era di buon umore. E prima che tu continui con il tuo gioco dei perché, te lo dico io: ha preso una decisione, dopo una settimana di… Com’è che hai detto prima? »
« Non mi interessano le parole esatte di Lily, Doc, piuttosto, tesoro, hai preso la decisione che penso io? » chiese Mary, sporgendosi in avanti e guardando Lily negli occhi. La ragazza deglutì rumorosamente e si strinse nelle spalle, accennando un sorrisetto nervoso in direzione dell’amica.
« Sono pronta e decisa ad andare avanti, a lasciarmi alle spalle il passato e a… dimenticare chi mi ha fatto soffrire, dedicando più tempo a me stessa e agli altri » rispose, ripetendo quasi a memoria le parole che la sera prima aveva letto e riletto su uno di quegli assurdi blog su Tumblr a proposito dei cuori spezzati. Mary sollevò un sopracciglio nello stesso istante in cui Doc, non riuscendo a controllarsi, scoppiò a ridere, attirando su di sé un’occhiataccia da parte di Lily.
« Prova a ripeterlo davanti allo specchio, magari così riesci a sembrare più naturale mentre lo dic-

« Lily! Lily Evans! C’è bisogno di te, corri! »
Lily sobbalzò e si girò verso la porta della Sala Studio, attraverso la quale stava passando un trafelatissimo Remus Lupin, con tanto di sciarpa attorcigliata intorno al collo e camicia tutta storta a causa della corsa frenetica. Mary si voltò verso di lui, soppesandolo con lo sguardo, e lui arrossì nel mentre che si avvicinava al loro tavolo, una mano premuta sulla bocca dello stomaco.
« Sono davvero – respiro – dispiaciuto – respiro – per l’inter… – doppio respiro - …ruzione, ma Alice ha bisogno di una mano e ha chiesto urgentemente di te!»
Il viso di Remus era così rosso che sarebbe potuto andare a fuoco da un momento all’altro e probabilmente Lily l’avrebbe trovato comico, se solo non fosse stata così impegnata ad alzarsi di scatto e a raccattare le proprie cose, con la mente che lavorava velocemente nel tentativo di capire cosa fosse potuto accadere di tanto grave ad Alice per costringerla a mandarla a chiamare in quella maniera.
« Arrivo subito, Remus! Ragazzi, ci sentiamo più tardi! »
Dio, Alice, che diavolo hai combinato stavolta?
 


« Scusa se ti ho interrotto, davvero, ma Alice è stata molto persuasiva e io ti sono venuto subito a cercare » spiegò Remus, cercando di rimanere abbastanza vicino a Lily per poterle parlare senza sprecare fiato inutile. Le falcate della ragazza erano lunghe e scattanti e sembravano proprio quelle di una persona abituata a camminare e abituata a farlo anche in fretta, cosa che non si sarebbe di certo potuta dire di Remus – o di Sirius, del resto, o di Peter. Di James forse sì, ma questo solo perché lui era perennemente iperattivo, qualunque cosa facesse.
« Ma figurati, Alice è la mia migliore amica e sa di dover contare su di me ogni volta che ha un problema »
« Di dover contare su di te? Non ho mai sentito nessuno dire così… » esclamò Remus, lasciandosi scappare un sorriso prima di appoggiarsi ad un muro e chiudere gli occhi per riprendere fiato. Lily lo osservò divertita, fermandosi poco più avanti dopo aver rallentato il passo.

« Non dirlo a James, ma ha dannatamente ragione quando dice che dovrei smetterla di fumare quelle schifezze. Ti dispiacerebbe fermarti un secondo? Ti giuro che Alice non è in punto di morte! »
Lily scoppiò a ridere e si avvicinò a lui, posando la schiena sul muro senza togliere gli occhi dalla parete che avevano di fronte.
« Non lo dirò a Potter solo se tu mi prometti di non dirgli che almeno stavolta devo dargli ragione. Le sigarette sono qualcosa di maligno » commentò lei, stringendo leggermente le labbra prima di tornare a fissare il muro come se niente fosse accaduto, mentre al suo fianco Remus sollevava leggermente le sopracciglia, sospirando pesantemente.
« Ce l’hai ancora con lui da quella volta, vero? Senti, so di non essere nessuno per dirtelo e di non essere certo così tanto amico tuo da poterti dire una cosa del genere, ma non è stata colpa sua. Non del tutto, almeno. Poi certo, che lui sia un idiota, questo è universalmente noto, e sono d’accordo con te sul fatto che abbia esagerato, ma secondo me -

« Dico che deve contare su di me perché è una cosa che diciamo io ed Alice fin da quando eravamo bambine. Si tratta di, non so, una sorta di lista dei doveri dei migliori amici, di cui una voce è “Il migliore amico sa di dover affiancare sempre l’altro in ogni situazione, ma anche di dover contare sempre sull’altro in ogni situazione”. Sono sciocchezze, non abbiamo più dodici anni, ma ancora lo diciamo… » lo interruppe Lily, con una gentile fermezza che fece perfettamente intendere a Remus che lei non aveva la minima voglia di intraprendere quel discorso. Si rendeva conto lei stessa di essere infantile con quei suoi modi di fare scostanti e ben poco coraggiosi, tipici di chi, come lei, non aveva ancora trovato la forza di analizzare freddamente eventi passati da molto tempo eppure ancor dolorosamente freschi, eppure non riusciva proprio ad evitare di sentire un gran senso di nausea e allo stesso tempo di rabbia cocente ogni volta che, inevitabilmente, si finiva a parlare di quello.

« Mi sono ripreso abbastanza per poter camminare di nuovo quindi possiamo correre in soccorso di Alice » disse Remus, staccandosi dal muro e sorridendo allegramente in direzione della ragazza. Sapeva cosa volesse dire portarsi dietro un segreto ed un peso e non si sentiva affatto in grado di giudicarla per le sue paure e ritrosie.
« Dici che mi ammazzerà perché sono arrivata troppo tardi? » chiese Lily, riprendendo a camminare più lentamente di prima. Remus le lanciò un’occhiata affettuosa senza essere visto, rivedendo in lei una premura simile a quella che James aveva ogni volta che Sirius era nei guai. Non gliel’avrebbe mai detto, ma trovava che lei e quel matto d’un James fossero estremamente simili, sotto certi aspetti.
« In tal caso, provvederò io stesso al tuo funerale e pronuncerò un discorso in tuo onore »
Lily rise, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre apriva la porta che dava sul cortile interno.
« Remus Lupin, sei proprio un uomo da sposare »
 

Dopo aver attraversato una buona metà dell’Università in compagnia di Remus Lupin, Lily trovò quasi normale il fatto che accanto ad Alice fosse seduto un apparentemente tranquillo Sirius Black, intento a fumarsi una sigaretta appoggiato ad una finestra.
« Black, non si può fumare qui dentro. E butta quella roba, che ti fa male »
Lily fece appena in tempo a lanciare un’occhiata di rimprovero a Sirius, prima di girarsi verso Alice e sorriderle teneramente.
« Allora, Lice, cos’abbiamo combinato di così grave da farmi correre qui con una fretta dannata? »
« Mi pare che tu sia arrivata camminando tranquillamente, senza neanche un accenno di fiatone a testimoniare una fretta dannata, quindi non fare tanto l’offesa » ribatté piccata Alice, facendo ondeggiare un dito di fronte alla faccia dell’amica, che scoppiò a ridere prima di guardarla per controllare che stesse bene.
« Ti conosco da una vita, tesoro, so quando è il caso di correre davvero e quando invece basta solo che io cammini sbrigandomi un po’. Allora, che è successo? » le chiese, notando solo in quel momento lo strano foulard che avvolgeva il polso dell’amica. Era una sciarpa sottile, si rese conto Lily dopo qualche attimo di esitazione, di un bel colore dorato caldo che sembrava perfettamente in tema con l’autunno ormai quasi giunto al termine. Era un accessorio che denotava un assoluto buongusto e quando allungò le dita per controllare il polso dell’amica, Lily si rese conto che la sciarpa era di una morbidezza assoluta.

« Mi sono fatta male ad un polso. Sono scivolata uscendo dalla Biblioteca e mi sono fatta un paio di rampe di scale tutte di sedere. Non è stato affatto piacevole e per di più non capisco perché la signora Grace si ostini ancora a passare la cera davanti a quella dannata porta! » spiegò Alice, lagnandosi debolmente e provando a muovere il polso, con l’unico risultato di strillare tanto da far cadere la sigaretta di bocca a Sirius.
« E come ci sei arrivata qui? » le chiese Lily, mentre Remus dietro di lei tossicchiava imbarazzato.
« L’abbiamo trovata noi… Cioè, le sue imprecazioni hanno trovato noi, se vogliamo essere precisi, ecco » disse Remus, passandosi una mano tra i capelli in un gesto che, Lily ne era sicura, apparteneva molto più a Potter che a lui.
« Tutta tenera e amorosa con Frank, ma quando si tratta di imprecare, Prewett, non ti batte nessuno. Sei una scoperta, dovremmo proprio reclutarti, sai? » esclamò Sirius, facendole l’occhiolino. Alice lo soppesò con lo sguardo qualche istante, prima di strizzargli l’occhio a sua volta e bisbigliare a Lily « Non mi odiare, ma è simpatico. Credo che dovremmo odiarli un po’ di meno, sai? »

Lily in risposta le sorrise e si strinse nelle spalle, troppo occupata a pensare alla tenerezza implicita dietro ai discorsi di Alice. I Malandrini, a lei, non avevano fatto niente, eppure non aveva esitato un secondo a schierarsi dalla parte di Lily dopo che era successo il fattaccio. Nonostante Frank avesse dovuto legare con loro, sia per questioni di buon vicinato, sia per questioni legate alla loro collaborazione teatrale, Alice si era sempre tenuta lontana da loro, mettendo al primo posto la lealtà verso Lily e il suo astio in parte giustificato. Era questo, più di tutto, che piaceva a Lily di Alice: il suo modo di essere assoluta solo negli affetti e non negli odii. Alice avrebbe potuto distruggere il mondo, Lily ne era certa, se lei o Frank o Emma gliel’avessero chiesto, e l’avrebbe fatto facendola passare per la cosa più ovvia e scontata del mondo.
« E così, Black, oggi senza di te casa nostra sarebbe stata priva di proprietarie, probabilmente »
Sirius sollevò le sopracciglia alle parole di Lily, ma non si scompose più di tanto, celando la propria sorpresa dietro un contegno aristocratico ed elegante.
« Se mi permetti di essere umile, credo che una proprietaria sarebbe rimasta comunque. Non credo che le urla indemoniate di Prewett sarebbero potute passare inosservate » rispose lui serafico.
« Le urla indemoniate? Poco fa volevi reclutarmi e ora… » si lamentò Alice, alzando il braccio sano con fare stizzito. Remus si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, guardandola negli occhi con gentilezza.
« E’ un complimento, Alice. Sirius non è tanto bravo a farne, anche se -

« … Anche se i complimenti che fa James Potter non li fa nessuno. Eh, lo so, è la triste verità, purtroppo, dovete accettarlo tutti »
Lily roteò gli occhi e sbuffò sonoramente nel momento in cui James Potter si palesò al suo fianco, un sorriso strafottente in volto e le mani ficcate in tasca con nonchalance.
« Allora, come sta la mia malata? » chiese, prima di spostare Remus con un gesto secco della mano e piazzarsi davanti ad Alice, trasformando istantaneamente il proprio ghigno in un sorriso sinceramente preoccupato. Lily osservò l’intera scena con le labbra leggermente dischiuse e la testa piegata di lato, nel tentativo di comprendere l’intera dinamica dei fatti mentre James Potter, premuroso come non mai, allungava le mani verso il polso dolente di Alice.
« Starebbe meglio se il tuo foulard non le bloccasse la circolazione! » lo rimbeccò Alice e James scoppiò a ridere, prima di stringersi nelle spalle e borbottare qualcosa che somigliava molto ad un “Non è un foulard, è una sciarpa!”
Lily si trovò a sbuffare istintivamente, nel momento in cui comprese che era stata lei, dopotutto, l’idiota che non aveva colto al volo il fatto che Black non avrebbe mai potuto pronunciare un “noi” che non comprendesse, inevitabilmente, anche la presenza di Potter.

James si voltò verso di lei, dimenticandosi di trasformare il proprio sorriso in una delle smorfie di superiorità e arroganza che era solito rivolgerle e per un attimo rimase congelato nella propria espressione intenerita, ottenendo in risposta una smorfia smarrita da parte di Lily, che non era psicologicamente pronta a rapportarsi con quella gentilezza genuina. Subito dopo, James riacquistò il proprio contegno e immediatamente trasformò la propria espressione, tornando il borioso ed arrogante Potter di sempre.
« Devi ammettere, Evans, che ho una certa classe, sia in merito alle scelte riguardanti le mie sciarpe, sia in merito ad una possibile carriera da medico » le disse, indicando con un gesto eloquente il polso di Alice.
« Mi pare che la tua paziente si sia appena lamentata della tua fasciatura, caro Dottor Shepherd » rispose Lily, ridacchiando con fare saputo di fronte all’espressione smarrita del ragazzo.
« E’ quello di Grey’s Anatomy, Prongs, quel telefilm per cui tua cugina va matta, hai presente? L’idolo indiscusso di Regulus » si intromise nella discussione Sirius, pronunciando con una particolare amarezza le ultime parole della frase. Prima che Lily potesse fare alcuna domanda, James si batté una mano sulla fronte e sorrise sfacciatamente.
« Il dottore belloccio, Evans? Mio Dio, devi proprio essere infatuata di me, se mi paragoni a lui, allora »
« Chissà se tu eri a fare la fila per l’imbecillità, quando Dio distribuiva tra gli uomini la capacità di cogliere il sarcasmo… » commentò Lily, ignorando del tutto James e girandosi verso Alice, con un sorriso cordiale stampato in volto.

« Senti, pensi che possiamo andare a casa? Magari ti ci metto su un po’ di ghiaccio e poi te lo fascio con qualcosa di… Uh, adatto a fasciare? Insomma, con qualcosa che non sia il foulard di Potter? »
« Non hai detto che è brutto, Evans, mi sento commosso »
« Non vedo perché sprecare fiato con te a commentare una cosa evidente » esclamò Lily, rimbeccando James e sperando con tutte le sue forze di non essersene uscita con una frase non abbastanza fraintendibile. Perché lei avrebbe davvero voluto dirgli che aveva un pessimo gusto in fatto di accessori ed estetica, ma non avrebbe potuto negare a se stessa che prima ancora di conoscere il proprietario di quella sciarpa lei se l’era amabilmente figurata attorcigliata attorno al proprio collo, perfettamente abbinata al rosso fulvo dei suoi capelli.
« Comunque, non potete andare via » le bloccò James, spingendo di nuovo Alice seduta mentre Remus sospirava sconfitto.
« Ah no, e perché, dottor Potter? » domandò astiosamente Lily, sporgendosi in avanti in posizione d’attacco.
« Oh, perché il ghiaccio te lo stanno già portando, Alice. E gli ordini non provengono da me, ma direttamente da un vero studente di medicina, Evans, quindi di sicuro da qualcuno che ne sa più di noi » spiegò James, apparendo improvvisamente più serio e al contempo più maturo. Le sopracciglia di Lily si sollevarono all’inverosimile e lei era già pronta ad attaccarlo verbalmente, quando una voce che lei conosceva piuttosto bene si levò da dietro le loro spalle.

« Ho portato il ghiaccio, Jim, adesso vediamo se posso fare qualcosa per il polso di Alice… Ho fatto più in fretta possibile, mi hai fatto preoccupare un sacco! Oh, ciao di nuovo, Lily, guarda un po’ quanto spesso ci incrociamo, ultimamente! »
 
E Lily seppe, in quel momento, che qualcosa in lei andava decisamente poco a genio a Marlene McKinnon.
E che, forse, il sentimento non era del tutto non ricambiato.





Writ's Corner
Come promesso, eccomi con l'aggiornamento. Allora, che dire? E' tornato un po' di Remus, e immagino siamo tutti molto felici di trovarlo qui. Io personalmente adoro anche la presenza di Doc -ho un debole per lui, come personaggio, nel caso non l'avessi detto abbastanza volte- ma scrivere di Remus che fuma mi fa sempre divertire un mondo!
Che dire, dunque, di questo capitolo?
In realtà succedono piccole cose - ammettetelo, anche voi avete fatto spesso e volentieri impazzire le vostre amiche/i vostri amici facendo prendere loro dei veri infarti denunciando situazioni super drammatiche che erano, in realtà, delle vere e proprie scemenze (perchè c'era bisogno di Lily per curare il polso di Alice? Tutta scena, Ali è una dramaqueen come la sua scrittrice)- però ecco, c'è un altro po' di Jily, ci sono altri SiriusJamesMarlene (chi trova un nome a questo triangolo si becca un premio, lo giuro!) e c'è anche qualche accenno a Fabian - ve l'avevo detto, io, di aspettarvi un milione di addii mentali.
Questo è tutto. In realtà il capitolo doveva essere diviso in due parti, ma si inizia ad avvicinare quel periodo dell'anno -leggasi: SESSIONE ESTIVA- in cui mi manca anche il tempo per respirare, tra il laboratorio, il corso di teatro e l'università. Spero mi perdonerete, quindi, se sarò poco presente.
Vi mando un bacio

W

 
   
 
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