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Autore: Alexislytherin    14/05/2017    2 recensioni
Una piccola serie di one-shot dedicata ai malandrini, la serie sará composta da quattro racconti incentrati su ciascun malandrino.
1- Il ratto di Hyde Park (Peter Minus): A Peter quasi venne un infarto quando sentì dei passi avvicinarsi a lui. Dopo aver sentito le foglie che si trovavano attorno alla panchina scricchiolare sotto i piedi dello sconosciuto, venne pietrificato dalla paura. Ma quando si girò nella direzione del suono incontrò lo smagliante sorriso del suo amico.
2- Il nome ne raccoglieva i rancori (Sirius Black): Chi era? Dove si trovava? Non riusciva rammentarlo. Il suo nome era la, nella sua testa; ma era come se stesse guardando un immagine sfocata, era in grado di vedere il soggetto ma non riusciva ad identificarlo.
3- (Remus Lupin)
4-(James Potter)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nota d'autore:
Sono finalmente riuscita a tradurre il capitolo dedicato a Sirius. Ho adorato scivere di lui e spero tanto che anche a voi piaccia il lavoro che ho fatto su questo personaggio. Come al solito faccio presente che questa raccolta è un lavoro pensato e realizzato principalmente in lingua inglese e che quindi una versione tradotta non sarà mai come l'originale.
Per chi fosse curioso della versione in lingua originale ecco il link:
https://www.google.it/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://archiveofourown.org/works/10719132&ved=0ahUKEwiyqfuqpPDTAhWDYpoKHaa6AgIQFggcMAA&usg=AFQjCNFbqSf2NFKWcbzQNcibl8GCS4GSNg&sig2=1RxyK4q66iesbJIqE1tJRw




IL NOME NE RACCOGLIEVA I RANCORI


Quando l'uomo aprì gli occhi vide solo oscurità intorno a se, stava tremando violentemente a causa del freddo che gli era ormai penetrato nelle ossa e che gli faceva dubitare l'esistenza di quella cosa conosciuta come tepore.

Chi era? Dove si trovava? Non riusciva rammentarlo. Il suo nome era la, nella sua testa; ma era come se stesse guardando un immagine sfocata, era in grado di vedere il soggetto ma non riusciva ad identificarlo.

L'uomo si arrese e decise, invece, di concentrarsi sull'ambiente circostante: I suoi occhi si erano ormai abituati al buio e riuscì a vedere che la stanza aveva pareti di cemento e sbarre su quella che doveva essere la porta. Sbarre? Si trovava forse in prigione? Stranamente non si sentiva sorpreso da questa scoperta.

Da quello che riusciva a vedere fuori era tanto buio quanto nella cella, e non sapeva dire se fosse giorno o notte.

Sentiva la pioggia battere sulle mura dell'edificio, come se volesse raderlo al suolo col suo violento scrosciare. Poteva distinguere il suono delle onde, che con forza si abbattevano sulle rocce. Infine, notò le urla; erano andate avanti per tutto questo tempo? Si, non se ne era reso conto a causa dell'abitudine. Probabilmente sentiva la gente implorare pietà tutto il giorno. In che razza di posto malato era finito?

Il suo sguardo tornò ancora una volta oltre le sbarre. Poi lo vide. Un mostro, l'oscura forma di una creatura con sembianze umane; era coperta da un lungo mantello nero da cui usciva una mano grigiastra, le dita grinzose sembravano artigli e quando il mostrò si girò verso di lui gli parve di vedere che non aveva un volto. Se prima aveva paura adesso era terrorizzato.

Finalmente gli venne in mente: La creatura era un dissennatore, quindi, lui era un mago e si trovava ad Azkaban.
Ma come ci era finito?

Il dissennatore stava scortando una persona tremante. L'uomo era basso, tozzo e coperto da un pesante cappotto verde; in una mano aveva una lanterna e nell'altra un vecchio giornale accartocciato , quasi del tutto zuppo.

Quando il prigioniero lo vide avvicinarsi alla sua cella si sentì confuso. Si conoscevano? Apparentemente si. Conveniva allora comportarsi nel modo più normale possibile, se fosse riuscito a mettere le mani sul quel giornale magari avrebbe potuto ricavare qualcosa sul suo nome ancora dimenticato.

Il prigioniero si schiarì la gola con un colpo di tosse e quando iniziò a parlare la sua voce uscì roca, come se non avesse parlato per anni. "Ehm,salve, il tempo è pessimo oggi, non trova?" Le sue parole furono seguite da un incerto e stanco sorriso. Ricordava chiaramente, il cilma era un buon argomento per rompere il ghiaccio.

Non avrebbe mai potuto immaginare la reazione del visitatore. Le sue sopracciglia si alzarono, gli si spalancarono gli occhi e la sua bocca era aperta in un espressione di inorridito stupore. Sembrava del tutto sconcertato, come il testimone di un miracolo. Subito dopo arricciò il naso e la sua faccia si contorse per quello che sembrava disgusto. Probabilmente il "miracolo" non era poi così gradito.

Apparentemente non erano amici, non che pottesse immaginare di aver mai provato alcuna simpatia per un uomo del genere. Dal suo portamento sembrava piuttosto pieno di sé.

Il prigioniero decise di fare buon viso a cattivo gioco e decise comportarsi in modo gentile "Beh, le serve quel giornale? Adoro le parole crociate, deve essere passato un secolo dall'ultima volte che le ho avute sotto mano." A questo punto la bocca dell'uomo era spalancata ancora una volta e i suoi occhi sembravano pronti per schizzargli fuori dalle orbite. Al prigioniero non restava altro che continuare " Quindi, se non le dispiace, potrei averlo?"

L'altro, apparentemente troppo confuso per protestare gli passò il quotidiano. Gli si piantò un cipiglio sulla faccia e parlò per la prima volta "Non sei già diventato matto?" Il prigioniero scrollò le spalle "Direi di no, forse solo un pochino".

Irritato, l'uomo grassoccio si girò dal lato opposto e cominciò ad allontanarsi dalla cella, quando si girò per guardare preoccupato un ultima volta il prigioniero quello lo stava salutando con un ghigno beffardo stampato sul volto emaciato.

Appena il visitatore fu abbastanza lontano il prigioniero aprì il giornale. L'articolo di prima pagina parlava di una famiglia che aveva vinto un qualche premio. L'idea di famiglia lo faceva sentire amareggiato, probabilmente non aveva un buon rapporto con i suoi.

La sua curiosità ebbe la meglio ed iniziò a leggere l'articolo, la famiglia aveva utilizzato il premio per andare in vacanza in Egitto. Poi guardò la foto: Quelli che dovevano essere i genitori erano attorniati da sei giovani ed una ragazzina. La maggior parte di loro probabilmente andava ancora ad Hogwarts. Gli si accese una lampadina, li conosceva? Guardò con più attenzione la fotografia e rimase di sasso.

Sulla spalla di un ragazzo con un lungo naso si trovava un topo a cui mancava un dito della zampa destra. I ricordi lo travolsero come uno tsunami.

Il suo nome era Sirius Black. Era ad Azkaban per aver tradito il suo migliore amico James Potter. Era innocente. Quel lurido topo, Peter Minus, era il colpevole.

Poi si rese conto: Harry, il figlio di James, si trovava sicuramente ad Hogwarts. Peter avrebbe potuto fargli del male e Sirius non l'avrebbe permesso. Sarebbe uscito da quel posto infernale, in un modo o nell'altro.
   
 
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