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Autore: Bellissima87    10/06/2009    3 recensioni
La storia è ambientata nei mesi che susseguono l'aguato a Sant Antoine e quelli che precedono l'apertura degli stati generali. Oscar ha finalmente capito quali sono i suoi veri sentimenti nei confronti di Andrè, ma naturalmente non sa come dirglielo. Per fortuna è arrivata la sorella Josephine che, stanca di vederli crogiolarsi in quel modo, decide di aiutare la solrellina a farsi avanti! (Cosa centrano i dolci lo capirete più avanti)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Appena arrivata a casa la accolse la nonna, felice come sempre di vederla. "oh, Oscar bambina mia! Come sono contenta di vederti!!!" "Nonna lo dici come se fossi in pericolo di vita" "Ma tu sei in pericolo di vita!" "Adesso non ti sembra di esagerare..." "Assolutamente no!" disse con convinzione "Col lavoro che fai ed i tempi che corrono...ormai nemmeno una povera ragazza può stare tranquilla" "Già, una povera ragazza..." pensò con sarcasmo Oscar, che decise di cambiare argomento "Nonna sai dov'è Josephine?" La nonna smise di brontolare, e ripreso il controllo di sè rispose "Sta leggendo un libro nella sua stanza. Vuoi che la avverta del tuo rientro?" "No, non vorrei disturbarla. Andrò io dopo da lei" Si avviò verso la sua stanza, ma arrivata a metà della grande scalinata si fermò e si girò verso la sua governante "Nonna..." "Sì, piccola?" "Tra un po' dovrebbe arrivare Andrè. Mi raccomando accoglilo bene e preparagli un bella cena, si lamenta sempre della cucina che c'è in caserma" "Tu sei troppo buona con lui. Per come mi fa stare in pena si meriterebbe una settimana di mestolate in testa!" disse rabbiosa e poi più calma, fingendo noncuranza aggiunse "Comunque se citieni tanto lo farò" e se ne andò verso le cucine. Oscar entrò nella sua stanza e vi trovò un bagno caldo ad aspettarla. "Ah, che bello..." pensò "proprio quella che mi serviva" Si spogliò e si mise davanti all'enorme specchio posizionato accanto alla parete. Cominciò ad osservarsi con attenzione. Era dimagrita ancora. Gli zigomi erano tirati, gli occhi marcati dalle occhiaie, le costole quasi si potevano contare eppure alcune cose erano rimaste invariate come, ad esempio il seno piccolo e sodo, le gambe lunghe e snelle, la pelle candida e delicata come petali di rosa. "Chissà come mi troverebbe Andrè?" appena accortasi delle parole pronunciate si diede un colpo in fronte "Ma che sto dicendo...?" disse sorpresa, quasi divertita "Che centra adesso Andrè!?" Concluso il suo "controllo" si immerse nella vasca da bagno sperando che l'acqua calda e i sapono profumati la facessero rilassare e cancellassero i suoi pensieri. Funzionò solo per metà, infatti per quanto si sforzasse non riusciva mai a liberare la mente. Ogni volta volta che chiudeva gli occhi le compariva davnti un immenso mare verde incorniciato da un'infinita distesa scura. Qanto avrebbe voluto avere davanti a sè quel mare. Quanto avrebbe voluto spiegargli tutto. Quanto avrebbe voluto fare l'amore con lui fino a starne male. "Se mai ne avrò l'occasione lo bacerò" promise a sè stessa, già consapevole che non l'avrebbe fatto. Dopo una quindicina di minuti decise di uscire dall'acqua che aveva cominciato a raffreddarsi, perchè rilassarsi ormai era impossibile. Si avvolse in un telo e uscì dal bagno, trovando la sorella seduta sul letto ad aspettarla. "Allora, gliel'hai detto?" attaccò subito lei. Oscar naturalmente sapeva a cosa si riferisse la sorella, ma prefrì ignorare la domanda e cambiare discorso "E' incredibile che livello abbiano raggiunto i disordini a Parigi...e ci sono sempre più rivoluzionar. Lo sapevi?" "Come faccio a non saperlo?! Ho appena finito di parlare con uno di loro" esclamò in tono ironico Josephine. "Davvero?" stette al gioco Oscar. "Sì, ci credersti. E' gente così cordiale..." "Ah" "Molto più di certi nobili che frequentano Versailles" "Non l'avrei mai detto, sai" "Nemmeno io!" sospirò e aggiunse "Che strana la vita" "Già" Innervositasi Josephine andò verso la sorella, che nelfrattempo aveva finito di vestirsi, e la trascinò sino al letto dove la costrinse a sedere. Agitata e soprattutto rabbiosa le disse "Non provare a cambiare discorso e rispondi alla mia domanda! Gliel'hai detto o no?" "Cosa?" "Che lo ami..." "A chei?" "Come a chi!? Ad Andrè!!!" "Ah, ad Andrè" "E a chi sennò? Al fantasma della soffitta!?" "Che ne so io a chi ti riferisci" "Rispondi!" "No! E comunque come fai ad essere sicura che io l'ami?" urlavano entrambe adesso. "Si capisce da come lo guardi" "Io lo guardo normalmente!" "E le occhiate che gli lanci di nascosto?" "Quali occhiate?!" "Quelle che fai quando sei sicura che non ti guardi..." e in tono più calmo aggiunse "Gli stessi che fa lui a te -ci tenevo a precisarlo" Oscar furiosa si diresse verso la porta continuando a gridare "Lo sai perchè quel che dici non può essere vero?" "Perchè, sentiamo" Oscar con la mano già poggiata sulla maniglia si girò verso la sorella "Primo: io non mi innamoro; Secondo: anche se volessi non mi innamorerei di..." Quando aprì la porta se lo ritrovò davanti. Aveva il braccio sollevato a mezz'aria, probabilmente stava per bussare. "A...Andrè" sussurrò Oscar. "Andrè!" lo salutò squillante Josephine. Abbassò il braccio "Ciao Jo. La nonna mi ha mandato a dirvi che la cena è pronta" parlava in modo freddo. Doveva aver sentito. "Ah" Si guardarono negli occhi per degli lunghi istanti, cercando di vedere ognuno qualcosa nell'anima dell'altro, di percepire i pensieri, i desideri, le emozione. Ma da quando gli occhi di Andrè erano così profondi e da quanto era diventato così bell0? Tutte domande che passarono per la mente di Oscar. Josephine si godette per un po' quel quadretto e poi aproffittò dell'occasione "Sai Andrè è un bene che tu sia venuto, perchè io e Oscar stavamo giusto par..." Oscar era piombata sulla sorella e le aveva coperto la bocca con la mano per impedirle di parlare. Josephine però si dimenava provando a sfuggire dalla presa della donna ed a finire la frase. "Stavamo par...parlando...di te...e c'è una c-cosa che... che O-Oscar..." Finalmente Josephine riuscì a liberarsi. Si piazzò davanti ad Andrè ed in un sol fiato gli disse "C'è un cosa importante che Oscar Dovrebbe dirti" Lo sguardo interrogativo dell'uomo cadde su Oscar che era finita per terra grazie alla spinta della sorella. La donne cercò di riprendere il controllo di sè, ma per sua sfortuna incrociò di nuovo lo sguardo di Andrè e cominciò a guardarlo sognante. Aprì la bocca per cercare di dire qualcosa, ma ne uscì solo un sussurro "Sono felice di averti qui...con me" Una frase sussurrata senza incertezze, un frase che aveva ridato speranza ad Andrè, una farse che era tutto per lei. Un attimo dopo averla pronunciata Oscar si rese conto delle parole che le erano uscite di bocca, e non potè crederci. Provò a dire qualcosa per giustificarsi, ma non le venne in mente niente. Josephine, vedendola in evidente difficoltà, decise di aiutarla "E' meglio andare, sennò la nonna si arrabbia" Oscar colse al volo l'occasione. Si alzò, prese la sorella sottobraccio e con un tono più agitato di quanto voleva dimostrare disse "Già, hai priprio ragione. Andiamo!" Le due donne si deressero verso la sala da pranzo seguite da un Andrè più confuso che mai. La cena fu tranquilla, non si parlò molto. Veramente l'unica a parlare un po' era stata Josephine. Oscar e Andrè non avevano aperto mai bocca, occupati com'erano a guardarsi di nascosto. Quando finirono di cenare Oscar si ritirò con una scusa ed Andrè la seguì poco dopo. Josephine rimase sola, quando sentì arrivare la nonna brontolando. "Si può sapere cos'hai?" "E' tutta colpa del cuoco. Dice che i miei dolci non sono abbastanza buoni per essere serviti dopo cena e che ad Oscar non piacerebberò! Ma se gli unici dolci che ha mai mangiato gli ho sempre fatti io!!!" In quel momento un'idea balenò per la mente di Josephine "Bene Oscar, vuoi stare da sola con lui, vuoi dirgli cosa provi? Sarai accontentata!" "Nonna ascolta..." le disse la giovane con l'aria che ha un generale dopo aver trovato un ottimo stratagemma per concludere la battaglia in suo favore "Perchè non far decidere direttamente a lei"
  
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