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Autore: Writer96    24/05/2017    7 recensioni
Dopo aver dimenticato un telefono per tre ore all'interno del freezer, Lily Evans - vent'anni, studentessa di chimica, fotografa per hobby e disordinata cronica- sa che nulla potrà salvarla da Alice e dallo spettacolo teatrale a cui l'amica vuole assolutamente trascinarla in veste di "fotografa ufficiale".
Quello che ancora non sa è che da quello spettacolo in poi, la sua vita è destinata a subire una svolta improvvisa.
Perché è giunto il momento, per Lily, di dimenticare Fabian e lasciare andare un passato doloroso che ancora la tormenta e non le da pace, esattamente come James Potter, artefice di buona parte delle sue disgrazie ed idiota patentato che continua a spuntare ovunque con quella sua solita e immutata aria da pallone gonfiato.
Tra felpe forse un po' troppo estrose, piccoli quaderni di appunti, spettacoli teatrali e continui e mai definitivi addii, si susseguono i drammi quotidiani e sinceri di una generazione che cerca solamente di imparare come essere adulta.
E magari, anche come amare.
I personaggi appartengono a JKR ma le vicende narrate sono originali e di mia invenzione
Presente anche la copia non-fanfiction su Wattpad!
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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7. Peppermint non è una sfigata con pochissimi amici




« E’ stato imbarazzante! »
« Alice… »
« DI più! E’ stato umiliante! »
« Lice… »
« Peggio. E’ stato davvero triste, e quando dico triste intendo umiliante e imbarazzante insieme »
« Alice Prewett vuoi stare un po’ zitta? » esclamò Emmeline, battendo con forza una mano sul proprio tomo di Chimica Organica con tanta forza da piegare una pagina a proposito dei vari usi dell’ammoniaca nei composti. Lily sogghignò sottovoce, notando l’espressione scioccata di Alice, che incrociò le braccia al petto e piegò la bocca in una smorfia offesa.
« Emma, questa è una cosa seria! Voglio dire, Marlene McKinnon è accorsa, armata di ghiaccio fin sopra i capelli, credendo che mi fosse capitato chissà cosa e io ero lì a lamentarmi di questo stupido polso su cui non è apparso neanche mezzo livido! Tutti i Malandrini-
« Tranne Peter, che era tornato a casa per il weekend »
« Giusto, grazie Lily, tutti i Malandrini tranne Peter, che mi sembra l’unico vagamente più umano di tutti loro, sono accorsi in mio aiuto per un polso che non era niente! E Marlene McKinnon, l’Ape Regina, quella che tiene in scacco Potter e Black è venuta ad aiutarmi ed io non avevo niente! » concluse Alice, le guance rosse per la foga, l’imbarazzo e anche la rabbia verso se stessa. Emmeline prese un profondo respiro e infilò un foglio degli appunti di Lily in mezzo alle pagine del proprio libro, prima di chiuderlo con delicatezza.

« Hai cinque minuti per lamentarti ancora un po’, dopodiché se non stai zitta spedisco te e Lily a casa » spiegò con una certa calma, ignorando le proteste di Lily riguardo al fatto che lei non aveva alcuna ragione per essere sbattuta fuori da casa della sua amica.
« Sei una tiranna! » brontolò Alice, puntando la penna contro la faccia di Emmeline.
« Quattro minuti e cinquantatré » le rispose lei, senza battere ciglio.
« Beh, scusa, io non capisco, mi sono fatta quattro -
« Due »
« D’accordo, due rampe di scale scivolando a causa di quella dannata cera per pavimenti e sono atterrata facendomi male al polso. In più Frank era tornato a casa per il compleanno di Augusta quindi-
« Guarda che carina, chiama la suocera per nome! »
« Lily! La pianti di interrompermi? Sennò Emma conteggia anche i tuoi inutili interventi nei miei cinque minuti! »
« Tre e ventisette! »
« Stai barando, non vale! Comunque, dicevo, mi sono messa ad urlare solo perché di solito è quello che si fa in queste situazioni. E perché, ovviamente, avevo un male al sedere non indifferente… »
« Il linguaggio, signorina Prewett »
« Che c’è, Emma, mica ho detto culo… »
« Il linguaggio! »
« Oh, ma vaffanculo! »

Incapaci di rimanere ancora serie, tutte e tre le ragazze scoppiarono a ridere sonoramente, senza riuscire a fermarsi se non dopo un paio di minuti buoni. Lily aveva le guance rosse e un alone nero sotto gli occhi, a testimoniare il fatto che il tanto decantato mascara non era così waterproof come diceva la confezione, mentre Emmeline boccheggiava nel tentativo di non scoppiare a ridere di fronte all’espressione ancora una volta offesa di Alice.
« Comunque, il mio culo-sedere-deretano-didietro-fondoschiena faceva decisamente male e io mi sono messa ad urlare e sono arrivati i Malandrini, tutti preoccupati, soprattutto James, che da quanto ho capito ha una sorta di fobia del sangue e strillava istericamente perché non voleva guardarmi nel caso io fossi stata tanto ferita. Poi, molto cavallerescamente mi ha aiutata a rialzarmi e mi ha annodato la sua sciarpa sul polso perché, a detta sua, facevano così ogni volta che lui si faceva del male a basket al liceo… »
« Aspetta, Potter giocava a basket al liceo? » domandò Emmeline, volgendo lo sguardo in direzione di Lily, che aveva improvvisamente serrato le labbra, lontana anni luce dalle risate di poco prima.
« Sì, era il capitano ed era piuttosto bravo. La sua squadra ha vinto tornei su tornei per anni, ma erano un branco di spocchiosi che si credevano divinità scese in terra » rispose Lily, fissando apaticamente la tazza di thè che si trovava sul bordo del tavolo. Le partite di basket del liceo se le ricordava bene, con tutta la gente che tifava per loro, i Rainbrick Tornados, e Potter che si divertiva a fare canestro nelle maniere più spettacolari, solo per sentire tutta quella serie di disgustosi coretti che lo esaltavano ed elogiavano. Erano i tempi in cui i Malandrini esistevano a malapena, in cui erano James e Sirius e Remus e Peter erano solo i nuovi vicini di casa di James. Erano altri tempi, quelli, in cui lei non si sedeva tra Alice ed Emmeline, ma tra Alice e un’altra persona, in cui commentava sdegnata le bravate di Potter e Black, in cui si rifugiava nel Laboratorio di Lingue per poter mangiare in santa pace e parlare con la persona più importante di tutte.
Erano tempi, quelli, in cui esisteva ancora Severus.

« … E poi mentre Lily stava per portarmi di nuovo a casa, Potter se n’è uscito con il fatto che aveva chiamato qualcuno di medicina e, indovinate un po’ chi spunta? Marlene McKinnon, con quel sorrisetto tutto finto e quell’aria di superiorità glaciale »
« Non ti stava simpatica, Marlene? » domandò Emmeline, mentre Lily scuoteva la testa e deglutiva rumorosamente, cercando di tornare alla conversazione del momento.
« Le sta antipatica Lily. La odia, avresti dovuto vedere come l’ha incenerita quando è arrivata! » spiegò Alice, mentre Lily al suo fianco sospirava drammaticamente, annuendo per confermare le sue parole.
« E credo che anche Lily la odi, quindi, per la proprietà transitiva, la odio anche io »
« Anche se devo davvero ringraziarti per il sostegno, Lice, devo dire che io non odio Marlene McKinnon, è solo che ha quei modi di fare da reginetta e… Non capisco mai cosa voglia da me » si difese Lily, ricordando l’occhiata gelida che Marlene le aveva lanciato un attimo prima di avvicinarsi ad Alice e controllarle il polso con gesti rapidi e decisi.
« Che poi, fa tanto il medico, ma voglio dire, frequenta solo il terzo anno! E poi, la maniera in cui mi ha detto “Pensavo fosse una cosa grave, James mi ha fatta correre qui il prima possibile, ma non è niente, vedi, non si è neanche gonfiato”! Come se fossi una bambina alla ricerca di attenzioni! E’ stato umiliante, anche perché, una volta che lei è arrivata, James e Sirius sono diventati tutti buoni e tranquilli, pronti ad esaudire ogni suo stupido ordine » continuò Alice, sbuffando sonoramente e battendo con la mano sul dorso del libro, quasi a rincarare le proprie parole.

« Ahi! » commentò poi, guardandosi il polso che ancora doveva farle male. Emmeline allungò una mano verso di lei e le sfiorò il polso con dolcezza, usando solo la punta delle dita per lasciarle un massaggio delicato. Era dal giorno precedente che Alice non faceva altro che lamentarsi incessantemente di quanto era successo con Marlene e Lily non riusciva, ancora una volta, a capacitarsi della portata di ciò che stava succedendo.
Marlene era sempre stata sulle sue, essendo la tipica ragazza che sapeva di poter ottenere ciò che voleva senza doversi sforzare troppo e che perciò si sentiva in grado di degnare della propria attenzione solo specifiche persone. Lily l’aveva vista recitare solo due volte e se la prima volta era stata troppo concentrata ad osservare Fabian ed ogni suo minimo movimento, la seconda si era accorta del suo carisma e del suo potere anche da sotto al palco. Continuava a pensare che in lei ci fosse qualcosa di intrinsecamente diverso da Potter e Black, ma non avrebbe più saputo dire se in positivo o in negativo: Marlene sembrava essersi costruita un personaggio da film da interpretare, quasi a voler essere speciale a tutti i costi e questo, a Lily, non piaceva affatto. Non capiva perché avesse deciso di rivolgerle la parola dopo un anno e qualche mese che frequentavano la stessa università, ma era evidente il fatto che c’entrasse qualcosa con l’imprevisto e non voluto ritorno di Potter nella sua vita.
« Lascia perdere Marlene, Lice, quella è una a cui è meglio non dare troppa confidenza. Meglio che ti ritenga stupida, piuttosto che pensi di te che potresti essere una sua pari e dunque pericolosa per lei » la rassicurò Lily, cercando di dar voce in maniera coerente ai propri pensieri. Emmeline alzò lo sguardo su di lei e la osservò con cura, inclinando la testa di lato mentre i capelli biondi le scivolavano lungo una spalla, sfuggendo dalla presa di un elastico ormai troppo allentato per poter funzionare a dovere.
« E’ buffo, Lils, che tu dica questo, perché io ho come l’impressione che Marlene sia gelosa di te » spiegò Emmeline, continuando a fissarla con la massima serietà. Lily aggrottò le sopracciglia e si voltò verso Alice in cerca di sostegno, trovandola però impegnata a mordicchiarsi un labbro, con espressione concentrata e seria.

« Scusa? »

« Ma sì, Lily, ci stavo pensando e secondo me, Marlene è invidiosa di tutte le attenzioni che James –e di conseguenza anche gli altri Malandrini- ti dedica. Il modo in cui battibeccate e -
« Frena, Emma, frena. Io e Potter non ci dedichiamo attenzioni, dico sul serio. Io cerco di evitarlo e lui fa il coglione, semplice, chiaro e lineare. Non gli sono mai stata simpatica, mi ha sempre reputato una sfigata con pochi amici e incapace di instaurare con il mondo una relazione normale, non di certo una persona a cui dedicare la propria preziosissima attenzione » esclamò Lily, stringendo le labbra al ricordo della volta in cui James, dopo una brutta lezione di ginnastica, le aveva detto quelle cose al solo scopo di ferirla.
« Permettimi di dissentire su questo, però, Lils. Voglio dire, quelle cose te le ha dette al secondo anno di liceo, prima che tu iniziassi a toglierti l’apparecchio e smettessi di farti quelle orribili trecce -
« Dicevi che erano carine! »
« All’epoca le trovavo carine, col senno di poi ti dico, in tutta sincerità, che erano orribili. Ma non è questo il punto, sai benissimo che quando ti ha detto quelle cose lui lo faceva solo per darsi un tono e sentirsi grande. Voglio dire, nessuno sano di mente ti definirebbe una sfigata con pochi amici! » disse Alice, gesticolando forsennatamente, le guance di nuovo arrossate per l’agitazione. Lily sorrise teneramente nella sua direzione e chinò la testa sul foglio, osservandolo in silenzio per qualche secondo.
« Beh, non è che io abbia chissà quanti amici. D’accordo, c’erano alcune ragazze del liceo e ora ci sono alcuni del corso di Chimica, ma non è che io abbia chissà quali e quanti amici… »
« Io parlo di amici veri, Lily, e ti assicuro che non è facile avere amici che ti vogliano realmente bene come te ne vogliamo io, Emma, Frank, Gideon e ora anche Mary. Per non parlare di Rebecca, la tua vicina di casa che ora sta in America che ti manda sempre quelle email carinissime e anche Sturgis, che ti scrive sempre per sapere come stai » elencò Alice, sorridendo di più ad ogni parola. Entrambe sapevano che a quell’elenco mancava un nome che nessuna delle due si sarebbe azzardata a pronunciare, ma che aveva un peso speciale e doloroso insieme. Emmeline conosceva la storia, ma non essendoci stata dentro fin dall’inizio non avrebbe saputo capire con precisione quante emozioni, delusioni e ferite si portasse dietro il nome di quella persona.
« E poi ho anche Fabian, giusto, come dimenticarci del grande Fabian? Il mio nuovo migliore amico, a quanto pare » bofonchiò Lily sarcasticamente, facendo scoppiare a ridere le altre due.
« Possiamo ucciderlo nel sonno, Lils, non è un problema. E tu dovresti smettere di pensare a lui, ti ricordi? Ce l’hai promesso e l’hai pure ripetuto davanti allo specchio del bagno per un buon quarto d’ora » ridacchiò Alice, mentre Lily diventava sempre più rossa e assottigliava gli occhi.
« Hai origliato? »
« La porta era aperta. Era molto divertente, davvero, avrei dovuto farti un video e pubblicarlo su Facebook»

« Comunque sia, Lily, dopo aver appurato che non sei una sfigata, resto ancora dell’idea che Marlene possa essere gelosa del rapporto che tu e James Potter avete. Io non lo conosco così bene, ma ogni volta che battibeccate è come se vi isolaste, dimenticandovi di tutti e… fate un po’ paura. E’ come se aveste un codice tutto vostro e credo sia questo che faccia ingelosire Marlene » spiegò Emmeline, mentre Alice annuiva freneticamente alle sue parole. Lily si strinse nelle spalle, trovando l’intera vicenda francamente assurda e priva di senso e preferì sbuffare contrariata.
« Che poi, perché essere gelosa di Potter? Marlene non aveva una tresca con Sirius? » domandò Alice, tornata pimpante e allegra come al solito. Lily vide Emmeline lanciare un’occhiata triste e desolata al proprio libro di Chimica Organica e decise che, finita quella conversazione, avrebbe riportato Alice a casa per evitare all’amica un’altra nottata di studio.
« Girano voci sul fatto che Marlene… si diverta a tenere i piedi in due scarpe. Pare che sì, lei giri soprattutto intorno a Black, ma credo che l’anno scorso, per un certo periodo, lei sia uscita anche con James e forse ancora non si è ben decisa »
« Perché tu sai tutte queste cose e io no? » domandò Alice con faccia scandalizzata, mentre la mente di Lily iniziava a far quadrare una serie di conti che prima non le tornavano, come i gesti possessivi che Marlene faceva ogni volta che si trovava sia con Sirius che con James. Istintivamente, sentì una certa nausea invaderle la gola.
« Perché io ho una compagna di Fisica che è mortalmente pettegola e mortalmente innamorata di Sirius. Però credo che sia Marlene che quei due siano riusciti a mantenere un certo riserbo riguardo alla cosa… » disse Emmeline, stringendosi nelle spalle e lanciando un’occhiata fugace all’orologio. Lily interpretò quel gesto come il segnale che forse se ne sarebbero dovute andare ed afferrò il cellulare, fingendo di accorgersi solo in quel momento di quanto tardi si fosse fatto.
« Lice, dovremmo andare, ho promesso di chiamare mia mamma su Skype alle sette e siamo decisamente in ritardo! » esclamò, alzandosi in piedi e facendo l’occhiolino ad Emmeline, prima di afferrare saldamente il manico del proprio zaino e ficcarci i libri dentro. Alice protestò debolmente, ma si arrese in fretta e in tutta risposta si avvicinò ad Emmeline per scoccarle un bacio sulla guancia, continuando a brontolare contro il proprio polso dolorante.
« E comunque, Lils – la bloccò Emmeline un attimo prima che uscisse dalla porta di casa – fossi in te io farei caso a ciò che ti ho detto stasera »
 
 
« Mamma, se non resti ferma non posso… Mamma! »
Lily saltò di sorpresa nel trovare il viso di sua madre inquadrato così da vicino. Un lieve senso di nausea l’assalì quando la videocamera si allontanò improvvisamente, finendo per inquadrare la vestaglia di Laetitia Monrose piuttosto che il suo viso.
« Mamma, alza il coperchio del computer, non mi interessa parlare con la tua vestaglia! » urlò, ridacchiando leggermente nel momento in cui sentì sua madre imprecare tra i denti nel tentativo di inquadrare al meglio la propria faccia.
« Che linguaggio usa, signora Evans? »
« Signora Monrose, prego, sono una donna indipendente che conserva il suo cognome da nubile anche dopo venticinque anni di matrimonio » la corresse Laetitia con una certa supponenza, scoppiando a ridere in contemporanea con la figlia. Anche a vederla così, un ammasso di pixel poco definito avvolto in una vestaglia color topo, la donna assomigliava terribilmente alla figlia, a partire dal sorriso aperto e gentile fino alla frangia spettinata di un bel rosso scuro.
« Signora Monrose, dunque, posso chiederle con la massima gentilezza di rimanere immobile durante la nostra comunicazione? Perché mi sta facendo venire il mal di mare, a furia di muoversi avanti e indietro! »
« Scusa tesoro, è che sto cercando di non sembrare un pesce palla! Tu sei così carina, con quel faccino della misura giusta, i capelli belli pettinati… »
Lily sospirò e sorrise, avvicinando la propria faccia alla videocamera del computer.
« Anche io sono un pesce palla, mamma, se sto appiccicata al computer, vedi? »
« Oh, ti prego, Lily, resta così tutta la conversazione, in modo che io non mi senta così brutta e… »
« Te lo scordi, mamma, già mi fa male la schiena così, figuriamoci a stare in questa posizione! » esclamò Lily, tornando alla posizione normale e raddrizzandosi sulla sedia mentre sua madre borbottava qualcosa che lei non riuscì a decifrare.

« Ho detto che studi troppo, tesoro, sei sempre lì china su quei libri! »
Lily si sentì leggermente in colpa, pensando a come lei ed Alice avessero interrotto il pomeriggio di studi di Emmeline e lanciò uno sguardo in direzione del proprio letto, dove una serie di quaderni e libri le lanciava chiaro e tondo il messaggio “Sarà il caso che tu torni a studiare”.
« Non studio troppo, davvero! Innanzitutto sono cose che mi piacciono, queste, a parte la Fisica, e poi non è che le mie giornate siano composte solo di studio, anzi! » … Ultimamente vado in giro a soccorrere amiche cadute dalle scale, mi faccio odiare da reginette complessate e cerco di andare oltre il mio grande amore verso la persona più fredda che esista al mondo. Oh, già, e cerco di evitare James Potter come ho fatto negli ultimi due anni, con risultati davvero disdicevoli visto che continuo ad incontrare lui e la sua banda ovunque!

« Come va con la fotografia, tesoro? E’ da un po’ che non mi mandi le tue foto! »
« A dire il vero, sono stata ingaggiata come fotografa all’ultimo spettacolo teatrale dell’università. Con gli esami che ho avuto negli ultimi tempi ho fatto parecchia fatica a trovare un minuto libero per uscire a fare alcune foto… »
« Lily Evans, che non ti venisse in mente di mettere da parte la tua passione, sono stata chiara? Sei così brava a fare le foto, sarebbe un peccato che tu non alimentassi il tuo talento come merita! Guarda che se scopro che hai smesso di fare foto perché certe vicende ti hanno… Scossa troppo non te lo perdono! »

Lily sorrise alle parole della madre e un groppo iniziò a formarsi nella sua gola.
Ricordava con esattezza il giorno di un anno e mezzo prima in cui aveva annunciato ai suoi di voler fare della fotografia parte integrante della sua vita e dunque di aver deciso di iscriversi alla facoltà di Chimica della London University, che le avrebbe permesso di accedere poi a vari master tutti riguardanti l’ambito fotografico. L’idea di lasciare Cokeworth l’aveva, allo stesso tempo, terrorizzata e sollevata, lasciandole addosso un retrogusto di malinconia misto a desiderio di ricominciare, ma sia Laetitia che Marcus avevano capito che il loro piccolo paesino non era il posto giusto in cui far continuare a vivere Lily e non avevano fatto altro che aiutarla e supportarla nella sua scelta, anche quando, il giorno della partenza, lei si era trovata davanti l’ultima e l’unica persona che avrebbe davvero voluto salutare e che forse avrebbe potuto trattenerla lì dove stava. Era stato un attimo, poi Lily aveva girato lo sguardo ed era salita in macchina, sforzandosi di non piangere mentre suo padre accendeva la radio come se si fosse trattato della cosa più normale del mondo.
« Lily, la tua connessione funziona bene? Perché non sento cosa dici! » urlò Laetitia, così forte che Alice, che si trovava a passare davanti alla porta della coinquilina con un secchio di panni lavati tra le mani, strillò in risposta, prima di borbottare tra sé “Voi Evans siete pazzi. Pazzi!” e poi urlare in direzione del pc un poco convinto “Ciao, Laetitia!”
« Alice tesoro! Come stai? »
« Mamma, è andata di là, non ti sente » rise Lily, appoggiandosi allo schienale della sedia per stare più comoda.
« Allora lo chiedo a te, come sta la mia piccola Prewey? »
« E’ una fortuna che non ti abbia sentito chiamarla in questo modo, sai che non sopporta chi storpia il suo cognome! – fece una pausa, in cui guardò sua madre agitare una mano per aria come se lei avesse sparato una marea di sciocchezze e rise ancora, prima di riprendere a parlare – Sta bene, ieri ha solo avuto un piccolo incidente e si è fatta male al polso »
« E’ grave? E’ slogato, contuso, rotto? » chiese Laetitia in tono pratico, comportandosi da perfetta infermiera quale era.
« Niente di grave, credo sia solo un po’ contuso, sai com’è fatta Alice, è un po’ sbadata, a volte? »

« Vogliamo parlare di persone sbadate, Lily? Perché qualche tempo fa Alice mi ha mandato un messaggio chiedendomi dove avresti potuto aver messo il vostro telefono, visto che aveva già guardato più o meno ovunque! »
« Oh, quello – Lily alzò gli occhi al Cielo e sospirò rumorosamente – Era nel freezer »
« Nel freezer? » strillò così forte Laetitia che immediatamente da dietro di lei si levò un trambusto terribile e apparve la testa scompigliata di Marcus, che aveva in volto un’espressione piuttosto confusa.
« Titia, amore, è successo qualcosa di grave? » chiese, senza rendersi conto di essere inquadrato dalla videocamera. Indossava solo una camicia, che lasciava spuntare le gambe magre e nodose, e aveva i capelli così in disordine che per un attimo Lily li scambiò per quelli di James Potter. Si era tagliato i baffi –finalmente!- e ora sembrava più giovane di una decina di anni, soprattutto per il fatto che i suoi occhi azzurri brillavano come quelli di un ragazzino.

« Ciao papà! »
« Ciao, Peppermint! »
Lily sorrise nel sentire quel soprannome e si sistemò meglio davanti al computer, incrociando le mani sotto il mento in modo da stare più comoda.
« Tua figlia è diventata patologicamente disordinata, Mark. Sul serio, ha lasciato un telefono nel freezer! »
« Titia, Lily non è diventata patologicamente disordinata, lo è sempre stata. Mi ricordo ancora di quella volta in cui perse lo zaino di scuola per una settimana e… »
« Quella volta posso dire, a mia discolpa, che non era colpa mia. Quell’idiota di Potter aveva ben pensato di fare uno scherzo divertente a me e a… »
Si interruppe di botto, arrossendo nel tentativo di non mostrare quanto ancora quel nome la ferisse gravemente e girò gli occhi in un’altra direzione, fissandoli su una delle piantine del davanzale.
Comprale finte” le aveva detto sua madre, quando per la prima volta aveva iniziato a sistemare le cose nella stanza “Che disordinata come sei, rischieresti di perdertele e trovarti all’improvviso una coltura di gelsomini dentro l’armadio”
« James Potter, eh? Non lo sentivo nominare da una vita… Ho incontrato suo zio al supermercato, so che studia lì a Londra con te, tesoro. Lo hai incontrato pure tu? »

Lily, se possibile, arrossì ancor più vistosamente alle parole della madre e spostò le mani sotto al tavolo, in modo da non far vedere ai propri genitori i pugni stretti per la rabbia. I modi scostanti del ragazzo, la sua umiliante richiesta, il modo volutamente ambiguo e sfacciato con cui la trattava e quell’orribile teatrino che lui, McKinnon e Black avevano messo su la facevano irritare in maniera esponenziale ogni volta che ci pensava, rendendole impossibile pensare con la dovuta lucidità.
« Purtroppo l’ho incontrato. E’ sempre lo stesso idiota, mamma… »
« Eppure suo zio dice che è diventato tanto un bravo ragazzo e che è cambiato tanto, da quando facevate le superiori! »
« Lily, amore, ma sei tutta rossa? Ti ha fatto qualcosa? »
La voce preoccupata di suo padre la riscosse, costringendola a scuotere la testa e a sorridere, nel tentativo di non incupirsi e di non farli preoccupare più di tanto.
« No, è che… Io e James Potter non siamo destinati ad essere amici, solo questo. Abbiamo troppe cose irrisolte e un brutto passato e probabilmente non saremo mai in grado di superare i vecchi rancori »
« Le fai ancora le foto? Ultimamente non ce ne mandi più tante, Peppermint! »

Fu suo padre, come ogni volta, a salvarla prima che le cose si complicassero troppo.
« Lo so, è che non ho avuto molto tempo, dico sul serio… »
« Gliel’ho detto anche io, che non ci manda più nulla. Guarda che, veramente, se scopro che quel Fabian ti ha detto ancora qualcosa io… »
« Mamma, è successo mesi fa, sul serio, non devi prendertela ancora così tanto! Non vi sto mentendo, non ho avuto tempo, ma prometto di rimediare il prima possibile… »
Lily deglutì e i suoi occhi, che continuavano a muoversi inquieti, incapaci di rimanere semplicemente incollati alla webcam, si spostarono su una serie di fotografie appese appena accanto alla porta. Erano tutte foto di persone sconosciute, colte, chi più chi meno, in atti di banale quotidianità: due donne che parlavano animatamente, un bambino che guardava pensieroso il proprio cane, un uomo seduto da solo ad un caffè, le mani intrecciate di due ragazzi di spalle. Erano le foto a cui Lily teneva di più, perché erano solo ed esclusivamente sue e le teneva lì per ricordarsi ogni giorno di quanto fosse sorprendente anche la vita più banale. Erano un’estensione di lei e della sua mente, in un certo senso.
Erano le foto che Fabian, nel suo tentativo di essere sempre corretto e costruttivo, un giorno aveva definito “Forzatamente poetiche, già piuttosto viste in giro
Erano le ultime foto che lei aveva scattato con il cuore.

« Papà! »
Una quarta voce si inserì nella conversazione e Lily, per un istante, si lasciò andare ad un sorriso nostalgico, nella speranza che la persona che aveva parlato si avvicinasse al computer abbastanza da essere vista.
La sensazione di dolcezza sparì subito dopo, così come era iniziata, e Lily storse il naso, ricordandosi uno dei precetti che l’avevano accompagnata negli ultimi anni: “Smetti di sperare per non rimanerci fregata”.
« Petunia, siamo di qua! C’è Lily, vuoi venire a salutarla? »
Il silenzio che seguì la domanda di suo padre fece ghiacciare il sangue nelle vene a Lily e gli occhi di sua madre la cercarono chiaramente sullo schermo, nel tentativo di rassicurarla quanto meno a distanza.
« Ho bisogno che tu venga di qua, papà, è urgente » disse Petunia, con un tono talmente incolore e piatto – perfettamente percepibile nonostante il pessimo audio del computer- che Lily vide chiaramente i propri genitori immobilizzarsi, davanti alla webcam.
Non l’avevano mai accettata, come cosa, e molto probabilmente non l’avrebbero fatto mai. Lily, invece, si era scoperta incredibilmente saggia – o cinica? O disillusa? – in proposito, accettando la perdita morale della sorella come aveva fatto con tutte le altre perdite morali che avevano caratterizzato la sua vita. Si era abituata lentamente alle ferite, agli sguardi d’odio, si era scoperta capace di rimanere in piedi anche nei momenti più sconvolgenti ed ora, di fronte a tutta l’indifferenza di Petunia, di fronte ai suoi modi crudeli ed infanti, Lily non riusciva quasi più nemmeno ad essere delusa.

« Papà, vai pure da Tunia, non ti preoccupare, tanto io adesso dovrei studiare un po’… Sono stata davvero felice di sentirvi, mi mancate tanto, sul serio »
Era la verità. I suoi genitori le mancavano, le mancava la protezione che le davano quando era a casa, le mancava il modo in cui erano in grado di risolvere i suoi problemi senza doverle chiedere nulla. Le mancava la quotidianità di un tempo che ora era diventata qualcosa di eccezionale e di temporaneo e, benché Lily amasse veramente la propria nuova vita, le mancava tutto ciò che c’era prima.
« D’accordo, tesoro, allora buono studio. Ci sentiamo domani, va bene? Anche perché ci devi dire che giorno di preciso pensi di tornare per Natale, così noi ci regoliamo di conseguenza… »
« Sì, mamma, appena vedo com’è il mio calendario esami cerco di prenotare il biglietto del treno in modo da tornare a casa… Vi voglio bene. Non combinate danni, senza di me, va bene? »
« E tu vedi di non far impazzire la povera Alice, dimenticandoti le cose in freezer! »
« E’ successo una volta sola! »
« Buona serata, Peppermint. Non studiare troppo, mi raccomando, e soprattutto, mandaci qualche foto, appena puoi. Sei così brava… »
« Okay, papà. Oh, e… per favore – Lily alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare ad una risatina – mettiti un paio di pantaloni e sistemati i capelli, che sei più disordinato di un Potter! »
Lily finse di non vedere l’occhiata che sua madre le rivolse un attimo prima di chiudere la telefonata.




Writ's Corner
Avevo promesso un aggiornamento, so, here we are. Chiedo scusa per il poco tempo che vi dedico, ma ho un esame immenso davanti e poco tempo libero, ahimè. Voglio ringraziare tutti voi che seguite questa storia (appello disperato: lettori silenziosi, ho bisogno di voi ora più che mai, fatevi sentire!) perchè per me significa tantissimo. Giuro che da dopo l'esame sarò attiva e produttiva.
Capitolo di passaggio, molto dialogico, con una scena - quella finale - che mi sta a cuore in maniera estrema. Chi è fuorisede capirà perchè.
Si intravedono sprazzi del passato, si raccontano un po' di cose (Marlene e James e Sirius, eh?)
Let me know, I love you all <3

 
   
 
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