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Autore: Tera_Saki    06/06/2017    2 recensioni
Minus ha tradito, ma lo ha fatto solo dopo quattro anni. Voldemort, per paura di un rivale che lui stesso aveva scelto, non ha ucciso Harry, ma ha fatto in modo che lo credessero morto.
Ora Harry ha diciassette anni, e da quando ne aveva cinque non vede altro che la sua cella di pietra a casa Riddle.
*
Appena James entrò, il ragazzo sembrò riscuotersi, alzò di scatto il capo e rivolse una perforante occhiata nella sua direzione. Al verde dei suoi occhi, James avvertì un brivido liquido percorrergli la schiena. Il ragazzo si alzò, e fece qualche passo in avanti, senza smettere di fissarlo, e solo per un breve momento il suo sguardo corse ai due Auror vicino al letto.
La voce di Harry era graffiata –Papà?–
A James si mozzò il respiro, dilatò le pupille ma non ebbe tempo di muoversi. Harry gli si era buttato addosso in un abbraccio feroce, che gli fece annodare la gola e fermare il cuore nel petto.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Ordine della Fenice, Sirius Black, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Titanium



Disclamer: i personaggi e l'universo appartengono a J.K.Rowling, o a chi per essa. Questa storia non ha alcuno scopo di lucro, e non intende infrangere diritti di copyright.
 

--- ---  Capitolo II – Alone  --- ---




Scese al pino di sotto con il pigiama che gli stava grande, stropicciandosi gli occhi impastati di sonno e seguendo la scia di odore di uova che proveniva dalla cucina. Nascondeva un'ombra disorientata nello sguardo, attorcigliandosi le dita fino a farsi male, ma impedì alle labbra di tremare imponendosi una sicurezza che il profumo di casa riusciva in gran parte a dargli.

La cucina era deserta, anche se la tavola apparecchiata per due e il cibo già nei piatti. Harry non si sentì infantile quando il desiderio di avere James lì con lui gli annodò la gola.

Improvvisamente un acuto squillo risuonò dall'ingresso, Harry sussultò di sorpresa e un urlo dal piano di sopra fu l'affrettata risposta.

-Arrivo subito!-

Ci fu il rumore di una porta che si apriva e il suono di passi che entravano in casa -Sono io Prongs. Sono venuto a vedere come stava il mio...-

Harry percepì il respiro mozzarsi tra le labbra dell'uomo che ora lo stava guardando e che aveva un'aria quasi familiare con quei capelli scuri e quelle iridi brillanti. James si bloccò sulla porta delle scale, lo sguardo incastrato tra la confusione del figlio e la sorpresa incredulità dell'amico.

Sirius gli lanciò una brevissima occhiata, la voce che tremava -È lui... oh, Godric. Harry-

Sirius lo raggiunse con poche falcate, attirandolo a sé forse con più forza del dovuto. Per un attimo il respiro di Harry si spezzò dal panico, poi un lontanissimo frammento di ricordo lo immobilizzò, stretto nell'abbraccio del padrino.

-Paddy... forza, Harry. Dì Paddy-

E il sapore di lacrime gli strinse la gola insieme a una felicità che faceva finalmente troppo male.

 

 

Inspirò velocemente, stringendo le dita sul pavimento in uno spasmo. Harry odiava vedere le sbarre, quando dormiva, in quel sogno ricorrente in cui moriva ogni volta. La prigione si stringeva sempre di più, il metallo si deformava e il buio lo avvolgeva e gli entrava in gola. Come le altre volte Harry sentì il rumore delle ossa che si sbriciolavano prima di aprire di scatto gli occhi.

Si rannicchio addosso al muro, stringendo a sé le ginocchia fino a farsi male. Voleva piangere, e si ricordò una frase che qualcuno gli aveva detto molto tempo prima.

“Piangi, Harry, non vergognarti. C'è papà con te, non ti succederà niente di male finché staremo insieme.”

Sulle guance, le lacrime adesso quasi bruciavano.

 

 

Harry giocò con un cane nero per tutto il pomeriggio, ed era così sorpreso dell'esistenza di un vero animale che non fosse nelle figure sui libri da non stancarsi mai di affondare le mani nel suo pelo o di sentire nelle narici il suo odore. James li guardava con un sorriso sulle labbra, negli occhi una scintilla di felicità che era morta anni prima, insieme a Lily. Nell'aria c'era odore di primavera, ma sembrava tutto immobilizzato in un'attesa cullante, l'illusione attutita e sorda che quella fosse solo una bolla di sapone sospinta dal vento. James portò le dita sottili della mano, su cui ancora brillava la fede d'argento, a sfiorare la linea della cicatrice che segnava la pelle del viso dalla tempia destra fino alla mandibola. In quel segno rosso non c'era seppellita solo la perdita di Lily, ma l'amarezza di un tradimento alle spalle, il dolore, l'intensa disperazione di aver perso tutto. Se non fosse stato per Sirius, James sarebbe crollato anni addietro, ancora prima di riuscire a capire che la famiglia che aveva cercato di costruire con tanta fatica si era disgregata per sempre, che né Lily né Harry sarebbero tornati.

Il suo sguardo venne catalizzato dal figlio, che, mentre accarezzava Padfoot sul muso, nascondeva un debole sorriso, di una sfumatura così incerta da fare male. Perché lui i segni che Harry lasciava li vedeva benissimo, e sapeva che aveva paura di toccare tutto ciò che James non gli avesse messo precedentemente in mano, così come sapeva che Harry era autolesionista e che forse non si sarebbe mai abituato alla vita, a dormire su un letto o a scoprire che il mondo non era contenuto in una stanza quadrata. Ma James lo avrebbe amato, sempre, se lo era promesso, l'avrebbe reso felice lì con lui, con Sirius e con Remus, gli avrebbe reso quello che Voldemort aveva cercato di togliergli e non lo avrebbe lasciato più, mai.

 

 

Un lungo sibilo percorse la schiena, Harry sussultò contro il muro al raschiare rauco della porta di pietra. Era un serpente, le squame che graffiavano il pavimento e la lingua che sibilava fra i denti ricurvi, Harry sentì il dolore addosso molto prima di sapere cosa stava succedendo. O perché.

C'era la rabbia di Voldemort nel morso del suo serpente, gli bruciava nelle vene, sotto la pelle, e faticava a far uscire dalla bocca qualcosa che non fossero singulti recisi. Voldemort aveva detto qualcosa, aveva sibilato un insulto che Harry non poteva ascoltare e aveva incitato il serpente alzando la mano di scheletro.

Harry faticò a trovare il senso di quello che stava provando. Ad un certo punto, quando venne colpito da un calcio sulla pancia, pensò che quello doveva essere il seguito di una sconfitta. In fondo al cuore, oltre la coltre rossa di dolore, ci fu uno spasmo di compiacimento. Voldemort era arrabbiato perché aveva perso.

Harry smise di contorcersi quando il respiro non riuscì più ad arrivare ai polmoni. Nella sua mente svuotata pulsava solo il desiderio d'aria, iniziò a rantolare colando saliva dalla bocca, e anche Voldemort vide che Nagini lo avrebbe ucciso presto. Con un colpo di bacchetta estrasse il veleno dalla gola di Harry e lo riversò sul pavimento, in un angolo.

Se ne andò senza guardarlo, sibilando al proprio serpente e richiudendo la cella mentre ancora Harry era scosso da spasmi violenti nel tentativo di riprendere a respirare.

-Morirai anche tu, non preoccuparti-

 

 

-Harry...?-

Indirizzò di scatto gli occhi smeraldo verso James, che sul viso aveva un'espressione di incerta preoccupazione -Sei sicuro? Insomma... lo sai, non devi farlo per forza-

Harry annuì senza parlare, lasciando che le dita del padre stringessero le sue, e che nel petto si diffondesse un calore che sapeva quasi di eccitazione se non fosse stato per quella diffidenza e persistente paura. Soffocò in gola un respiro più breve del normale, ma sapeva di voler entrare nella casa di Sirius, da cui non riusciva a staccare gli occhi di dosso fin dal momento in cui le piastrelle e la pietra degli altri due appartamenti si erano contratte per farle spazio.

-Che tu sappia, ci sarà tutto l'Odine?-

-Credo proprio di sì, Prongs-

La prima cosa che colpì Harry fu l'odore. Era l'odore di Sirius, e insieme c'era qualcos'altro, che gli entrò nelle narici e non volle lasciarlo più. Venne stordito dal rumore di voci, una sopra l'altra e di tantissime persone, e per un momento gli sembrò di annegare, incespicò sui suoi passi, qualcosa di freddo lo colpì addosso e all'improvviso sentì un altro rumore, intenso e metallico, quando il portaombrelli a forma di troll si rovesciò per terra.

-Harry stai b...-

Quasi immediatamente un urlo si propagò nell'ingresso, e il ritratto di una donna iniziò a strillare e contorcere il volto, sputando ingiurie, insultando la razza sporca e maledicendo i traditori di sangue. James soffiò di frustrazione, esibendosi in un'imprecazione stizzita all'indirizzo di Walburga -Merlino, Sirius, falla tacere!-

Ma la donna continuava ad urlare, e guardava il figlioccio di Sirius con gli occhi iniettati di rosso e la bocca fremente e rabbiosa. Ad Harry si dilatarono le pupille, scattò contro il muro opposto e vi si schiacciò contro ancora prima che James potesse voltarsi verso di lui. Il mondo divenne nero e buio, Harry non riusciva più a respirare tanto era il panico che gli si attorcigliava sui polmoni, iniziò ad inspirare con la bocca aperta, quasi ansimando.

-Cosa sta succedendo qui?-

-Sirius!-

-Oh, zitta, donna!- sibilò alla fine l'uomo, coprendo maldestramente il ritratto mentre Molly procedeva verso di loro, guardando allarmata Harry ancora per terra. Anche James si era avvicinato al figlio, cautamente, come se avesse paura di peggiorare ancora di più la situazione, e tendeva esitante una mano verso di lui -Harry?-

Harry iniziò a calmarsi solo alla voce di James. Ancora scosso, cercò di fare leva sulle mani per alzarsi, e poi si aggrappò al padre quando questi lo prese fra le braccia dolcemente. -Va bene- disse con la voce raschiante, ma sicura. Molly gli rivolse un sorriso triste, Sirius, turbato quanto James, ingoiò a vuoto prima di riprendere l'aria da malandrino.

-Ti stanno aspettando tutti, di là- il tono di Molly era materno, ad Harry fece muovere qualcosa nel petto che era primitivo e intenso. Entrando nel salotto fece un inaspettato sorriso, perché si era appena ricordato una parola che per anni aveva dimenticato. Lily. Il nome di sua mamma era Lily.

 

 

Era seduto sul divano, vecchio e logoro dopo molti anni, con le ginocchia piegate e le braccia penzoloni, a far dondolare ritmicamente la catena lunga di un medaglione. La pancia faceva ancora male, per un attimo interruppe il gioco e tirando su la maglia vide un enorme livido giallastro subito sotto il segno delle costole. Lo fissò e vi si perse dentro per qualche attimo, disegnandone i contorni con le dita senza premere troppo. Poi, quasi d'improvviso, distolse lo sguardo e tornò a far tintinnare la catena, con la sensazione nella gola di avere una massa raggrumata e fredda di sangue.

Nello stesso momento in cui la porta si socchiuse per far entrare l'elfo domestico il medaglione finì sul palmo aperto della mano di Harry, bruciando di freddo. Le dita si chiusero con forza, e le iridi tinte di un nero cupo scattarono sull'essere gobbo che gemeva in fastidiosi lamenti, inclinò il collo e lo guardò, immobile, mentre si avvicinava.

-Berg non vuole- guaì stonatamente -a Berg il viscido umano non piace-

L'elfo posò a terra la razione di Harry, poi sputò a terra, affianco al vassoio, mugolando e digrignando i denti. Harry scattò giù dal divano, lo raggiunse con un ringhio e gli saltò addosso, sovrastandolo con tutto il peso. Fece scattare il medaglione che ancora aveva in mano, e attorcigliò la catenella attorno al collo deforme dell'elfo, respirando velocemente fra i denti, quasi sputando saliva addosso all'essere, che ora guaiva e si contorceva tra le sue mani.

-Muori...- sibilò Harry, stringendo l'horcrux che era il medaglione di Serpeverde con rabbia crescente -MUORI!-

 

 

Harry non salutò quando entrarono nel salotto, e non era disagio quello che sentiva sulla pelle, piuttosto si tenne vicino a James, abbastanza da sfiorargli la mano con la sua, e fece scivolare gli occhi smeraldo sui presenti. Un uomo addossato alla parete si fece avanti quando lo vide, chiedendo tacitamente un permesso con le iridi d'oro all'amico Prongs, e aveva nella presenza un sentore accogliente e caldo. Remus gli indirizzò un sorriso esitante -Harry?-

Harry avvertì in quel momento una fitta al petto, che gli attanagliò le viscere e gli fece risalire in gola il gusto della bile -Monny-

Non... era come se il tempo fosse tornato indietro e si fosse attorcigliato su se stesso, Harry stava annaspando fra un ricordo e l'altro ed era una cosa così piacevole da lasciare senza fiato. Remus gli si avvicinò e lo strinse contro il suo petto, Harry sentì un calore strano appiccicarglisi addosso. Si lasciò avvolgere e affondò la testa nell'incavo del collo di Monny, chiudendo per un attimo gli occhi. Li riaprì subito, però, quando l'immagine della cella e della brandina contro il muro gli riempì la visuale.

-Oh, ci sei mancato tantissimo-

Harry provò a sorridere, e l'uomo lo apprezzò, perché gli diede un bacio fra i capelli, che fece rabbrividire Harry e capì che era conforto, piacere, quello che gli stava seccando le labbra. C'erano così tante persone nella stanza, e si presentarono tutte, anche se alla fine Harry riuscì a ricordare meno della metà dei loro nomi. Solo, uno, in realtà, gli generò una sensazione di freddo lungo la colonna vertebrale mentre il ragazzo dai capelli scuri e il sorriso pallido gli stava davanti e diceva -Neville Paciock-

Tenne sulle labbra il sapore di quel nome, che suonava vagamente familiare come se fosse allacciato, in fondo da qualche parte della sua memoria, ad un ricordo opaco e vacuo, che sembrava volergli scivolare tra le dita appena cercava di afferrarlo. In ogni caso, Harry inclinò di lato la testa in un primo guizzo di emozione da quando era entrato, e Neville fu il primo a sostenere il suo sguardo lungo, lunghissimo e pesante addosso finché Harry distolse l'attenzione per primo. Nel farlo, James vide con chiarezza le sue labbra curvarsi appena in quello che era lo spettro lontano di un sorriso.

 

-Muori...-

Appena il medaglione scivolò per terra fu come se il braccio di Harry crollasse sotto il peso di Serpeverde e del suono raspante dell'elfo che ancora si dimenava, debolmente, ormai, e con la bava alla bocca e le labbra gonfie. Quando il respiro tornò a riempire i polmoni, Harry spalancò gli occhi e vide per la prima volta cosa aveva fatto.

-Ngh...- fu un singulto che gli spezzò il petto e lo fece accasciare sul corpo dell'elfo, ansimante, adesso che poteva respirare di nuovo. Harry si sciolse nelle lacrime fino a farsi male fra i singhiozzi, iniziando a graffiarsi le braccia e chiamare supplicando il nome dell'essere a terra.

Cattivo, sussurravano le pareti e il sigillo di metallo aggrovigliato, mostro urlava l'elfo, e alla fine anche ad Harry, che aveva finito le lacrime, rimase una parola intrappolata tra i denti e che sussurrò senza voce -Horcrux-



Note: Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno deciso di dare un'opportunità alla mia storia, ringrazio betrix_200, cola23, lululove2, malikx, Mandy398, Manu2003, marepotterNeko02002, Pola_Peace, soniacristina1989valiance, che hanno messo la storia fra le seguite, ringrazio  AllisonHermioneEverdeen, che l'ha messa fra le ricordate, ringrazio Erede_dei_Black, Katie_P, MackyKriss, profitterol96, che hanno messo Titanium fra le preferite, e infine un grazie speciale a Erede_dei_BlackPola_Peace e soniacristina1989 per aver recensito, risponderò non appena ne avrò l'occasione.
A tutti gli altri, a chi è arrivato a fine capitolo senza chiudere la pagina, mando un caloroso saluto, ci vediamo al prossimo capitolo.

  
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