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Autore: Maliks_Hugs_    06/06/2017    0 recensioni
Dieci giorni.
Dieci biglietti.
*
“Tutti i giorni son notti per me,
finché io non ti vedo,
e giorni luminosi son le notti
quando mi appari in sogno.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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9 settembre
L’atmosfera ad Hogwarts era finalmente tranquilla, rilassata, si poteva girovagare per tutto il castello senza paura. Le piante continuavano ancora a produrre piccoli fiori gialli e bianchi, rendendo l’aria profumata e gradevole. Il caldo soffocante aveva smesso di assillare i poveri inglesi, che non erano per niente abituati a tanto sole. Nonostante questo, però, l’aria era ancora tiepida, rendendo possibile un abbigliamento leggero ma coprente, consono anche alla scuola.
Draco Malfoy proprio in quel momento stava uscendo dalla doccia, i fianchi fasciati da un asciugamano bianco soffice e i capelli ancora grondanti d’acqua fredda.
Lui odiava il caldo, lo odiava davvero. Se con il freddo non aveva problemi perché lo pativa meno di zero – forse il fatto di essere cresciuto nei sotterranei lo aveva reso immune – con il caldo aveva migliaia di problemi. Appena una gocciolina di sudore si formava sulla sua fronte, correva a farsi una doccia. Passava ogni estate in piscina o nella doccia, quella in particolar modo.
Si infilò una camicia perfettamente stirata ringraziando ancora Salazar Serpeverde perché la temperatura era finalmente scesa rendendo anche a lui accessibile il mondo esterno senza morire dopo dieci secondi. Passò sui capelli biondissimi un asciugamano e li pettinò con le mani, prima di infilarsi i boxer e un paio di pantaloni eleganti pregiatissimi. Fin troppo.
Si spruzzò due gocce del suo profumo preferito e uscì dalla camera recuperando la bacchetta e infilandola tra la camicia e i pantaloni.
“Hey Malfoy!”
Lui si girò lentamente, riconoscendo la voce di Blaise, il suo migliore amico.
“Hey, com’è?” rispose, sedendosi su una sedia nella Sala Comune, ma continuando a fissare l’orologio.
“Io bene, e tu? Ti vedo frettoloso, strana cosa per un Malfoy. Ancora più strana se si tratta di Draco Malfoy.”
Il biondo sbuffò davanti alla smorfia di divertimento del suo amico, e scosse la testa.
“Devo andare a prendere la Mezzosangue prima di colazione, vieni anche tu?”
– Dimmi di no – sperò.
“No, vi lascio soli, credo andrò a fumarmi una sigaretta. A proposito, me ne daresti una? Le ho finite proprio ieri sera.”
Draco gliene lanciò una e con un cenno del capo dichiarò la conversazione conclusa.
Mentre si avviava verso la Sala Comune dei Grifoni, una strana sensazione gli invase lo stomaco. Ansia? Da quanto tempo Malfoy non provava ansia? Non aveva mai avuto ansia per un compito in classe, per un’interrogazione, per una partita di Quiddich. Mai per una ragazza, soprattutto.
Si disse che non c’entrava la Mezzosangue, che era sempre la stessa Mezzosangue dell’anno precedente, che l’aveva salvato sulla Torre di Astronomia.
Chiese l’ora a un ragazzino che passava del secondo anno e decise che aveva ancora tempo per fumarsi una sigaretta, proprio come Blaise.
Recuperò il suo pacchetto e ne accese una. Al diavolo il fatto che lui fosse un Caposcuola e che la Granger come minimo l’avrebbe insultato. Subito dopo il primo tiro, senza nessun collegamento logico, si mise a pensare ai boccoli cioccolato della sua migliore amica. Gesù, la sua migliore amica.
Quella che aveva due occhioni dorati capaci di ammaliarti nel giro di pochi istanti, rapirti lo sguardo e portarti lontano. Quella che aveva due labbra invitanti da morirci, che sussurravano solo cose belle, dolci e succulente parole d’amore ai suoi amici. Quella che aveva salvato la pelle a questi un sacco di volte, senza mai chiede nient’altro indietro se non la loro amicizia. L’amicizia di San Potter e Lenticchia. Quella che…
Due mani si chiusero sui suoi occhi freddi come il ghiaccio. Draco avrebbe riconosciuto il profumo di Hermione lontano chilometri. Fiori. Il suo profumo era paragonabile a una giornata primaverile, assolutamente.
Sentì i polpastrelli morbidi della ragazza farsi più stretti e sussurrando un solo “Granger” tornò a vedere.
Si girò.
“Ciao Draco” disse lei sorridendo. Aveva un sorriso smagliante.
Gli lasciò un bacio tenerissimo sulla guancia e in cambio ricevette un piccolo e miserabile sorriso nascosto, ma le bastava. Sapeva che il ragazzo odiava rendersi debole davanti a tutti. Lo faceva solo con lei e Blaise, poche volte.
Quando notò la sigaretta, gli ricordò i suoi doveri di Caposcuola, che era vietato, e che non gli faceva sicuramente bene. Eppure, come poi sottolineò Draco, “All’ultima festa non ti sei fatta tutti questi problemi. O sbaglio?”
Hermione, colpita ed affondata, scrollò le spalle e lasciò perdere quell’argomento. Ormai si era abituata ad avere intorno un’aurea di fumo tra Ginny, Harry e Draco.
“Andiamo a colazione?” chiese lui, circondandole le spalle con un braccio con non-calanche. Lei sorrise, di nuovo.
“Aspettiamo Harry e Ron?”
“Okay, possiamo andare.”
Hermione sbuffò, ridacchiando sotto i baffi. A volte adorava i suoi migliori amici quando battibeccavano. Era divertente, finché non arrivavano agli insulti pesanti.
“Cos’hai alla prima?”
“Mh…” il biondo sembrò pensarci su un po’, “Trasfigurazione. Tu?”
“Erbologia, ci vediamo allora alla terza?”
Lui annuì e finendo la sua sigaretta pensò a quel giorno. Quando era cominciato tutto.
“A cosa pensi?”
“A niente, perché?” rispose Draco, scrollando le spalle.
“Stavi sorridendo, pensavo fosse un bel pensiero. Cos’è, pensavi a me?” disse Hermione, ammiccando e ridendo forte davanti all’alzata degli occhi dell’amico.
“Ti piacerebbe.”
“Cosa? Essere tra i pensieri del Principe delle Serpi? No grazie.”
“Ha parlato la Principessa dei Grifoni…”
Il tono strascicato di Draco lasciava intendere ogni cosa e il nulla allo stesso tempo. Da quanto si preoccupava così tanto per Hermione?
“Qualcosa in contrario?”
Il mento all’insù della ragazza, la schiena rigida e dritta in quel comportamento orgoglioso fino alla punta dei piedi fece scuotere la testa al Serpeverde.
“Al contrario, Principessina.”
“Chiamami ancora una volta così e ti spezzo le costole e ci gioco a baseball.”
“Cos’è il baseball?” chiese lui, confuso.
Lei rise e lasciò l’argomento in sospeso, facendo venire mille dubbi al ragazzo.
Ad Hogwarts, in ogni caso, l’amicizia dei due era ancora uno scoop succulento, sempre sulle bocche di tutti. Pronti ad inventarsi avvenimenti mai successi solo per poter dire “Io lo sapevo!”
Così, passando per i vari corridoi, vederli uno al fianco dell’altro, con quelle posture tanto simili eppure diverse da far togliere il fiato, zittivano tutti.
Lei con lo stemma in bella vista, i capelli arruffati raccolti in una coda morbidissima, gli occhi grandi e dolci. La testa sempre in alto, a ricordare il coraggio e l’orgoglio di un vero Grifondoro.
Lui che non aveva bisogno dello stemma in bella vista, gli occhi freddi come il ghiaccio, la camminata lenta e posata, come se non avesse fatto altro nella vita se non passare davanti a decine e decine di studenti. Spruzzava potere e vanità da ogni poro. Il Principe delle Serpi.
“Vuoi mangiare con noi oggi?”
Lui sbuffò, “Fare colazione con una massa di Grifoni troppo impulsivi? Manco morto.”
Hermione alzò gli occhi al cielo, gli diede una leggera spinta con la spalle e con tono imbronciato lo riprese.
“Mi stai dicendo che sono impulsiva?”
“No, Granger, tu sei impulsiva solo quando si tratta di qualcosa di estrema importanza. Tu rifletti, e poi agisci. Anche se hai poco tempo. Per questo accetto la tua presenza, sotto questo punto di vista appartieni un po’ alla mia Casa.”
 La ragazza era spaccata a metà. Se da un lato voleva urlargli contro che nemmeno una sua microscopica cellula era verde-argento, dall’altra parte le faceva piacere sapere di non essere troppo impulsiva, di non agire senza neanche pensarci. E, sotto sotto, le faceva piacere ancora di più avere qualcosa di simile a lui.
Ma, nonostante questa metà, è ovvio quella che prevalse.
“Io, Serpeverde? Malfoy, cosa hai bevuto stamattina?”
Draco però stette zitto, ben sapendo che anche lei aveva capito.
Entrati nella Sala Grande, si lasciarono con un cenno di capo e un sorriso da parte di Hermione, e poi ognuno si sedette al suo posto.
“Ciao bellezza!”
Ginny era seduta di fronte a lei, come sempre. Con una ciambella tra le mani e il giornale dall’altra. I capelli rossissimi lasciati sciolti sulle spalle e un po’ di trucco ad incorniciare il volto tondo.
“Hey Ginny, come stai? Novità?”
“Niente di niente.” Sbuffò e lasciò il giornale.
“Herm, dovresti davvero valorizzarti di più. Anche solo un po’ di mascara, perché no?”
Da quanto la rossa era stata a Londra con Hermione per qualche settimana due estati fa, si era letteralmente innamorata del make-up. Per sua sfortuna, Hermione l’aveva portata in qualche negozio riguardante quel settore e da lì non se n’era più andata. Aveva passato circa tre quarti d’ora all’interno di un solo negozio uscendo con due buste strapiene di fondotinta, illuminanti, mascara e altre cianfrusaglie varie.
Alla riccia tutto quello non era mai interessato, nonostante dovesse ammettere che sulla sua migliore amica facevano miracoli. Quando si tenevano festini per tutta la sera, la mattina dopo al posto di avere due profonde occhiaie come lei, aveva la pelle perfetta e liscia come il sedere di un bimbo.
“Va bene, ma poco! Evito i tuoi make-up per le feste, sono troppo per me.”
Ginny sorrise contentissima e battè le mani, poi disse “Perché cosa c’è che non va con il mio trucco quando andiamo a qualche festa?”
“Niente, anzi, sei sempre più bella. Con tutte quelle cose che luccicano e ti fanno sembrare una fata, ma io proprio non mi ci vedo. Mi dispiace.” Così, alzando le spalle, chiuse il discorso.
L’amica però si dovette considerare più che soddisfatta, perché iniziò a pensare a cosa applicare sul viso angelico di Hermione.
“Ciao ‘Mione, ciao Ginny!”
Harry Potter salutò le due amiche stampando un bacio sulla guancia ad entrambe, soffermandosi un po’ di più sulla rossa.
Ron, seduto affianco a sua sorella, sorrise ad Hermione e prese a mangiare come se non ci fosse stato un domani.
“Non avete idea di cosa ha accettato di fare Hermione!” disse Ginny, tutta felice.
I due ragazzi si fermarono di colpo e si preoccuparono un poco.
“Hai finalmente deciso di chiudere con Malferret?”
“Hai deciso di lasciar perdere con i ripassi a sera tarda?”
“No, meglio…” continuò Ginny, mentre Hermione alzava gli occhi al cielo e appoggiando i gomiti sul tavolo, scuoteva la testa.  “Ha deciso che si farà truccare un po’! almeno togliamo quelle occhiaie tremende, che ne pensate?”
Ron, con un “Ma sei scema?” riprese a mangiare, considerando la cosa abbastanza indifferentemente.
Harry, invece, si girò sbigottito verso Hermione. “Dovrò fare ancora più attenzione a tutti gli occhi puntati su di te…”
Fece ridere le due ragazze e prima che la bruna potesse rispondergli a tono, un piccolo e candito gufo si posò sulle sue gambe.
Era interamente bianco, con una piccola macchia grigia all’angolo dell’occhio destro. Hermione lo prese tra le mani, era davvero minuscolo e soffice.
“E tu che cosa ci fai qui?” chiese al piccolo uccello, senza ovviamente aspettarsi una risposta.
“Ha un biglietto attaccato alla zampa, ‘Mione!”
La Principessa dei Grifoni si girò confusa verso la sua migliore amica e poi osservò. Aveva ragione.
Dando un po’ di cibo all’animale e slegando il biglietto, questo riprese il volo dopo pochi istanti.
Sulla busta, al centro, c’era un numero piccolissimo, un 10.
La carta rosa antico leggera al tatto conteneva poche righe, scritte in modo elegante e ordinato. Una scrittura che Hermione non riconobbe.
Senza farsi vedere dai suoi amici, con qualche difficoltà, lesse.
“Tutti i giorni son notti per me,
finché io non ti vedo,
e giorni luminosi son le notti
quando mi appari in sogno.”
Ginny, che aveva notato la faccia sorpresa dell’amica, si era sporta per leggere quel misterioso biglietto.
“Merlino…” sussurrò la rossa.
Hermione Granger, stranamente, era zitta. Poche persone e cose avevano il potere di zittirla. Tra queste, c’era la letteratura. E il romanticismo. Mischiate insieme creavano un ammasso di emozioni troppo forti per poter anche solo sillabare.
Quando era stata con Harry, anni prima, era stato certamente tutto bellissimo e perfetto, per quanto potesse essere perfetto a quindici anni. Harry si era rivelato molto dolce eromantico, ma non aveva mai fatto una cosa così galante.
Sentì un sorriso crescerle spontaneo sul volto, e qualcuno, dall’altra parte della Sala, se lo godeva fino in fondo.
Capelli bruni che riflettevano la luce brillante, sorriso luminoso da far invidia a chiunque la stesse osservando. Solo una parola. Felicità.
Hermione riflettè tutto il giorno, con l’aiuto di Ginny, per scovare il suo possibile ammiratore, ma non ne cavò un ragno dal buco. Per non parlare di Harry e Ron. Si erano subito buttati a capofitto nella missione per scoprire a chi appartenesse quella scrittura così distaccata rispetto alle parole che erano impresse. Avevano preso la situazione di petto, con esclamazioni tipo “Sei come una sorella” e “Non posso perdere il posto di primo grande amore.”
 
*
“Oggi ho ricevuto un biglietto” il sorriso sul viso di Hermione illuminava quel tardo pomeriggio.
“Da San Potter? Ti ha scritto che finalmente si è deciso ad andarsene a fancu…”
“No! Draco!”
Si erano recuperati un’oretta da passare al limite della Foresta per parlare un po’ e passeggiare. L’aria era fresca ma non fredda, lasciava respirare aria pulita e profumata.
“Piattola ha rivelato di essere ritardato?”
“Malfoy, smettila.”
Draco si divertiva come un bambino, forse prendere in giro Potter e Weasley era il suo hobby preferito – dopo, ovviamente, il sesso – ma non l’avrebbe mai detto a nessuno. Anche se sospettava che Hermione l’avesse capito.
“Fa vedere” sospirò alla fine, vedendo la sua amica eccitatissima all’idea e dopo pochissimi secondi si ritrovò il pezzetto di carta rosa tra le mani.
“Diavolo, Shakespeare? Poteva scegliere qualcosa di meno banale per la Principessa dei Grifoni… questo è appena accettabile.”
La Grifoncina mese un muso pronunciato, sbuffando e ponendo un ciuffo riccio, che le era caduto davanti agli occhi, dietro l’orecchio. Cominciava anche ad avere freddo. Si strinse nelle spalle.
“Malfoy, comprendo benissimo che tu non possa capire cosa significhi essere romantici dato che pensi al sesso ventiquattro ore su ventiquattro. Ma questo non vuol dire che altre persone al di fuori del tuo mondo non lo siano.”
Draco alzò un sopracciglio biondissimo, prese una sigaretta dalla tasca della giacca e l’accese, “Mi stai dicendo che sei il tipo di ragazza che di giorno salva il Mondo Magico al fianco del Bambino Sopravvissuto e la notte piange davanti a un film d’amore, Granger?”
Lei dovette ammettere a se stessa che effettivamente era così. Purtroppo i film romantici terribilmente tristi la rendevano una fontana, soprattutto alcuni babbani, quelli erano in assoluto i peggiori.
Durante l’estate, nella sua casa a Londra, si trovava spesso da sola la sera a guardarsi qualche film sul divano morbido del suo salotto. Alla fine guardava sempre gli stessi film, e ogni volta si ritrovava con mille fazzoletti in mano impregnati di lacrime.
Ma ovviamente, quello Draco Malfoy non l’avrebbe mai capito. La parola ‘piangere’ non era mai apparsa nel suo vocabolario, essendo stato fin da piccolo convinto di alcuni ideali sbagliati e maschilisti fino al midollo. Fortunatamente ora che era maturo e indipendente, poteva capire cosa era meglio per lui. Ma, ovviamente, Draco Malfoy non avrebbe mai pianto davanti a un film d’amore; forse Draco Malfoy non piangeva mai.
“E anche se fosse?” rispose dopo un po’ Hermione, sciogliendosi i capelli per cercare di scaldare almeno il collo.
“Niente, non mi sembravi il tipo, tutto qua.”
“Certo, a forza di stare con Harry e Ronald le persone si dimenticano anche che io sia una ragazza, figuriamoci se che guardo film d’amore…”
Draco si fermò sbigottito.
“Cosa?”
“Niente” disse lei con un gesto veloce della mano, “Lascia perdere. Dammi quel maledetto biglietto.”
Il Serpeverde per una volta, stranamente, le diede retta e le restituì il biglietto senza dirle nulla. Per quella volta, se l’era scampata.
Hermione rabbrividì ancora una volta, infilando il biglietto nella sua borsa, e si maledisse mentalmente per non aver preso una giacca.
“Copriti.”
Malfoy si era sfilato la giacca, tenendo la sigaretta sigillata tra quelle due labbra sottilissime e chiare, e gliel’aveva offerta così, come se nulla fosse. Hermione lo guardò un po’ stranulata, non era abituata a persone così galanti e ben educate.
“Ho visto che avevi freddo, Mezzosangue, su” disse dopo un po’ dato che la ragazza era rimasta in silenzio.
La Grifoncina la presa, sorridendo al ragazzo e infilandosela piano, cercando di annusare il suo profumo forte per più tempo possibile. Amava il profumo di Draco. Sapeva di menta e tabacco. E i suoi capelli più chiari del grano, sapevano di mandorle. Aveva usato il suo shampoo una volta, e da quel momento in poi se ne era innamorata.
“Grazie mille…” un lieve rossore imporporò le guance della ragazza, che abbassò i suoi occhi dorati.
Draco presa un lungo tiro dalla sigaretta, prima di rilasciare fuori il fumo dalla bocca in un modo più che sexy.
Hermione si maledisse di nuovo. Malfoy non era sexy. Era bello. No… non era bello. Cercò di togliersi quei pensieri dalla testa quando il biondo esclamò “Non sarò romantico, Granger, ma sono un gentiluomo.”
Prima che la ragazza potesse sorridergli di nuovo, aggiunse un “Mica come quel Potter…”
 

 
Ciao a tutti!
spero che il primo capitolo vi sia piaciuto!
Fatemi sapere con una recensione o un messaggio, mi farebbe davvero molto piacere.
Continuo presto, promesso.
Chiara x
   
 
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