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Autore: kkochon    24/06/2017    0 recensioni
Avete mai sentito parlare del buio? Harry Styles sì, ne aveva sentito parlare, e lo aveva anche conosciuto da vicino. Era caduto in un baratro dal quale non riusciva più a rialzarsi a causa della sua pazzia. Già, Harry era pazzo e viveva nella sua stanza buia. Cos'era per lui il buio? Il suo migliore amico dal momento che ormai aveva imparato a conviverci.
Ma cosa succederebbe se un giorno Louis arrivasse a casa sua come nuovo maggiordomo e accendesse finalmente la luce della sua stanza e, forse, anche della sua vita?
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Oh, si accomodi pure."
Una voce abbastanza profonda penetrò il muro di oscurità che vi era nella stanza.
"Io sono Harry, Harry Styles, non sia troppo scettico alla luce. Il buio è di natura sia naturale che umana. Penso che riesca a trasmettere qualcosa in più della luce. Le cose migliori e le peggiori nascono al buio. Non lo trova affascinante?"
"Ehm, sì."
Mormorò Louis di risposta. In realtà avrebbe voluto allungare la mano verso il primo interruttore ed accendere tutte le luci esistenti di quella stanza. Considerato il fatto che ve ne fossero.
  "Qualcosa mi dice che lei non è d'accordo con me. La natura umana non è capace di comprendere questo mio amore per il buio. Non è il primo a pensarla diversamente. È inutile fingere, la pagherò ugualmente anche se la sua opinione sarà diversa dalla mia, non si preoccupi."
Nel sentire quelle parole quasi sospirate Louis sorrise distraendosi subito dal suo desiderio di luce.
"Beh, allora deve sapere la mia opinione." Annunciò con forse troppa enfasi. "Io penso che il genere umano preferisca la luce per il semplice motivo che senza essa non esisterebbe la vita e lei sa come l'uomo abbia paura della morte."
"Ah, la morte, penso debba essere la fase più bella della vita. Si abbandona tutta la falsità e la crudeltà di questo mondo per andare verso un posto migliore. Sentire la propria anima lasciare il proprio inutile corpo dev'essere altrettanto affascinante. Mi piacerebbe sapere com'è il mondo che ci aspetta dopo la morte, il mio unico timore è che sia un luogo illuminato."
"Giustamente." Pensò divertito Louis. Poi chiese: "Lei vuole morire?"
"Voglio provare nuove esperienze, è abbastanza diverso dal voler morire. Quando l'anima lascia il corpo non vi è una vera morte. Penso che la vera morte riguardi l'animo e io non voglio che la mia anima muoia."
Il giovane rimase in silenzio riflettendo sulle parole dell'altro, non riuscendo a capirne il significato.
Ma c'era davvero un significato che persone diverse da quel tipo potessero capire?
"Credo... Credo che nessuno lo voglia, signore. Però la luce... non che credo sia una cosa così negativa come crede."
Rispose infine, non sapendo che altro dire.
Nella stanza regnò per qualche secondo il silenzio, poi la solita voce risposte: "La luce è il vero buio. Ha mai pensato al perché le persone giudichino? Perché la luce permette loro di vedere solo l'aspetto esteriore di quelle persone, quell'aspetto che tutti si occupano di curare. Penso invece che il buio sia la vera luce. Al buio si ha la libertà di dire quel che si pensa, di parlare e di farsi giudicare per quel che si è, non per come si è. Esattamente come stiamo facendo io e lei in questo momento."
"Sí, ha ragione lei." Ammise alla fine Louis non potendo più protestare. Messo secondo quel punto di vista quel tipo aveva sicuramente ragione.
"Nonostante questo io preferisco ancora la luce alla buio."
"Perché non lo conosce, io che ormai ci convivo da tempo posso dirle che è meraviglioso."
  Louis non rispose. Entrò finalmente nella stanza e, con le braccia teste in avanti, cercò una poltrona o un divano sul quale sedersi.
Nel momento in cui toccò lo schienale liscio di una poltrona vi si sedette pregando di non essersi imbattuto nell'unica poltrona occupata. Ma una volta seduto senza nessuna complicazione di rilassò.
"Come si chiama?"
Gli chiese la voce roca ora molto vicina.
"Louis. Louis Tomlinson, signore."
Rispose.
"Louis, bel nome. È francese, ha quella musicalità tipica della Francia."
"Lo è ma io sono completamente inglese."
"Mi permetti di darti del tu? Da dove vieni?
"Certo. Da Londra, signore."
L'altro sospirò malinconico prima di rispondere.
"Mai vista prima, ma ne ho sentito parlare. Io vengo da Holmes Chapel, anche se non la vedo da davvero tanto tempo, ormai abito in questo posto isolato da tanto, tanto tempo. Dammi del tu anche te, ti prego."
E dopo quelle parole, per qualche minuto, il silenzio tornò a far da padrone.
  Fu il ragazzo nell'ombra a riavviare la conversazione, con una domanda abbastanza buttata sul momento, come se avesse un gran bisogno di poter finalmente parlare con qualcuno. "E quanti anni hai?"
"Ventitré, tu?"
"Quasi venti. Perché vieni così giovane a fare da balia ad un pazzo?"
Louis ridacchiò senza una vera ragione, forse solo perchè in quello stesso momento se lo stava chiedendo pure lui.
"Ho bisogno di soldi, come tutti i giovani. E poi non avevo da anni una conversazione intelligente come quella che abbiamo appena fatto, la cosa mi ha reso molto felice."
L'altro sbuffò prima di rispondere in tono abbastanza scocciato: "Se ne vanno tutti dopo meno di un mese, andrai via anche tu."
"Non credo."
"Staremo a vedere."
Gli occhi azzurri del ragazzo si illuminarono appena. "È una scommessa, per caso?"
"Gioco in casa, Louis."
"Allora permettimi di togliermi un piccolo sfizio... posso guardarti in faccia?"
Chiese Louis già pronto ad alzarsi per poter finalmente accendere le luci.
"A cosa ti serve vedermi? E se cambiassi opinione dopo averlo fatto?"
"Non credo che possa succedere."
Insistette ancora. La curiosità aveva sempre occupato sua grande parte del suo carattere, come la testardaggine.
Non vi fu comunque nessun tipo di risposta, così Louis si alzò, cercando di ritrovare il muro. Una volta trovato a carponi iniziò a tastare il muro alla ricerca di un interruttore. Quando la luce illuminò la stanza un ragazzino ben vestito, seduto a gambe incrociate su una poltrona, si coprò gli occhi con le braccia infastidito. I ricci scuri ricaddero in avanti e dalla sua gola uscì un gemito contrariato.

 

   
 
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