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Autore: Writer96    24/06/2017    5 recensioni
Dopo aver dimenticato un telefono per tre ore all'interno del freezer, Lily Evans - vent'anni, studentessa di chimica, fotografa per hobby e disordinata cronica- sa che nulla potrà salvarla da Alice e dallo spettacolo teatrale a cui l'amica vuole assolutamente trascinarla in veste di "fotografa ufficiale".
Quello che ancora non sa è che da quello spettacolo in poi, la sua vita è destinata a subire una svolta improvvisa.
Perché è giunto il momento, per Lily, di dimenticare Fabian e lasciare andare un passato doloroso che ancora la tormenta e non le da pace, esattamente come James Potter, artefice di buona parte delle sue disgrazie ed idiota patentato che continua a spuntare ovunque con quella sua solita e immutata aria da pallone gonfiato.
Tra felpe forse un po' troppo estrose, piccoli quaderni di appunti, spettacoli teatrali e continui e mai definitivi addii, si susseguono i drammi quotidiani e sinceri di una generazione che cerca solamente di imparare come essere adulta.
E magari, anche come amare.
I personaggi appartengono a JKR ma le vicende narrate sono originali e di mia invenzione
Presente anche la copia non-fanfiction su Wattpad!
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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8. Anche se saresti interessante con un vestito di paillettes addosso



E non è che io cerchi un qualcosa di speciale. Non è che io voglia una vita sistematicamente
E non è che io cerchi un qualcosa di anormale. Non è che io voglia una vita spaziale…”
E non è che io cerchi un qualcosa di…”

Lily alzò la testa con uno sbuffo e chiuse il piccolo quaderno nero con un tonfo, posandolo con malagrazia sotto la scrivania. Stava studiando da qualche ora un argomento di fisica che non riusciva proprio ad entrarle in testa e, all’improvviso, le era venuta in mente una di quelle frasi perfette che ogni scrittore sogna di poter scrivere, un giorno. Aveva afferrato immediatamente il quaderno nero e si era armata di penna, nel tentativo – vano – di correre dietro ai propri pensieri, e l’unica cosa che aveva ottenuto era stata una serie di frasi banali, scontate e illogiche, che non suonavano minimamente come quella che aveva in testa.
L’esame di Biochimica si avvicinava paurosamente e lei non riusciva a smettere di pensare all’esame che avrebbe dovuto dare subito dopo, un Fisica II che le pesava sullo stomaco come un macigno. Le ultime lezioni erano state disastrose ed ogni suo tentativo di capire qualcosa si era fermato quando nelle formule avevano iniziato ad intervenire un numero troppo alto di lettere appartenenti ad un alfabeto diverso da quello inglese.
Si prese la testa tra le mani e sospirò pesantemente, alzandosi per andare a preparare l’acqua per una qualche tisana, che avrebbe dovuto quantomeno riscaldarla in quei giorno incredibilmente piovosi e freddi. In quel momento suonò il campanello e la voce lagnante e vagamente rauca di Alice si levò da dietro la sua porta, chiedendo a Lily di andare ad aprire perché lei doveva ancora finire “quel cazzo di paragrafo”.

Lily si trascinò di mala voglia fino alla porta, cercando di sistemarsi i capelli legati fino ad allora in una coda storta e si accostò allo spioncino giusto in tempo per vedere un lampo giallo evidenziatore entrare nel suo campo visivo.
« Oh, ciao, Maree, entra pure » esclamò, un secondo prima di aprire la porta. I capelli riccissimi dell’amica entrarono nel raggio visivo di Lily per primi, non appena Mary si lanciò su di lei per stringerla in un abbraccio affettuoso, un secondo prima di marciare allegramente in direzione della camera di Alice, spalancando la porta senza tanti complimenti.
« Ciao, amiche secchione, sono venuta a dirvi una cosa » esordì, sedendosi sul letto di Alice dopo aver spostato un paio di libri dall’aria minacciosamente grossa, straripanti di foglietti e di post it. Lily si appoggiò alla soglia, osservando con un sorrisetto l’espressione di pura sorpresa mista ad indignazione che stava andando formandosi sul volto di Alice.
« Mary, cosa ci fai qui? » bofonchiò dopo un po’, prima di alzarsi per andare di corsa a recuperare i propri libri, in modo che Mary non li potesse in alcun modo sgualcire, intenta com’era a muoversi sul letto per cercare di sedersi più comodamente.
« Te l’ho detto, sono venuta a dirvi una cosa »
« D’accordo, Mary, cosa vuoi esattamente dirci? » chiese Lily, lanciando un’occhiataccia ad Alice che stava già per ribattere animatamente. In periodo di esami era facilmente suscettibile e anche piuttosto pronta a brontolare contro tutti e Lily la conosceva abbastanza da sapere che sarebbe bastato un nulla per farla scoppiare, iniziando a blaterare cose senza senso.

« A Capodanno avete da fare » esclamò Mary, guardandole negli occhi con una certa malizia.
« Non lo so ancora, che cosa faremo, probabilmente io starò con Frank e Lily tornerà a casa, come abbiamo fatto l’anno scorso… Tu che cosa farai? » chiese Alice, guardando l’amica con una certa curiosità, visto che Mary aveva iniziato a scuotere la testa e a sbuffare platealmente.
« Sono venuta qui a dirvi una cosa, non a chiederla, hai presente la differenza, Ali? Intendevo dire che Capodanno, quest’anno, lo passeremo tutti insieme, perché io e una mia amica organizzeremo la festa più bella di sempre e voi non potete mancare »
Mary sorrideva così tanto che Lily scoppiò a ridere di rimando, contagiata da quella botta di allegria improvvisa e quasi del tutto fuori luogo. Erano ormai gli ultimi giorni di Novembre, e il Capodanno sembrava ancora una cosa lontana, dall’altro lato di un baratro profondo all’interno del quale sguazzavano esami e regali di Natale ancora da comprare.

« Beh, io dovrei sentire Frank, magari… -
« Guarda che abbiamo invitato tutto il gruppo di teatro, ovviamente, quindi Franky Boy non può mancare e non mancherà di certo. Andiamo, sarà divertente! C’è questa mia amica che è proprio qui di Londra ed ha una casa davvero fantastica e non possiamo assolutamente mancare a questa festa! »
Mary era così felice e così convinta delle proprie parole che non si accorse dello sguardo improvvisamente sfuggente di Lily, né del modo in cui le sue spalle si irrigidirono impercettibilmente.
« Mary, mi dispiace smorzare il tuo entusiasmo, ma io devo tornare a casa… E’… una tradizione, per me, passare il Capodanno tutti insieme al mio paese e io posso rivedere i miei amici di lì solo in poche occasioni, quindi credo che… dovrete raccontarmi tutto dopo » sussurrò Lily, con gli occhi bassi e le labbra piegate in una smorfia.

Prima che succedesse il disastro, Lily aveva amato il Capodanno: aveva amato il fatto che unisse l’inizio di un qualcosa di nuovo, la possibilità di passare letteralmente attraverso il tempo avendo accanto le persone a cui voleva più bene e il festeggiare qualcosa di normalmente scontato e quasi invisibile, come il passaggio da un giorno all’altro.
Lily aveva avuto Severus al suo fianco per anni, come una presenza costante e sicura alla quale stringere la mano nel momento in cui il conto alla rovescia stava per terminare, tutti stappavano gli spumanti e una marea di bicchieri si levava verso l’alto, pronta a brindare ad un futuro paradossalmente vicino ed attuale.
Poi era successo quello e il mondo le era crollato addosso, mentre sua sorella smetteva anche solo di fingere di augurarle “Buon Anno Nuovo” e James Potter iniziava a guardarla in quella maniera compassionevole e pietosa, che sarebbe sparita solamente dopo l’ennesima, feroce e distruttiva litigata.
Poi le cose erano iniziate ad andare male e a Lily era rimasta come unica possibilità quella di continuare tutto nel tentativo di non rompersi ancora di più.

« Non puoi… Saltarlo? Almeno quest’anno! Sarà una festa bellissima, piena di gente e prometto che io sarò abbastanza sobria da non andare in giro vomitando prima ancora di mezzanotte! » esclamò Mary, balzando in piedi e afferrandole la mano nel tentativo di convincerla a cambiare idea. Lily scosse impercettibilmente la testa e i suoi occhi incrociarono per un istante quelli di Alice, che tossicchiò brevemente per cercare di ottenere di nuovo l’attenzione di Mary.
« Mary, non sei felice di avere me e Frank come ospiti d’onore? Cos’è, non ti bastiamo più? »
Mary, Lily lo capì subito, era troppo furba per lasciarsi abbindolare da una frase del genere e scosse la mano in direzione di Alice senza neanche darsi la pena di rispondere. A prima vista, Mary McDonald sarebbe potuta sembrare una ragazza superficiale, blandamente allegra e priva, in realtà, di un qualunque spessore che andasse oltre i suoi maglioni eccentrici e le sue scarpe di colori diversi, ma bastava parlare con lei per qualche minuto e si rimaneva affascinati dal suo modo, perfettamente coerente con se stesso, di percepire il mondo, la vita e le relazioni interpersonali.
« Senti, Lily, davvero, se è per Fabian che non vuoi venire io… Ti prometto che te lo terrò lontano »
« Io e Fabian in teoria siamo rimasti amici, Maree, non c’è bisogno che…-
Lily fu bruscamente interrotta dall’occhiataccia di Mary e si trovò costretta a tacere mentre l’amica sollevava un dito contro la sua faccia con fare incredibilmente deciso.
« Senti, abbiamo già parlato della questione Fabian e abbiamo accettato il fatto che tu creda di averla superata ampiamente, ma io ne ho parlato con Gideon e sinceramente siamo un po’ preoccupati per te! »
Lily spalancò gli occhi, mentre un’espressione confusa andava formandosi sul suo volto pallido.
« Ma che… Tu e Gideon avete cosa? »
« Lily Evans – iniziò Mary, sistemandosi di nuovo sul letto e allungando i piedi per togliersi le scarpe – Gideon Prewett è un ragazzo carino che apprezza incredibilmente e sinceramente il mio vestiario e che non si scandalizza davanti al mio nome completo. Tu credevi davvero che io non mi sarei immediatamente impegnata a diventare sua amica? E’ una così carina che sto valutando se innamorarmene o meno »
« Tu sei fuori di testa » se ne uscì Alice, con una sincerità tale che Lily quasi si strozzò nel tentativo di non ridere.
« Non sono fuori di testa, sono molto più pratica di Lily, ad esempio, che si fa mille paranoie e che non riesce a staccarsi dalle cose come dovrebbe. Gideon ti conosce, Lils, e so per certo che non eri così, fino a qualche tempo fa. Non che tu ora non vada bene, assolutamente, io ti adoro e sono ancora convinta che tu debba boicottare la tua famiglia, questo Capodanno, ma vedo che ti manca qualcosa: è come se tu fossi bloccata, fossilizzata in una sorta di dolore interno e non riuscissi ad uscirne e mi fa male vederti così, soprattutto sapendo che la causa è, in parte, Fabian » disse Mary, la voce sinceramente contrita e gli occhi che raccontavano un vivido dolore e un qualche struggimento interiore. Lily cercò di sorridere, essendo pienamente consapevole del fatto che ferite come le sue dovevano apparire più evidenti che mai agli occhi di una persona come Mary.

Lei sarebbe voluta essere la stessa Lily di un tempo, ma non aveva né l’intenzione né tanto meno la presunzione di provare a cambiare: sapeva perfettamente che ciò che era stato non sarebbe tornato e, ancor di più, sapeva che ciò che aveva passato le sarebbe rimasto incollato alla pelle in maniera indelebile.
« Mary, non è solo Fabian. Io ho… Una famiglia complicata. Mia sorella mi odia e… - fece una pausa profonda, nel tentativo di controllare la voce in modo da risultare più tranquilla di quanto già non fosse - … E quello che era il mio migliore amico è stato spedito in un centro per la tossicodipendenza per colpa mia, indirettamente »
Nella stanza calò un silenzio tombale. Alice aveva le lacrime agli occhi e prima che chiunque potesse dire qualcosa si alzò di slancio e abbracciò Lily, stringendola con forza come se quel gesto avrebbe potuto tenere insieme tutti i suoi pezzi. Le mormorò all’orecchio un “Non è stata colpa tua e se anche lo fosse stata, sarebbe comunque la cosa migliore che qualcuno avrebbe potuto fare per lui” che era già stato detto troppe volte e le accarezzò i capelli, mentre sperava, intimamente, di non dover di nuovo fare i conti con il fantasma che assaliva Lily ogni volta che veniva trattato quell’argomento.
« E’… - la voce di Mary era rauca e quasi atona e le parole le uscivano a fatica dalla gola - … E’ Piton? Quel Piton? Non posso… »
Lily sobbalzò e girò la testa, senza districarsi dall’abbraccio di Alice, e fissò con insistenza Mary, nel tentativo di comprendere per quale dannato motivo lei conoscesse Severus.

« Me ne ha… Parlato James » ammise poi, le labbra strette e l’espressione contrita. Lily fece un gesto secco e Alice si allontanò da lei giusto in tempo per vedere gli occhi dell’amica riempirsi di un’ira perfettamente intellegibile.
« Ovviamente te ne ha parlato. Perché non vantarsi ancora un po’ di aver rovinato la vita alle persone, eh? Perché non andare in giro ad esaltare il proprio animo caritatevole e la sua stupida giustizia? Perché non impicciarsi, ancora una volta, delle vite degli altri? » urlò lei, la disperazione sempre più palpabile nelle sue parole. Il silenzio calò di nuovo, mentre il rimprovero lampeggiava negli occhi di Alice in direzione di Mary e per qualche secondo l’unico rumore nella stanza furono i respiri affannosi di Lily.
« Lily, giuro di star dicendo la verità, te lo giuro su me stessa, su tutto ciò che vuoi – esordì Mary, alzando le mani e guardando fissamente Lily negli occhi – James mi ha parlato di questa cosa piangendo. Ha pianto, Lily, e ha detto di essersi sentito una persona orribile, quella volta. Dice che si sente ancora in colpa per aver rovinato un’amicizia, anche se continua a sostenere che comunque qualcuno avrebbe dovuto guardare in faccia la realtà e prendere provvedimenti. Non ha mai, mai fatto nomi. So che si tratta di Piton solo perché, una volta, ho colto una conversazione con Sirius. Ma ti giuro, non se n’è mai, mai e poi mai vantato »
« Non posso credere che lui abbia pianto. E’ andato avanti per secoli, gonfio come un galletto e tutto fiero del suo gesto » sputò fuori Lily, mentre un tremito feroce la assaliva, impedendole di pensare razionalmente. Ancora una volta, la sua vita e la sua realtà sembravano voler apparire all’improvviso diverse e sfaccettate, lontane dall’ordine precostituito che avevano faticosamente ottenuto.
« Non ha pianto in quel momento, Lily, anche perché allora non lo conoscevo. Ma qualche mese fa sì, e ti assicuro che non è la persona che credi tu, nonostante si sforzi di dimostrarti il contrario »

Lily rimase in silenzio. Avrebbe voluto dire qualcosa -una cosa qualsiasi, pur di cavarsi dall’impiccio di dover prendere in considerazione le parole di Mary, pur di non dover vedere lo sguardo sincero dell’amica, pur di non dover tornare con la mente a quel disastroso ventotto maggio, quando tutto era finito- eppure non riusciva a pensare a nulla, la mente bloccata in un turbinio di parole che si agitavano convulsamente.
« Mary, io capisco che tu sei amica di James, davvero. E capisco che non puoi conoscere questa storia così come la conosciamo noi, ma ti prego… »
« Festeggerò Capodanno con voi, credo. Posso mandare un messaggio a mamma. Spiegarle il fatto che vorrei stare con i miei nuovi amici. Posso farlo. Sarà facile »
«… non tirare mai più fuori l’argomento » Alice terminò la frase sottovoce, guardando Lily con gli occhi spalancati, una mano ancora tesa in direzione di Mary, che sembrava ancor più confusa di lei.
Alice, in tanto tempo, non aveva mai visto Lily reagire in quel modo al discorso Severus. Solitamente, l’amica reagiva chiudendosi in una sorta di mutismo insondabile, che si risolveva solo qualche ora dopo, con un paio d’occhi pieni di lacrime trattenute a stento e qualche tazza di tè di troppo.
« Ho festeggiato Capodanno con loro per troppi anni. E’ giunto il momento che, sì, insomma, io mi stacchi dal nido familiare e tutto il resto, giusto? » continuò Lily, chiudendo gli occhi per un secondo di troppo e tradendo così l’inganno che l’atteggiamento perfettamente posato e pacato celava. La sua mano si allungò verso il braccio di Alice, lasciando che le dita si stringessero intorno al suo polso, e si sforzò di sorridere in direzione di Mary, che parve cogliere al volo la delicatezza della situazione, tanto da sorridere dolcemente di rimando prima di rispondere alle due amiche.
« E’ il momento che tu ti ubriachi come si deve, Evans, e ti metta un vestito pieno di paillettes, Santo Cielo! »
 
 

« Lils… - la voce di Alice giunse attraverso la porta socchiusa della camera e Lily si affrettò a chiudere il quaderno nero, buttandolo da qualche parte all’interno di un cassetto – …Ne vuoi parlare? »
« C’è qualcosa che si può dire che non sia già stato detto? » chiese sarcasticamente in risposta, avvicinandosi alla porta per aprirla. Non sentì il sospiro di Alice, né la vide stringere le labbra in maniera disperata, come solo le vere amiche di fronte ad un dolore ingestibile sanno fare. Non la sentì né la vide, ma percepì, chiara e forte, la sua presenza rassicurante al di là della porta.

« Potter piange. Di questo non avevamo mai discusso »
« Potter è un emerito coglione, Lice »
« Statisticamente approvata, come cosa, ne siamo tutti consapevoli. Ma piange. Dovremmo parlare di questo fatto »

Lily si spostò mentre Alice entrava in camera, una tazza di tè tra le mani e un sorriso gentile sul volto struccato. Indossava un pigiama orribile, di vecchissima data, e aveva i capelli sporchi tenuti su con un mollettone, eppure, di fronte a lei, Lily non poté fare altro che sentire il suo cuore sciogliersi leggermente.
« Vaniglia. Siamo in un momento tanto delicato quanto la mattina alle sette e trenta di un giorno invernale » spiegò Alice porgendole la tazza, sfoderando la conoscenza intima delle più piccole abitudini della coinquilina.
« Due cucchiai di zucchero? »
« Due e mezzo »
Lily rise e si sedette sulla scrivania, scansando leggermente i fogli pieni di appunti.
« Credo dovresti accettare il fatto che, così come sei cresciuta tu, anche lui lo è. Tu vedevi la portata di questa vicenda già anni fa, lui probabilmente ha iniziato a rendersene conto solo ora. Sicuramente non è più la stessa persona che era prima, quindi non comportarti come si comporterebbe il vecchio Potter, ora, e concedigli il beneficio del dubbio. Stai sprecando energie in un odio che, in primis, corrode te e la tua serenità »
Alice aveva parlato con sicurezza, osservando Lily mentre cercava inutilmente una scappatoia a ciò che lei le stava dicendo in quel momento. Si trattava della pura e semplice verità – Lily si stava avvelenando da sola, rimanendo attaccata ad un passato che non sarebbe mai più riuscita a cambiare. Chiedeva a James di crescere, ma la prima a dover lasciare le sicurezze di quei ricordi dolorosi era proprio lei, ed era ora che se ne rendesse conto.

« E’ che… odiare lui dava un senso a tutto quello che è successo. Mi permetteva di scaricare il senso di colpa. Se odio Potter non sono costretta a chiedermi se avrei potuto fare di più, se avrei potuto essere un’amica migliore. Se odio Potter posso fingere di non pensare a ciò che è successo »
« Ma è successo, Lily. Devi andare avanti. Devi farlo per te stessa, smettila di imprigionarti da sola… E’ come con Fabian. Sei tu che rimani ancorata alla vostra storia con le unghie e con i denti, senza accettare una realtà che sì, non sarà meravigliosa, ma che è reale, intanto. Muoviti. Buttati »
Lily sorrise alle parole dell’amica e sentì le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi, mentre una stanchezza profonda si impossessava di ogni fibra del suo essere. Non disse niente, si limitò ad accostare la tazza alle labbra e sorseggiare delicatamente il tè, mentre Alice capiva che per quella sera non avrebbe avuto risposta. Rimasero in silenzio per un po’, poi l’arrivo di un messaggio da parte di Mary costrinse Alice a scoppiare a ridere e interpellare l’amica.

« Mary conferma che la festa si farà e aggiunge, nel messaggio successivo, che il vestito con le paillettes devi mettertelo, anche a costo di fartelo indossare a forza, sappilo! »
« Solo se tu ti metti uno di quei ridicoli cappellini con l’elastico, però, Prewett »
« Ma sì, perché no? Frank potrebbe anche apprezzarlo, in abbinamento con il completino rosso che sto pensando di comprare per l’occasione… »
 
 





« James? »
« Uh? »
« Mi ha scritto Mary. Dice, testuali parole : Capodanno si farà, sarà una bomba, tutti quelli della lista tranne Allan Jones hanno confermato la loro presenza, quindi aspettati il Capodanno più bello della tua vita. Oh e c’è anche un adorabile post-scriptum che ti interesserà molto! »
James spense lo schermo del proprio telefono con un gesto stizzito e cercò di concentrarsi su ciò che Sirius gli stava dicendo e non su ciò che aveva appena letto.
«Mi interesserà molto? »
« Oh, e, Lily, il vestito con le paillettes devi mettertelo, anche a costo di fartelo indossare a forza, sappilo! Ops, scusa, Black, era per Lily, non per te. Anche se saresti interessante con un vestito di paillettes addosso!” »
La risata di Sirius squarciò l’aria e James cercò di capire se la stretta che provava allo stomaco in quel momento fosse dovuta al contenuto dei messaggi di Marlene che gli erano appena arrivati (“Pranzo insieme domani? Dovremmo proprio farlo”) oppure alla consapevolezza che avrebbe potuto passare la notte di Capodanno in compagnia di una Lily Evans con addosso un vestito di paillettes.
 
 
 
 
 
 
 
E’ che non è che io voglia per forza un futuro perfetto. E’ che vorrei solo smettere di vedere la perfezione in ciò che è passato.







Writ's Corner

PERDONATEMI PER IL RITARDO, davvero, perdonate una povera piccola Writ disagiata che dovrebbe solo essere presa a botte in testa.
Ho finalmente finito questa sessione dando un esame a dir poco immenso (e immensa soddisfazione è derivata dall'averlo superato al meglio, per fortuna)
Devo innanzitutto ringraziare chi non mi ha abbandonata e ha recensito, mandandomi il suo supporto e la sua forza. Davvero, siete meglio di qualsiasi portafortuna. <3

Il capitolo di oggi spiega tante tante tante cose, compresa, in parte, anche quella famosa cosa lì. Che ne pensate? Ve l'immaginavate?
E che ne pensate di Alice e Mary e del Capodanno? 
   
 
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