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Autore: Jordan Hemingway    29/06/2017    4 recensioni
Scarborough, costruita intorno a una Fiera.
Una città di creature magiche dove la magia è proibita, dove è possibile trovare l'impossibile, dove chiunque può entrare ma pochi possono uscire indenni.
“Dadi truccati?” La domanda fu accompagnata da un calcio tanto violento quanto improvviso.
“Una ragazza deve pur prendere delle precauzioni.” Riuscì a boccheggiare la giovane donna prima di sputare un grumo di sangue sul pavimento sporco.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9
La Porta si stagliava contro il rosso del tramonto.
Tutto quello che la separava dall’uscita della Fiera era una spianata di terra e di sassi, dopodiché la libertà la aspettava a braccia aperte.
Sempre che non venisse afferrata dalle altre braccia che in quel momento si tendevano alle sue spalle.
 
“E’ finita, arrenditi!” Le lame di energia di Saint-Clare non le lasciavano tregua. Cecilia saltò di lato, evitando per un soffio una pallottola.
Lord Lucas, in piedi sulle rovine del caravanserraglio, abbassò il fucile per ricaricarlo. Le sue guardie erano già lanciate all’inseguimento, ma il faerie non aveva timori in proposito: Cecilia non poteva più scappare.
 
Ancora uno sforzo, uno solo.
Ormai Cecilia si reggeva in piedi solo per pura volontà. Se fosse riuscita a uscirne viva avrebbe evitato qualunque esercizio fisico per un tempo molto lungo.
La borsa che portava a tracolla sbatteva sulla sua schiena, rallentandola. Non era ancora il momento di lasciarla andare.
La Porta era a qualche metro di distanza.
 
Poteva sentire le urla di Saint-Clare e le imprecazioni delle guardie della Casa Cremisi: a quanto sembrava Lucas, a differenza dei Mercanti, aveva deciso di occuparsi di persona del piccolo furto da lei perpetrato ai danni di Agatha.
 
Mancava qualcuno.
L’elemento più importante. Inconsciamente Cecilia rallentò il passo.
“Arrivare fin qui per nulla.” L’odore nauseante le riempì gli occhi di lacrime. “Un vero peccato.”
Dalle soglie della Porta Jaehem comparve davanti a lei, seguito dai suoi faerie.
Vedendosi sbarrata la via Cecilia tentò una finta, ma fu bloccata e ridotta in ginocchio da Jaehem in persona.
 
“Ricorda, il contenuto della borsa è mio.” Lucas aveva raggiunto il gruppo.
Saint-Clare si lasciò cadere a terra ansimando. “Che cosa c’è di così importante in quella borsa?”
“La cosa non ti riguarda, Guardiano.”
 
Jaehem li ignorò e, afferrata Cecilia per i capelli, le sollevò la testa con uno strattone.
“Come ci si sente a perdere?” Sussurrò.
Fu allora che la ragazza sorrise.
“Dovresti dirmelo tu.” E con le sue ultime forze afferrò Jaehem e saltò – o meglio, rotolò – con lui al di là della Porta.
 
Are you going to Scarborough Fair?
 
Nel fare questo la borsa si aprì e il contenuto si sparpagliò attorno ai due.
“Rosmarino?” Saint-Clare annusò perplesso l’aria. “Ti stai davvero dedicando alla cucina, Cecilia?”
“A volte mi chiedo quali siano i criteri di selezione per i Guardiani.” Lucas iniziò a correre verso la Porta.
 
 
Tell her to make me a cambric shirt,
Parsley, sage, rosemary and thyme,
Without any seam nor needlework,
And then she'll be a true love of mine.
 
Saint-Clare guardò meglio quel che giaceva attorno a Cecilia e Jaehem: una camicia rossa senza cuciture, un ramo secco, sacchetti di erbe aromatiche.
E la consapevolezza lo colpì come se fosse stato travolto da un olifante.
 
Tell her to dry it on yonder thorn,
Parsley, sage, rosemary and thyme,
Which never bore blossom since Adam was born,
And then she'll be a true love of mine.
 
“Che cosa credi di aver risolto, stupida?” Jaehem afferrò i polsi di Cecilia. “La mia magia è superiore a quella di una mezzosangue. Non hai nessuna speranza.”
“E chi ha mai parlato di fuggire?”
 
Un vento innaturale fece volteggiare le erbe aromatiche attorno a loro.
“Che cosa…?” Jaehem lasciò andare Cecilia ma le sue gambe sembravano ancorate al suolo: abbassato lo sguardo si accorse della camicia rossa come il sangue sotto i suoi piedi. Un pezzo unico, senza cuciture visibili, dal quale si alzavano volute di fumo.
 
Spalancò gli occhi, cercando di radunare a sé la propria magia. Inutilmente.
Cecilia raccolse il ramo secco. “Con i più cari saluti da parte di mia sorella Malvina.” E con queste parole conficcò il ramo nel cuore di Jaehem.
 
 

Quando il fumo si dissolse accaddero alcune cose.
La prima fu l’arrivo di Lucas giusto in tempo per vedere evaporare del tutto la camicia di Agatha. Il faerie si lasciò cadere in ginocchio.
“Anni per trovarla e tu l’hai consumata così…”
Cecilia si strinse nelle spalle. “Che senso aveva farla indossare ad Agatha? Avete abbastanza clienti da poter fare a meno di una camicia incantata.”
“Quella era la camicia del Primo Cavaliere Elfico[1]!” Sbottò Lucas. “Ne esisteva una e una sola, e tu l’hai distrutta. Perché?”
“Perché anch’io ho una sorella. E piuttosto intelligente.”
 
 

La stessa stanza, gli stessi arredi, le stesse carte impolverate nell’angolo.
La persona nel letto aveva smesso di sudare, il tremito era sparito. Gli incubi erano cessati: la voce che per mesi le era risuonata nella testa portandola quasi alla follia era scomparsa, il fuoco nelle vene non bruciava più.
Ora Malvina dormiva profondamente, il tipo di sonno che accompagna una guarigione, e sorrideva.
Come se stesse gustando qualcosa di particolarmente squisito.
 

 
“Ha invertito l’incantesimo del Gancanagh.” Anche Saint-Clare li aveva raggiunti. “Quando si sveglierà sarà Jaehem a cedere le proprie energie vitali all’umana da cui le assorbiva.” Indicò il corpo del faerie ancora privo di sensi: il ramo che spuntava dal suo petto si era coperto di piccoli fiori immacolati. “Credevo fosse possibile solo nelle leggende. Un contrappasso perfetto.” Ammise ammirato. “Non vorrei essere in lui quando si sveglierà.”
 
“Questo non la salverà dai suoi debiti.” Mastro Friederik era accanto alla Porta, circondato dalle sue guardie.
Lord Lucas tornò in sé. “Che cosa credi di fare, Friederik?” Gli chiese in tono ostile. “Tu e i tuoi non avete mosso un dito e pretendete di avere l’ultima parola?”
“Pretendo solo quello che mi spetta.”
Saint-Clare si riscosse. “Un momento: avevamo stabilito che la sua custodia spettasse ai Guardiani.”
Friederik non lo degnò di uno sguardo.
 
“Odio deludere il pubblico.” La voce di Cecilia ricordò loro una cosa molto importante: erano tutti fuori dalla Porta. Si girarono all’unisono verso la ragazza ma era troppo tardi.
 
“Alla prossima Fiera.”
Un turbinio di piume nere e Cecilia si dissolse in uno stormo di corvi, presto scomparsi assieme alle ultime fiamme del sole.
Di lei rimase soltanto la borsa di cuoio vuota e il suono della sua risata nel vento.
 
 
Have you been to Scarborough Fair?



NdA: Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio e vi faccio i complimenti per essere sopravvissuti al caos di questa storia. ^^ Questo è quel che la mia mente ha prodotto per il contest Dire Circumstances indetto da Sagas su Efp Forum, dove si è (incredibile ma vero) classificata terza. 
I miracoli accadono a tutti. 
Alla prossima, nice people, sayonara e visitate la vera Scarborough se vi capita. ^^
 
 
[1] Riferimento a Elfin’Knight, ballata da cui deriverebbe Scarborough Fair
  
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